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La Redazione

 

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NEDA: UN FALSO PACCHIANO

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A cura di God
Il 1 Luglio 2009
345 Views
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DI GIANLUCA FREDA
Blogghete

I fatti

Il 20 giugno 2009, intorno alle ore 18.30 locali, nel corso delle manifestazioni a Teheran relative ai presunti brogli per la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad, una ragazza di nome Neda Agha-Soltan sarebbe stata colpita da un proiettile e sarebbe morta dopo un tempo imprecisato, ma comunque assai breve, a causa della ferita riportata. Non è chiaro, dalle notizie fino ad oggi disponibili, in quale punto del corpo sarebbe stata colpita né da chi. Le immagini della sua presunta morte in diretta, catturate da due diversi telefoni cellulari, fanno in poche ore il giro del mondo e diventano il simbolo della rivolta contro il presidente Ahmadinejad e il regime teocratico iraniano. Secondo fonti non confermate, la ragazza sarebbe poi stata trasportata in auto all’ospedale Shariati di Teheran, dove ne sarebbe stata accertata la morte. Sarebbe poi stata seppellita al cimitero di Behest-e-Zahra, senza un funerale appropriato (per divieto delle autorità di Teheran) e in una fossa facente parte di quelle predisposte dalle stesse autorità per le persone uccise durante le proteste.

La tomba

Esistono, che io sappia, due sole fotografie della “tomba di Neda”. Una ritrae la fossa in cui “Neda” sarebbe stata deposta subito la sepoltura, su cui si piega una ragazza non identificata.

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In alto nella foto si scorgono i piedi di altre due persone, forse un uomo e una donna, che indossano sandali. Secondo i miei standard occidentali (che non credo siano differentissimi da quelli iraniani, almeno in questo) né la ragazza (che indossa jeans e scarpe da ginnastica) né le altre due persone, di cui si vedono solo i sandali, presentano un abbigliamento idoneo al funerale di un familiare stretto, perlomeno in un ambiente borghese come quello a cui “Neda” è detta appartenere. La seconda foto (completamente diversa dalla prima) ritrae lo stesso luogo (?) dopo la sistemazione della lapide.

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Io non capisco il farsi e non sono in grado di leggere l’alfabeto arabo, comunque le scritte sulla tomba mi sembrano uguali nelle due foto. Sottopongo però un quesito ai lettori: nella seconda foto, quella con la lapide, la scritta bianca su sfondo nero appare irrealistica: i contorni sono troppo netti e squadrati, come se fosse stata copiaincollata con un programma tipo Photoshop. E’ solo un’ipotesi di lavoro, che al momento non ho alcun elemento per dimostrare, però la foto è curiosa.

Le fonti

Inizialmente tutte le notizie relative alla presunta morte di “Neda” (compreso il video della “morte”, le poche e contraddittorie notizie biografiche sulla ragazza e le scarse immagini della sua “tomba”) vengono diffuse attraverso Social Network come Twitter e Facebook. Successivamente TV e giornali riprendono dai social network la notizia, rendendola disponibile al pubblico tradizionale. Ben poco verrà aggiunto dai media tradizionali a quanto già diffuso su internet (delle poche aggiunte si parla diffusamente più avanti). In sostanza, tutto ciò che sappiamo di Neda, della sua vita, della sua famiglia e della sua morte ha come fonte originaria i social network. Si tratta di una fonte particolarmente inaffidabile, da prendere con estrema cautela, poiché in occasione dei disordini a Teheran essa è stata utilizzata come strumento di disinformazione da parte dei servizi segreti americani e israeliani. La faccenda è ben spiegata in questo articolo di Thierry Meyssan, il quale scrive tra l’altro:

“E’ stata distribuita [ai sostenitori di Mousawi, NdR] una Guida pratica della rivoluzione in Iran, che comprende vari consigli pratici tra i quali:

– Impostare gli account Twitter sul fuso orario di Teheran.

– Centralizzare i messaggi sugli account Twitter@stopAhmadi, iranelection e gr88.

-Non attaccare i siti internet ufficiali dello Stato iraniano. «Lasciate fare all’esercito» USA per questo (sic).

Una volta attuati, questi consigli impediscono qualsiasi autentificazione dei messaggi Twitter. Non si può più sapere se li inviano testimoni delle manifestazioni a Teheran o agenti della CIA da Langley, e non si può distinguere il vero dal falso. L’obiettivo è quello di creare ancora più confusione e spingere gli iraniani a combattersi tra loro”.

