DI DAHR JAMAIL
Mother Jones
Intervista ad un combattente di Hezbollah
“Sono in Hezbollah perché ci tengo”, mi ha ha detto il combattente, che ha accettato l’intervista in condizione di anonimato. “Ci tengo al mio popolo, al mio paese, a difenderli dall’aggressione sionista”. Ho annotato furiosamente sul mio note pad mentre sedevo nel sedile posteriore della sua auto. Eravamo parcheggiati non lontano da Dahaya, il distretto nella Beirut meridionale che è stato bombardato dagli aerei israeliani mentre parlavamo.
I suoni delle bombe facevano eco agli edifici della capitale del Libano, ieri pomeriggio. Fuori dalla finestra, ho guardato molte persone correre verso l’entrata di un centro commerciale, come se ciò potesse fornire loro qualche sicurezza.
AGGIORNAMENTO: A seguito, La distruzione del Libano (Micheline Abi Khalil; La Revue du Liban).Il membro di Hezbollah che stavo intervistando – chiamiamolo Ahmed – era stato colpito tre volte durante le precedenti battaglie contro le forze israeliane sul confine meridionale del Libano. Suo fratello è stato ucciso in una di queste battaglie. Sono passati molti anni da quando suo padre è stato ucciso in un attacco aereo su un campo rifugiati.
“Ora la mia casa a Dahaya è polverizzata, così Hezbollah mi ha dato un posto dove stare mentre si svolge questa guerra”, ha detto. “Quando finirà questa guerra, dove andrò? Cosa farò? Ora è tutto distrutto nella mia vita, quindi li combatterò”.
Questo spiega perché, prima, quando stava guidando, si è fermato in un appartamento per cambiarsi in vestiti neri – una t-shirt nera e pantaloni neri da combattimento, insieme a stivali neri da combattimento.
Un uomo alto, robusto, Ahmed è sembrato per tutto il tempo esausto ed arrabbiato.
“Non avevo un futuro”, ha continuato mentre continuavano le concussioni delle bombe, “Ma ora, Hassan Nasrallah è il leader di questo paese e del suo popolo. La mia famiglia ha vissuto in Libano per 1.500 anni, e ora siamo tutti con lui. Lui ci ha dato fede e speranza che possiamo cacciare i Sionisti dal Libano, e tenerli fuori per sempre. Mi ha dato uno scopo”.
“Pensi sia questa la ragione per cui ora così tante persone, probabilmente oltre due milioni solo qui in Libano, seguono Nasrallah?”, ho chiesto.
“Hezbollah ti offre dignità, ti restituisce dignità”, ha replicato. “Israele ha messo sotto il proprio stivali tutti i cosiddetti leader arabi, ma Nasrallah dice ‘Basta’ “.
Ha fatto una pausa per detergere il sudore dalla sua fronte. Il caldo estivo di Beirut gronda di umidità. Durante il pomeriggio, il mio impulso primario è trovare un ventilatore e rannicchiarmi per una siesta sotto la dolce movenza della sua aria.
Prima ci aveva portato ad uno dei più grandi ospedali a Beirut, dove ho fotografato vittime civili. Erano tutti casi tragici… ma uno mi ha veramente colpito – quello di una bambina di 8 anni che giaceva in un grande letto. Se ne stava lì con un enorme taglio sul lato destro della faccia e il braccio destro fasciato di bende. Si stava nascondendo nel seminterrato della sua casa con 12 membri della famiglia quando sono stati bombardati da un jet da combattimento israeliano.
Sua padre era in una camera al piano di sotto con entrambe le gambe andate. Gli altri membri della sua famiglia sono stati tutti seriamente feriti. Lei giaceva lì, gemendo con le lacrime che le scendevano dagli occhi.
Dopotutto penso di aver conquistato la fiducia di Ahmed. Ho raggiunto l’auto, sono salito e ho preso posto. Mi ha chiesto dove volevo andare adesso.
Ahmed mi ha messo la mano sulla spalla e ha detto, “Questo è quello che ho visto per tutta la mia vita. Nient’altro che dolore e sofferenza”.
Un fotografo dall’Olanda che stava lavorando con me è stato in grado di rispondere ad Ahmed che forse avremmo potuto dare un’occhiata a Dahaya.
Ahmed mi ha detto che è attualmente estremamente pericoloso per un giornalista cercare di andare a Dahaya. Prima, Hezbollah aveva organizzato dei tour per mostrare alle persone la distruzione generata dagli attacchi aerei israeliani. Tutto quello che dovevi fare era incontrati ad un certo ponte alle 11 del mattino, e venivi guidato da “tipi del partito” (membri di Hezbollah) in quella che è diventata una città fantasma post-apocalittica.
Un paio di giorni fa sono andato lì, senza il tour con un “tipo del partito”. Un amico ed io siamo stati guidati da un uomo che abbiamo assunto per la giornata. Sono rimasto scioccato dal livello di distruzione – in alcuni luoghi interi blocchi della città giacevano in macerie. Ad un certo punto abbiamo raggiunto i giornalisti che facevano il tour, e tutti si precipitavano ai loro mezzi. Erano tutti nel panico.
“Che succede?”, ho chiesto al nostro conducente. “Un tipo del partito che è un osservatore ha detto di aver visto arrivare i jet israeliani”, ha risposto, mentre girava il furgoncino a dava gas superando i giornalisti che si trascinavano le videocamere affrettandosi a tornare dai loro conducenti.
Mentre guidavamo siamo stati sorpassati da molti combattenti di Hezbollah che andavano in moto. Ognuno aveva il suo fucile da assalto M-16 buttato sulla schiena e portava cartucciere verdi sul petto.
Ahmed mi ha detto che aveva catturato due spie israeliane. “Una di loro è una donne ebrea libanese, e aveva un anello in cui poteva parlare”, ha spiegato mentre nuovo sudore iniziava a formarsi sulla sua fronte. “Altri si fingono giornalisti e stanno usando questo tipo di pittura per segnare gli edifici da bombardare”.
Dubito la parte sull’anello, e mi interrogo anche sulla fattibilità della pittura usata per segnare gli obbiettivi, ma non ci sono dubbi che Beirut brulichi di spie. In Iraq, spesso i mercenari si fingono giornalisti, rendendoci il lavorare qui ancora più pericoloso di quanto già sia.
Comunque, la guerra diffonde sempre paranoia. Di chi ti puoi fidare? E se fossero delle spie? Quali sono le loro motivazioni? Perché vogliono farmi questa domanda in questo momento? Questo tipo di domande diventano costanti nella mia mente, insieme a molte altre, in questa situazione in cui la vita normale è ora una cosa del passato. Penso sia un qualche tipo di complesso meccanismo di sopravvivenza.
Guidiamo fino al mio hotel e parcheggiamo di nuovo. Le persone passeggiano sui marciapiedi. Ahmed dice, “Non sarò mai uno schiavo degli Stati Uniti o di Israele”.
Dahr Jamail
Fonte: http://www.motherjones.com
Link: http://www.motherjones.com/news/featurex/2006/07/among_hezbollah-3.html
29.07.2006
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da CARLO MARTINI