DI GEORGE MONBIOT
George Monbiot arrestato per aver sfidato il divieto di protesta per il clima – video
Spero che dopo poche ore dalla pubblicazione di questo articolo, mi troverò in una cella della polizia. Non so ancora quale sarà l’accusa, dove sarò arrestato o quando, ma so che se tornerò a casa questa sera senza aver sentito la mano di un poliziotto sulla mia spalla, non avrò combinato niente. Può sembrare strano, ma credo che sia ragionevole.
Se ci riuscirò sarò uno dei tanti. Nell’attuale ondata di proteste di Extinction Rebellion, si sono fatte arrestare oltre 1.400 persone. È una tattica controversa, ma si è spesso dimostrata efficace. Le suffragette, i manifestanti della marcia del sale in India, il movimento per i diritti civili e i movimenti democratici della Polonia e della Germania orientale, per citarne solo alcuni, hanno usato tutti la stessa strategia. Gli arresti di massa sono una potente forma di protesta democratica.
Funzionano perché dimostrano che gli attivisti sono persone serie. Quando c’è gente pronta a mettere a repentaglio la propria libertà per una causa, gli altri sembrano più propensi ad ascoltare quello che dicono e a riconoscerne l’importanza. Chi ha fondato Extinction Rebellion ha studiato queste teorie e ha cercato di usare la lezione imparata in questo che è il più grande imbroglio in cui l’umanità si sia mai cacciata: il progressivo cedimento dei sistemi di supporto alla vita sul pianeta.
In nessun paese della Terra l’azione l’azione del governo è all’altezza delle catastrofi che dobbiamo affrontare. Parte del motivo è il livello troppo basso della discussione pubblica e delle informazioni su questa crisi. Un altro è che i rischi politici dell’azione sono più alti del merito che se ne ricaverebbe – un equilibrio che i manifestanti vogliono ristabilire. Ma forse il fattore più importante è il potere disumano che usa chi sta inquinando senza curarsi di andare incontro a questo disastro. Come mostra la serie The polluters sul Guardian, le grandi aziende produttrici di combustibili fossili hanno messo in campo finanziamenti politici, intensa attività di lobbying e volgari inganni diffusi tra la gente per vincere le resistenze di chi vuole tutelare l’ambiente, in modo da continuare a raccogliere enormi profitti.
Chi sta dall’altra parte non ha lo stesso potere. Noi on possiamo né comprare canali televisivi, né giornali e nemmeno versare miliardi alle lobby politiche o pagare oscuri annunci pubblicitari che appaiono sui social media. Abbiamo un solo punto di forza: la nostra vulnerabilità. Mettendo in pericolo il nostro corpo e rischiando la libertà, non riusciranno più a ignorare l’importanza di questa grande questione troppo trascurata.
Finora, la campagna ha avuto un notevole successo. Accanto agli scioperi per il clima fatti dai giovani, Extinction Rebellion ha cambiato il modo di parlare del disastro climatico e ambientale, in tutto il mondo. Questi movimenti sono direttamente responsabili della dichiarazione di emergenza climatica fatta dal Parlamento inglese e di molte altre organizzazioni politiche. Ma questo non è abbastanza. Una cosa è riconoscere che esiste una emergenza, altro è fare qualcosa. Dobbiamo fare di più. IO NON posso legittimamente dire “NOI” se non intendo ( e non includo) “me stesso”.
So che questo fatto mi esporrà a critiche e a procedimenti giudiziari. Come fatto con tanti altri attivisti di spicco, diranno che sono un ipocrita: adesso questo è il mezzo preferito per combattere gli attivisti del clima. Sì, siamo ipocriti. Perché siamo dentro i sistemi che contestiamo, ma la vita è una cosa complicata, per cui nessuno è mai stato del tutto puro moralmente. La scelta che affrontiamo non è tra ipocrisia e purezza, ma tra ipocrisia e cinismo. È meglio sforzarsi di fare del bene e spesso non riuscirci, piuttosto che non fare nessuno sforzo.
Ci sono altre critiche di maggior peso. Extinction Rebellion è un movimento che non coinvolge gente di colore e troppo legato alla middle-class. Sono due accuse vere, come riconoscono gli organizzatori che sanno di dover fare di più per abbattere le barriere culturali che il movimento erige inconsciamente, di dover interagire con i leader delle comunità e di dover ascoltare voci che non sono state ascoltate.
Ma io sono quel che sono e riconosco che il costo di essere arrestato per persone come me – bianco, di classe media e con una carriera avviata – e inferiore rispetto ad altre persone. Ma questo significa che ho il dovere morale di usare questo mio privilegio.
Le vittime di questo dissesto climatico finora non hanno quasi mai avuto voce e per noi sono rimaste invisibili. Ma sappiamo che basta solo l’1° C di riscaldamento globale in più, per creare quel caos climatico che è già causa di enormi migrazioni forzate, peggiori sia della povertà, che dell’oppressione politica. Un gran numero di persone in Somalia, Mozambico, Bangladesh, Caraibi, America Centrale e in molte altre parti del mondo stanno già perdendo case e mezzi di sostentamento. I più poveri del mondo sono i meno responsabili del disastro climatico, ma hanno maggiori probabilità di subirne tutti gli effetti, perché pagano il costo dei nostri consumi. Noi abbiamo riversato questa crisi sugli altri e noi dobbiamo fare il possibile per ridurne gli effetti.
Da quando ho cominciato a scrivere questo articolo, sentire che possono arrestarmi mi sembra più leggero: la polizia ha messo un divieto assoluto su “qualsiasi assemblea legata alla Extinction Rebellion autumn uprising ” in tutta Londra. Cosa che mi sembra una violazione dell’articolo 20 della Dichiarazione Universale dei Diritti umani “Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.” Negli ultimi quattro decenni, hanno concesso alla polizia una straordinaria quantità di poteri, consentendogli, in effetti, di bloccare qualsiasi protesta. Ma pare che non basti ancora: in una recente conferenza stampa la polizia ha richiesto nuovi “banning” per i manifestanti “abituali”. Dato che regolari proteste hanno dimostrato nel corso della storia di essere un meccanismo essenziale per mettere in atto riforme politiche, questo sembra un attacco diretto alla democrazia.
Lungi dal dissuadermi, quest’ultimo divieto draconiano e la richiesta di poteri ancora maggiori da parte della polizia hanno rafforzato la mia determinazione. Ora sento di stare non solo dalla parte del pianeta, ma anche dalla parte del diritto di poter continuare a protestare. Questo è il mio dovere e intendo adempierlo.
George Monbiot
Fonte: https://www.theguardian.com/
Link: https://www.theguardian.com/commentisfree/2019/oct/16/i-aim-to-get-arrested-climate-protesters
16.10.2019
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario