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È coinvolta anche la Lombardia, e purtroppo ricopre un ruolo centrale, nella maxi operazione anti-pedopornografia online partita dal Sud Italia, che ha portato alla scoperta di un archivio degli orrori con 28.000 immagini e 8.000 video riguardanti minori.
Su tutto il territorio nazionale sono state eseguite dalla Polizia più di cento perquisizioni: la vasta indagine è stata condotta a carico di svariati soggetti che utilizzavano social network per scambiare materiale, anche in ambito internazionale. Le indagine, partite più di un anno fa dalla Polizia Postale di Reggio Calabria sotto la direzione della Procura della Repubblica Distrettuale di Catanzaro, guidate dal Procuratore Capo dott. Nicola Gratteri, e con il coordinamento del Procuratore Aggiunto dott. Giancarlo Novelli, trovano origine nelle segnalazioni di carattere internazionale recepite dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni nell’ambito del coordinamento svolto in tale materia.
Pedopornografia: arresti e perquisizioni
Gli upload del materiale illecito riguardavano minori abusati o vittima di violenze, la maggior parte dei quali in tenera età e, in alcuni casi, anche neonati. Da qui è stata sviluppata dagli investigatori l’articolata indagine, che, anche grazie alla precisione nella conduzione di accertamenti informatici, ha consentito di dare una identità agli username utilizzati in rete dai 119 indagati, deferiti all’Autorità Giudiziaria e destinatari di altrettanti decreti di perquisizione personale, locale ed informatica emessi dal Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Catanzaro, dott. Saverio Sapia, la cui esecuzione, grazie alla preziosa collaborazione degli altri Uffici territoriali della Postale, si è distribuita in 16 diverse regioni e 60 province, con maggiore incidenza in Lombardia, Piemonte e Veneto, aree geografiche nelle quali risiedono quasi la metà dei soggetti attinti da provvedimenti.
In più di 80 casi, durante le perquisizioni informatiche condotte sui dispositivi in uso agli indagati, sono stati rinvenuti gli account utilizzati per le richieste di materiale illecito, consentendo agli operatori di isolare, in prima battuta, la presenza di circa 28.000 immagini e 8.000 video a carattere pedopornografico e di sequestrare più di 230 dispositivi informatici di varia natura (cellulari, tablet, hard disk, pen drive, computer, cloud, account email e profili social associati). In tre di questi casi, l’ingente quantitativo di media pedopornografici rinvenuti ha fatto scattare l’arresto in flagranza di reato dei responsabili, residenti nelle Province di Imperia, Pistoia e Reggio Calabria.
Coinvolti studenti, impiegati, militari e pensionati
Gli altri soggetti, denunciati a piede libero, abbracciano un’ampia forbice anagrafica, compresa tra i 18 e i 72 anni, circostanza che, unita alla dislocazione in diversi contesti sociali, mette in risalto l’assoluta trasversalità del fenomeno criminale, che ricomprende professionisti studenti, disoccupati, pensionati, impiegati privati e pubblici, compresi militari, un appartenente alle Forze di Polizia e una guardia giurata.
Come spesso accade nelle operazioni di contrasto a questo orrore che coinvolge ragazzini e bambini indifesi, fondamentali sono state le segnalazioni arrivate alle forze dell’ordine attraverso un circuito internazionale di cooperazione, che coinvolge anche associazioni non governative, gestite dal Servizio Centrale dal Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online.
Fonte: https://www.bresciatoday.it/attualita/pedopornografia.html
Pubblicato il 18.03.2021