MALGRADO I SUOI CRIMINI, WASHINGTON SI PONE COME MODELLO

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blankPer promuovere le proprie azioni, Washington deve per forza descrivere gli Stati Uniti come la patria dei Diritti dell’uomo e della democrazia. Quest’immagine continua ad impregnare la rappresentazione di questo Stato in una stampa atlantica che resta affascinata dall’illusione della “grande democrazia” Usa. Una rappresentazione che perdura, malgrado l’accumularsi di rapporti che dimostrano che, oggi, nessuno Stato pratica altrettanto la tortura. Salim Lamrani dimostra che, oggi, è ben difficile credere ai media quando “scoprono” la tortura come un fenomeno nuovo. (Voltaire Net)

DI SALIM LAMRANI

Dal 16 gennaio 2006, la sezione per gli interessi nord-americani a L’Avana (SINA) diffonde, in nome dei “diritti umani”, messaggi politici alla popolazione cubana per mezzo di un enorme schermo luminoso. Il pannello luminoso osa anche trasmettere, nel tempo degli scandali di Abu Ghraib, di Guantanamo e delle prigioni segrete, l’articolo della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che sancisce che nessun uomo dovrebbe essere sottoposto a tortura.Le foto pubblicate sulla stampa internazionale riguardanti le sevizie commesse nella prigione di Abu Ghraib non sono che la punta dell’iceberg. In effetti, il Pentagono ha deciso di mantenere segreti 1.325 documenti, foto e video di atti di tortura, stupri e assassini di detenuti iracheni, specialmente donne ed adolescenti, realizzati fra il 18 ottobre 2003 ed il 30 dicembre 2003. Il rapporto, steso dall’agente speciale James E. Seigmund, riguardo questo materiale non reso pubblico, testimonia 600 aggressioni sessuali, 93 video che mostrano prigionieri torturati e 547 immagini di detenuti morti in prigione [1].

Il Pentagono, insieme al Tribunale Supremo Federale, ha giustificato la sua decisione di non divulgare i documenti, argomentando, con un’ipocrisia monumentale, la necessità di “proteggere l’intimità dei detenuti iracheni di Abu Ghraib”. Nel settembre 2005, allorché un Giudice ha ordinato la pubblicazione del materiale, il Dipartimento della Difesa è rimasto sulle sue posizioni, evocando, stavolta, la necessità di non mettere in pericolo la vita dei militari responsabili degli atti di barbarie. Secondo la Croce Rossa, fra il 75 e il 90% dei prigionieri iracheni sono rilasciati alla fine di molti mesi di calvario senza che alcun indizio sia accertato contro di loro [2].

L’organizzazione internazionale Human Rights Watch (HRW) ha condannato il doppio standard applicato dagli Stati Uniti sulla questione dei diritti umani. “Questa amministrazione ha dimostrato un disprezzo per i valori giuridici universali. Gli Stati Uniti non hanno alcun problema a vedere la pagliuzza nell’occhio del vicino e non scoprire la trave nel proprio quando si tratta di emettere delle critiche sulle violazioni dei diritti umani“ ha dichiarato Josè Miguel Vivano, direttore esecutivo per le Americhe di HRW. Secondo quest’ultimo, le sevizie e i trattamenti degradanti commessi dalle forze statunitensi contro i prigionieri, in nome della guerra contro il terrorismo, costituiscono la più grande violazione del diritto internazionale della storia [3].

Il rappresentante dell’organizzazione internazionale ha ugualmente biasimato la detenzione illegale e senza processo di molte centinaia di individui di diverse nazionalità sospettati di terrorismo, così come gli omicidi commessi in Afghanistan, Iraq e nelle prigioni segrete d’Europa fra il 2002 ed il 2005. “Questi prigionieri sono deceduti allorché erano detenuti dalle forze di sicurezza nord-americane e pressoché un terzo di essi (….) sono il risultato di omicidi(….) ed i responsabili non sono stati ancora assicurati alla giustizia” ha sottolineato [4].

