Jeffrey A. Tucker
aier.org
In ogni ideologia politica vi sono tre elementi: una visione dell’inferno con un nemico che deve essere schiacciato, una visione di un mondo perfetto e un piano per la transizione dall’uno all’altro. I mezzi di transizione, di solito, implicano l’acquisizione e il dispiegamento dello strumento più potente della società: lo stato. Per questo motivo, le ideologie tendono al totalitarismo. Il loro successo dipende fondamentalmente dalla capacità di sovrascrivere le preferenze e le scelte delle persone e sostituirle con sistemi di credenze e comportamenti sceneggiati e programmati.
Un caso evidente è il comunismo. Il capitalismo è il nemico, mentre il potere dei lavoratori e la fine della proprietà privata sono il paradiso e il mezzo per raggiungere l’obiettivo è l’esproprio violento. Il socialismo è una versione più morbida della stessa ideologia: nella tradizione fabiana, ci si arriva, passo dopo passo, con la pianificazione dell’economia.
L’ideologia del razzismo postula qualcosa di diverso. L’inferno è rappresentato dall’integrazione etnica e dalla mescolanza delle razze, il paradiso è l’omogeneità razziale e il mezzo del cambiamento è l’emarginazione o lo sterminio di alcune razze. Il fascismo immagina che il commercio globale, l’individualismo e l’immigrazione siano il nemico, mentre il paradiso è un forte nazionalismo: il mezzo del cambiamento è un grande leader. Si può osservare lo stesso fenomeno anche in certe forme di tradizionalismo religioso teocratico.
Ognuna di queste ideologie ha un focus intellettuale primario, una sorta di storia progettata per tenere occupata la mente. Pensate allo sfruttamento. Pensate alle disuguaglianze. Pensate alla teoria della razza. Pensate all’identità nazionale. Pensate alla salvezza eterna. Ognuna di esse dispone di un proprio linguaggio per dimostrare il proprio attaccamento all’ideologia.
La maggior parte delle ideologie di cui sopra sono ormai logore. Abbiamo fin troppe esperienze a cui attingere dalla storia per osservarne i modelli, riconoscerne gli adepti e confutarne le teorie.
Quest’anno ci ha portato una nuova ideologia con tendenze totalitarie. Ha la sua visione dell’inferno, del paradiso e dei mezzi per passare dall’uno all’altro. Ha un apparato linguistico unico. Ha un focus mentale. Ha sistemi di segnalazione per identificare e reclutare i propri seguaci.
Questa ideologia si chiama lockdown. A questo termine potremmo anche aggiungere un “ismo” e rinominarlo “lockdownismo.”
La sua visione dell’inferno è una società in cui gli agenti patogeni scorrazzano in libertà. Il suo paradiso è una società interamente gestita da tecnocrati medici, il cui compito principale è la soppressione di tutte le malattie. Il focus mentale sono i virus e gli altri germi. La sua antropologia considera tutti gli esseri umani poco più di contenitori di agenti patogeni mortali. Gli individui suscettibili a questo tipo di ideologia sono persone con vari gradi di misofobia, un tempo considerata un problema mentale ed ora elevata allo status di consapevolezza sociale.
Quest’anno c’è stata la prima prova generale del lockdownismo. Ha incluso i più intrusivi, completi e pressochè globali controlli sugli esseri umani e sui loro movimenti della storia conosciuta. Anche nei paesi in cui lo stato di diritto e le libertà erano fonte di orgoglio nazionale, le persone sono state messe agli arresti domiciliari. Le loro chiese e le loro attività commerciali sono state chiuse. È stata utilizzata la polizia per far rispettare tutto questo e arrestare chi dissentiva in modo aperto. La devastazione è paragonabile a quella del tempo di guerra, tranne per il fatto che è una guerra imposta dai governi al diritto delle persone di muoversi e commerciare liberamente. Non possiamo ancora neanche viaggiare.
E, sorprendentemente, dopo tutto questo, ciò che manca è l’evidenza empirica, in qualsiasi parte del mondo, che questo regime scioccante e senza precedenti abbia avuto un qualche effetto sul controllo o, ancora meno, sull’arresto del virus. Cosa ancora più rimarchevole, i pochi paesi ad essere rimasti completamente aperti (South Dakota, Svezia, Tanzania, Bielorussia), come sottolinea Will Jones, “hanno perso non più dello 0,06% della loro popolazione a causa del virus,” in contrasto con gli alti tassi di mortalità di alcune aree sottoposte a lockdown, come New York e la Gran Bretagna.
