La redazione non esercita un filtro sui commenti dei lettori, a meno di segnalazioni riguardo contenuti che violino le regole.

Precisa che gli unici proprietari e responsabili dei commenti sono gli autori degli stessi e che in nessun caso comedonchisciotte.org potrà essere considerato responsabile per commenti lesivi dei diritti di terzi.

La redazione informa che verranno immediatamente rimossi:

Messaggi che entrano automaticamente in coda di moderazione per essere approvati prima di pubblicarli o vengono sospesi dopo la pubblicazione:

Nota: se un commento entra in coda di moderazione (e quindi non appare immediatamente sul sito), è inutile e dannoso inviare di nuovo lo stesso commento, magari modificando qualcosa, perché, in questo caso, il sistema classifica l’utente come spammer e non mostra più nessun commento di quell’utente.
Quindi, cosa si deve fare quando un commento entra in coda di moderazione? bisogna solo aspettare che un moderatore veda il commento e lo approvi, non ci sono altre operazioni da fare, se non attendere.

Per qualsiasi informazione o comunicazione in merito, scrivere alla redazione dal modulo nella pagina dei Contatti

Una persona può avere un solo account utente registrato nel sito.

Commentare con utenti diversi è una pratica da trolls e vengono immediatamente bannati tutti gli utenti afferenti ad un’unica entità, senza preavviso.

SANZIONI IN CASO DI VIOLAZIONE DEL REGOLAMENTO STABILITE DALLA REDAZIONE CDC:

1) Primo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e cancellazione del commento.

2) Secondo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e conseguente ammonizione: l’account del commentatore verrà sospeso temporaneamente per 72 ore previo avviso individuale

3) Terzo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e conseguente blocco dell’account con l’impossibilità permanente di accedere al portale web

Consigliamo caldamente di leggere anche la pagina delle F.A.Q. le domande frequenti e la nostra Netiquette

La Redazione

 

I piu' letti degli ultimi 7 giorni

OSCURITA' E LUCE

blank
A cura di God
Il 18 Luglio 2006
134 Views
134 Views

blankQuando il diritto internazionale e la scienza sono messi a tacere, l’unico risultato è l’oscurità

DI GABRIELE ZAMPARINI
The Cat’s Blog

Introduzione

Ci fu un tempo in cui la decisione arbitraria del potente era la legge insindacabile e l’abuso del principe veniva chiamato ‘l’arte di governare’. La parola ‘giustizia’ era usata per descrivere la magnanimità del principe o il premio per la sofferenza di questa vita, perché… la giustizia non è di questo mondo.

Secoli di oscurità e misera sono ora chiamati la storia della civiltà.

Durante questa storia, donne ed uomini si sono costantemente ribellati ed hanno combattuto per portare libertà, speranza e giustizia in questa vita. A causa del loro appello alla Ragione hanno sempre pagato il prezzo più alto. Umiliazione, prigione, tortura e morte non sono riusciti ad uccidere lo spirito umano, nonostante ‘l’arte di governare’ si sia sviluppata ai sofisticati livelli della propaganda odierna.Il diritto internazionale e la scienza sono tra le conquiste più importanti di questa lotta umana. Nonostante siano entrambi ‘lavori in corso’ e troppo spesso condizionati dall’ ‘arte di governare’ nacquero originalmente per limitarla. Dobbiamo sostenerli con forza in questi tempi di oscurità.

Il diritto internazionale

Dopo la seconda guerra mondiale

Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra…a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti… delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti… e per tali fini a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti di buon vicinato, ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ad assicurare, mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell’interesse comune…” (1)

Il 20 marzo 2003 i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno infranto il loro impegno solenne [come hanno fatto anche bombardando l’Afghanistan nel 2001 e con la campagna di bombardamenti NATO sui Balcani nel 1999] con l’invasione del paese sovrano dell’Iraq, “un atto illegale che ha contravvenuto alla carta delle Nazioni unite“, secondo il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan (2). L’oscurità che hanno portato al popolo iracheno ha già massacrato centinaia di migliaia di vite umane e contaminato quella terra con scorie nucleari e chimiche per migliaia di anni a venire.

Il crimine perpetrato dall’alleanza di Bush e Blair è il “crimine internazionale supremo, che differisce da altri crimini [Abu Ghraib, Falluja, Haditha, etc] solo in quanto contiene in sé il male accumulato del tutto”. (3)

L’arte di governare ha negato la verità di base al popolo del mondo (I POPOLI DELLE NAZIONI UNITE) mediante quel sofisticato apparato di propaganda che si auto-definisce ipocritamente “media mainstream”.