L’ambientazione del video

All’inizio avevo scritto che il video mi sembrava decontestualizzato, nel senso che c’è ben poco che permetta di comprenderne l’ambientazione. Nelle immagini iniziali del primo e del secondo video si vede una strada cittadina, probabilmente autentica.

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Faccio tre osservazioni (da verificare):

1) Tanto i “curiosi” quanto i passanti si muovono con relativa tranquillità, il che sarebbe poco salutare se davvero ci fosse nelle vicinanze un cecchino o un sicario Basij che ha appena colpito una persona;

2) Nei due video non c’è traccia dei tumulti nel corso dei quali “Neda” sarebbe stata colpita;

3) Le targhe delle automobili: la maggior parte delle auto iraniane (non tutte) presenta una targa bicolore, arancione e bianca, come quella nella foto qui sotto. Nessuna delle auto che si vedono in strada nel video ha targhe con questa caratteristica.

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La donna che visse due volte

Inizialmente la foto di “Neda” diffusa su internet è quella che si può vedere qui sotto.

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Ancora oggi, le manifestazioni in memoria della defunta e i cartelli con foto-simbolo riportano spesso la foto di questa ragazza (vedi sotto). Ma questa ragazza non ha nulla a che fare con la “Neda” del video. La faccenda viene spiegata da Kathy Riordan in questo articolo, che traduco:

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Non quella Neda: come una foto sbagliata è diventata un’icona

Quando il video sanguinoso di una giovane ragazza che muore nelle strade di Teheran venne pubblicato per la prima volta su internet sabato scorso, non c’era nessun nome ad esso collegato. Tutto ciò che ci era dato conoscere era il viso di una ragazza che esala l’ultimo respiro dopo che il proiettile di un cecchino le è esploso nel cuore, mentre altri cercano di salvarla.

In seguito abbiamo appreso che il suo nome era “Neda”.

Ahmed R., l’immigrato iraniano che vive in Olanda e che è stato il primo a mettere online il video e a riportare su di esso l’attenzione dei media, ha detto a coloro che glielo domandavano che il nome della ragazza era secondo lui “Neda Soltani”. In breve la gente ha iniziato a postare quel nome online; c’è voluto ben poco perché qualcuno scoprisse che il nome “Neda Soltani” era collegato ad una foto e iniziasse a usare quella foto come tributo alla ragazza morta.

Si trattava della foto di una giovane donna con un velo colorato, probabilmente la foto di un passaporto, e la somiglianza era abbastanza stretta perché la gente iniziasse a credere che si trattasse della ragazza morta prematuramente sulle strade di Teheran. Quel viso venne messo sui poster, utilizzato nei manifesti commemorativi e incorporato nei tributi via internet.

Il problema è che non si trattava della stessa Neda!

La dottoressa Amy Beam, che è stata una delle prime a vedere le terribili immagini del video nello scorso weekend, è rimasta così incuriosita dall’identità della ragazza che ha deciso di fare ricerche per conto proprio. Ha trovato in linea una “Neda Soltani” e le ha mandato un messaggio. Questa Neda ha risposto ad Amy dicendo di non essere la donna del video, ma quando lo ha fatto la foto della ragazza è comparsa sulla pagina di Facebook appartenente a Amy. Altre persone l’hanno vista attaccata a quel nome e senza rendersi conto che si trattava della foto sbagliata, hanno iniziato a postarla in lungo e in largo su internet.

La Neda Soltani vivente si è molto preoccupata nel vedere la sua foto che improvvisamente veniva usata dappertutto, su internet e sulla stampa, e ha chiesto ad Amy di aiutarla ad avvertire i media e a farla rimuovere, compito non facile. Alcune persone avevano iniziato ad usare la foto su internet come proprio avatar e per molti essa risultava a questo punto inseparabile dal martirio di una giovane donna.

