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La Redazione

 

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NON SENTIVA PIU' LE URLA DEGLI ANIMALI, NE' VEDEVA IL SANGUE SCORRERE

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A cura di God
Il 11 Maggio 2009
184 Views
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blankDI JASON MILLER
Thomas Paine’s Corner

Nota dell’autore: dedico questo pezzo ai coraggiosi difensori degli animali e ai salvatori che costituiscono l’ALF, il Justice Department, l’Animal Liberation Brigade e altri gruppi militanti di azione diretta che stanno lottando contro i vivisettori e il resto della loro genia, i quali costituiscono il complesso dello sfruttamento animale. Data l’incessante natura del tormento sistematico e del massacro di milioni di altri esseri senzienti che ha luogo giorno dopo giorno, sono inevitabili delle risposte violente da parte di persone che amano gli animali non umani, in quanto mezzo moralmente accettabile di auto-difesa allargata per conto delle vittime senza voce ed indifese. Come ha supposto il mio stretto collaboratore, dottor Jerry Vlasak — e sono d’accordo al 100 % — l’omicidio di uno o due vivisettori salverebbe probabilmente milioni di vite di animali non umani. E, data la sempre più incandescente situazione presso l’UCLA, chissà cosa potrebbe accadere?

Impiegando una miriade di tattiche e strategie, quelli di noi che vogliono vedere le gabbie vuote prevarranno. Come ha dichiarato un altro mio fermo alleato, il dottor Steve Best, durante una conferenza che ha tenuto ad Oxford nel 2005: “rendiamo la vivisezione un tabù”. Sogno quel giorno.

“Il fisiologo non è un uomo del mondo. E’ uno scienziato, ossia un uomo preso e assorbito da un’idea scientifica che persegue; non sente più le urla degli animali, nè vede il sangue scorrere; vede solo la sua idea: organismi che gli nascondono problemi che vuole scoprire. Non si sente nel bel mezzo di un’orribile carneficina; sotto l’influsso di un’idea scientifica, ricerca con piacere un filamento nervoso dentro della carne livida e maleodorante, che per un’altra persona sarebbe oggetto di disgusto ed orrore”.
–Claude BernardPer vivisezione si intende l’anacronistica pratica di condannare animali non umani alla sterilità, l’isolamento e la prigionia in gabbie di laboratorio, sottoporli ad amputazioni, punture, bastonate, shock elettrici, bruciature, avvelenamenti e che, inoltre, sembra essere molto più vicina alla tortura medioevale che alla ricerca scientifica del 21esimo secolo. Appropriatamente, la storia della vivisezione ha le sue radici negli editti religiosi medievali, che proibirono la dissezione di cadaveri umani (1). E l’antropocentrismo è così profondamente inculcato nella nostra psiche che, pur vivendo in un’era “illuminata”, continuiamo con la nostra barbarie collettiva basata su una dottrina clericale per cui dei cadaveri umani in decomposizione erano più sacri di esseri senzienti respiranti e vivi.

Approposito di dottrina clericale, Claude Bernard, il “Padre della Fisiologia”, il cui principale mezzo di indagine era la vivisezione, ricevette un’educazione gesuita e crebbe nella Francia del 19esimo secolo (2). Bernard era ossessionato dalla nozione per cui tutti i progressi scientifici significativi, in particolare nella medicina, potevano venire solo dal laboratorio.

“Come la mette lo storico della medicina Brandon Reines: l’effetto reticolare delle pubblicazioni di Bernard sul pancreas servì a canonizzare l’elemento vivisezionista della sua medicina sperimentale, a spese delle analisi cliniche. I suoi successivi lavori pedagogici portarono ad una ulteriore diminuzione nell’impatto degli studi clinici, e un corrispondente aumento del dramma dei già allora allettanti esperimenti su animali” (3).

