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La Redazione

 

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Maggioranze bulgare in piazza plebiscito

Le elezioni comunali in Italia: un'operazione di legittimazione del regime covidista
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A cura di Moravagine
Il 3 Ottobre 2021
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Di Moravagine per Comedonchisciotte.org

 

Dal punto di vista del programma, oggi, il PD è il partito di che cosa? Se un cittadino mi domanda quali sono le proposte di fondo del partito, io non so che rispondere. (Vincenzo De Luca, presidente della Campania ed esponente del PD)

Se a misurarsi nelle urne sono una candidatura di sinistra e un’altra sostenuta dalla destra, la scelta dev’essere netta: si vota la candidatura espressione della sinistra e ci si batte per sconfiggere la destra e i suoi valori regressivi sul fronte della libertà e dei diritti.  (Gianni Cuperlo, ex deputato ed esponente critico e inquieto del PD)

Il 3 e il 4 ottobre si vota per il futuro di Bologna, un voto importante in cui i nostri avversari non sono soltanto le destre nazionaliste, ma anche tanta indifferenza, specie tra le nostre generazioni, dove si pensa un po’ che magari votare non cambi nulla, e invece il motivo per cui tante e tanti di noi si sono messi in gioco è che che se non ci occupiamo noi della politica, la politica si occuperà comunque di noi e altri, insomma, prenderanno scelte che si misureranno comunque anche sulla nostra pelle. Quindi è importante andare a votare, è importante scegliere, anche perchè saranno cinque anni decisivi per capire se riusciremo a uscire da sinistra da questa pandemia. (Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia-Romagna ed esponente di “Emilia-Romagna Coraggiosa, Ecologista e Progressista”).

I voti della destra li prendo io. (Carlo Calenda, ex ministro dello sviluppo economico ed esponente di Azione)

Ogni voto per la Lega conta. (Matteo Salvini, ex ministro dell’interno ed  esponente della Lega)

Tamponi gratis a tutti! (Gianluigi Paragone, senatore ed esponente di Italexit)

Noi non facciamo promesse, assumiamo impegni. (Giuseppe Conte, ex presidente del consiglio ed esponente del Movimento 5 stelle)

Unisciti alla nostra rivoluzione gentile! (Isabella Conti, “sindaca” di San Lazzaro di Savena (Bo) ed esponente di Italia Viva)

 

Joe Biden sarebbe stato il candidato più votato nella storia delle elezioni presidenziali americane: coi suoi 81 milioni di voti (ufficiali) avrebbe surclassato pure il baraccone Obama. Il fatto che un uomo palesemente affetto da demenza senile ed incapace di sostenere qualsivoglia dibattito sia stato eletto a furor di popolo “uomo più potente del mondo” attesta l’avanzatissimo stato di putrefazione della cosiddetta “democrazia” e delle sue fraudolente liturgie. Due grandi paesi hanno di recente ospitato questo teatrino di grafici, simbolini e burattini: la Russia e la Germania. In Russia, come è d’uopo da almeno vent’anni, il partito putinista Russia Unita è stato accusato di pesanti brogli elettronici, di aver cioè abusato di questa procedura per manipolare i risultati a proprio vantaggio: esattamente quel che è stato fatto negli Stati Uniti, in modo sfacciato e persino grossolano,  per far sì che il candidato “giusto” avesse la giusta quantità di voti. I russi su queste cose sono avanti: pare che la buonanima di Stalin avesse già detto, in tempi non sospetti, che non conta chi vota, ma chi conta i voti.                      I tedeschi, tuttavia, li hanno superati insinuando il sospetto che non vi sia alcun conteggio: venerdì scorso, a due giorni dall’apertura dei seggi, durante la trasmissione di un quiz sul canale televisivo pubblico ARD è apparso per pochi secondi in sovraimpressione un “banner” con i risultati dei diversi partiti. Inutile aggiungere che le percentuali attribuite alle forze politiche in quello che il conduttore ha derubricato come “incidente tecnico” sono state (quasi) identiche a quelle risultanti dopo lo spoglio delle schede.

Liste ciniche

In Italia non si tengono le epocali elezioni politiche, ma le più prosaiche elezioni comunali, oltre alle regionali in Calabria.Ciò nonostante, e come ricordano sempre i professionisti dell’informazione, si tratta comunque di un test “politico”, essendo chiamati alle urne i cittadini delle più popolose città italiane, fra le quali Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna eTrieste. I codiddetti “temi caldi dell’attualità”, tuttavia, cioè l’istituzione del lasciapassare verde con annesso stupro delle residue libertà costituzionali, restano fuori dalla campagna elettorale. Tutto il campionario di obblighi, divieti e fregnacce relativo alla tremenda “emergenza sanitaria”  é ormai patrimonio comune. Qualcuno, a dire il vero, ha provato a sollevare qualche sopracciglio, ma gli hanno presto sguinzagliato contro la solita cagnara e lo hanno messo alla gogna accusandolo del più irredimibile dei peccati: “flirtare coi no vax”. Il segretario del partito-regime, il francofilo Enrico Letta, aveva già detto tutto due mesi fa, quando aveva chiesto agli alleati di governo un “patto” affinché “tutti i candidati alle amministrative abbiano ottemperato gli obblighi vaccinali” come, ça va sans dire, ha fatto il PD coi suoi aspiranti consiglieri comunali.

