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La Redazione

 

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LE PROSSIME ELEZIONI SARANNO TRUCCATE?

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A cura di God
Il 11 Ottobre 2006
129 Views
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DI ROBERT F. KENNEDY JR.
Rolling Stone

I recenti disastri alle elezioni – e nuove prove da un personaggio dell’industria – dimostrano che non ci si può fidare delle macchine per il voto elettronico.

La debacle delle elezioni presidenziali del 2000 ha reso fin troppo evidente alla maggior parte degli Statunitensi che il nostro sistema elettorale è guasto. E gli imprenditori del settore privato sono stati lesti ad offrire una soluzione: le macchine touch-screen per votare, hanno promesso le industrie ed i loro lobbysti, avrebbero reso il voto facile e sicuro come ritirare contanti da un bancomat. Il Congresso, sempre pronto a finanziare i bisogni delle industrie, ha rapidamente autorizzato 3.9 miliardi di dollari per aggiornare i sistemi elettorali della nazione – e gran parte di quei soldi sono stati dedicati ad installare macchine per il voto elettronico in ognuno dei 180.000 distretti degli Stati Uniti. Ma ora che le elezioni di metà legislatura di questo novembre si avvicinano, le macchine per il voto elettronico stanno peggiorando le cose, anziché migliorarle.
Gli studi hanno dimostrato che dei pirati informatici possono facilmente manipolare la tecnologia per aggiustare un’elezione – ed in tutto il paese, quest’anno, apparecchiature difettose e carenze nella sicurezza hanno ripetutamente insidiato le elezioni primarie. Nella contea di Tarrant, Texas, delle macchine elettroniche hanno conteggiato alcune schede elettorali sei volte, registrando 100.000 voti in più di quanti ne erano stati in realtà fatti. A San Diego, degli scrutatori hanno portato a casa le macchine per le “nottate” non supervisionate prima del voto, lasciando l’apparecchiatura vulnerabile ad alterazioni. E nell’Ohio – dove, come ho recentemente segnalato in “Was the 2004 election stolen?”, questi sporchi trucchi possono essere costati a John Kerry la presidenza. Infine, un rapporto governativo ha scoperto grandi discrepanze senza spiegazione nei totali di voto registrati dalle macchine nella contea di Cuyahoga.

Peggio ancora, molte macchine elettroniche non producono una registrazione cartacea che possa essere riconteggiata quando l’apparecchiatura non funziona correttamente – un’omissione che praticamente è un invito a manomissioni dolose. “Ogni consiglio elettorale ha dei membri dello staff in possesso delle capacità tecnologiche per manipolare un’elezione” mi ha detto Ion Sancho, un soprintendente alle elezioni della contea di Leon, Florida. “Anche un solo membro corrotto può confondere un’elezione. Senza registrazioni cartacee, potrebbe accadere sotto il mio naso e non avrei mai modo di scoprirlo. Con poche persone chiave nei posti giusti, sarebbe possibile turbare un’elezione presidenziale”.

Chris Hoods ricorda il giorno dell’agosto 2002 in cui ha cominciato a chiedersi cosa stava realmente accadendo in Georgia. In quanto afro-americano i cui genitori combatterono per il diritto di voto nel sud durante gli anni 60, Hoods era fiero di lavorare come consulente per la Diebold Election Systems, aiutando l’azienda nella promozione delle sue nuove macchine per il voto elettronico. Durante l’elezione presidenziale due anni prima, più di 94.000 schede elettorali cartacee erano rimaste non conteggiate in Georgia – quasi il doppio della media nazionale – ed il Segretario di Stato Cathy Cox era sotto pressione per far si che ogni voto fosse registrato correttamente.

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[Illustrazione di Jonathan Barkat]

Hoods era stato presente nel maggio 2002, quando i funzionari dell’ufficio di Cox firmarono un contratto con Diebold – pagando all’azienda la cifra record di 54 milioni di dollari per installare 19.000 macchine per il voto elettronico in tutto lo stato. In un ristorante nel Marriott Hotel di Atlanta, Hoods notò il CEO dell’azienda, Walden O’Dell, che controllava su un laptop il prezzo delle azioni Diebold ogni cinque minuti, aspettando un rimbalzo dopo l’annuncio.

