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La Redazione

 

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LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI DA UN IRACHENO

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A cura di God
Il 4 Gennaio 2006
58 Views

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Recentemente ho ricevuto questa lettera da un amico iracheno che vive a Baghdad. E’ scritta come una lettera aperta al signor Bush – Dahr Jamail

Mentre c’è profonda preoccupazione sulla possibilità di guerra civile, il dibattito comune a tutti i gruppi attualmente in Iraq è la mancanza di infrastrutture, elettricità, carburanti, acqua potabile, servizi sanitari, servizi educativi, e l’estesa disoccupazione.

Disoccupazione non significa che i giovani non abbiano un lavoro, perché è difficile che troviate un giovane seduto nelle sua casa. Invece, vendono sigarette, per esempio, o fanno lavori come i guidatori di taxi o entrano nel commercio di armi, etc. Questo modo di vivere non migliorerà l’Iraq.

Voglio chiedere al signor Bush… Lei pensa che l’Iran sia un paese democratico? Un paese con libertà? Lo pensa?Se la sua risposta è sì, allora possiamo capire cosa stia accadendo nel nostro paese.

Ma se la risposta è no, allora mi lasci chiederle di nuovo… lei è forse folle? (mi perdoni)

Perché adesso lei ha lasciato che quelle persone e i loro sostenitori abbiano il potere e ci trascinino indietro di 100 anni.

Lei lo sa, signor Bush, che gli studenti sciiti nelle università irachene stanno facendo queste autopunizioni di massa: marce piangenti sui campus universitari anziché fare ricerche utili? E’ felice di questo, signor Bush? Ebbene, noi non lo siamo.

Io non sono contro gli Sciiti, poiché essi sono miei amici e miei vicini. Ma sono contro questa stupida ideologia portataci in questo 21° secolo da ere precedenti e sostenuta dai capi dei fondamentalisti islamici, i quali vogliono che le persone continuino a seguirli per sempre.

Sono esattamente gli stessi che vogliono smembrare il corpo iracheno a pezzi in modo che possano comandarlo a modo loro, o dovrei dire a modo iraniano? E’ lo stesso.

Ebbene, signor Bush, dovrei dirle che le sue truppe hanno invaso l’Iraq in tre settimane. Ma è stato facile per lei, perché molti Iracheni, incluso me stesso, le credevano. Diciamo che avevamo un sogno. Credevamo che le ci stesse per portare alla vera libertà.

E mentre sto scrivendo una visione mi è balenata in mente, allontanando questi bei sogni speranzosi. Ho perduto quel sogno che ebbi sin da quando vidi per la prima volta un soldato americano con i miei occhi, e seppi che se n’era andata l’era di Saddam; l’era della guerra, l’era delle sanzioni e della sofferenza.

In questo momento, vorrei che la sua era non fosse giunta. A causa sua, siamo stati testimoni di giorni orribili ed il futuro è buio.

Signor Bush, sappia che la polizia irachena o l’esercito iracheno non si stanno occupando dei cittadini iracheni come ci si dovrebbe occupare dei cittadini. Li umiliano, li insultano a parole e puntano le loro armi da fuoco verso la gente senza ragione. Hanno limitato tutto nelle nostre vite; hanno limitato le nostre strade, hanno limitato la nostra libertà di andare nelle strade dopo le 8 di sera, hanno limitato la nostra percezione di sicurezza, hanno limitato le nostre speranze, i nostri sogni e la nostra vita sociale.

Lo sa che il governo da lei installato ha aumentato i prezzi del carburante di cinque volte? Questo non ha fornito un minimo di potere al popolo e non ha distribuito l’acqua (che pure non è potabile. In aggiunta, negli ultimi giorni, l’acqua non è stata disponibile [neppure] a Baghdad, la capitale dell’Iraq).

Signor Bush, lei deve essere fiero del suo nuovo esempio di democrazia in Medio Oriente. Mi lasci assicurarle che oggi non c’è nessuno al mondo che vorrebbe essere nel suo esempio di democrazia, e che non un solo paese vuole essere come l’Iraq. Lo sa perché? Perché Lei hai trasformato le nostre vite in una serie apparentemente infinita di crisi e la nostra sofferenza dura giorno e notte.

Infine, nulla sembra positivo adesso, dopo i fraudolenti scrutini delle ultimi elezioni. Dopotutto, i principali vincitori sono l’Iran e i Curdi. Dunque può andare, e ben dormire questa notte.

Firma:

Un cittadino iracheno che crede nella libertà e nella democrazia, e che le desidera ardentemente.

Data: 31 dicembre 2005

Fonte: Dahr Jamail’s Iraq Dispatches

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Traduzione dall’inglese a cura di CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org

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