“Se c’è una cosa che si è diventata chiara negli ultimi giorni, non è che i media delle corporation sostengano il progetto globale delle corporation; ma E’ il progetto globale delle corporation”, ha detto la scrittrice indiana ed attivista Arundathi Roy alla conferenza stampa del Tribunale Mondiale sull’Iraq (World Tribunal on Iraq, WTI), dove è stata presidente della giuria.

Il WTI è stata una delle conquiste più importanti nella storia recente di quella lotta umana per portare libertà, speranza e giustizia in questa vita. Il colpevole silenzio dei media aziendali sul WTI e le sue implicazioni nel diritto internazionali è assordante e continua ancora nello stesso vergognoso modo.

Quando ho recentemente sfidato il curatore degli Affari Mondiali della BBC, John Simpon, sui temi del diritto internazionale relativo all’invasione dell’Iraq e lo ho pregato di parlare del WTI, ha risposto:

“Le giuro che sostengo incondizionatamente i principi per cui non dovremmo perdonare e dimenticare atti che sono contro il diritto internazionale, e per cui dovremmo assicurare che il diritto internazionale sia fatto rispettare. Queste sono questioni di coscienza. Ma non riesco proprio a capire perché mi obblighino a parlare di una notizia che risale ad un anno fa” (4).

Dov’era la BBC un anno fa?

Media Lens, il gruppo britannico di controllo sui media, ha scritto:

“Abbiamo anche contattato il Tribunale Mondiale sull’Iraq per la loro risposta. La coordinatrice delle comunicazioni, Caroline Muscat, ci ha detto che il WTI aveva invitato il corrispondente della BBC World Service ad Istanbul, Jonny Dymond, per partecipare alle udienze del tribunale. Lei aiutò ad organizzare le interviste e a fornire i filmati: “abbiamo fatto del nostro meglio per venire incontro alle sue necessità”.

Dymond ci ha confermato di aver partecipato alla conferenza stampa di apertura, e che era presente il primo giorno dei cinque di udienze (email di Jonny Dymond a Media Lens, 14 luglio 2005). Ciò è risultato in un servizio per la BBC World Service che durava 24 secondi, e un servizio più lungo di circa 90 secondi. Questi servizi non hanno menzionato le conclusioni del Tribunale per cui la BBC, e altri cosiddetti media mainstream, portano “una responsabilità speciale per aver promosse le bugie sulle armi di distruzione di massa dell’Iraq”. (5)

I commenti della direttrice di BBC News, Helen Boaden, sono illuminanti:

“La ringrazio per la sua mail in cui criticava la BBC per la mancanza di informazioni riguardo il Tribunale Mondiale sull’Iraq. Abbiamo ricevuto numerose lamentele su questo tema in settori differenti della BBC e – dopo attenta riflessione sulla questione – quella che segue è la risposta della BBC, che le invio per conto della BBC stessa. I temi in discussione all’incontro di Istanbul sono infatti importanti e molti degli argomenti sono questioni che la BBC ha esaminato in modo persistente e regolare nei nostri canali di diffusione. Ci sono molte conferenze che la BBC non segue e – date delle risorse finite – consideriamo l’idea che l’importante sia trasmettere una gamma completa di temi. (…)

“Parlando dell’agenda del Tribunale Mondiale sull’Iraq, la BBC ha esaminato gli eventi in Iraq da molti angoli, tra cui l’infrastruttura legale; il ruolo delle Nazioni Unite; le relazioni internazionali; la condotta delle forze di coalizione e le violazioni dei diritti umani ad Abu Graib; la controversia su Guantanamo. Ma a differenza del WTI che prenda la guerra come ingiusta da premessa, la BBC deve essere di mentalità aperta e imparziale nel suo approccio” (Ibidem)

blank

[Tribunale Mondiale sull’Iraq]

Quando la Giuria di Coscienza da 10 paesi diversi stava ascoltando le testimonianze di 54 membri del Pannello degli Avvocati provenienti da tutto il mondo, compresi Iraq, Stati Uniti e Regno Unito (6), la BBC insieme a tutti gli altri media statal-aziendali stava lavorando molto duramente per quel sofisticato apparato di propaganda in modo da poter fare il lavaggio del cervello alle persone e neutralizzarle con una ripetizione infinita di bugie e nonsense: armi di distruzione di massa, guerra al terrore, asse del male, Esportare la Democrazia & i Diritti Umani srl, mondo civile e i molti uomini neri sul modello di al-Zarqawi. Il meccanismo non è differente dalla vendita di auto, dentifrici, carta igienica o di un presidente Usa. Si chiama industria delle relazioni pubbliche e viene usata dall’ ‘arte di governare’ per controllare la nostra volontà e produrre un falso consenso vero la loro caricatura della democrazia.

