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L'IMPERATIVO MORALE - Come Don Chisciotte

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La Redazione

 

L'IMPERATIVO MORALE
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A cura di God
Il 4 Aprile 2007
55 Views

blankDI CHARLES SULLIVAN
Information Clearing House (ICH)

Gli strumenti del padrone non faranno mai crollare la casa del padrone
— Andre Lorde

Non dovrebbero sorprendere nessuno che l’invasione e l’occupazione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti, quattro anni fa, era basata su bugie e prove inventate. Altre guerre istigate dagli Usa furono iniziate allo stesso modo, ma sembra che non impariamo mai le lezioni che la storia potrebbe insegnarci. Lo scopo dell’invasione statunitense non era liberare il popolo iracheno o diffondere la democrazia (quando mai un governo lo ha fatto?), bensì privatizzare la ricchezza naturale della regione e trasferirne la proprietà dal pubblico dominio iracheno alle casse delle corporation Usa. Abbiamo una lunga e vergognosa storia di invasioni ed occupazioni imperiali, e nessuna esperienza nella costruzione di democrazie.

La politica degli Stati Uniti in Medio Oriente vuole anche sopprimere i nemici del sionismo radicale ed estendere il controllo sionista sulla regione, oltre che puntellare il cadente dollaro statunitense contro il crescente euro. E’ la continuazione del Destino Manifesto; la folle ma tenace fede che gli Americani siano superiori a chiunque altro; quel che lo storico Howard Zinn chiama l’eccezionalismo americano.Il Destino Manifesto e la diffusione del capitalismo vanno mano nella mano. La crescita del complesso industriale-militare richiede conquiste imperiali e continua espansione – un’impossibilità su un pianeta finito. Abbiamo già imparato che ogniqualvolta la realtà si scontra con il mito economico, la realtà prevale.

Il Pentagono, che è il pugno di ferro del capitalismo americano, ha bisogno di nemici per giustificare le sue vaste spese ad un’opinione pubblica, che pure non fa molte domande, a costo di inventarli. Nel passato, quei nemici erano la diffusione del comunismo e del socialismo, una minaccia al dominio plutocratico, non al popolo americano. Ora il pericolo è tanto criptico e ubiquitario come la stessa propaganda di stato – l’esagerata minaccia del terrorismo islamico.

Non metto in dubbio che ci sia una vera minaccia di terrorismo contro i cittadini degli Stati Uniti. Comunque, affermo che quelle minacce restano ridotte e sono una risposta diretta all’ingiusta politica estera degli Usa, compresa l’occupazione israeliana della Palestina.

E’ importante capire che l’interesse del popolo e quello del governo sono sempre in conflitto. La volontà del popolo non ha mai preoccupato la cricca dominante, come evidenziato dall’occupazione in corso dell’Iraq, nonostante una schiacciante opposizione pubblica. Quel che importa ai padroni dell’America è l’acquisizione di ricchezza privata mediante la guerra e l’espansionismo. L’elite dominante non ha mai esitato a sacrificare le vite dei nostri soldati e lavoratori per ambizioni imperiali, o a uccidere deliberatamente di civili innocenti in proporzioni inconoscibili.

E’ ugualmente importante capire che le guerre imperiali sono un prodotto del capitalismo. Un elemento cardine del capitalismo è l’ineguale distribuzione della ricchezza e del potere politico, laddove una piccola combricola di possidenti può letteralmente acquistare il potere politico. I molto ricchi non sono mai soddisfatti. Non ne hanno mai abbastanza. Hanno ambizione. Ne vogliono di più. Vogliono tutto. Il loro sogno è dominare il mondo e privatizzare la sua ricchezza. Per aiutarli nel loro progetto, il linguaggio del patriottismo e della religione sono invocati per suscitare l’emozione pubblica e ispirare odio e disprezzo. Al popolo sarà detto che siamo sotto attacco da forze del male, anche mentre il terrore emana dalla capitale della nazione come i raggi dal centro di una ruota.