Il laboratorio di Bernard era una casa degli orrori per animali non umani, pieno di grottescherie e dolore oltre ogni immaginazione, tra cui forni in cui arrostiva le sue vittime ancora vive (4). Sfortunatamente, l’influenza di Bernard restò potente fino al giorno d’oggi, portando molti scienziati ad affidarsi quasi esclusivamente alla vivisezione – con un’enfasi virtualmente nulla sugli altri metodi di ricerca.

Come le primitive religioni e i dogmi scientifici che l’hanno generata, la vivisezione è una reliquia del passato che è sopravvissuta alla sua utilità, se mai ne ha avuta una. Da una prospettiva di liberazione animale, non ci sono giustificazioni morali per torturare e assassinare animali non umani in modo da far “avanzare la scienza”, ma anche se considerata da una inveterata ma intelligente prospettiva specista, la vivisezione è una pratica deleteria, per il suo tremendo spreco di tempo, denaro e sforzo, ed è più una minaccia alla salute umana che una salvaguardia della stessa.

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A causa delle molte differenze anatomiche, fisiologiche, genetiche e comportamentali tra specie (differenze che Bernard ha scartato nel suo zelo per dimostrare che “tutta la materia vivente obbedisce alle stesse leggi fisiologiche”) (4), i test condotti su animali non umani sono solo dal 5 % al 25 % accurati nel prevedere l’impatto che avranno sugli umani le sostanze testate o i trattamenti (5), e uno studio del 1994 che è apparso nel rapporto SCRIP ha determinato che solo 6 delle 114 sostanze considerate, tossiche per gli umani, lo erano anche per gli animali non umani (6). Gli animali non umani sono un pessimo termine di riferimento rispetto alle persone.

Secondo Pro Anima (Francia), oltre un milione di persone sono morte prematuramente quest’anno nell’Unione Europea per via di sostanze tossiche introdotte nel loro cibo o ambiente che erano state testate su animali e considerate sicure (7).

Milioni di animali non umani vengono vivisezionati ogni anno per assicurare la nostra “sicurezza” quando prendiamo dei farmaci. E noi, quanto sicuri siamo? Considerato che le reazioni avverse ai farmaci sono la quarta principale causa di morte, e alla base del 15 % degli ingressi in ospedale, i farmaci uccidono oltre 100.000 persone all’anno (più delle droghe) e le reazioni avverse ci costano oltre 130 miliardi di dollari in spese mediche all’anno (8).

Nel dicembre 2003, il dottor Allen Roses, vice-presidente a livello mondiale del dipartimento genetico della GlaxoSmithKline, il più grande produttore farmaceutico della Gran Bretagna, ha ammesso le gravi limitazioni dei farmaci per cui vengono sacrificati gli animali non umani, dichiarando “La grande maggioranza dei farmaci – oltre il 90 per cento – funziona solo nel 30 o 50 per cento delle persone”, ha detto il dottor Roses. “Non direi che la maggior parte dei farmaci non funziona. Direi che la maggior parte dei farmaci funziona per il 30-50 percento delle persone. I farmaci sul mercato funzionano, ma non funzionano per tutti” (9).

Per un mucchio di altri esempi (troppo numerosi per citarli qui) che rivelano l’antiquata e cruda natura dei risultati provenienti dalla vivisezione, si veda il rapporto del 2007 intitolato “Do No Harm” che è stato redatto dalla AD-AV Society della British Columbia nel settembre 2007 (10).

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Nonostante i suoi dimostrabilmente pessimi risultati, e nonostante gli eccitanti progressi in genetica e in altre aree della scienza, e il rapido sviluppo che rende la vivisezione antiquata ed obsoleta, essa persiste, non perchè porti la “verità”, ma piuttosto perchè offre ampie occasioni di profitto su e giù nella lunga catena della “ricerca”. C’è una tremenda pressione tra colleghi ed una profonda inerzia accademia affinché si continui a imprigionare e torturare altri esseri senzienti. Le ragioni sono molte, ma a parte il fatto che la vivisezione è un’ortodossia profondamente radicata che viene tramandata da una generazione di ricercatori ad un’altra, e a parte che la ricerca su animali non umani viene pubblicata facilmente (non sono pochi gli incentivi per praticarla negli ambienti “pubblica o muori” delle università), la vivisezione – soprattutto – produce e garantisce denaro. Continua ad essere tenuta in grande considerazione e pesantemente promossa nelle comunità mediche e scientifiche, in quanto molte università sono arrivate a dipendere fortemente dalle garanzie multi-milionarie che ricevono per finanziare la ricerca su animali non umani, anche quella che è frivola o ridondante.