Hoods si chiedeva perchè Diebold, il terzo venditore al mondo di Bancomat, avesse vinto il contratto. L’azienda aveva appena completato la sua acquisizione di Global Election Systems, una ditta di macchine da voto che possedeva la tecnologia che Diebold aveva promesso di vendere alla Georgia. E la sua offerta era la più alta fra i nove fornitori in competizione. Voci in seno all’azienda suggeriscono che era in atto una manipolazione.

“I quadri di Diebold avevano programmato una conferenza stampa il giorno dell’assegnazione” ricorda Hoods “e ci fu detto di restare nelle nostre stanze in hotel proprio fino alle ore prima dell’annuncio. Non volevano che i concorrenti sapessero e per caso inscenassero una protesta “per la mancanza di una corretta prassi nelle offerte”. Certamente non dava fastidio che Diebold avesse una protezione politica: Lewis Massey, il predecessore di Cox come Segretario di Stato, adesso faceva il lobbysta per l’azienda.

Il problema stava nel fatto che Diebold aveva soltanto cinque mesi per installare le nuove macchine – “una finestra temporale molto stretta per realizzare uno spiegamento così grande” nota Hoods. I vecchi sistemi depositati nei magazzini dovevano essere sostituiti con nuove apparecchiature; dozzine di funzionari pubblici e scrutatori dovevano essere addestrati su come utilizzare le macchine touch-screen. “Molto probabilmente era un’operazione impossibile” ricorda Hoods. C’era soltanto un modo, aggiunge, perché il lavoro potesse essere fatto in tempo – se “il fornitore aveva il controllo dell’intera situazione”. Che è precisamente quello che accadde. Verso la fine di luglio, per accelerare lo schieramento delle nuove macchine, Cox ha tranquillamente firmato un accordo con Diebold che privatizzava a tutti gli effetti l’intero sistema elettorale della Georgia. L’azienda è stata autorizzata a raccogliere le schede elettorali, programmare le macchine e addestrare gli scrutatori in tutto lo stato – il tutto senza alcun controllo ufficiale. “Gestivamo l’elezione” dice Hoods. “Diebold ci aveva portato nello stato 356 persone. Diebold apriva e chiudeva gli scrutini e registrava i voti. Diebold aveva convinto Cox che sarebbe stato meglio se l’azienda avesse gestito ogni cosa, a causa dei vincoli di tempo e nell’interesse di un’elezione senza problemi, e lei ci lasciò fare”.

Poi, in un afoso giorno di metà agosto, Hoods rimase sorpreso nel vedere Bob Urosevich, il presidente dell’unità elettorale Diebold, arrivare in Georgia dal quartiere generale del Texas. Con le primarie che si affacciavano all’orizzonte, Urosevich stava distribuendo personalmente una “patch”, un piccolo software destinato a correggere difetti nel programma del computer. “Ci fu detto che era destinato a sistemare l’orologio nel sistema, il che non faceva” dice Hoods. “La cosa curiosa è il modo molto rapido e segreto in cui è stato fatto tutto ciò”.

La legge della Georgia prescrive che ogni cambiamento alle macchine di voto deve essere certificato dallo stato. Ma grazie all’accordo di Cox con Diebold, all’azienda fu permesso in pratica di certificare se stessa. “Era una patch non autorizzata e stavano provando a tenerla nascosta allo stato” mi disse Hoods. “Ci fu detto di non parlarne con il personale della contea. Ricevetti istruzioni direttamente da Urosevich. Era molto insolito che un presidente dell’azienda desse un ordine come quello e che fosse coinvolto a quel livello”.

Secondo Hoods, gli impiegati di Diebold hanno alterato il software in circa 5.000 macchine nelle contee di Fulton e DeKalb – le maggiori roccaforti democratiche dello stato. Per evitare di essere notati, Hoods e gli altri della sua squadra entravano nei magazzini alla mattina presto. “Entravamo alle 7.30 ed uscivamo alle 11” dice Hoods. “C’era una chiave universale per sbloccare le macchine ed ottenere l’accesso è facile. Le macchine nei magazzini furono sbloccate. Avevamo il controllo di tutto. Lo stato ci ha fornito le chiavi del castello, per così dire, e si tenevano lontani dalla nostra strada”. Hoods ha personalmente aggiornato 56 macchine ed ha verificato che la patch fosse applicata a più di altre 1.200.