Le guerre imperiali dell’America continueranno finché il capitalismo non sarà abolito e rimpiazzato da un sistema più giusto ed equo, che sia per tutti, anziché per i padroni dell’economia di profitto.

Gli architetti dell’invasione dell’Iraq vorrebbero farci credere che la politica degli Stati Uniti in Medio Oriente è una questione complessa da lasciare a illuminati esperti. Infatti, è una questione incredibilmente semplice che può facilmente essere compresa da chiunque abbia una coscienza, del senso di giustizia, un compasso morale. Si riduce al giusto e sbagliato. Un bimbo di cinque anni può capire quel che non possono i presidenti imperiali e la loro coorte al congresso e nell’industria.

Una cosa è sbagliata quando il suo scopo è diverso da un desiderio di giustizia. Le cose non sono più complicate di così – una nazione fondata sull’ingiustizia avrà una storia di pulizia etnica, genocidio, schiavitù, razzismo, ineguaglianza, divisioni di classe, sessimo, forza-lavoro repressa, omicidio e guerra – una storia molto simile alla nostra. Infatti, la nostra storia.

L’ingiustizia alimenta una feroce resistenza che non potrà mai condurre alla pace, come stiamo osservando in Medio Oriente. Gli Stati Uniti falliranno in Iraq perché le politiche del governo non sono guidate da un desiderio di giustizia. Il loro scopo non è onorevole o di sani principi; quindi, alla fine fallirà. E’ sbagliato imporre la nostra volontà ad altri popoli. E’ sbagliato assassinare civili innocenti. E’ sbagliato rubare la loro ricchezza. E’ sbagliato soggiogare un popolo e sfruttarlo come forza-lavoro economica.

Alla fine Israele sarà espulso dalla Palestina per le stesse ragioni – la sua causa (pulizia etnica) non è solo ingiusta – è immorale e criminale.

I governi impareranno mai che non è il più forte fisicamente a prevalere, ma il giusto? Non erano questi gli insegnamenti del dottor Martin Luther King, di Henry Thoreau e di Gandhi?

La giustizia e la moralità non entrano nell’equazione economica del capitalismo. Né esistono in esso l’uguaglianza, la compassione e i diritti degli altri popoli, tutelati nel propri sistemi di fede. Non ci può essere pace senza giustizia; nessun riconoscimento senza senza un’alta considerazione per la verità. Il nostro passato ha interi capitoli sul probabile futuro.

Non abbiamo bisogno di guardare molto indietro per realizzare quel che riserva il futuro. Un futuro migliore richiede di agire con giustizia nel presente. Altrimenti, gli schemi della storia continueranno a ripetersi in cicli infiniti di morte e violenza, disparità e sofferenza. Dobbiamo smettere di riporre la nostra fede in politici che servono la plutocrazia sfruttando altri popoli, e in un sistema che fin dalla sua fondazione è stato inteso al servizio dei ricchi e privilegiati.

Le nostre politiche sono un ciclo di feedback negativo che ha sempre prodotto coerenti risultati. Non possiamo continuare a fare la stessa cosa ancora e ancora e aspettarci di avere risultati diversi. La falla esiziale non è nell’amministrazione della politica, è nella politica stessa e nel sistema corrotto che l’ha creata; un sistema che è ingiusto ed ineguale al suo cuore e, quindi, immorale.

Un sonoro imperativo morale dovrebbe rendere tutti consapevoli di quel che facciamo, e avere al suo centro un ardente desiderio di vedere la giustizia esaudita e di aiutare gli altri a mantenere le loro promesse. Un forte imperativo morale dovrebbe essere la base della cooperazione tra individui e nazioni. Senza legami etici non ci può essere fiducia, né giustizia, né pace. E’ semplice come la causa e l’effetto. Davvero si raccoglie ciò che si semina.

Charles Sullivan
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article17418.htm
26.03.2007

Traduzione per www.radioforpeace.info & www.comedonchisciotte.org a cura di CARLO MARTINI

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