Non si voterà solo nei capoluoghi, ma anche nei mille campanili che “fanno” l’Italia profonda, nelle varie Cazzate sul Lambro e San Laido sul Tronto, ed è li che si misurerà il consenso del regime covidista. I più zelanti applicatori di confinamenti oltranzisti e tamponamenti a tappeto si annoverano infatti fra sindaci e assessori di comuni minuscoli, laddove ci si potrebbe aspettare un rapporto più diretto fra amministratori e cittadinanza. Ebbene, se tutta questa farsaccia di carte e matite avesse un senso, costoro dovrebbero essere sonoramente trombati dai propri concittadini vessati e terrorizzati. Verranno invece rieletti con le proverbiali “maggioranze bulgare” ,e più si saranno comportati da signorotti medievali e da dittatori da operetta più voti potranno contare nelle sacre urne, come insegna il loro nume tutelare, quell’autentico campione della democrazia che porta il nome di Don Vincenzo De Luca.

Il panorama delle liste e dei candidati è raccapricciante: una via di mezzo fra un bestiario e uno stupidario. Fra le più inquietanti (e al contempo grottesche) “formazioni politiche” spiccano i “Liberisti italiani” (presenti nella capitale  con un loro candidato), “Roma Futura Femminista Egualitaria Ecologista” (pilastro della coalizione  “progressista” che sostiene il compagno Gualtieri), “Milano in salute” (lista che appoggia Beppe Sala proponendo di istituire i “Salute days” e di trasformare le scuole in centri vaccinali), “ConTe per Savona” (unica lista che porta il nome del rimpianto premier: i sondaggi la danno al 66,6%).  Fa il suo esordio pure il Partito Gay LGBTQ+: a Milano e a Roma esprime un suo candidato, a Torino dà vita ad una microcoalizione con il Partito Animalista e a Napoli appoggia un volto nuovo della politica: il munnezzofilo Antonio Bassolino. Difficile che fra qualche settimana ci si ricordi di loro, nonostante le nobili intenzioni. Uno che invece lascerà il segno è l’uomoblank ritratto nella foto a fianco, il futuro sindaco di Bologna Matteo Lepore, autentica incarnazione del “piddismo”. Se tutto va come deve andare, fra qualche anno ritroveremo  la sua mascherina rosa su ben altri palcoscenici.

 

 

L’importante è partecipare

Il copione scritto dagli sceneggiatori al soldo dei Padroni del Discorso prevede che queste elezioni sanciscano un plebiscito per il governo di Sua Maestà il Drago, premiando le forze più allineate (PD e frattaglie) e penalizzando le più “critiche”.              In questa cornice vanno interpretati gli “scandali” che hanno colpito, come sempre a pochi giorni o ore dalle urne, la Lega e Fratelli d’Italia. Nel primo caso è stata resa pubblica, ad un mese e mezzo di distanza, la storiaccia di droga e di puttani che ha visto protagonista Luca Morisi, l’ex “guru social” di Salvini, colpendo, ove mai ce ne fosse bisogno, proprio quest’ultimo, la cui parabola pare giunta al termine non essendo più funzionale alla nuova fase che si va aprendo. Si chiuderà così la storia politica di questo tristo figuro, un mediocre guitto da avanspettacolo di cui si ricorderanno i clamorosi autogol (vedi caduta del Conte I) e la sincera passione per le stronzate. Si riscalda intanto dietro le quinte il successore designato per il “nuovo corso” della Lega “responsabile”: il covista telegenico Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli- Venezia Giulia. La Melonessa, invece , (che poi sarebbe il “capo dell’opposizione”) è stata colpita attraverso l’eurodeputato Carlo Fidanza, incastrato dai segugi dell’informazione libera di Fanpage come nazista antisemita riciclatore di soldi sporchi. Insomma, al cosiddetto “centro-destra” tocca, a questo giro, la parte di quello che le prende. I candidati centrodestristi a Roma e Milano, Michetti e Bernardo, sono stati dipinti come incapaci sprovveduti e mollati al loro destino di figuranti anche dai partiti che li sostengono. Paolo Damilano, aspirante sindaco di Torino, si è prima vaccinato in onor di telecamere ribadendo la sua fiducia nella Scienza (appena l’8 settembre scorso) per poi essere costretto ad interrompere la campagna elettorale per un malore per il quale è categoricamente esclusa ogni correlazione con la puntura. A Catello Maresca, magistrato candidato a Napoli, hanno azzoppato la coalizione escludendo dalle elezioni due liste, di cui una espressione della Lega. Insomma, comunque vada vincerà il Drago, comunque vada vincerà il Male, comunque vada vincerà il PD.