[La bandiera della giustizia]

Anche il fedele Parlamento Europeo, dominato dalla destra e grande alleato degli Stati Uniti, ha pubblicato, il 16 febbraio 2006, una risoluzione che esige la chiusura del centro di detenzione di Guantanamo. “Tutti i prigionieri devono ricevere un trattamento conforme alla legislazione umanitaria internazionale ed essere giudicati nel termine più breve possibile (….) da un tribunale competente, indipendente e imparziale” afferma la dichiarazione, che “condanna tutte le forme di tortura e di cattivo trattamento e ribadisce la necessità di rispettare il Diritto internazionale”

Allo stesso modo, il responsabile del rapporto speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Manfred Nowak, nell’Unione Europea, che si è resa complice del servizi commissionati dalla CIA permettendo i voli nel suo spazio aereo, si è unito alla richiesta di esigere dagli Stati Uniti la chiusura definitiva della prigione di Guantanamo. “E’ importante che l’Unione Europea interpreti il suo ruolo per convincere gli Stati Uniti che i suoi argomenti giuridici per mantenere queste persone in detenzione senza accusa non sono accettabili dal punto di vista del Diritto Internazionale” ha notato [5].

Il signor Nowak ha condannato con uguale severità certi paesi europei quali il Regno Unito e la Svezia per aver estradato dei sospetti verso paesi che praticano la tortura. Quanto alle prigioni segrete, l’incaricato del rapporto speciale ha affermato che “il mantenimento di siti segreti di detenzione significa che persone sono scomparse, sono state mantenute senza alcun contatto con il mondo esterno, e sono, per conseguenza, più vulnerabili alla tortura”, aggiungendo che la sparizione costituiva “una delle peggiori violazioni dei diritti umani” [6].

Le prigioni di Guantanamo e di Abu Ghraib , che hanno ricevuto una copertiura mediatica internazionale in ragione dei sinistri abusi commessi contro degli individui, non sono, allo stesso tempo, i peggiori centri di detenzione statunitensi. In effetti, circa 500 prigionieri sono trattenuti senza termine nella base aerea di Bagram, a nord di Kabul, in Afghanistan. Alcuni sono rinchiusi in gabbie da più di tre anni, senza che alcuna accusa sia stata mossa verso di loro e senza contatti con un avvocato (contrariamente ai detenuti di Guantanamo). Allorché delle visite scrupolosamente inquadrate sono organizzate sulla base navale cubana occupata dagli Stati Uniti, la prigione di Bagram è stata tenuta segreta dopo la sua creazione nel 2002. Le autorità militari rifiutano sempre di pubblicare i nomi dei prigionieri e non permettono alcuna visita eccetto quelle della Croce Rossa.

Secondo il signor Clive Stafford Smith, avvocato britannico che rappresenta 40 detenuti di Guantanamo che sono passati da Bagram, molti prigionieri della base afghana sono stati rimessi a Paesi terzi per esservi torturati e molti di essi “sono spariti”. “Se pensa che delle persone abbiano subito dei trattamenti crudeli a Guantanamo, non è nulla a confronto con quello che succede altrove”, ha sottolineato. “Uno dei miei clienti si chiama Binyam Mohammed. E’ stato portato in Marocco. Abbiamo i numeri del volo. Abbiamo anche i nomi dei soldati che erano a bordo del velivolo. E’ stato torturato per 18 mesi. Gli si è inciso il pene con una lama di rasoio, buon Dio! E adesso, l’armata statunitense lo sta giudicando a Guantanamo. (….) Gli si è fatto confessare che aveva cenato con Khalid Sheik Mohammed, Ramsey Bin Al-Sahid,Abu Zubaydah, Sheik Al-Libbi, e Josè Padilla, tutti insieme, il tre aprile 2002, in Pakistan. Il problema è che due di essi, Abu Zubaydah e Sheik All-Libbi, erano detenuti per mano dei soldati americani in quella data.(….) Hassin Bin Attash, un giovane di 17 anni, è stato portato in Giordania e torturato per 16 mesi. E la lista è ancora lunga”, ha riportato [8].

Secondo Michael Ratner, avvocato statunitense che rappresenta in modo adeguato i detenuti nella base cubana e presidente del Centro per i diritti costituzionali (Center for Constitutional Rights), i sospetti sono inviati a Bagram, perché non hanno alcuna esistenza giuridica. Nel giugno 2004, la Corte Suprema statunitense ha intimato all’amministrazione Bush di presentare le persone detenute a Guantanamo davanti un Tribunale. Secondo Ratner, la risposta della Casa Bianca è stata di inviare le persone a Bagram, tra l’altro. “Nessuna corte, nessun avvocato, nessuno ha il diritto di far visita a qualcuno a Bagram (e gli Stati Uniti) hanno istallato camere di tortura in tutto il mondo”, si è lamentati [9].