Scienza

Quattrocento anni fa il grande Galileo veniva umiliato e costretto a ripudiare la sua scienza dal potere del tempo, la Chiesa Cattolica. Ancora una volta, il peccato era il suo appello alla Ragione. Ancora una volta il principe si sentì tradito e mostrò il suo volto feroce.

Quattrocento anni dopo, la scienza e la Ragione vengono ancora temute dai poteri in essere.

Il 29 ottobre 2004, la più che rispettata rivista medica britannica The Lancet ha pubblicato uno studio condotto da alcuni dei più importanti scienziati del campo provenienti dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, dalla Columbia University School of Nursing e dalla Al-Mustansiriya University di Baghdad.

’La mortalità prima e dopo l’invasione dell’ Iraq del 2003: indagine su un gruppo campione’ afferma:

Facendo assunzioni conservative, pensiamo che circa 100.000 morti in eccesso o più siano avvenute dall’invasione dell’ Iraq nel 2003. La violenza è responsabile per gran arte delle morti in eccesso e i bombardamenti aerei da parte delle forze della coalizione sono responsabili per gran parte delle morti violente. (Interpretazione)

Gran parte delle persone che secondo i resoconti sono state uccise dalle forze di coalizione erano donne e bambini. (Risultati) (7)

Nello stesso studio si legge:

“I ricercatori hanno scoperto che la maggioranza delle morti era attribuibile alla violenza, che è risultata soprattutto dalle azioni militari delle forze di coalizione. Gran parte di coloro che sono stati uccisi dalle forze di coalizione erano donne e bambini… L’ 84 % percento delle morti [violente] sono state riferite come causate dalle azioni delle forze di coalizione e il 95% di queste morti erano dovute a bombardamenti aerei o all’artiglieria” (8).

Il primo autore dello studio, Les Roberts, ha scritto lo scorso Febbraio:

“Quando lo scorso autunno ho presentato questi risultati a circa trenta impiegati del Pentagono, uno mi è venuto davanti e ha detto, “Abbiamo lanciato circa 50.000 bombe, la maggior parte su ribelli nascosti dietro civili. Cosa [imprecazione] pensava che sarebbe successo?” La stima di 100.000 morti fatta dalla nostra squadra di ricerca per i primi 18 mesi dopo l’invasione guidata dagli Usa equivale a circa 101 morti violente al giorno causate dalla coalizione” (9).

Come per il caso di Galileo, quattro secoli fa, il principe si è sentito minacciato e ha mostrato il suo volto feroce. Iniziò immediatamente, da Londra e Washington, una campagna per screditare lo studio Lancet e i suoi autori. Solo per concentrarsi sul quotidiano Britannico più “liberal”, l’ Indipendent:

“Eppure questo numero è solo il punto centrale di un intervallo che si estende tra 8.000 e 194.000. Questa grande disparità è stata presa in giro in modo ignorante da un commentatore statunitense come ‘non una stima, ma una tiro a segno’. E’ stata anche difesa, in maniera egualmente ignorante dal curatore di The Lancet, che ha detto: “E’ altamente probabile che la cifra sia di 98.000. Qualunque numero maggiore o minore è meno probabile”. Si sbagliano entrambi. Le cifre dicono è che c’è una probabilità del 95% per cui il valore reale sia tra 8.000 e 194.000…E’ statisticamente rispettabile, e questo è il motivo per cui l’articolo di The Lancet ha superato le sue peer reviews [esami dell’articolo eseguiti da altri scienziati per verificare se ci siano errori e se sia pubblicabile, ndt.], ma fornisce una stima circondata da grande incertezza.

