DI ISAM RASHEED ABDUL RAHMAN
BRussels Tribunal
Oggi parliamo delle scuole in Iraq, e di come l’occupazione influisca su di loro.
Ho cercato di avvicinarmi agli insegnanti, per scoprire come lavorino adesso e che tipo di problemi affrontino attualmente nelle scuole.
INTERVISTA 01
Il primo insegnante con cui ho parlato era Mohammed Akram, 36 anni, che lavora alla scuola elementare di Al-Karama. “Ho insegnato per otto anni”, ha detto, “e mi spiace dire che le scuole in Iraq sono peggiorate. La situazione nelle scuole è diventata pessima, a causa della corruzione, e non c’è abbastanza controllo da parte del governo iracheno sulle scuole. Alcuni studenti non rispettano i loro insegnanti in classe. Era meglio prima della guerra perché avevamo il potere di controllare gli studenti”.“Alcuni insegnanti sono settari e trattano male gli studenti in base al loro nome (alcuni nomi, come Omar, sono usati principalmente dai Sunniti, mentre altri, come Abdul Hussain, sono usati soprattutto dagli Sciiti). Abbiamo bassi standard educativi e il materiale didattico non basta; il ministero dell’educazione non stampa abbastanza libri per gli studenti”.
Le scuole sono state ricostruite dall’occupazione?
Non ricostruite. Hanno riparato alcune scuole, ma solo dipingendo i muri e cambiando alcuni banchi etc.
Fai andare a scuola i tuoi figli?
Sì, ma li porto io e mia moglie va a prenderli; siamo preoccupati delle auto-bombe, delle bombe sul ciglio della strada, o che i nostri figli siano rapiti. Di recente, le truppe Usa hanno fermato uno dei bus scolastici per ragazze a Mosul, 400 km a nord di Baghdad. Hanno costretto le ragazze a togliersi il velo e i soldati statunitensi le hanno perquisite. Non è permesso nella società islamica che gli uomini perquisiscano i corpi delle donne.
Il governo iracheno può risolvere questi problemi?
No, non può, perché non hanno abbastanza potere per impedire alle truppe Usa di entrare nelle scuole.
Ci sono delle scuole che stanno andando bene e altre no?
No. Tutte soffrono a causa dell’occupazione.
C’è differenza tra le scuole sunnite, sciite e curde?
Sì. Penso che le scuole in Kurdistan siano migliori delle scuole di Baghdad, e lo stesso vale per gli insegnanti, in Kurdistan prendo salari più alti che gli insegnanti a Baghdad e nel sud dell’Iraq. Per quanto riguarda Sunniti e Sciiti, vanno nelle stesse scuole e dunque vivono le stesse condizioni.
INTERVISTA 02
La mia seconda intervista è stata con Majeed Ma’ad, 34 anni, un’insegnante della scuola media Salah Al-Deen nell’area di Sha’ab, a Baghdad est.
“Prima ero in una scuola vicino al principale checkpoint a Baghdad est”, ha detto, “e bloccavamo tutte le finestre con sacchi di sabbia per proteggere gli studenti dai proiettili perché c’erano operazioni delle resistenza contro le truppe Usa, lì”.
“Penso”, ha continuato Majeed, “che se questa situazione continua altri due anni tutte le scuole smetteranno di lavorare perché le condizioni saranno diventate impossibili. La maggior parte degli insegnanti prende tangenti, il che significa che gli studenti non li rispettano. Chiediamo al governo iracheno un modo per fermare tutto questo. Non possiamo costringere gli studenti a rispettarci”.
Lasci che i tuoi figli vadano a scuola?
Non sono ancora sposato, ma penso che questo sia uno dei problemi maggiori per le famiglie irachene, mandare i loro figli a scuola in questa situazione. Ma cosa possono fare? Non c’è modo di educare i bambini al di fuori delle scuole.
Quando le scuole saranno perfettamente funzionanti?
Penso dopo la fine dell’occupazione. C’erano 7.500 scuole in Iraq prima della guerra e adesso questo numero è sceso a meno di 7.300 perché le forze di occupazione hanno bombardato molte scuole durante la guerra e durante l’offensiva di Fallujah. Ne hanno occupate altre, specialmente le scuole nell’ovest di Baghdad. Hanno trasformato queste scuole in campi militari, e a Fallujah i bambini imparano sotto le tende, adesso.