Dal canto suo, Amnesty International (AI) ha reso un rapporto sconfortante sulla detenzione e la tortura in Iraq. “Numerosi casi di tortura e di cattivi trattamenti (….) sono stati riportati(….). Le vittime sono state sottoposte, fra gli altri metodi, a scariche elettriche o sono state picchiate con cavi elettrici” ha dichiarato l’organizzazione [10].

Malgrado la condanna internazionale delle flagranti violazioni dei diritti dell’uomo commesse in nome della guerra contro il terrorismo, Washington non esita a pubblicare il suo rapporto annuale sui diritti dell’uomo nel mondo, in cui, evidentemente, l’unico paese non nominato sono gli Stati Uniti. Ancora, sul continente americano, le nazioni che rifiutano di rientrare nei ranghi del neoliberalismo, quali Cuba ed il Venezuela, sono stigmatizzate. C’è da scommettere che la Bolivia di Evo Morales farà parte dei paesi “violatori dei diritti umani” nel prossimo rapporto del Dipartimento di Stato del 2007 [11].

Quindi, non è affatto sorprendente vedere l’ambasciatore John Bolton votare contro la creazione del Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, che rimpiazzerà la Commissione dei diritti dell’uomo, discreditata per il suo trattamento parziale di questo tema. Nel 2005, per esempio, la Commissione aveva rifiutato l’apertura di un’inchiesta sugli abusi di Guantanamo, adottando una risoluzione contro Cuba. Gli Stati Uniti si sono di nuovo isolati, in seno alla comunità internazionale. In effetti, il nuovo Consiglio è stato approvato da 170 paesi e solo tre nazioni si sono allineate sulla posizione dell’amministrazione Bush (Israele, Isole Marshall e Palau).

Non è la prima volta che Washington rifiuta di aderire ad uno strumento internazionale sui diritti dell’uomo. Gli Stati Uniti si sono opposti al Patto Internazionale dei diritti economici, sociali e culturali ed ai due protocolli del patto dei diritti civili e politici. Hanno ugualmente rigettato la convenzione contro l’Apartheid; la convenzione sulla non prescrizione dei crimini di guerra e di lesa umanità. La convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro la donna; la convenzione sulla soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione; la convenzione per lo statuto dei rifugiati; la convenzione sui diritti dei lavoratori emigranti e le loro famiglie, al convenzione di Ottawa del 1997 sulle mine antiuomo; la convenzione sui diritti dell’infanzia; la corte penale internazionale e 158 convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIT).

Salimi Lamrani

Ricercatore francese all’Università Denis Diderot (Paris VII), specialista in relazioni fra Cuba e gli Stati Uniti. Ultima opera pubblicata: Washington contro Cuba: mezzo secolo di terrorismo e l’affare dei Cinque – Edizione Le Temps des Cerises.

Fonte: http://www.voltairenet.org
Link: http://www.voltairenet.org/article137426.html
30.03.2006

Traduzione dall’inglese di GIORGIA per www.comedonchisciotte.org

Note

1] Carlos Varea, « El Pentágono oculta más de mil documentos e imágenes sobre torturas y asesinatos en Abu Ghraib » , Granma, 23 febbario 2006. (sito consultato il 24 febbraio 2006).

[2] Ibid.

[3] Agencia Bolivaria de Noticias, «Human Rights Watch condenó doble rasero de EEUU en derechos humanos», 24 febbraio 2006.

[4] Ibid.

[5] Parlamento europeo, «Risoluzione del Parlamento Europeo su Guantánamo», 16 febbraio 2006.

[6] Granma, «ONU pide a UE pida a EE.UU. cerrar cárcel de Guantánamo», 17 marzo 2006. (sito consultato il 18 marzo 2006).

[7] Ibid.

[8] Tim Golden & Eric Schmitt, «A Growing Afghan Prison Rivals Bleak Guantánamo», The New York Times, 26 febbraio 2006, p. 1.

[9] Democracy Now, «‘Worse’ Than Guantanamo: U.S. Expands Secretive Prison Inside Bagram Air Base in Afghanistan», 27 febbraio 2006.

[10] Ibid.

[11] Amnesty International, «Beyond Abu Ghraib: Detention and Torture in Iraq», 6 marzo 2006. (sito consultato il 7 marzo 2006).

[12] El Nuevo Herald, «Cuatro países latinoamericanos bajo observación en DDHH», 8 mars 2006.

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