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[L’ex consulente elettorale Chris Hood (destra) dice di aver applicato delle “patch” non autorizzate alle macchine di Diebold in Georgia – su istruzioni del presidente della compagnia, Bob Urosevich. La foto è una cortesia di Chris Hood]

La patch va su una scheda di memoria inserita nella macchina. In caso, tutte le chiavi entrano in un server che registra i voti – dove la patch può essere programmata per alterare il risultato di un’elezione. “Su una scheda di memoria ci potrebbe essere un programma nascosto che indirizza tutto verso i risultati elettorali preferiti” dice Hoods. “Il vostro programma dice, ‘voglio che il mio candidato rimanga avanti del 3 o 4 % o quant’altro’. Quei programmi possono incorporare un comando per cancellarsi dopo che il lavoro è fatto”.

È impossibile sapere se le macchine sono state attrezzate per manipolaree l’elezione in Georgia: le macchine Diebold non hanno fornito tracce cartacee, rendendo impossibile un riconteggio. Ma il riscontro in Georgia quel novembre ha sorpreso persino gli osservatori politici più scafati. Sei giorni prima del voto, lo scrutinio mostrava che il Senatore Max Cleland, un veterano di guerra decorato e democratico in carica, sopravanzava il suo avversario Repubblicano Saxby Chambliss – il favorito della coalizione cristiana – di cinque punti in percentuale. Nella competizione per la carica di governatore, il democratico Roy Barnes aveva un margine decisivo di undici punti sul Repubblicano Sonny Perdue. Ma il giorno delle elezioni, Chambliss ha vinto con il 53% dei voti e Perdue ha vinto con il 51%.

Diebold insiste che la patch venne installata “con l’approvazione e la supervisione dello stato”. Ma dopo l’elezione, l’ufficio del Segretario di Stato della Georgia ha presentato a Bob Urosevich “una lista di appunti” di “argomenti e preoccupazioni relative al sistema di voto in tutto lo stato che vorremmo indirizzare a Diebold”. Uno dei punti cui si faceva riferimento era “Applicazione/Implicazioni della patch ‘0808’.” Lo stato stava cercando la conferma che la patch non richiedeva che il sistema fosse “ricertificato a livello nazionale e statale” così come “analisi verificabile dell’impatto generale della patch al sistema di voto”. In una lettera separata, il Segretario Cox chiedeva a Urosevich della pratica di Diebold di sostituire le schede di memoria e le attrezzature difettose, così come dei diffusi problemi che hanno indotto le macchine a bloccarsi e registrare voti in modo improprio. Lo stato ha minacciato di ritardare ulteriori pagamenti a Diebold finchè “i punti di questa lista fossero corretti e completati”.

La risposta di Diebold non è stata resa pubblica – ma le sue macchine rimangono al loro posto per l’elezione in Georgia di quest’autunno. Hoods dice che era “conoscenza comune” in seno all’azienda che Diebold aveva anche installato illegalmente software non certificato in macchine utilizzate nelle primarie presidenziali del 2004 – un’accusa che l’azienda nega. Stufo di vedere la promessa delle macchine elettroniche sovvertita dalle aziende private, Hoods ha lasciato l’affare delle consulenze per le elezioni e si è trasformato in un pubblico accusatore. “Ciò che ho visto” dice “era sostanzialmente un presa di potere del settore privato sul nostro sistema di voto”.

Gli Stati Uniti sono una delle poche principali democrazie che consentono ad aziende private e di parte di registrare segretamente i voti usando il loro software proprietario. Oggi, l’80% di tutte le schede elettorali negli Stati Uniti sono conteggiate da quattro aziende – Election Systems & Software (ES&S), Sequoia Voting Systems e Hart InterCivic. Nel 2004, 36 milioni di voti sono passati dai loro sistemi touch-screen e altri milioni sono stati registrati da macchine a scansione ottica possedute dalle stesse aziende che usano la tecnologia elettronica per registrare le schede elettorali cartacee. Il fatto molto semplice è che queste macchine non soltanto si rompono con regolarità, ma sono compromesse facilmente – da gente interna, ed esterna, alle aziende.