A causa di tutta questa confusione, la “Neda Soltani” della foto non può più usare la sua pagina Facebook o mostrare la sua foto e ha combattuto una dura battaglia cercando di ottenere che la gente e i media smettessero di utilizzarla. […]

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Dunque esistono due diverse identità di Neda, il che la dice lunga su come nascano le leggende, su come la gente riesca a farsi facilmente infinocchiare e su come i servizi di disinformazione sappiano sfruttare a puntino l’emotività del popolino per ottenere i loro scopi. Successivamente vennero postate altre foto di quella che dovrebbe essere, a tutt’oggi, la “Neda” ufficiale. Anche in questo caso i problemi sono però numerosi.

La donna che non esisteva

Se sulle fattezze fisiche di “Neda” esiste già una discreta confusione, ancor maggiore è il caos relativo alla sua biografia. In questa immagine si vede la “Neda” ufficiale con una croce al collo, il che per un’iraniana è perlomeno curioso.

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Alcuni lettori mi hanno fatto notare che esistono a Teheran quartieri in cui vivono minoranze armene che praticano la religione cristiana. D’accordo, ma bisognerebbe spiegarlo a Wikipedia, la quale nel redigere la scheda di Neda ha messo “musulmana” alla voce “religione”.

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Inoltre, a ormai 10 giorni dalla presunta morte, le notizie su questa Neda sono assai contraddittorie e confuse. Quando a piazza Alimonda venne ucciso Carlo Giuliani, dopo poche ore possedevamo una quantità di foto e video che lo ritraevano prima e dopo lo sparo di Placanica. Dopo un paio di giorni sapevamo tutto del suo passato, dei suoi familiari, della sua abitazione, dei suoi gusti musicali, artistici, politici, avevamo perfino le foto del suo cadavere sul tavolo dell’obitorio. Di questa Neda non sappiamo ancora nulla di nulla. La sua religione è incerta. Nessuno ha mai fotografato la sua abitazione. Non ci sono testimonianze o nomi di suoi familiari stretti, genitori, sorelle, fratelli o altri congiunti, a parte quella molto sospetta di Caspian Makan, suo presunto fidanzato, che offre la sua testimonianza in solo audio, senza farsi riprendere in video. I suoi familiari sono evaporati in quanto, stando ai giornali occidentali, il malvagio Ahmadinejad li ha fatti arrestare tutti. Non ci sono foto dei suoi funerali perché, sempre stando alla stampa dell’ovest, il malvagio Ahmadinejad ha proibito le riprese. Non si può visitare la sua tomba al cimitero di Behest-e-Zahra perché il malefico Ahmadinejad l’ha fatta seppellire in una zona esterna, riservata ai morti durante i tumulti (???). Non ci sono amici o compagni di università che la conoscessero e che possano raccontare qualcosa di lei (probabilmente anche loro sono già stati eliminati dal maligno Ahmadinejad con un colpo alla nuca). In pratica, con comodi pretesti, la stampa occidentale ha eliminato ogni punto di riferimento che possa permettere di accertare l’effettivo passaggio di Neda su questa terra.

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Oltre alla testimonianza di Caspian Makan esistono in verità altre due “testimonianze” di parenti e conoscenti della ragazza: la prima è quella di una fantomatica “sorella di Neda”, che però è troppo ridicola per essere presa in considerazione. A parte l’enfasi retorica, la lettera è piena di contraddizioni: parla dell’ansia di Neda e sua sorella per la manifestazione del giorno successivo. Nella versione “ufficiale” (basata esclusivamente sulla testimonianza di Makan) Neda sarebbe stata invece indifferente alla politica e sarebbe stata colpita solo perché era scesa dalla macchina a prendere una boccata d’aria – insieme ad Hamid Panahi, suo maestro di musica – dopo che l’auto era rimasta bloccata a causa dei disordini.

Nella lettera, la sedicente “sorella di Neda” dice che la ragazza è “morta nelle braccia di suo padre”, mentre nella versione ufficiale di Makan l’uomo con la maglietta a strisce bianche e azzurre che si vede nel video non sarebbe il padre, ma appunto Hamid Panahi, maestro di musica di Neda. La lettera della “sorella di Neda” è ormai considerata neppure come un falso, ma come una semplice cattiva traduzione. Si tratterebbe di una delle tante lettere di utenti internet che chiama Neda “sorella” in senso religioso-hippie (siamo tutti sorelle e fratelli e nostro padre è il Grande Spirito) ripresa da un giornale scandalistico in cerca di scoop e bevuta tutta d’un fiato dai lettori privi di senso critico.

