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La Redazione

 

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Nemmeno il Coronavirus riesce a fare l’Europa

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Il 25 Marzo 2020
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il coronavirus e l unione europea

Riccardo Donat-Cattin

Comedonchisciotte.org

I ministri di Berlino e L’Aja si oppongono a misure straordinarie come gli eurobond che non contemplino in cambio l’impegno su pacchetti di riforme e misure extra rispetto a quelle necessarie per fronteggiare il coronavirus. Conte: “Condizioni non accettabili”

Italia e Spagna sono contemporaneamente i due paesi più colpiti dal virus e tra quelli con i conti meno in linea con le richieste UE. L’assenza di flessibilità di Germania e Olanda mostra l’assenza di solidarietà tra i paesi, o la diversa concezione di solidarietà tra paesi dell’unione, la mancanza di una visione comune che rischia di portare lo scontro sul rigore a evidenziare una questione culturale che spacchi ulteriormente i due blocchi.

“Il tetto si ripara quando c’è il sole”, ha intonato la canzonetta europea negli ultimi anni. Anni in cui Italia e Spagna non sono stati sicuramente il paese dei balocchi, e ora che piove i ministri dell’economia di Olanda e Germania sembrano osservarci compiaciuti mentre ci bagniamo, riparati dalla loro solida tettoia. Dopo il disastro Grecia, vedremo in che condizioni questa Unione porterà avanti unita questo ambiguo progetto, proprio mentre la riforma del Mes è alle porte.

 

Today.it

Attivare gli eurobond nell’ambito del controverso Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, ma senza i paletti dell’austerity, ossia senza un memorandum che obblighi i Paesi che richiedono il suo aiuto a misure lacrime e sangue. Evitando, in altre parole, scenari simili a quelli visti in Grecia con la Troika. E’ quanto chiedono Italia e Spagna per fronteggiare la nuova crisi economica scatenata dalla pandemia di Covid-19. Ma alla prima teleconferenza tra i ministri delle Finanze Ue, Germania e Olanda si sono opposti a questa idea: che siano ‘coronabond’ con o senza Mes, per Berlino e L’Aja non è possibile concedere aiuti senza condizioni.

E’ quanto emerso al termine della riunione ‘virtuale’ dell’Ecofin del 23 marzo. Secondo quanto avrebbe riferito il ministro Roberto Gualtieri dopo l’incontro con i colleghi europei, l’Italia, come la maggior parte dei Paesi e istituzioni Ue, avrebbe chiesto l’uso di tutte le risorse disponibili a livello europeo, comprese (ma non solo) quelle del Mes attraverso l’emissione di eurobond, senza alcuna condizionalità se non il loro uso per contrastare il coronavirus. Ma il fronte degli Stati più favorevoli all’austerity, che ha già dovuto cedere su Patto di stabilità e nuovo bazooka della Bce, non è intenzionato a cedere sull’ultimo baluardo di rigore rimasto. “L’Olanda è impegnata ad assicurare che una forma appropriata di condizionalità sia rispettata per ogni strumento utilizzato, come richiesto dall’attuale Trattato del Mes”, ha fatto sapere il ministro olandese, riassumendo la posizione di questo fronte.

“Non siamo intenzionati a utilizzare il Mes sulla base dell’attuale quadro regolatorio, le condizioni attuali non sono accettabili”, avrebbe detto invece il premier Giuseppe Conte, che deve fare i conti anche con le resistenza interne alla sua maggioranza, per la precisione il M5s, che non vuole sentire proprio parlare di Mes. Per i 5 stelle, come per il centrodestra, bisogna puntare al massimo sugli eurobond, ribattezzati per l’occasione ‘coronabond’, ma senza che si passi dal Mes. Una prospettiva che non sembra essere stata neppure presa in considerazione al tavolo delle trattative tra gli Stati membri, se non nel lungo periodo. In ogni caso, una misura del genere, richiederebbe l’emissione di un debito comune, ossia che ogni Paese metta il suo contributo finanziario a garanzia dei bond (anche perché, se l’Italia lo facesse da sola, non avrebbe spazi di bilancio sufficienti a indebitarsi ulteriormente). Anche in questo caso, però, Germania e Olanda non intendono aprire i portafogli senza imporre delle condizionalità.

Per Italia e Spagna, le posizioni di austerity non terrebbero conto della situazione di emergenza in cui si trova l’intera Unione europea, e non solo i Paesi attualmente più colpiti dall’epidemia. A differenza di quanto avvenne con la Grecia (e in seguito con la stessa Spagna), il Mes non sarebbe attivato per un solo Stato (o per un gruppo di Stati), ma per tutta l’Unione. E questo perché non siamo di fronte a una crisi dettata da errori interni alla governance economica di un Paese, ma da un fattore esterno, la pandemia di Covid-19, che riguarda tutti. Ecco perché qualsiasi aiuto in tal senso dovrebbe limitarsi a una sola condizione: che le risorse attivate siano usate per fronteggiare le conseguenze economiche del coronavirus. Anche la Francia sarebbe d’accordo con questa visione e starebbe cercando di mediare.

Fonte: https://europa.today.it/lavoro/coronavirus-mes-memonrandum.html

pubblicato il 23.03.2020

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