Tre delle quattro aziende hanno stretti legami con il partito Repubblicano. ES&S, in una precedente incarnazione aziendale, è stata presieduta da Chuck Hagel, che nel 1996 divenne il primo Repubblicano eletto al senato Usa nel Nebraska in 24 anni – vincendo una competizione testa a testa in cui l’85% dei voti fu conteggiato dalla sua ex azienda. Hart InterCivic ha fra i suoi investitori il fedelissimo repubblicano Tom Hicks, che comprò i Texas Rangers da George W. Bush nel 1998, rendendo Bush quindici volte più miliardario. E secondo le registrazioni dei finanziamenti per la campagna elettorale, Diebold, con i suoi impiegati e le loro famiglie, ha dato contributi per almeno 300.000 dollari ai candidati repubblicani e finanziato il partito dal 1998 – fra cui più di 200.000 dollari al Comitato Nazionale Repubblicano. In una raccolta di fondi via email del 2003, Walden O’Dell, CEO dell’azienda all’epoca, promise di portare i voti dell’Ohio a Bush nel 2004.

Quell’anno, la Diebold avrebbe conteggiato i voti in metà contee dell’Ohio. Le aziende delle macchine da voto hanno pesanti colpe per il disastro delle elezioni presidenziali del 2000. La fatidica decisione di Fox News di assegnare la Florida a Bush – seguita minuti dopo da CBS e da NBC – giunse dopo che le macchine elettroniche nella contea di Volusia sottrassero erroneamente più di 16.000 voti dal totale di Al Gore. Più tardi, dopo una ricerca interna, la CBS descrisse l’errore come “critico” nella decisione del network. Vedendo quello che apparentemente era un punto per Bush, Gore concesse l’elezione – poi cambiò la sua decisione dopo che un membro dello staff della campagna elettorale indagò e scoprì che Gore era effettivamente avanti in Volusia di 13.000 voti.

I ricercatori attribuirono l’errore a Global Election Systems, la ditta in seguito acquistata da Diebold. Due mesi dopo l’elezione, un memo interno di Talbot Iredale, il programmatore capo dell’azienda, incolpava del problema una scheda di memoria che era stata caricata impropriamente – ed inutilmente. “C’è sempre la possibilità” concesse Iredale “che la ‘seconda scheda di memoria’ o ‘il secondo upload ‘ venisse da una fonte non autorizzata”.

In mezzo al furore sulle schede elettorali pendenti e gli scrutini farfalla (1) in Florida, tuttavia, la “scheda di memoria difettosa” fu subito dimenticata. Invece di condividere la colpevolezza per la catastrofe della Florida, le aziende delle macchine da voto hanno usato le loro protezioni politiche per presentare il loro prodotto come la soluzione. Nell’ottobre 2002, il presidente Bush ha firmato l’Help America Vote Act, richiedendo a stati e contee di aggiornare i loro sistemi di voto con macchine elettroniche e dare ampie somme di denaro ai funzionari statali da distribuire alla ristretta combriccola dei fornitori in gran parte Repubblicani.

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[Con 3.9 miliardi di dollari dal Congresso, le macchine per la votazione elettronica saranno installate in ogni distretto della nazione. Foto AP / Rogelio Slis]

Il principale autore e amministratore di HAVA era Bob Ney, presidente Repubblicano del potente Comitato di Amministrazione della Camera degli Usa. Ney aveva stretti legami con Jack Abramoff, un lobbysta attualmente caduto in disgrazia, la cui ditta aveva ricevuto almeno 275.000 dollari da Diebold per promuovere le sue macchine touch-screen. David DiStefano, l’ex capo del personale di Ney, ha anche lavorato come lobbysta registrato per Diebold, ricevendo almeno 180.000 dollari dalla ditta per promuovere HAVA e “altri argomenti sulla riforma delle elezioni”. Ney – che ha accettato contributi per la campagna elettorale da DiStefano e contava il CEO dell’epoca Diebold O’Dell fra i suoi elettori – fece sì che HAVA favorisse fortemente l’uso delle macchine dell’azienda.