Ci sono delle scuole che stanno lavorando bene ed altre no?
Non penso perché viviamo tutti in Iraq sotto l’occupazione.
C’è differenza tra le scuole sunnite, sciite e curde?
No, perché tutti gli studenti iracheni, sunniti, sciiti e cristiani, vanno nelle stesse scuole. Solo in Kurdistan ci sono scuole esclusivamente curde perché lì non vivono famiglie arabe, ma comunque non c’è differenza.
INTERVISTA 03
La mia terza intervista è stata con il signor Mohammed, 35 anni, guardiano nella scuola elementare di Al-Sifina, a nord-est di Baghdad. “Abbiamo delle condizioni pessime in Iraq”, ha detto, “e queste condizioni sono anche all’interno delle nostre scuole. Oggi abbiamo ricevuto una minaccia scritta. Diceva, ‘chiudete la scuola o uccideremo il direttore e tutte le guardie’. Non sappiamo cosa possiamo fare. L’ho detto a tutti nostri vicini e abbiamo ideato un piano di sicurezza per proteggere la scuola.
Avete chiamato la polizia?
No, perché non ci fidiamo di loro e non penso che ci proteggeranno.
Hai sentito di molti incidenti nelle scuole?
Sì, molti. Nella scuola elementare di Al-Numan un guardiano è stato ucciso il 6 di questo mese. Il direttore e un altro guardiano sono stati uccisi nella scuola al Cairo, est di Baghdad. Il direttore in una delle scuole nel distretto Sha’ab è stato anch’esso ucciso la settimana scorsa. E in un altra scuola media per ragazze hanno ucciso il direttore rapendo due ragazze. Tutti questi crimini sono stati commessi da uomini armati in incognito, e sono avvenuti negli ultimi 20 giorni.
Chi sta commettendo questi crimini?
Le truppe Usa hanno usato questo piano in Vietnam durante la loro occupazione – la cosiddetta Operazione Fenice. Adesso usano la stessa strategia in Iraq. Vogliono solo creare disordine.
Fai andare a scuola i tuoi figli?
No, ovviamente no, perché non c’è alcuna sicurezza.
Come erano le scuole prima della guerra?
Di sicuro erano molto meglio di adesso. C’era una buona sicurezza, buona educazione, nessun bombardamento sulle scuole, niente truppe militari che entravano nelle scuole.
INTERVISTA 04
La mia ultima intervista è stata con Eman Hamad, 40 anni, una casalinga che ho incontrato vicino ad una scuola mentre stava andando a prendere suo figlio.
Può dirmi come la situazione nelle scuole complichi la sua vita?
Oh, cosa posso dire? Questa domanda avrebbe bisogno di molto tempo per una risposta, per dirle come noi madri soffriamo la situazione, e come ciò condizioni le scuole in Iraq. Ogni giorno, di mattina, interrompo il mio lavoro a casa per portare a scuola mio figlio e faccio lo stesso quando vado a prenderlo. Siamo preoccupati che i nostri figli siano rapiti, che è il motivo per cui conduciamo a casa i nostri figli, e allo stesso modo siamo preoccupati delle auto-bombe, le bombe sul ciglio della strada e le forze di occupazione, perché a volta aprono il fuoco senza ragione, solo per spaventare la gente.
Quando le scuole lavoreranno ancora in modo adeguato?
Quando finirà l’occupazione. E anche quando avremo un governo nazionale rappresentativo di tutti gli Iracheni.
Ci sono delle scuole che stanno lavorano bene e altre no?
Sì, perché alcune scuole hanno buoni insegnanti ed hanno computer e nuovi edifici con laboratori; tutto questo aiuta quelle scuole a lavorare bene, a differenza di altre.
Quali sono le sue speranze per le scuole irachene in futuro?
Spero che le scuole irachene siano sicure come tutte le altre scuole al mondo.
Isam Rasheed Abdul Rahman
24.03.2006
Fonte: http://www.brusselstribunal.org/
Link: http://www.brusselstribunal.org/ArticlesIraq2.htm#schools
Traduzione dall’inglese a cura di CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org