DI ADRIENNE WESTENFELD
esquire.com
L’opinione dell’autore di “The Black Swan” e di “Skin in the Game” su quella che è la vera libertà finanziaria
La gente chiede le mie previsioni sull’economia quando dovrebbe chiedermi che cosa ho nel mio portfolio. Non fate previsioni sugli avvenimenti futuri se siete fuori dalla portata delle loro conseguenze. In francese si usa la stessa parola per portafoglio e portfolio.
Io non ho mai, e dico mai, preso in prestito neanche un centesimo. Perciò, la mia posizione creditizia è pari a zero. Nessun prestito, nessun mutuo, nulla. Mai. Quando non avevo soldi, affittavo. Ho un’allergia al prestito e disprezzo la gente che si indebita, e non lo nascondo. Sono della stessa opinione dei Romani: i debitori non sono persone libere.
Ho in tasca euro, dollari e sterline inglesi. Quello che faccio con i miei soldi sono fatti miei. Ci sono poi quelli che dicono di darli in beneficenza, questo per me è assolutamente inaccettabile. Nessuno dovrebbe mai parlare in pubblico di un gesto caritatevole.
Sono della stessa opinione dei Romani: i debitori non sono persone libere.
Meglio perdere un fantastiliardo di occasioni che bruciarsi una volta. Questo l’ho imparato durante il mio primo lavoro, dai vecchi traders di una banca di New York che non esiste più. La maggior parte delle persone non sa come gestire l’incertezza. Si tengono alla larga dai piccoli rischi e, senza rendersene conto, accettano quello veramente grosso. Gli uomini d’affari di successo hanno un atteggiamento esattamente contrario. Commettete pure tutti gli errori che volete, fate solo in modo di essere ancora qui domani.
Non sprecate energie nelle contrattazioni, a meno che gli zeri non siano veramente tanti. Perdete pure le partitelle, ma risparmiate gli sforzi per quelle importanti.
Non c’è nulla di male ad avere torto, almeno fino a quando ne pagate voi il prezzo. Un venditore di auto usate parla bene, è convincente, ma, alla fine, ci guadagna anche se qualcuno, grazie ai suoi consigli, si fa del male. Un cacciaballe non è qualcuno che ha torto, è qualcuno che non paga per i suoi errori.
Oggi ci si “gioca meno la pelle” di cinquanta, o anche solo di vent’anni fa. Sempre più persone decidono i destini degli altri senza doverne pagare le conseguenze. “Pelle in gioco” significa assumersi i propri rischi. Vuol dire che, in tutte le professioni, chi prende delle decisioni non dovrebbe essere avulso dalle conseguenze di quelle stesse decisioni, punto. Se siete un riparatore di elicotteri, dovreste anche volare sugli elicotteri. Se decidete di invadere l’Iraq, tutti quelli che avevano votato a favore dovrebbero avere dei figli nell’esercito. E, se prendete decisioni in economia, se sbagliate, dovreste pagarne le conseguenze.
Il 98% degli Americani, idraulici, dentisti, guidatori di autobus, si gioca la pelle. Dobbiamo preoccuparci del 2%, degli intellettuali e dei politici che prendono le decisioni importanti, che non si giocano la pelle e che creano problemi a tutti gli altri. Trent’anni fa L’Assemblea Nazionale Francese era fatta di bottegai, contadini, medici, veterinari e avvocati di provincia, gente che conosceva la vita di tutti i giorni. Oggi è interamente composta da politici di professione, gente che ha praticamente divorziato dalla vita reale. In America va un po’ meglio, ma ci stiamo avviando nella stessa direzione.
Se decidete di invadere l’Iraq, tutti quelli che avevano votato a favore dovrebbero avere dei figli nell’esercito
I soldi non possono comprare la felicità, ma la mancanza di soldi può essere causa di infelicità. I soldi comprano la libertà: la libertà intellettuale, la libertà di scegliere per chi votare, di scegliere quello che si vuol fare professionalmente. Ma, il fatto di possedere quella che io chiamo una rendita “me ne frego di tutti” richiede grandi doti di disciplina. Un attimo dopo essere andati sotto di un centesimo avrete nuovamente perso la vostra libertà. Se sono i soldi a preoccuparvi, allora dovreste ristrutturarvi la vita.
I soldi che ho speso in modo migliore li ho spesi in libri. Le cose più stupide per cui ho speso soldi? Libri. E non riesco neanche a capire perché qualcuno dovrebbere spendere delle cifre per innalzare il proprio status sociale.
Se nessuno mi paga lo stipendio, non ho bisogno di autodefinirmi. Trovo arrogante etichettarmi come filosofo o intellettuale, perciò mi definisco “flaneur” (gentiluomo) e rifiuto tutti gli onori. Come disse una volta Catone, è meglio che mi chiedano perché non ho una statua in mio onore piuttosto che mi chiedano perché ne ho una.
Adrienne Westenfeld
Fonte: www.esquire.com
LInk https://www.esquire.com/lifestyle/money/a19181300/nassim-nicholas-taleb-money-advice/
20.04.2018
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARKUS
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