All’inizio, la maggior parte delle persone era d’accordo [con l’imposizione dei blocchi], pensando che fosse in qualche modo necessaria e a breve termine. Le due settimane iniziali si sono allungate a 30 giorni, che poi si sono estesi a 7 mesi, ed ora ci viene detto che non ci sarà mai più un momento in cui non dovremo dar prova di questa nuova fede di politica pubblica. È un nuovo totalitarismo e, come in tutti regimi, c’è una serie di regole per i governanti e un’altra per i governati.
L’apparato linguistico è ora incredibilmente familiare: appiattimento della curva, rallentamento della diffusione, distanziamento sociale, contenimento stratificato mirato, intervento non farmaceutico. Il nemico è il virus e chiunque non stia vivendo la propria vita solo per evitare la contaminazione. Dal momento che non è possibile vedere il virus, questo genera la paranoia dell’Altro: quello che, a differenza di te, ha il virus. Chiunque potrebbe essere un super propagatore ed è possibile riconoscerlo dalla sua non conformità.
Se Robert Glass o Neil Ferguson meritano di essere chiamati i fondatori di questo movimento, uno dei suoi adepti più famosi è Anthony Fauci del National Institutes for Health. La sua visione del futuro è assolutamente scioccante: include restrizioni su chi sarà possibile far entrare in casa propria, la fine di tutti i grandi eventi, la fine dei viaggi, forse un attacco agli animali domestici e l’effettivo smantellamento di tutte le città. Anthony Fauci spiega:
“Vivere in maggiore armonia con la natura richiederà cambiamenti, sia nel comportamento umano che in altri settori, cambiamenti che potrebbero richiedere decenni per essere realizzati: ricostruire le infrastrutture dell’esistenza umana, dalle città alle case ai luoghi di lavoro, di ritrovo, ai sistemi idrici e fognari, alle attività ricreative. In una tale trasformazione avremo bisogno di dare la priorità ai cambiamenti di quei comportamenti umani che costituiscono un rischio per l’insorgenza di malattie infettive. Le modifiche principali saranno la riduzione dell’affollamento domestico, nei posti di lavoro e nei luoghi pubblici, nonché la riduzione al minimo delle perturbazioni ambientali, come la deforestazione, l’urbanizzazione selvaggia e l’allevamento intensivo di animali.
Altrettanto importante sarà porre fine alla povertà globale, migliorare i servizi igienico-sanitari e ridurre l’esposizione non sicura agli animali, in modo che gli esseri umani e i loro potenziali agenti patogeni abbiano limitate opportunità di contatto. È un utile “esperimento mentale” notare che, fino agli ultimi decenni e secoli, molte malattie mortali pandemiche non esistevano o non rappresentavano problemi significativi. Il colera, ad esempio, alla fine del ‘700 non era ancora conosciuto in Occidente ed era diventato pandemico solo a causa dell’affollamento umano e dei viaggi internazionali, che avevano dato accesso alle sorgenti idriche insalubre e alle reti fognarie tipiche delle città di tutto il mondo occidentale ai batteri provenienti dagli ecosistemi di alcune regioni dell’Asia .
Questa consapevolezza ci porta a sospettare che alcuni, e probabilmente moltissimi, dei miglioramenti del tenore di vita raggiunti negli ultimi secoli abbiano un costo elevato, costo che paghiamo ogni volta che si verifica un’emergenza da patologie mortali. Dal momento che non possiamo ritornare ai tempi antichi, possiamo almeno usare la lezione del passato per indirizzare la modernità in una direzione più sicura? Queste sono domande a cui devono rispondere tutte le società e i loro leader, filosofi, costruttori, teorici e tutti coloro che sono coinvolti nell’apprezzare ed influenzare i determinanti ambientali della salute umana.”
L’intero saggio di Fauci può essere considerato come un tentativo di manifesto per il lockdown, completo del desiderio tanto atteso per uno stato in simbiosi con la natura ed una immaginaria purificazione dei nostri stili di vita. Leggere questo piano utopico per una società senza agenti patogeni ci aiuta a comprendere una delle caratteristiche più strane del lockdownismo: il suo puritanesimo. Si noti che i blocchi hanno attaccato in particolare tutto ciò che assomiglia al divertimento: Broadway, cinema, sport, viaggi, bowling, bar, ristoranti, hotel, palestre e club. Ancora adesso è in vigore il coprifuoco per impedire alle persone di restare fuori fino a tardi, senza alcuna motivazione medica. Anche gli animali domestici sono sulla lista.