L’altra testimonianza è quella di Hamid Panahi, il “maestro di musica” di Neda che si vede nel video, pubblicata sul Los Angeles Times ad opera di tale Borzou Daraghai. Nell’articolo si legge fra l’altro: “Like many in her neighborhood, Agha-Soltan was loyal to the country’s Islamic roots and traditional values, friends say”, il che dovrebbe spazzar via l’idea che Neda fosse cristiana (resta l’incognita della croce al collo). Inoltre anche la versione di Panahi contrasta con l’immagine fornita da Malkan di una Neda “indifferente alla politica”. Nell’articolo si legge: “”She couldn’t stand the injustice of it all,” Panahi said. “All she wanted was the proper vote of the people to be counted” (“Lei non sopportava tutta questa ingiustizia”, ha detto Panahi, “tutto ciò che voleva è che il voto del popolo venisse contato”). Aggiunge: “”She wanted to show with her presence that ‘I’m here. I also voted. And my vote wasn’t counted.’ It was a very peaceful act of protest, without any violence.”. Dunque Neda era lì per protestare? O era lì perché si era bloccata la macchina nel traffico, come dice Makan, e lei era uscita solo per prendere una boccata d’aria (semnpre che la traduzione dal farsi fornita dalla BBC sia esatta)?

Occorrerebbe qualche altra testimonianza di Panahi per far luce su tutte queste contraddizioni, ma non credo che l’avremo mai. Lo stesso Panahi, infatti, pronostica nell’intervista la sua imminente eliminazione ad opera del crudele Ahmadinejad, affermando: “They know me,” he said. “They know where I am. They can come and get me whenever they want. My time has gone. We have to think about the young people.” E così se ne va anche l’ultimo testimone. Detto fra noi, ho l’impressione che tale sparizione farà molto più comodo alla CIA e ai servizi segreti USraeliani che non al governo degli ayatollah, i quali, dopo che il video è stato visto da tutto il mondo, non si capisce quale interesse abbiano a far sparire i testimoni.

Il balletto delle conferme

Le autorità dell’Iran hanno confermato o no la morte di Neda? Non certo la Tv di stato iraniana Khabar. Il sito La Segunda Digital afferma infatti il 23 giugno:

“La TV di stato iraniana ha assicurato oggi che il video che mostra le crude immagini della morte di Neda Agha Soltan durante le proteste svoltesi a Teheran è un falso. La sequenza, ripresa con un telefono cellulare e poi diffusa su internet, ha scosso il mondo, trasformando Neda nel simbolo dello scontro tra le milizie del governo iraniano e i manifestanti dell’opposizione, i quali denunciano brogli nel trionfo elettorale del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Secondo l’emittente di stato Khabar, è evidente che coloro che hanno eseguito le riprese della presunta morte di Neda speravano di ottenere qualcosa e hanno filmato la scena da varie angolazioni. Inoltre, l’emittente dubita dell’identità di un uomo presentato ai media statunitensi come maestro di Neda. Il canale non ha presentato prove sulle accuse di falsificazione”.

La Khabar non ha mai smentito queste dichiarazioni. Alcuni lettori mi hanno però fatto notare che esistono notizie più recenti. Ad esempio questa del 25 giugno, dell’emittente iraniana IRIB RADIO ITALIA; e quest’altra del 26 giugno della PRESS TV (indirizzo postato da un lettore). Della prima posso solo dire che è di una vaghezza sconcertante, riferisce come fonte una “persona protetta dall’anonimato” e mette nell’immagine una foto della “falsa Neda”. Non il massimo dell’attendibilità, insomma. La seconda, causa mio colpevole ritardo, non sono più riuscito a reperirla. Comunque, la questione se gli iraniani riconoscano o no la realtà della morte di Neda mi sembra del tutto priva di rilevanza. Se fossi il presidente di un paese sull’orlo della guerra civile eviterei senz’altro di dire ai cittadini furenti che il loro martire non è mai esistito. Magari lo farei insinuare dalla TV di stato, ma poi farei dire alle autorità di polizia: “stiamo indagando a 360 gradi, i responsabili verranno consegnati alla giustizia” anche se sapessi benissimo che la “martire” è un’invenzione della propaganda straniera. Gli ayatollah saranno crudeli e corrotti, ma non ho motivo di credere che siano stupidi.