Big Pharma, tra i più grandi sostenitori e beneficiari della ricerca su animali non umani, usa la sua ampia influenza – un’influenza derivata da ricche tasche e ancora più ricche relazioni incestuose con legislatori, controllori del governo, giornali medici, istituzioni a finanziamento pubblico, e dottori (11) – per sostenere la menzogna secondo cui sarebbe impossibile innovare e commerciare nuovi farmaci senza la vivisezione. Poison Pill, un libro di Tom Nesi, fornisce una decostruzione da una prospettiva interna all’industria di come la Merck fu in grado di portare in commercio il Vioxx, un farmaco che ha potenzialmente ucciso decine di migliaia di persone (12). Per queste leviataniche aziende farmaceutiche, la barbarie della vivisezione e l’inefficienza sono irrilevanti. Per assicurare il flusso ininterrotto dei loro immensi profitti, hanno bisogno della vivisezione per accelerare il processo di approvazione, in modo da dare ai consumatori l’illusione della sicurezza, e per proteggersi dalle ripercussioni legali (13).

E non dimentichiamo la quantità di affaristi subordinati che raccolgono bei soldi dall’industria della vivisezione. Tra questi ci sono le aziende che allevano (o catturano) e vendono animali non umani ai vivisettori (14), le compagnie che praticano la vivisezione come forma di appalto (15), i produttori di gabbie, i produttori di equipaggiamento scientifico, e molti altri.

La biologia evoluzionista predice, mentre la contemporanea biologia molecolare conferma, che differenze molto piccole tra specie, al livello genetico, invalidano la nozione storica per cui gli esperimenti su animali possono portare a cure e trattamenti per malattie umane.
–Ray Greek, MD

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Quando avremo riacquisito i nostri cuscinetti morali, superato i dogmi ed il denaro, e buttato la vivisezione nel cestino della storia, come faremo avanzare la nostra conoscenza medica e come determineremo quali terapie mediche, farmaci e prodotti di consumo sono ragionevolmente sicuri?

C’è una miriade di modi, e mentre gli Stati Uniti hanno dimostrato una feroce resistenza a disfarsi del paradigma vivisezionista (con una commissione del Congresso che ha approvato solo 4 delle potenziali 185 alternative ai testi su animali non umani), possiamo guardare all’Europa, che ha approvato 34 alternative e ne sta sviluppando altre 170 (16).

Se ponessimo fine all’abominevole pratica della vivisezione oggi stesso, le scienze mediche e biologiche continuerebbe a progredire con gli studi clinici ed epidemiologici, che hanno collegato fumo e cancro ai polmoni dopo che anni di vivisezione non avevano dimostrato la relazione di causa ed effetto; autopsie, biopsie, studi post-mortem, che hanno aiutato enormemente i ricercatori nell’identificare e capire molte malattie; studi sugli effetti collaterali dopo l’immissione nel mercato; lastre, che hanno permesso importanti scoperte sull’anatomia e fisiologia umana; test su cellule in vitro e su culture tessutali; modelli informatici, utilizzabili per testare potenziali nuovi farmaci; cromatografia e spettroscopia (17).

E dal generale, ci spostiamo a qualche esempio specifico: nel febbraio 2008, lo NIH e l’EPA hanno iniziato un progetto di cinque anni per ridurre l’uso di animali non umani nei test di tossicità. I loro sforzi congiunti impiegheranno tecnologia robotica e test in vitro al posto della vivisezione (18).