Ney inoltre ha fatto in modo che a Diebold ed altre aziende non fosse richiesto di dotare le proprie macchine di stampanti per fornire registrazioni cartacee che potessero essere verificate dagli elettori. Con una svolta intelligente, HAVA convinse effettivamente ogni distretto a fornire almeno un dispositivo di voto che non avesse traccia cartacea – presumibilmente in modo che cittadini ipo-vedenti potessero votare in segreto. La norma è stata sostenuta da due gruppi di appoggio poco noti: la Federazione Nazionale Ciechi (NFB), che ha accettato 1 milione dollari da Diebold per costruire un nuovo istituto di ricerca e l’Associazione Americana delle Persone con Disabilità, che ha intascato almeno 26.000 dollari dalle aziende delle macchine da voto. NFB ha sostenuto che una ricevuta cartacea del voto comprometterebbe i diritti civili dei suoi membri – una posizione non condivisa da altri gruppi che sostengono i ciechi.

Affondando nelle acque luride dello scandalo, Abramoff, Ney ha acconsentito il 15 settembre di dichiararsi colpevole alle accuse di cospirazione federale – ma aveva già fatto un ultimo favore ai suoi amici della Diebold. Quando 212 membri del Congresso di entrambi i partiti hanno patrocinato un disegno di legge per imporre una traccia cartacea per tutti i voti, Ney ha usato la sua posizione come presidente per impedire persino che la norma ottenesse un’udienza davanti al suo comitato.

Il risultato fu che HAVA – il principale sforzo di riforma dopo il disastro del 2000 – ha posto gran parte del sistema elettorale della nazione nelle mani di aziende a scopo di lucro. Diebold da sola ha venduto più di 130.000 macchine da voto – rastrellando fondi valutati in almeno 230 milioni di dollari. “Questa intera iniziativa non è mai stata a favore degli elettori” dice Hoods, che ha visto di persona come il provvedimento ha avvantaggiato i profitti nel bilancio di Diebold. “Riguardava la privatizzazione delle elezioni. HAVA è stato trasformato in un programma per l’aumento del reddito delle aziende”.

Nessun caso dimostra meglio i pericoli posti dalle macchine di voto elettronico quanto l’esperienza in Maryland. Come in Georgia, i funzionari hanno garantito a Diebold il controllo di gran parte dei sistemi elettorali statali durante le elezioni trimestrali del 2002. (Nell’interesse della trasparenza, quell’anno mia sorella era candidata a governatore e perse con un margine consistente dal sondaggio pre-elettorale). La notte delle elezioni, quando Chris Hoods accompagnò il presidente di Diebold Bob Urosevich ed il direttore del marketing Mark Radke al centro di registrazione nella contea di Montgomery in cui sarebbero stati addizionati i voti, fu colpito di trovare la stanza vuota. “Non un singolo funzionario elettivo del Maryland era là per recuperare le schede di memoria”, ricorda. Come le schede contenenti ogni voto della contea iniziavano ad arrivare nei sacchi di tela, gli incaricati di Diebold li inserivano in un gruppo di tabulatori touch-screen collegati ad un server centrale, pure lui controllato da un impiegato Diebold.

“Sarebbe stato molto facile per chiunque di noi prendere una chiave “contaminata” dalla nostra tasca, metterla nel sistema e scaricare qualche codice maligno che poi sarebbe finito nel server, avendo effetto su ogni altro voto che ci finiva dentro, prima e dopo” dice Hoods. “Avevamo il controllo assoluto delle tabulazioni. Avremmo potuto manipolare l’elezione se lo desideravamo. Avevamo accesso ed è tutto quello che serviva. Posso onestamente dire che ogni elezione che ho visto affidata a Diebold era compromessa – se non nel conteggio, almeno nella sicurezza”.

Dopo l’elezione, il Maryland progettò di installare le macchine elettroniche AccuVote-TS di Diebold nell’intero stato – finché quattro studiosi informatici delle Università Johns Hopkins e Rice rilasciarono nel luglio 2003 un’analisi del codice sorgente del software dell’azienda. “Questo sistema di voto è ben lontano persino dagli standard di sicurezza più bassi applicabili in altri contesti” conclusero gli scienziati. Era, infatti, “inadatto per l’uso in un’elezione generale”.

