Mike Pompeo è il Segretario di Stato americano dei fratelli Koch

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DI DMITRIJ MININ

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Il successore di Rex Tillerson è adeguato sia per le forze armate che per il complesso militare-industriale

La sostituzione del Segretario di Stato americano Rex Tillerson con il direttore della CIA, Mike Pompeo, era prevedibile e tuttavia è stata una sorpresa: in effetti, già recentemente, il Presidente Trump ha affermato che nulla del genere sarebbe accaduto nel prossimo futuro. Gli esperti ipotizzano quale sia stata la goccia che ha fatto traboccare «il vaso della pazienza» del Capo della Casa Bianca. Si opina che abbiano rotto le relazioni a causa delle loro opinioni sulla responsabilità della Russia per l’assassinio in Gran Bretagna del defezionista Skripal’. Ed ecco che ciò è un’ovvia forzatura, perché entrambe le personalità parlano solo della loro disponibilità a sostenere Londra nelle sue valutazioni, e sono restii a presentare sentenza definitiva. Più vicini alla sostanza sono quelli che testimoniano i dissidi tra il Segretario di Stato e il Presidente su una vasta gamma di questioni di politica estera – dai programmi nucleari dell’Iran e della Corea del Nord agli accordi di Parigi sul clima.

Tillerson, di regola, assumeva una posizione più moderata, fatta esclusione forse dei rapporti con la Russia, per i quali, come a giustificarsi per il premio che aveva ricevuto da Mosca per la cooperazione petrolifera, interveniva nello schieramento dei falchi. Tuttavia, appariva poco chiaro che questa fosse la causa di qualsiasi dispiacere del Presidente. Di ancora più serio fastidio, nell’interazione tra Trump e il Segretario di Stato, è stato il boicottaggio, piuttosto persistente, della decisione annunciata da ultimo, da parte americana, di trasferire la propria ambasciata in Israele, da Tel Aviv a Gerusalemme. Il massimo che Tillerson ha fatto finora è stato l’annuncio della realizzazione di un’operazione di rinnovo e riqualificazione, presso il Consolato Generale Americano a Gerusalemme, minando così il prestigio del «Ministro degli Esteri ombra» americano e del genero del Presidente, J. Kushner, e allo stesso tempo del suocero di Kushner. Inoltre, le dimissioni di Tillerson potrebbero essere un presagio delle intenzioni di Trump nel dichiarare nel prossimo futuro una via d’uscita dall’accordo nucleare con Teheran.

Tuttavia, dietro tutti questi dissidi si celano profonde contraddizioni tra le realtà imprenditoriali rappresentate da Tillerson e quelle che fanno riferimento a Trump. Come ex direttore esecutivo di ExxonMobil, il Segretario di Stato in pensione ha difeso gli interessi di quella parte di business americano che ha già messo radici in Medio Oriente e che non è interessata ad un peggioramento ulteriore delle relazioni con il mondo islamico. Allo stesso tempo, la scelta del Capo della Casa Bianca del nuovo Direttore del Dipartimento di Stato, nella persona di Mike Pompeo, mostra chiaramente chi brama alla nuova spartizione delle sfere di influenza economica nella zona e al rafforzamento dell’infrastruttura militare statunitense in essa.

Mike Pompeo ha dato ampiamente prova di essere una creatura dei fratelli David e Charles Koch, co-proprietari della più grande società privata d’America, la Koch Industries (i guadagni per il 2017 ammontavano a 100 miliardi di Dollari, il numero di dipendenti superiore a 120 mila persone). I fratelli sono noti per i loro punti di vista ultra-conservatori, per il sostegno a movimenti corrispondenti (come il «Tea Party Movement») e per un livello eccezionalmente alto di «sponsorizzazione politica». Le loro elargizioni annuali per «attività sociale» ammontano a decine di milioni di Dollari. Per questa famiglia, il concetto di «oligarchi», spesso rivolto dai media americani in riferimento ad altri, è pienamente applicabile.

David e Charles Koch

Il loro campo di attività riguarda principalmente la raffinazione del petrolio, nonché la costruzione e l’esercizio delle condutture. Avendo una vasta rete di filiali e vasti investimenti all’estero, i fratelli Koch fino a poco tempo fa avevano scarsa presenza in Medio Oriente, regione chiave per le loro attività.

