NECRO-CRAZIA (PARTE I)

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DI JEFF WELLS
Rigorous Intuition (v. 2.0)

“Nel corso della storia, altre nazioni erano impazzite. Altri movimenti erano stati negativi o avevano provato terribili magie. Ma nessuno perpetrò l’omicidio con una tale dedicata efficienza. L’orrore doveva essere stato diretto non tanto alla morte stessa, ma a qualche obbiettivo nascosto oltre la morte”.
— David Brin, The Life Eaters

Quando mi insegnavano storia alla scuola superiore, Atene era un analogo storico ideale per gli Stati Uniti. Entrambi erano considerati imperi casuali e, per la maggior parte, necessità benigne dei loro tempi pericolosi. (Per gli Stati Uniti, questo fu il periodo del loro cosiddetto potere morbido, anche se la sua applicazione lontano da casa spesso è stata percepita come terribilmente dura. Ma Mossadegh e Allende potrebbero parlarvene meglio). Secondo la mitologia auto-celebrante, la portata globale degli Stati Uniti è sempre stata democratica, e i suoi aspetti di estensione – le sue colonie, anche se non sarebbero mai chiamate così – venivano considerati territori dipendenti per scelta. Gli Ateniesi degli Stati Uniti erano percepiti come individui, e il loro esercito il campione della libertà individuale. A differenza dell’Impero del Male sovietico, i cui soggetti e le forze armate erano molto più comparabili ai severi ed indifferenziati Spartani.Ma in tempo di guerra, e in tempo di ri-mitizzazione della guerra, la produzione mitologica statunitense sottende un rifacimento radicale a favore di Sparta e dei 300 leonidi [1]. E’ uno storia troppo fascinosa per resistervi, perché, seppur si tratti d’un mito, sembra che per il bene della loro anima gli Stati Uniti debbano anche, almeno nella propria finzione, considerarsi come la parte oppressa. (Potreste forse notare qualcosa di questo nel gusto con cui alcuni sostenitori della guerra in Iraq raccontavano l’ “abbandono” degli Stati Uniti dai suoi alleati tradizionali e dalle Nazioni Unite. “Going it alone” [2] non si è mai sentito così bene).

Una nuova versione cinematografica della Battaglia delle Termopili, 300, sarà rilasciata il prossimo anno, e sembra proprio il biglietto per introdurre la leggenda di Sparta nella cultura popolare statunitense della guerra perpetua. E’ particolarmente appropriato, in quanto le armi persiane sono di nuovo il nemico percepito, e i pochi che le combattono sono i 150.000 di Rumsfeld [3] (Questo mi fa venire in mente: “nell’estate del 2001, quando le agenzie di sicurezza stavano regolarmente avvisando di un attacco catastrofico da Al Qaeda, l’ufficio di Rumsfeld sponsorizzò uno studio sugli antichi imperi – Macedonia, Roma, i Mongoli – per scoprire come mantenere il proprio dominio, secondo il New York Times“). Quest’ultima versione, la più estrema possibile, è basata sul lavoro del fumettista Frank Miller, autore dell’ammirabile Sin City, ma che è anche uno sfrenato propagandista per la sceneggiatura della Casa Bianca. Il suo prossimo progetto è Holy Terror, Batman!, in cui bin Laden prende di mira Gotham City e il Cavaliere Oscuro “prende a calci in culo al Qaeda”.

Talvolta una sconfitta ispiratrice, per un esercito e i suoi comandanti, vale più di una vittoria sicura, proprio come permettere ad un attacco di avere luogo può essere di maggior beneficio a lungo termine della sua prevenzione, e nel corso dei secoli il sangue di 300 soldati ha probabilmente alimentato migliaia di campagne. Forse, richiamando questo post, ci saranno alcuni degli stessi soldati, ancora e ancora. Il generale George Patton ne fu persuaso, ed egli era una sola persona, come reso cinematograficamente qui (“Pensavo in molte forme, molti nomi. Ma [ero] sempre io”).

A parte la reincarnazione, c’è una certa negromanzia qui, nel romantizzare le morti di persone che non ci sono più da molto, in modo da incitare i vivi ad unirsi a loro. Un simile lavoro fu compiuto con i 3.000 morti dell’11 settembre che, sebbene rappresentassero molte nazioni, dopo la morte divennero tutti in qualche modo degli alchemici Statunitensi. Non solo grazie alla direzione di scena, Ciak! Si gira!, che esibì il sacrificio non richiesto delle molte migliaia di persone ispirate ad arruolarsi, morire e soffrire dolorose ferite, ma anche grazie al loro sangue, considerato sufficiente per insabbiare quello dei 655.000, ed il fatto che che gli assassini in Iraq ed i loro sponsor godano ancora di un sonno tranquillo.

Chiamatelo come volete, ma è una qualche forte magia.

blank

Jeff Wells
Fonte: http://rigint.blogspot.com/
Link: http://rigint.blogspot.com/2006/10/necromocracy-part-one.html
14.10.2006

A proposito, questa potrebbe essere una vecchia notizia per alcuni, ma se ancora non avete guardato il documentario di quasi tre ore della BBC su Gladio e gli eserciti segreti fascisti della NATO, allora vi prego di farlo. Potete trovarlo in tre parti su Google Video. Il primo segmento stabilisce il contesto storico e il ruolo preminente giocato dal futuro mago della CIA James Angleton, e presenta interviste con William Colby e Licio Gelli; il secondo esamina l’attentato alla stazione di Bologna, e il terzo i massacri di Brabant e l’omicidio di Aldo Moro. Forse perché è un’altra produzione britannica di inizio anni ’90, o perché è una storia in gran parte sconosciuta in America del Nord, o perché William Colby appare in entrambi poco prima del suo probabile omicidio, ha una forte atmosfera da Conspiracy of Silence. E intendo nel senso più positivo possibile, riguardo la peggior verità possibile.

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da CARLO MARTINI

Note del traduttore:

[1] La Battaglia delle Termopili fu uno scontro tra i Persiani e un’allenza di città-stato greche, guidate dal re Leonida di Sparta. Alla fine, nel tentativo suicida di ritardare l’avanzata persiana, rimasero a combattere solo Leonida e 300 Spartani.
http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_delle_Termopili

[2] Penso che go it alone significhi, molto approssimativamente, qualcosa come “riprendi o continua qualche comportamento nonostante la mancanza di assistenza di altri che sarebbe stata in qualche modo preferibile”.
http://itre.cis.upenn.edu/~myl/languagelog/archives/002666.html

[3] 150.000 sono i soldati statunitensi impiegati in Iraq.

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