E ci sono buone ragioni per pensare che il valore reale si verso il margine inferiore dell’intervallo di The Lancet”. (‘We should be counting the dead in Iraq, but let’s not get the figures out of proportion like this’) [Dovremmo contare i morti in Iraq, ma non tirare fuori cifre da una proporzione come questa], John Rentoul, The Independent on Sunday, 10 dicembre 2004)

”La cifra dell’ Iraq Body Count è probabilmente troppo bassa, perché le tattiche militari Usa assicurano forti perdite tra i civili. La potenza di fuoco statunitense, progettata per combattere l’esercito sovietico, non può essere usata in aree edificate senza uccidere o ferire molti civili. Nondimeno uno studio pubblicato da The Lancet, che stima siano morti in Iraq 100.000 civili, sembra essere troppo alto” (‘Soldati Usa terrorizzati stanno ancora uccidendo civili impunemente’, Patrick Cockburn, The Independent on Sunday, 24 aprile 2005)

[I risultati di Lancet sono stati raggiunti] ”estrapolandoli da un piccolo campione… Anche se mai completamente screditate, queste cifre sono state ampiamente messe in dubbio”. (‘The true measure of the US and British failure’, Leader, The Independent, 20 luglio 2005).

“persino Iraq Body Conto, una campagna contro la guerra, mette il totale attribuibile alle forze della coalizione sotto i 10.000, piuttosto che la cifra con uno zero in più che è un comune malinteso della propaganda contro la guerra” (‘Islam, blood and grievance’ [‘L’Islam, il sangue e le proteste’], John Rentoul, The Independent, 24 luglio 2005)

blank

[Iraq Body Count]

E ciò nonostante il Financial Times, il 19 novembre 2004, avesse già scritto:

“Questa tecnica di indagine è stata criticata come difettosa, ma il metodo del sondaggio a campione è stato usato dallo stesso gruppo nel Darfur in Sudan e nel Congo Orientale e ha prodotto risultati credibili. Un funzionario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha detto che lo studio sull’Iraq ‘è della stessa categoria degli altri studi…Non si può buttare (il gruppo) dicendo che sono degli incompetenti’ ”. (Stephen Fidler, ‘Lies, damned lies and statistics [‘Bugie, maledette bugie e statistiche’], Financial Times, 19 novembre 2004)

Completamente ignorato dai media dello stato e delle aziende, c’è anche un eccellente articolo pubblicato dal Chronicle for Higher Education il 27 gennaio 2005. In questo articolo si legge:

“Les [Roberts] ha usato, e usa coerentemente, la miglior metodologia possibile”, dice Bradley A. Woodruff, un epidemiologo allo U.S. Centers for Disease Control and Prevention [Centro Usa per il controllo e la prevenzione delle malattie, ndt]. Infatti le Nazioni Unite e il Dipartimento di Stato hanno citato come fatti i numeri sulla mortalità compilati da Roberts per i precedenti conflitti – e hanno agito in base a quei risultati. (…) Roberts ha studiato la mortalità causata dalla guerra sin dal 1992, avendo fatto indagini in luoghi che includono la Bosnia, il Congo e il Ruanda. Le sue tre indagini sul Congo per l’ International Rescue Committee, un’organizzazione umanitaria non governativa, in cui ha usato metodi analoghi a quelli per il suo studio sull’Iraq, hanno ricevuto una grande attenzione. “Tony Blair e Colin Powell hanno citato quei risultati più e più volte senza metterne in dubbio la precisione o la validità”, afferma [Bradley A. Woodruff]” (10).

Quando è stata chiamata a parlare dello studio Lancet, la BBC ha scritto:

“Le cifre che descrive sono ora vecchie di circa un anno, mentre quelle prodotte da Iraq Body Count sono aggiornate continuamente”. “[e] solitamente non usiamo la cifra di Lancet nelle notizie standard perché è molto distante da altri studi sullo stesso argomento. Vi sono anche alcuni dubbi sulla validità dello studio Lancet sul metodo di misurazione delle perdite in Iraq. La tecnica del campionamento e dell’estrapolazione da campioni è stata criticata perché la distribuzione della violenza in Iraq è stata molto irregolare. In questa particolare notizia, la cifra dell’Iraq Body Count viene usata perché è lo studio più recente in materia” (11).

Troppo vecchio per essere citato? Vi suona famigliare?