Il trappolone

Le elezioni del 2021 (peraltro posticipate rispetto alle date previste a causa della terribile pandemia) ricordano molto lo scenario del 2020, quando si tenne il famigerato referendum sul taglio dei parlamentari. Oggi come allora, il regime covidista cerca una formale e simbolica legittimazione attraverso un plebiscito elettorale, oltre ad un ulteriore pretesto per poter chiudere tutto e tutti nell’autunno riscaldato che ci aspetta. A proposito di referendum, poi, il pensiero corre alla proposta di sottoporre a plebiscito pure l’istituzione del lasciapassare verde. Sarebbe, chiaramente, una iattura. La gang di famelici camerieri che sta demolendo l’Italia otterrebbe un fragoroso via libera al suo piano criminale. Non ci sarebbe neanche bisogno di brogli o minacce più o meno velate: il consenso sarebbe oceanico. Si tratta di malafede o (utile) idiozia politica: i rapporti di forza sono sotto gli occhi di tutti. Coltivare illusioni relative ai ludi elettorali non può portare lontano. Lorsignori possono inoltre revocare, con un tratto di penna su un DPCM, pure il diritto al voto. In questo articolo del Tempo questa possibilità viene presentata addirittura come “la bomba atomica di Mario Draghi”, ovvero il provvedimento definitivo grazie al quale riuscirà a stanare i più irriducibili no vax. Quindi, secondo il professionista estensore dell’articolo, un tale che è rimasto senza lavoro per aver rifiutato la siringa correrà nell’hub più vicino a inocularsi pur di poter mettere qualche croce ogni tanto e contribure all’eterno spettacolo dei loro pupi, attorucoli e maggiordomi. Visto e considerato che i “rappresentanti del popolo” non hanno alcun potere se non quello di obbedire a Ordini Superiori, odiano profondamente il paese in cui sono nati e lavorano alacremente alla sua distruzione da almeno trent’anni, e visto e considerato che hanno mandato in malora diritti davvero sacri e inalienabili, perdere il diritto di voto, questo meschino feticcio per miseri di spirito, non sarebbe poi questa grande tragedia.

Piazze “piene”, urne vuote

Al prossimo carnevale di elezioni comunali sfileranno pure i carri, sparuti e spelacchiati, delle opposizioni più o meno “sovraniste” che più o meno si oppongono al lasciapassare verde. Su tutti spicca Italexit di Gianluigi Paragone, il quale corre a sindaco di Milano promettendo tamponi gratis a tutti a spese del comune. L’esordio nelle competizioni elettorali della sua formazione, la più vistosa del panorama grazie alla notorietà televisiva del suo condottiero, avviene nel segno della confusione: a Roma e Napoli non presenta alcuna lista, a Milano corre in coalizione coi fuorisciti leghisti di “Grande Nord”, a Bologna si apparenta a schegge di centrodestra, a Torino e Ravenna si accompagna a un pugno di “liste civiche”. Più radicato (e decisamente più “radicale”) appare il Movimento 3V (Vaccini Vogliamo Verità), che è in attività dai tempi dell’opposizione alla legge Lorenzin, ha già partecipato ad alcune tornate elettorali e presenta candidati alla carica di sindaco nelle sei città maggiori, a Ravenna e a Rimini. Uno di essi, l’aspirante sindaco di Trieste Ugo Rossi, è stato addirittura arrestato durante la campagna elettorale dopo essere intervenuto a sostegno di una signora che era entrata in un ufficio postale senza il bavaglio d’ordinanza. La Procura ha chiesto per Rossi il processo per direttissima, dando al regime un’inaspettata tonalità ottocentesca. Da segnalare infine anche la candidatura di Francesco Tomasella a Varese alla guida di una lista (“Varese libera”)  che si schiera esplicitamente contro la dittatura sanitaria.

Nonostante la buona volontà dei proponenti, tutte le liste citate avranno, con ogni probabilità, risultati assai magri. L’errore di molte di esse è quello di rivolgersi all’intero elettorato, dimenticando colpevolmente che una sua parte considerevole  è mutata geneticamente, entrando a far parte di una nuova specie. L’unica strada percorribile in questi frangenti tragici appare quella di candidarsi a rappresentare una minoranza reietta e perseguitata, esattamente come avviene in altri contesti con forze politiche che rappresentano minoranze etnico-linguistiche. Non accadrà nulla di tutto questo e ci si continuerà ad appellare ad un buon senso latente nelle masse che esiste solo nella malafede di chi lo cerca. Intanto, buona festa della democrazia a tutti.

Moravagine

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