Due biochip, chiamati Metachip e Datachip, sono stati sviluppati nel 2007. Ognuno contiene degli enzimi umani e delle cellule che possono essere usati per predire come un corpo umano risponderà ad un farmaco (19).

Negli ultimi mesi, dei bioingegnieri alla Brown University hanno creato con successo delle “strutture cellulari tridimensionali a partire da “blocchi di costruzione” di cellule viventi”. Il loro scopo finale è creare dei “modelli tessutali” per replicare gli organi umani (20).

Al MIT, l’ingegnere biologico Linda Griffith, sta lavorando verso altre vie di simulazione degli organi umani. Piazzando un chip nel tessuto del fegato umano, ha dato agli scienziati un mezzo potente per studiare l’interazione del fegato con farmaci e prodotti chimici (21).

Nel dicembre 2008, la professoressa Christine Mummery del Leiden University Medical Center, nei Paesi Bassi, si è rivolto alla British Pharmacological Society e ha spiegato come i ricercatori potrebbero coltivare cellule del cuore umano a partire dalle cellule staminali embrionali, testandole su quelle anzichè su animali non umani (22).

Queste sono solamente alcune delle molte opzioni che i ricercatori possono scegliere al posto dei test su animali non umani. Eppure, nonostante abbiano numerosi strumenti a loro disposizione, e nonostante il fatto che la prigionia e la tortura di altri esseri senzienti sia un abominio morale, la comunità scientifica, guidata dall’ortodossia, il denaro, e il complesso dell’industria animale, abbraccia saldamente la vivisezione.

Quanto a lungo permetteremo al fantasma di Claude Bernard di continuare a praticare il suo sadismo e la sua scienza malata?

Riferimenti:

[1] http://www.mercyforanimals.org/vivisection.asp

[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Claude_Bernard

[3] http://www.hughlafollette.com/papers/BERNARD.HTM

[4] http://www.animalvoices.org/adav/1.essays.bernard.html

[5] http://www.shac.net/science/intro.html

[6] http://www.animalaid.org.uk/h/n/CAMPAIGNS/experiments/ALL/730/

[7] http://www.animalaid.org.uk/images/pdf/vivisection.pdf

[8] http://www.navs.org/site/PageServer?pagename=ain_sci_drugdev

[9] http://www.independent.co.uk/news/science/glaxo-chief-our-drugs-do-not-work-on-most-patients-575942.html

[10] http://www.bcconversationonhealth.ca/media/AD-AV_Submission.pdf

[11] http://www.thenation.com/doc/20020805/newman20020725

[12] http://www.tomnesi.org/press.htm

[13] http://www.animalliberationfront.com/Philosophy/Animal%20Testing/Industry_Science/Why%20the%20FDA%20Requires%20Animal%20Testing.html

[14] http://en.wikipedia.org/wiki/Charles_River_Laboratories

[15] http://www.sourcewatch.org/index.php?title=Covance_Laboratories

[16] http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2008/04/11/AR2008041103733.html?hpid=topnews⊂=new

[17] http://www.neavs.org/betterscience/bettersci_benefits_of_using_nonanimal_tests_biomedical_research.htm

[18] http://www.scientificamerican.com/article.cfm?id=feds-agree-to-toxicity-test&page=2

[19] ibid

[20] http://www.boston.com/business/healthcare/articles/2009/03/30/are_the_lab_rats_days_numbered/?page=1

[21] ibid

Jason Miller è un convinto anti-capitalista, vegan staight edge, liberazionista animale, e addetto stampa per il North American Animal Liberation Press Office. E’ anche redattore e fondatore di Thomas Paine’s Corner.

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Jason Miller
Fonte: http://civillibertarian.blogspot.com/
Link: http://civillibertarian.blogspot.com/2009/05/he-no-longer-heard-cries-of-animals-or.html
09.05.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CARLO MARTINI

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