Ancora una volta, Media Lens fa notare in un suo avviso:

Un perfetto esempio di questo mascheramento è stato fornito dall’articolo di Andy McSmith sull’Independent del 4 marzo. McSmith ha riferito che la guerra in Iraq “è costata la vita di 103 soldati Britannici, 2300 soldati Usa e fino a 30.000 Iracheni”. (McSmith, ‘Blair: “God will be my judge on Iraq“’ [‘Blair: “Dio sarà il mio giudice sull’ Iraq”’] The Independent, 4 marzo 2006; http://news.independent.co.uk/uk/politics/article349125.ece)

McSmith è stato sfidato dall’attivista Gabriele Zamparini di “The Cat’s Dream” (http://thecatsdream.com). Zamparini ha chiesto:

”Qual’è la fonte di quel numero, ‘fino a 30000 Iracheni’? Lei si stava riferendo all’affermazione di Bush ‘30.000 più o meno’? O si stava riferendo ai numeri forniti da Iraq Body Count?” (Inoltrato a Media Lens, 6 marzo 2006)

McSmith ha risposto:

“Caro Gabriele,

La fonte della cifra 30.000 era l’Iraq Body Count. Sono consapevole della critica che si tratta di una fonte ‘passiva’ di informazione, cioè che non manda sondaggisti a fare campionamenti casuali, ma è rispettata e affidabile. Si è scritto molto sullo studio Lancet, che è stato condotto professionalmente ma in difficili condizioni, ma esso si affidava necessariamente ad un piccolo campione con un grande margine di errore. Loro hanno stimato 8.000 -194.000 ‘morti in eccesso’, e hanno messo il totale più probabile a 98.000. Ciò include un incremento in mortalità infantile, incidenti di traffico etc, con un 60% attribuibile direttamente alla violenza. E’ il piccolo campione e il margine di errore molto grande che rende la gente nervosa sulla cifra di Lancet.

Grazie per la mail

Andy McSmith” (Inoltrata a Media Lens, 6 marzo 2006) (12)

Media Lens, il gruppo di controllo sui media britannici (13), si è attirato le ire della BBC e dell’Iraq Body Count per l’imperdonabile errore di appellarsi alla Ragione e fare domande.

Il co-fondatore e direttore esecutivo del gruppo di ricerca di Oxford John Sloboda ha rilasciato un’ intervista al “rispettabile mezzo di informazione” [parole sue], la BBC, in cui dice:

“Il loro comportamento è molto peggiore di quello della maggior parte dei nostri critici di destra o favorevoli alla guerra, che, in generale, si sono comportati in maniera parecchio più onorevole. Mi fido di questa gente meno di praticamente chiunque altro al mondo, e dovrebbero fare 50 o 100 volte meglio per riottenere la mia fiducia (…) A loro piace la sensazione di essere una minoranza assediata. Cosa che è ancora più agghiacciante se osservi come la gente presti attenzione a case molto più pericolose rispetto a quelle dei nostri critici. Questo è l’atteggiamento mentale che spinge giovani uomini arrabbiati verso il terrorismo. Ed è alla fine auto-distruttivo”. (14)

blank

[John Sloboda]

Le parole di Sloboda devono avere impressionato molte persone oneste, sia nei media aziendali che nel movimento contro la guerra, se lo studio di Lancet continua a rimanere sepolto insieme a quelle centinaia di migliaia di civili iracheni che i nostri governi vogliono ‘liberare’ – portando con se un piccolo esercito di “giornalisti embedded”.

Nonostante l’onestà personale, la buona volontà e il sacrificio di molti di questi giornalisti, loro non possono vedere, non possono riferire e non possono fare in modo appropriato il loro lavoro, se dobbiamo credere al giornalista della BBC Jim Muir da Baghdad: “Naturalmente non possiamo operare liberamente. C’è una guerra in corso, in cui corriamo un certo rischio da entrambe le parti” (15). Ricordate? La verità è la prima vittima della guerra!

Questa “condizione embedded” insieme ad altri generi di pressioni e al ruolo istituzionale dei media statali-aziendali sono tutti parte dell’apparato di propaganda usato dal principe nella sua “arte di governare”.

Dahr Jamail, un serio giornalista indipendente ha recentemente scritto:

Il 19 novembre 2005, il giorno del massacro di Haditha, al-Jazeera era stata da tempo bandita dall’operare in Iraq. La stazione televisiva era stata costretta a condurre i i suoi servizi di guerra da una scrivania a Doha in Qatar e operava con l’Iraq via telefono. Due Iracheni hanno lavorato diligentemente per riferire sull’occupazione Usa dell’ Iraq tramite una libera rete di contatti all’interno del paese. Superando le estreme difficoltà imposte dagli Usa, al-Jazeera, grazie al suo responsabile giornalismo, ebbe lo scoop su Haditha appena accadde il fatto, e lo condivise con i media occidentali e con altri mezzi di informazione che furono soddisfatti di partecipare alla posticipazione della notizia di quasi quattro mesi rigurgitando comunicati militari non verificati.