Il video della “morte di Neda”: un falso pacchiano

Il video della “morte di Neda” sono in realtà due video, girati con ogni probabilità da due diversi videofonini. Il primo ha la durata di circa 37 secondi (dipende dalle versioni e dall’encoding). Mostra la ragazza dapprima seduta, con una pozza di sangue ai suoi piedi. Alla sua destra c’è il “maestro di musica”, Hamid Panahi, mentre alla sua sinistra c’è Arash Hejazi (di cui si parla diffusamente in altro articolo).

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Arash Hejazi

I due uomini aiutano la ragazza a stendersi a terra, tenendole le mani premute sul petto, dove la donna sarebbe stata colpita dalla pallottola. La donna inizia a “sanguinare” copiosamente dapprima dalla bocca, poi anche dal naso. Verso la fine del video, un terzo individuo non identificato si avvicina alla ragazza (dopo un’esitazione di alcuni secondi) per praticarle quella che sembra una respirazione bocca a bocca.

Il secondo video dura circa 18 secondi e mostra la stessa scena da una diversa angolazione. La ripresa inizia da una certa distanza: si vede sullo sfondo la ragazza stesa a terra, i curiosi intorno e Panahi e Hejazi che cercano di rianimarla. La ripresa continua con una “carrellata” sul gruppo di persone e si conclude con un primo piano del viso sanguinante della ragazza.

All’inizio avevo commesso l’errore di considerare i due video come cronologicamente successivi. Non lo sono affatto. Si tratta esattamente della stessa scena, ripresa da due angolazioni diverse. In particolare il secondo video arriva fino a circa il secondo 20 del primo (nella versione che ho io) cioè fino al momento in cui si vedono le prime strisce di sangue comparire sul viso della ragazza. Per rendersene conto basta osservare un particolare: verso la fine del secondo video si vede un “fiotto di sangue” uscire dal naso della ragazza e scorrere lungo lo zigomo sinistro. Questo rivolo di sangue è già presente sul viso della ragazza nel primo video, circa al secondo 23, quando la camera inquadra il lato sinistro della faccia. Ciò vuol dire che il finale del secondo video è cronologicamente anteriore al secondo 23 del primo. Le tracce di “sangue” sul viso della ragazza diventano così perfettamente corrispondenti nei due video (dopo la fuoriuscita del sangue dal naso nel secondo video). (vedi questa immagine per il confronto)

Alcuni utenti si sono presi la briga di “sincronizzare” l’audio e il video dei due filmati, giungendo alla conclusione che in momenti che dovrebbero essere simultanei i due video mostrano immagini differenti. Si tratta di un tentativo encomiabile, ma a mio avviso perfettamente inutile. Infatti il tempo dei filmati non corrisponde al tempo reale: la durata di un video diventa più breve o più lunga a seconda del sistema con cui è stato ripreso e poi codificato. Tutti sappiamo che uno stesso film, se codificato col sistema NTSC dura 120 minuti, ma se trasposto in PAL ne dura 115 (si perde circa un secondo ogni 25). Non sappiamo con quale sistema funzionassero i videofonini che hanno eseguito le riprese, né come i filmati siano stati poi codificati per essere messi sul web. Dunque ogni tentativo di confronto sincronizzato audio-video lascia il tempo che trova.

Si consideri intanto questo: negli scontri avvenuti a Teheran ci sono stati diversi morti e feriti, alcuni dei quali ripresi dai videofonini e riconosciuti dalle stesse autorità iraniane. Eppure noi siamo qui a parlare di Neda. Perché? Perché è una donna, debole e indifesa, ideale per trasformarsi in simbolo di una ribellione gestita dall’esterno. Ai guru delle operazioni psicologiche (psyops) non interessano i morti veri, i feriti con la faccia tumefatta, gli studenti islamici massacrati a manganellate (tutti, sia chiaro, imputabili alla responsabilità di Mousawi, dei suoi tirafili e dei suoi sostenitori, che hanno messo a ferro e fuoco una città pur di non riconoscere la legittima vittoria di un avversario politico). Alle psyop interessano solo i simboli, le immagini che si imprimono nell’immaginario collettivo per diventare emblema della “crudeltà” di un regime e suscitare supporto nell’opinione pubblica all’eventuale successivo intervento armato per il ripristino della “democrazia”. E poiché i massacrati in piazza a Teheran somigliavano troppo ai massacrati di Genova, di Napoli, di Stoccolma o di mille altre città dell’occidente “democratico”, ecco che era necessario creare qualcosa che rendesse palpabile la differenza. La morte di una persona del tutto innocente, politicamente disimpegnata, simile a noi (mica poteva essere uno studente islamico barbuto, sennò l’immedesimazione dove va a finire?) e che fosse pure una bella gnocca (“Si può vendere qualsiasi cosa usando un cane, un bambino o una bella ragazza”, diceva William Randolph Hearst che di promozione mediatica se ne intendeva; il prodotto da vendere, in questo caso, è la cattiveria del regime iraniano e la possibile futura guerra contro l’Iran in difesa del suo povero popolo oppresso e sofferente).