Se un’attività genera divertimento, è un bersaglio da colpire.
Qui c’è un sottofondo morale. L’idea è che più le persone si divertono, più pensano in modo autonomo, più diffondono la malattia (il peccato). È una versione medicalizzata dell’ideologia religiosa del Savoranola, quella che aveva portato al Falò delle Vanità.
La cosa interessante è che Fauci è sempre stato in grado di influenzare la politica attraverso la sua vicinanza al potere e, in effetti, ha avuto una forte influenza sulla Casa Bianca nel trasformare una politica aperta in una politica di blocco. Solo dopo che la Casa Bianca aveva capito il suo vero obiettivo era stato rimosso dalla cerchia ristretta.
Il lockdownismo ha tutte le caratteristiche che ci si aspetta [da una ideologia]. Ha un focus maniacale sulla preoccupazione per vita e la presenza di agenti patogeni, arrivando ad escludere ogni altra preoccupazione. L’ultimo dei suoi crucci è per la libertà umana. Viene poi, in tono minore, la libertà di associazione. Ancora dopo, il diritto alla proprietà privata. Tutto deve piegarsi alla disciplina tecnocratica dei mitigatori della malattia. Costituzioni e limiti al potere del governo non contano nulla. Notate anche quanto poco ci sia di terapie mediche in tutto questo. Non si tratta di far star meglio le persone. Si tratta di controllare l’intera loro vita.
Notate anche che qui non c’è la minima preoccupazione per compromessi o conseguenze non intenzionali. Durante i blocchi dovuti al Covid-19, gli ospedali erano stati svuotati a causa delle restrizioni sugli interventi chirurgici e sulla diagnostica comune. Le sofferenze per quella disastrosa decisione rimarranno con noi per molti anni. Lo stesso vale per le vaccinazioni per le altre malattie: erano crollate durante i lockdown. In altre parole, i blocchi non danno nemmeno buoni risultati dal punto di vista sanitario, fanno l’opposto. I primi dati parlano di un aumento delle overdosi da oppiacei, delle depressioni e dei suicidi.
Questo è puro fanatismo, una sorta di follia prodotta da una visione primitiva di un mondo unidimensionale, in cui l’intera vita è organizzata attorno alla prevenzione delle malattie. E poi c’è l’ulteriore presunzione che i nostri corpi (tramite il sistema immunitario) non si siano evoluti insieme ai virus per centinaia di migliaia di anni. Nessun riconoscimento di quella realtà. L’unico obiettivo invece è fare del “distanziamento sociale” il credo nazionale.
Diciamolo in modo più chiaro: quello che interessa veramente è la separazione umana forzata. Significa lo smantellamento di mercati, città, eventi sportivi interpersonali e la fine del nostro diritto di muoverci liberamente.
Tutto questo è previsto nel manifesto di Fauci. L’intera argomentazione si regge su un semplice errore: la convinzione che più contatti umani diffondano più malattie e più morte. Al contrario, l’eminente epidemiologa di Oxford, Sunetra Gupta, sostiene che il globalismo e i maggiori contatti abbiano rafforzato l’immunità e reso la vita molto più sicura per tutti.
I fautori del lockdown hanno avuto un successo sorprendente nel convincere le persone delle loro catastrofiche prospettive. Dovete solo credere che la prevenzione dei virus sia l’unico obiettivo per tutti nella società e poi, da questo, deriveranno tutte le altre conseguenze. Prima che ve ne accorgiate, sarete diventati gli adepti di un nuovo culto totalitario.
Il lockdown sembra sempre meno un clamoroso errore e sempre più lo sviluppo di una fanatica ideologia politica e un esperimento politico che attacca alla radice i postulati fondamentali della civiltà. È tempo di prenderlo sul serio e di combatterlo con lo stesso fervore con cui il popolo libero ha resistito a tutte le altre malvagie ideologie che cercavano di spogliare l’umanità della dignità per sostituire la libertà con i sogni terrificanti di alcuni intellettuali e dei loro burattini al governo.
Jeffrey A. Tucker
Fonte: aier.org
Link: https://www.aier.org/article/lockdown-the-new-totalitarianism/
01.10.2020
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org