Due mesi dopo il massacro, DahrJamailiraq.com era l’unico sito gratuito su Internet che riportava la notizia di al-Jazeera tradotta in Inglese (poteva essere vista a pagamento su MidEastWire.com). Il conduttore di al-Jazeera a Doha, Qatar, intervistò il giornalista Walid Khalid a Baghdad. Il racconto di Khalid, tradotto da MidEastWire.com, era il seguente:

Ieri sera, una carica è esplosa sotto un veicolo dei marine nella zona di al-Subhani, distruggendolo completamente. Un’ora e mezzo dopo, la reazione Usa è stata violenta. Un aereo ha bombardato quattro case vicine alla scena dell’ incidente, causando subito la morte di cinque iracheni. Dopo, le truppe Usa hanno fatto irruzione in tre case adiacenti, dove tre famiglie vivevano vicine al luogo dell’esplosione. Fonti mediche e testimoni oculari vicini a queste famiglie hanno affermato che i soldati Usa, insieme all’esercito iracheno, hanno giustiziato 21 persone; cioè tre famiglie, compresi nove bambini e ragazzi, sette donne e tre anziani. (…)

Non è stato prima di quattro mesi dall’evento che i media aziendali occidentali hanno iniziato a dire la verità sull’accaduto. Il 19 marzo 2006 è stato il Time Magazine a “comunicare” la notizia in un articolo intitolato “Collateral Damage or Civilian Massacre in Haditha.” [Danni Collaterali o Massacro di Civili ad Haditha]. Le fonti principali per questo articolo erano un video ripreso da uno studente iracheno di giornalismo il giorno dopo il massacro e interviste condotte con i testimoni. Un’ altra prova evidente di come poche semplici interviste con gli Iracheni e poche fotografie e filmati facilmente reperibili possono drasticamente correggere gli appariscenti errori nella rappresentazione dell’ occupazione da parte dei media occidentali.(…)

Vi sono innumerevoli altri episodi che i media aziendali Usa hanno deliberatamente ritardato dai loro resoconti e che potrebbero non raggiungere mai l’ampio pubblico statunitense che meritano. E’ necessario chiedere, quando i media aziendali riferiranno di storie come la seguente: (…) (16)

Perchè è importante sapere? ha chiesto Les Roberts [foto] nel suo articolo del febbraio 2006 “Do Iraqi Civilian Casualties Matter?” [Le perdite civili Irachene hanno importanza?]:

blank

[Les Roberts]

Il conteggio delle perdite è importante per molte ragioni. Ci sono, naturalmente, considerazioni morali. Il modo in cui oggi conduciamo le guerre è forse indiscriminato rispetto ai non combattenti? La retorica sulla “precisione” del nostro armamento aereo maschera forse una più buia realtà di carneficine non necessarie sul campo? L’uccisione evitabile di non combattenti è proibita dalle Convenzioni di Ginevra, indipendentemente dalle azioni dei ribelli. E la possibilità che le forze della coalizione possano essere responsabili per un numero che arriva a 200.000 o più morti di civili iracheni probabilmente modificherebbe il clima politico negli Stati Uniti rispetto alla legittimità dell’ “Operazione Iraq Freedom” (vedi nota 9).

In una delle mie e-mails al giornalista della BBC John Simpson, c’è questo paragrafo:

Secondo Les Roberts (del Center for International Emergency Disaster and Refugee Studies [Centro per gli Studi sulle Emergenze Internazionali e sui Rifugiati] alla John Hopkins Bloomberg School of Public Health, uno dei migliori epidemiologi mondiali e primo autore dell’articolo di Lancet) ci potrebbero essere addirittura 300.000 morti civili tra gli Iracheni (Do Iraqi Civilian Casualties Matter?, By Les Roberts, AlterNet, 8 febbraio 2006)

>

Anche se non ho affatto citato Iraq Body Count nella mia e-mail a Simpson della BBC, Joshua Dougherty di Iraq Body Count ha pubblicato questo messaggio sull’archivio di messaggi di Media Lens:

Per non citare Bob [un altro autore di un messaggio nell’archivio], la cui specifica affermazione che continua a far circolare (o almeno la speculazione da cui deriva, il nonsense del “fattore cinque o dieci”) è stata già ritrattata da Roberts (sebbene molti altri errori rimangono non corretti nell’analisi).

