NORTHERN ROCK

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blankDI LINO ROSSI

Northern Rock, ieri ritirati risparmi per 1 miliardo di sterline -Ft
sabato, 15 settembre 2007 12.07

LONDRA, 15 settembre (Reuters) – Aumentano i timori che il panico fra i correntisti della banca inglese Northern Rock (NRK.L: Quotazione, Profilo) porti a una raffica di ritiri dei depositi dai conti correnti.

Secondo il Financial Times, i clienti ieri hanno ritirato fondi per 1 miliardo di sterline, il 4% dei depositi. Citando una fonte vicina alla situazione, Financial Times scrive che un quarto dei fondi sono stati ritirati dalle filiali e importi maggiori via Web, nonostante i problemi di accesso ai conti online.

Code si sono formate davanti alle filiali di Northern Rock già dalle prime ore di oggi, ripetendo una scena già vista ieri, quando la banca ha tenuto aperte le filiali fino a tardi.Bank of England si è mossa ieri per il salvataggio di Northern Rock, quinta banca britannica per i mutui, offrendo un prestito di salvataggio dopo che la stretta creditizia innescata dalla crisi dei subprime ha colpito la capacità della banca di raccogliere fondi sul mercato monetario. L’istituto non ha esposizione ai mutui subprime.

Northern Rock non ha voluto commentare sulla cifra ritirata ieri e oggi non è stato possibile contattare l’istituto per un commento.

Fonte: Borsa Italiana – Reuters

Acquista una involontaria luce satirica l’epico articolo di Mario Pirani che, il 1° giugno 1994 su “la Repubblica”, ci deliziava così: La religione di Bankitalia.

“Mai come in questo momento di profondo sconvolgimento del potere politico è apparso con tanta evidenza che la continuità storica dello Stato italiano resta affidata alla Banca d’Italia assai più che alle altre istituzioni, insidiate da traumatiche soluzioni di continuità, percorse da ricorrenti sospetti, degradate dall’uso improprio cui sono state sottoposte. La Banca d’Italia, no: la religione della moneta, o, meglio, della sua difesa è rimasta integra nella sua ortodossia, anche se le vulgate — a volte più espansive, altre più restrittive — hanno conosciuto accentuazioni alterne. Una religione al servizio di una divinità altamente simbolica — quel biglietto di banca firmato dal Governatore, che personifica il potere d’acquisto del cittadino — ma altresì una divinità che, se fedelmente servita, è dispensatrice di beni, mentre, quando viene tradita, si fa implacabilmente vendicativa. E più ne moltiplichi incautamente l’ambita immagine, più deprezza il suo valore.

“I governatori sono i sacerdoti addetti al suo culto. Se non fossero pienamente indipendenti e soggiacessero a poteri esterni la loro qualità liturgica verrebbe meno. Tutti i governi, in certi momenti, sono stati tentati dal desiderio di piegarli ai loro fini, ma non hanno mai perpetrato fino in fondo il sacrilegio, consci che gli si sarebbe ritorto contro. Da Bonaldo Stringher a Vincenzo Azzolini, da Einaudi a Menichella, da Carli a Baffi e a Ciampi l’indipendenza della Banca è stato un bene pubblico restato al di sopra e al di fuori delle parti. Persino un regime autoritario come quello fascista lo ha sostanzialmente rispettato.

“Val la pena in proposito di ricordare una lettera che il governatore Azzolini scriveva nel 1933 al ministro delle Finanze, Guido Jung, per ribadire come il governo di Mussolini avesse sempre “tenuto ad affermare che i compiti e le funzioni, così delicati e speciali, spettanti all’Istituto di emissione esigono che siano separate in modo netto e preciso le sue attribuzioni e responsabilità da quelle dell’autorità statale e politica. Il principio della indipendenza della Banca centrale è stato così riconosciuto come saggio e prudente”. Parole che andrebbero, come pensum espiatorio, lette ripetutamente e mandate a memoria dal giovane sottosegretario agli Interni di Alleanza nazionale, Maurizio Gasparri, che ieri si è impancato a dettar legge circa le nomine interne della Banca e a chiedere in proposito una concertazione del governo.

“Se ricordiamo, quindi, queste premesse non è per vezzo storico ma perché ci troviamo — con l’avvento di una classe di governo nuova, vogliosa di fare e forse strafare, ma non sperimentata — in uno di quegli snodi nel corso dei quali certe tentazioni potrebbero ripresentarsi (e che altro significa quella proposta, subito avanzata, di sottoporre la nomina del governatore, oggi a tempo indeterminato, ad un limite temporale, se non far incombere sul suo capo l’ombra della riconferma e, comunque, limitare la sua autorità ed arco d’azione?).

“Ma vi è un’altra considerazione, in qualche modo collegata al discorso precedente. Essa riguarda il fatto che quel valore unico di continuità e d’indipendenza della Banca si è rivelato anche, in taluni momenti, un bene di estrema riserva per la Repubblica. Lo si è visto nel 1947, quando il governatore Einaudi venne chiamato da De Gasperi al Ministero per far uscire l’Italia dall’inflazione; lo si è rivisto con Ciampi, incaricato da Scalfaro di formare un governo che i partiti in disfacimento non erano più in grado di reggere. In questa stessa filosofia s’iscrive il positivo arrivo di Dini al Tesoro: l’ex direttore generale della Banca è, infatti, probabilmente oggi l’unico personaggio della compagine governativa fornito di una pluriennale credibilità sui mercati internazionali, capace di controbilanciare i dubbi — non solo di natura politica ma anche di sperimentata competenza — che altri suoi colleghi possono ingenerare”.

Verrebbe voglia di chiedere all’autore cosa ha fatto bankitalia per opporsi alla folle corsa finanziaria che ha riempito il globo di “derivati” per oltre 2 milioni di miliardi di dollari a fronte di un PIL mondiale di poco superiore a 40.000 miliardi di dollari. Più in dettaglio, cosa ha fatto bankitalia per opporsi al folle moltiplicatore bancario/finanziario? http://www.movisol.org/temicrac.htm.
Chi è stato il protagonista dell’eliminazione della equilibratissima vecchia legge bancaria italiana? (quella che prevedeva una riserva obbligatoria di un ordine di grandezza superiore all’attuale e che impediva alle banche di fagocitare le imprese).

Lino Rossi
17.09.2007

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