“Con le macchine elettroniche potete commettere frodi diffuse con una singola alterazione del software” dice Avi Rubin, un professore di scienza informatica alla Johns Hopkins, che ha ricevuto 7.5 milioni di dollari dal National Science Foundation per studiare il voto elettronico. “Ci sono milioni di piccoli inganni quando sviluppate un software che vi permette di fare qualunque cosa desideriate. Se conoscete la demografia del distretto, la macchina può essere programmata per riconoscere il suo distretto e lanciare strategicamente voti che si spostano in elezioni anche di parecchi anni in avanti. Nessuno saprà mai cos’è accaduto”.

In risposta allo studio, il Maryland ha commissionato due rapporti supplementari sulla strumentazione Diebold. Il primo è stato condotto dalla Science Applications International Corporation – un’azienda che, con Diebold, faceva parte di un gruppo di industrie che promuove le macchine per il voto elettronico. SAIC ha concesso che le macchine Diebold erano “ad elevato rischio d’essere compromesse” – ma concluse che i “controlli procedurali dello stato e l’ambiente generale di voto riducono o eliminano molte delle vulnerabilità identificate nel rapporto di Rubin”. Nonostante la mancanza di qualsiasi reale “controllo procedurale” durante l’elezione del 2002, il Governatore Robert Ehrlich ha dato al comitato elettorale statale il placet a pagare 55.6 milioni di dollari per il sistema AccuVote-TS di Diebold.

L’altra analisi, commissionata dal potere legislativo del Maryland, era un test pratico dei sistemi RABA Technologies, una ditta di consulenza con esperienza sia in questioni di difesa che di intelligence per il governo federale. Gli informatici assunti da RABA per penetrare in sei macchine di Diebold hanno scoperto un difetto importante: l’azienda aveva inserito nel software quelle che sono note come “back doors”, che potevano permettere ad un pirata di nascondere nel sistema un codice maligno non autorizzato. William Arbaugh, dell’università del Maryland, ha dato al sistema Diebold una “F” con “la possibilità di portarla ad una ‘C’ con un credito supplementare – cioè, se seguono le raccomandazioni che abbiamo dato loro”.

Ma secondo recenti e-mail ottenute da Rolling Stone, Diebold non solo ha mancato di seguire la maggior parte delle raccomandazioni, ma ha lavorato per insabbiarle. Michael Wertheimer, che ha condotto lo studio RABA, ora lavora come assistente direttore delegato nell’ufficio del Direttore della National Intelligence. “Abbiamo fatto numerose raccomandazioni, le quali richiedevano che Diebold sistemasse questi punti” scrive in un’e-mail, “ma furono respinti con l’argomento che le macchine erano protette fisicamente e non potevano essere alterate da qualcuno esterno alla catena di custodia stabilita”.

In un’altra e-mail, Wertheimer dice che Diebold e i funzionari statali lavorarono per minimizzare la debole valutazione del suo team. “Abbiamo speso ore a trattare con lobbysti della Diebold e funzionari elettorali che cercavano di minimizzare il nostro impatto” ricorda. “I risultati furono quelli di un rischio controllato, l’opportunità e la potenziale catastrofe”.

Durante l’elezione presidenziale del 2004, con le macchine Diebold in tutto lo stato, le cose cominciarono ad andare male fin dall’inizio. Un mese prima del voto, una macchina Diebold abbandonata fu scoperta in un bar a Baltimora. “Quello che è davvero preoccupante” dice Hoods, “è che uno potrebbe avere il controllo di tutta la tecnologia – per manipolarla – se conoscesse il funzionamento interno di una sola macchina”.

Il giorno dell’elezione fu un completo disastro. “Un numero elevato di macchine erano fuori uso a causa di quelli che sembravano essere difetti nel sistema Diebold” dice Hoods, che faceva parte di una squadra di tecnici itineranti incaricata di assicurarsi che la votazione funzionasse. “Schede di memoria sovraccariche, macchine bloccate, scrutatori impauriti di accederle o spegnerle per timore di perdere voti”.

Poi, dopo che le votazioni furono chiuse, i tecnici Diebold che si presentarono a raccogliere le schede di memoria contenenti i voti trovarono che molte mancavano. “Le macchine sono andate”, disse un custode a Hoods, prese, apparentemente, dal fornitore che le aveva consegnate in primo luogo. “C’era un gran caos perché c’erano tante chiavi mancanti” dice Hoods.