Schema delle società e delle imprese dei fratelli Koch al di fuori degli USA

E solo ora hanno l’opportunità di «rimaneggiare» nel luogo, in modo nuovo, tutte le carte ed estromettere i loro concorrenti tradizionali. Pompeo è strettamente associato ai fratelli sin dalla fondazione di una grande azienda per la produzione e la manutenzione delle attrezzature per la produzione di petrolio, la Sentry International, che ha sede nella per loro fondamentale città di Wichita, nel Kansas. Lui, in particolare, fino all’ultimo momento era membro del consiglio di amministrazione del Kansas Policy Institute, centro informativo-analitico dello schieramento dei conservatori, fondato dai fratelli. Con il sostegno finanziario della famiglia Koch nel 2010, Pompeo ha condotto la campagna per la sua elezione alla Camera dei rappresentanti del Congresso, dove ha sufficientemente salvaguardato le loro opinioni e interessi. Prima nel comitato dell’energia e del commercio, e poi nel comitato speciale per l’intelligence. Tra i colleghi, ha ricevuto il soprannome «Congressman dei fratelli Koch». Durante la sua permanenza al Congresso, Pompeo ha ricevuto legalmente, dalla famiglia Koch, 375.500 Dollari. Dopo tutto, tali connessioni dei politici statunitensi sono proprio bizzarre da non essere indagate dai pubblici ministeri americani, tranne una – la comunicazione con i grandi affari! A favore dei suoi sostenitori, il candidato a Segretario di Stato, ad esempio, ha fatto pressione per le leggi di diminuzione dei provvedimenti normativi nei confronti delle compagnie petrolifere e del gas, nonché per il blocco delle agevolazioni fiscali per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Basti dire che il capo dello staff di Pompeo nel Congresso era l’avvocato corporativo della Koch Industries, Mark Chenoweth. E nel 2012, Pompeo ha persino scritto per Politico un articolo dal titolo dal carattere forte «Stop Harassing the Koch Brothers».

Per questa famiglia, Pompeo è un affermato promotore degli interessi che la coinvolgono, il quale per tale fatto ha proprio forti legami con le forze di sicurezza, ed è una figura ideale nel nuovo incarico. Il successore di Rex Tillerson è adeguato sia per le forze armate che per il complesso militare-industriale. Nel 1986, ha concluso l’accademia militare di West Point, come primo per profitto tra i diplomati. Per tre anni ha comandato un plotone di carri armati della 4a divisione di fanteria nel trilatero dei confini della Repubblica Federale Tedesca, della DDR e della Cecoslovacchia, osservando direttamente «il nemico» da quella parte della cortina di ferro. Nel 1991, si è dimesso dall’esercito, avendo considerato, ovviamente, che nelle nuove coordinate geopolitiche la carriera militare mancava di senso pieno. Anche se ha prestato servizio per un po’ di tempo, «primo tra i diplomati» di West Point con la sua speciale «fratellanza d’onore», raccomandazione convincente anche per il Capo del Pentagono, il generale Mattis, e per l’aiutante alla sicurezza nazionale del generale McMaster. Pompeo ha confermato le sue abilità, concludendo con lode la più autorevole scuola dal punto di vista della giurisprudenza dell’Università di Harvard (Harvard Law School), dove anche è stato redattore della pubblicazione Harvard Law Review. Tuttavia, questo gli sembrava poco. Dal momento che Pompeo si è avvicinato ai fratelli Koch, lui con i suoi compagni ha fondato, secondo il piano di collaborazione con il complesso militare-industriale, la società aerospaziale Thayer Aerospace con 400 persone come numero totale di dipendenti.

Gli esperti collocano univocamente Mike Pompeo nel novero dei falchi. La sua posizione si distingue per particolare intransigenza nei confronti dell’Iran, contro il quale ha invocato l’uso della forza militare già nel 2014. Già incaricato come Direttore della CIA, alla fine del 2017, ha messo l’Iran e lo «Stato islamico» [in Russia questa organizzazione terroristica è bandita] sullo stesso piano. È facile presumere che Pompeo sosterrà l’uscita promessa da Trump dall’accordo nucleare con l’Iran, al quale Tillerson, in tutta franchezza, si è opposto.

Ugualmente rigide sono le opinioni di Pompeo su ciò che sta accadendo in Siria. Ha ripetutamente affermato che non può immaginare una «Siria stabile» con Bashar Assad al potere. Il processo di riconciliazione nazionale e la cessazione delle ostilità in questo Paese è stato definito dal candidato a Segretario di Stato solo «uno stratagemma degli ayatollah e di Vladimir Putin». Si è anche convinto che scambiare con la Russia informazioni di intelligence sulla Siria è un’«idea dannosa», poiché la Russia può usare queste informazioni per infliggere danni agli Stati Uniti e colpire i distaccamenti siriani fedeli a Washington. Pompeo, non proprio all’unisono con il Capo della Casa Bianca, ha dichiarato addirittura che «l’ingerenza della Russia» nella vita politica degli Stati Uniti non era cosa sporadica, che era una “costante minaccia” esistente già «da molti anni».

In generale, «il mix pericoloso dei falchi», tra ex e attuali, facenti parte delle forze armate a capo delle strutture di forza e della politica estera degli Stati Uniti, ancora predisposti all’espansione nel Medio Oriente, può essere causa di ulteriore destabilizzazione di questa che è l’area più esplosiva della Terra, come anche del mondo in generale. Rimane la speranza che il caratteristico pragmatismo che si configura come professionale e militare li costringa a essere guidati ancora prima di tutto dal buon senso, piuttosto che dalle chimere della geopolitica e dell’ideologia. Bene, bisogna sperare che il Presidente Trump mostri abbastanza volontà, affinché le «teste calde» del suo entourage non spingano l’America in avventure pericolose per tutti.

 

DMITRIJ MININ

Fonte: www.fondsk.ru

Link: https://www.fondsk.ru/news/2018/03/14/majk-pompeo-gossekretar-ssha-ot-bratev-koch-45767.html

14/03/2018

 

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88

 

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