1) Meno tosse per tutti

Una delle cose più immediatamente sospette del video è il fatto che una ragazza con bocca e naso pieni di sangue non accenni neppure ad un colpo di tosse istintivo e che il sangue scorra da bocca e naso in maniera perfettamente fluida. Provateci voi a non tossire con le vie respiratorie piene di liquido! Alcuni potrebbero sostenere che la ragazza non tossisce perché è già morta, il che sarebbe palesemente falso perché nel video la si vede muovere testa, braccia, gambe, occhi. Già questo sarebbe sufficiente a prendere il video con il beneficio del dubbio, ma un dubbio radicale, di ampiezza cartesiana.

2) Primo sangue

Si noti innanzitutto che nel primo video la ragazza non inizia a sanguinare finché le mani dei due “angeli custodi” non le si avvicinano al viso. Quando il primo rivolo di “sangue” fuoriesce dalla bocca, ciò avviene in una frazione di secondo (circa 0,1 secondi). In questa immagine vedete due frame che nel primo video sono adiacenti. Nel primo non c’è traccia di sangue, nel secondo il rivolo scorre già lungo tutta la guancia. Da dove viene quel “sangue” che scorre con tanta rapidità? Dalla famosa “provetta”, che nell’immagine ho indicato con una freccia gialla.

3) La “provetta”

L’elemento che dimostra in maniera più evidente l’inautenticità del video è quello della famosa “provetta” di cui ho già parlato negli scorsi articoli. Il sangue di Neda viene da un contenitore che le viene versato sul viso durante la recita. A reggere il contenitore, all’inizio, è la ragazza stessa, ma è quasi certamente Arash Hejazi che poi lo riceve e lo versa sul viso della ragazza in due fasi durante la concitazione. Non è un caso che la maggior parte del “sangue”, nel primo piano finale, si trovi sulla parte sinistra del viso della ragazza, quello dove si trova Hejazi. Ciò è leggermente contrario alla legge di gravità: il sangue dovrebbe scorrere verso il basso (guance e zigomi) non verso l’alto (occhio e tempie). Ciò avviene perché il contenitore le è stato rovesciato sul viso in una prima fase con una certa cura (per ottenere i due rivoli sul lato destro del viso) ma in un secondo momento senza tanti complimenti (il pasticcio sul lato sinistro). Alcuni lettori mi hanno scritto che questa famosa “provetta” non riescono a vederla. Qui l’unico interrogativo è capire se ci fanno o ci sono. La provetta è già visibilissima facendo scorrere semplicemente il video al rallentatore. In questa immagine l’ho ingrandita ed evidenziata in rosso, ad usum caecorum. Se non bastasse, si può osservare questo gif ottenuto dai ragazzi del 911 Truth mettendo insieme alcuni frame del primo video, che dovrebbe togliere ogni dubbio anche ai ciechi dalla nascita. Devo ammettere che nel parlare della provetta ho commesso due errori. Il primo è stato quello di chiamarla “provetta”, mentre si tratta in realtà di un contenitore di medie dimensioni, un po’ più lungo del palmo di una mano. Il secondo è stato quello di credere – ingannato dalla scarsa risoluzione del mio video – che fosse la ragazza stessa a versarselo sulla faccia. In realtà, come si vede nel gif, il contenitore è impugnato da una mano destra, quasi certamente quella di Hejazi (la mano destra di Panahi si trova sul torace della ragazza).

4) Occhio che arriva!