Gabriele non lo riconoscerebbe comunque, perché continua a rimanere attaccato alla “scienza” – cioè: a qualunque speculazione inaccurata o non verificata che possa essere fatta da “esperti” selettivamente scelti che dicano le cose che Gabriele vuole sentire. (17)

Ho mandato il primo paragrafo del commento di Dougherty della IBC a Les Roberts, chiedendogli se fosse vero che aveva “ritrattato” ciò che Dougherty chiama “nonsense”. Questa è la replica di Les Roberts:

Ho scritto un capitolo in una pubblicazione di HPN [Humanitarian Practice Network] e in una tabella dicevo che il conteggio di IBC era di 17 morti al giorno sul periodo tra il 01/03/2003 e il 01/02/2005. Ciò era sbagliato. Il conteggio era di 17 durante il 2003 ma aumentò successivamente e io avevo messo le date sbagliate. Questa è stata una sfortuna. Come riferito allora, il numero di IBC era in realtà attorno a 26 o 27 al giorno sui primi 18 mesi di occupazione che coprivano il periodo delle studio pubblicato su Lancet (il motivo per cui non posso fissare il numero è che appena IBC viene a conoscenza di morti passate sembra che vada indietro a rivedere i numeri, cosa meravigliosa in termini di scienza ma che diminuisce l’evidente contrasto che c’era allora). Il Comitato Coordinatore delle ONG per l’Iraq ha registrato 50 morti al giorno attraverso la loro rete sullo stesso periodo di tempo e il nostro studio stima che c’erano 101 morti al giorno escludendo la Provincia di Anbar. Perciò ciò non cambia la conclusione fondamentale che IBC stava stimando un tasso di mortalità molto inferiore a quello delle valutazioni fatte sul terreno.

Perciò l’affermazione sottostante [la specifica affermazione che continua a far circolare (o almeno la speculazione da cui deriva, il nonsense del “fattore cinque o dieci”) è stata già ritrattata da Roberts (sebbene molti altri errori rimangono non corretti nell’analisi)] è sbagliata sia nello spirito che nei fatti.

IBC sta trattando di studi di mortalità: un campo delle scienze mediche ben fondato. Lo studio di Iraq Body Count non è stato soggetto a verifica o controllo da ricercatori scientifici ben informati né è stato pubblicato da alcun giornale scientifico. Perché no?

I media britannici e statunitensi (per non parlare dei responsabili della carneficina) favoriscono ripetutamente le cifre di IBC piuttosto che un controllato studio scientifico. Perché?

Se non vogliamo ritornare al tempo in cui un atto arbitrario di potere era legge indiscussa e l’abuso del principe era chiamato ‘arte di governare’ dobbiamo sostenere il diritto internazionale e difendere il ruolo della scienza.

Post Scriptum

In questi stessi minuti, Guardian Unlimited ha pubblicato le ultime fatiche dell’editore per la politica estera dell’Observer, Peter Beaumont:

una “recensione” (sic!) dell’ultimo libro di Noam Chomsky “Failed States: The Abuse of Power and the Assault on Democracy” [“Stati Falliti: l’abuso di potere e l’assalto alla democrazia”] , presentato ai lettori del Guardian e dell’ Observer come “Una forma nociva di discussione: Noam Chomsky ha permesso alla bile e alla retorica di sostituire il rigore intellettuale nella sua ultima diatriba contro l’attuale amministrazione degli Stati Uniti, dice Peter Beaumont” (18)

un attacco preventivo, “Microscopio su Medialens: Dopo avere sistemato a dovere Noam Chomsky sul suo nuovo libro, Failed States, il nostro editore per la politica estera, Peter Beaumont, si occupa dei suoi prevedibili critici prima che organizzino una campagna contro di lui”.(19)

Mentre è molto istruttivo notare questo nuovo sviluppo dell’ apparato di propaganda statale-aziendale secondo i nuovi standard posti dalla ben nota ‘Guerra al Terrore’, combattuta dai media “liberal”, è interessante fare attenzione al

“Populista di destra austriaco Joerg Haider [che] Sabato ha definito il Presidente Bush un criminale di guerra, giorni prima che il governo austriaco ospitasse Bush e i leader Europei a Vienna(…) ‘E’ un criminale di guerra. Ha mosso guerra all’Iraq deliberatamente, con bugie e falsità (…) La popolazione irachena sta soffrendo terribilmente. Bush ha preso il rischio di fare un numero enorme di vittime’ ha detto Haider” (20)

Si può solo sperare che un giorno capiremo tutti i dannosi effetti sulle nostre menti, sulla nostra volontà e sul nostro mondo dei ”mezzi di informazione liberal”. Considerando lo stato attuale del mondo non ci rimane molto tempo.