Nel gif del 911 Truth si possono notare altre cose interessanti. Prima di tutto il movimento istintivo che la ragazza fa col capo, verso la sua destra, nel momento stesso in cui Hejazi le rovescia il flacone sul lato sinistro del viso. Una delle cose che ha fatto più impressione ai poveri di spirito è vedere Neda che “rovescia gli occhi all’indietro” come se stesse per morire. In realtà si tratta anche in questo caso di una reazione istintiva che la ragazza compie un attimo prima che le venga rovesciato in faccia il contenuto della “fialetta”. Un po’ come facciamo noi quando, dal barbiere, con la testa reclinata sul lavabo, attendiamo che ci arrivi sulla testa la doccia tiepida. Lo si può notare tanto nel gif quanto in questo snapshot.

5) No, nel naso no!

Un’altra delle cose che hanno dato da pensare a me e a diversi lettori è il fatto che nel primo piano finale del secondo filmato la ragazza apparisse con le narici piene di sangue. Come era possibile far arrivare il “sangue” con tanta precisione all’interno del naso rovesciando il contenuto di un semplice contenitore, e nemmeno con modi tanto urbani? Semplice: infilandolo nelle narici con le dita! Se si fa scorrere al rallentatore il gif si vede molto chiaramente la mano di un’altra persona (che non è né Panahi, né Hejazi: forse il terzo “soccorritore”, quello della “respirazione”?) che si avvicina al naso di Neda per “sistemare” il “sangue” nelle narici. Ho estratto dal gif questi frame in cui la mano (quella cerchiata in rosso) è ben visibile:

gif1

gif2

gif3

gif4

Un’altra cosa: non posso metterci la mano sul fuoco, visto che la risoluzione del video è troppo scarsa per poterlo fare (c’è gente che già non vede il flacone di liquido, figuriamoci…) ma giurerei che la mano stringe qualcosa di simile a un cotton fioc per sistemare più agevolmente il liquido nelle narici.

6) Stai girando o no?

Tutta la riporesa del primo video sembra avere come fulcro dell’attenzione non la ragazza gemente e morente, ma l’operatore col telefonino. Avevo già postato queste immagini, in cui tanto Hejazi quanto la stessa moribonda guardano l’operatore per capire se la ripresa è già iniziata. Tipico errore degli attori in erba quello di fissare la camera al momento del ciak. Ma c’è un’altra cosa: in questa immagine si vede comparire un altro signore con un videofonino tra le mani. Si tratta quasi certamente di colui che ha ripreso il secondo video, quello col primo piano di Neda martire che ha fatto il giro dei cartelloni pro-Mousawi. Il tipo si trova proprio sulla verticale del volto di Neda e sta riprendendo le celebri immagini (che poi, per qualche motivo, verranno tagliate poco prima che il tipo della “respirazione bocca a bocca” si avvicini). Per capirlo si possono confrontare le due immagini (la seconda è tratta dal secondo video, ripreso proprio da sopra la spalla sinistra di Panahi). Fin qui la cosa sarebbe triste, ma non strana. Il mondo è pieno di cretini che riprendono col telefonino tutto ciò che trovano, moribondi compresi. La cosa strana però è un’altra: se guardate il video vi accorgerete che il terzo “soccorritore” si mette in posizione per “entrare in scena” (con le braccia aperte e le mani pronte ad afferrare il viso di Neda per la “respirazione bocca a bocca”), ma attende qualche secondo prima di regalarci la sua performance. Perché? Ovviamente per consentire al signore col telefonino di riprendere il celebre primo piano. Si sa, i feriti vanno soccorsi, ma non così in fretta da rovinare uno spettacolo in mondovisione. There’s no business like show business, come cantava Ethel Merman…

7) E.R.: medici alle prime armi

Inutile dire che nella crassa ignoranza delle procedure mediche d’emergenza in cui mi crogiolo non ho mai visto fare una respirazione bocca a bocca a un paziente con le vie respiratorie piene di sangue. Ma sono certo che qualcuno scriverà dicendo che si tratta di una procedura standard, consigliata da ogni manuale di pronto soccorso.

Per ora mi fermo qui perché non ce la faccio più a scrivere. Domani se riesco posto un pezzo su Coelho e Hejazi. Giuro che ci sono delle sorprese.

Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
LInk: http://blogghete.blog.dada.net/post/1207099806/NEDA%3A+UN+FALSO+PACCHIANO#more
30.06.2009

VEDI ANCHE: COMUNICAZIONI DI SERVIZIO

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