NOTE

1) Carta delle Nazioni Unite – Preambolo

2) “Iraq war illegal, says Annan”, sito della BBC News, giovedì 16 settembre 2004

3) Verdetto del Tribunale Militare Internazionale per il processo dei principali criminali di guerra tedeschi, Norimberga, 1946

4) TAKE ACTION: BBC and World Tribunal on Iraq, Gabriele Zamparini, The Cat’s Blog, 15 giugno 2006

5) BIASED, BLINKERED, CULPABLE. John Pilger, Hans von Sponeck, Dahr Jamail and Others Respond to BBC Statement Regarding The World Tribunal on Iraq, Media Lens, 20 luglio 2005

6) WTI PRESS RELEASE about JURY STATEMENT, Istanbul, 27 giugno 2005

7) Mortality before and after the 2003 invasion of Iraq: cluster sample survey, The Lancet, pubblicato online il 29 ottobre 2004

8) ‘Iraqi Civilian Deaths Increase Dramatically After Invasion’, 28 ottobre 2004, Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health

9) Do Iraqi Civilian Casualties Matter?, Les Roberts, AlterNet, 8 febbraio 2006

10) Researchers Who Rushed Into Print a Study of Iraqi Civilian Deaths Now Wonder Why It Was Ignored, LILA GUTERMAN, The Chronicle of Higher Education, 27 gennaio 2005

11) BBC News: Lancet Report too old to mention!!!, Gabriele Zamparini, The Cat’s Blog, 28 ottobre 2005

12) IRAQ BODY COUNT REFUSES TO RESPOND, Media Lens, 14 marzo 2006

13) Media Lens

14) Interview transcript – John Sloboda, BBC NewsNight, 28 aprile 2006

15) email from BBC (occupied) Iraq, Gabriele Zamparini, The Cat’s Blog, 12 giugno 2006

16) Propaganda and Haditha, Dahr Jamail & Jeff Pflueger, t r u t h o u t, giovedì 09 giugno 2006

17) Re: “Nonsense”, postato da joshd il 14 giugno 2006, 10:06 pm, utente loggato come: joshd

18) A noxious form of argument, Peter Beaumont, the Observer-Guardian Unlimited, 18 giugno 2006

19) Microscope on Medialens, Peter Beaumont, the Observer-Guardian Unlimited, 18 giugno 2006

20) Austria’s Haider says Bush is a war criminal, Reuters, 17 giugno 2006

Gabriele Zamparini è un regista indipendente, giornalista e scrittore che vive a Londra. E’ il produttore e il direttore dei documentari XXI CENTURY, del DVD The Peace! E autore di American Voices of Dissent (Paradigm Publishers). Può essere contattato all’indirizzo [email protected] – Scopritene di più su di lui e il suo lavoro presso TheCatsDream.org

Fonte: http://www.thecatsdream.com/
Link: http://www.thecatsdream.com/blog/2006/06/darkness-and-light.htm
18.06.2006

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da MARZIAN (Introduzione e Diritto Internazionale) & ALCE NERO (Scienza e Post Scriptum)

ISCRIVETEVI AI NOSTRI CANALI
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@ComeDonChisciotte2003
CANALE RUMBLE: https://rumble.com/user/comedonchisciotte
CANALE ODYSEE: https://odysee.com/@ComeDonChisciotte2003

CANALI UFFICIALI TELEGRAM:
Principale - https://t.me/comedonchisciotteorg
Notizie - https://t.me/comedonchisciotte_notizie
Salute - https://t.me/CDCPiuSalute
Video - https://t.me/comedonchisciotte_video

CANALE UFFICIALE WHATSAPP:
Principale - ComeDonChisciotte.org

Notifica di
0 Commenti
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments

FORUM DEI LETTORI

RSS Come Don Chisciotte Forum – Argomenti recenti



blank