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[Il repubblicano Bob Ney, principale autore e proponente del Help America Vote Act, che richiede agli stati di aggiornare i loro sistemi di voto con macchine elettroniche. Foto AP/ Jamie-Andrea Yanak]

Anche prima dell’elezione del 2004, gli esperti hanno avvertito che le macchine per il voto elettronico avrebbero insidiato l’integrità del voto. “Il sistema che abbiamo per provare e certificare l’apparecchiatura di voto in questo paese non solo è difettoso ma è virtualmente inesistente” testimoniò quel giugno davanti al Congresso Michael Shamos, un distinto professore d’informatica all’Università Carnegie Mellon. “Dev’essere ricreata da zero”.

Due mesi dopo, lo U.S. Computer Emergency Readiness Team – una divisione del Dipartimento per la Sicurezza in Patria – stampò un poco noto ” bollettino sulla cyber-sicurezza”. L’allarme si occupava nello specifico dei database che Diebold usa nella registrazione dei voti. “Esiste una vulnerabilità dovuta ad un backdoor account non documentato” avvertiva l’allarme, citando lo stesso genere di debolezza identificata dagli scienziati RABA. Il difetto di sicurezza, aggiungeva, potrebbe permettere ad “un utente malintenzionato di modificare i voti”.

Tali avvertimenti, tuttavia, non fermarono gli stati in tutto il paese dall’installare macchine per il voto elettronico per l’elezione 2004. In Ohio sono state segnalate macchine inceppate e non operative in tutta Toledo. Nelle zone a grande presenza democratica di Youngstown, quasi 100 elettori premettero “Kerry” e videro illuminarsi “Bush”. Almeno venti macchine dovettero essere ricalibrate nel mezzo del processo di voto a causa di voti per Kerry che saltavano a Bush. “Voti che saltavano” simili sono stati segnalati dagli elettori in altri stati .

Le anomalie diffuse a macchia d’olio non hanno trattenuto il Segretario di Stato J. Kenneth Blackwell – che ha anche presieduto la campagna per la rielezione di Bush nell’Ohio – dal siglare un accordo nel 2005 che avrebbe garantito a Diebold un monopolio virtuale sul conteggio del voto nello stato. I locali funzionari elettorali hanno dichiarato che l’accordo, il quale avvenne soltanto alcuni mesi dopo che Blackwell aveva comperato quasi 10.000 dollari in azioni Diebold, era una violazione delle leggi dello stato che richiedono un regolare procedimento di offerte in concorrenza. Di fronte alla possibilità di una causa, Blackwell ha acconsentito a permettere che pure altre aziende fornissero le macchine. Questo novembre, gli elettori in 47 contee deporranno le loro schede elettorali in macchine Diebold – in un’elezione chiave in cui Blackwell corre come candidato governatore Repubblicano.

Le macchine per il voto elettronico hanno causato diffusi problemi anche in Florida, in cui Bush superò Kerry di 381.000 voti. Quando gli esperti statistici della California University hanno esaminato il conteggio ufficiale dello stato, hanno scoperto un modello preoccupante: “I dati indicano con una certezza del 99.0 % che l’uso del voto elettronico nella contea è associato ad un aumento sproporzionato di voti per il presidente Bush. Confrontato con le contee con schede elettorali cartacee, nelle contee con macchine per il voto elettronico era sensibilmente più probabile che si mostrassero aumenti nel sostegno al presidente Bush fra il 2000 e il 2004”. Le tre contee con la maggior parte delle discrepanze – Broward, Palm Beach e Miami-Dade – erano anche quelle più pesantemente Democratiche. Le macchine per il voto elettronico, concludeva il rapporto, possono aver assegnato impropriamente qualcosa come 260.000 voti a Bush. “Non importa quanti fattori e variabili abbiamo preso in considerazione, la significativa correlazione nei voti per il presidente Bush ed il voto elettronico non può essere spiegata” ha detto Michael Hout, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze.

Charles Stewart III, un professore del MIT specializzato in comportamento e metodologia degli elettori, era inizialmente scettico sullo studio – ma non è stato capace di trovare alcun difetto nei risultati. “Non lo potete stroncare – c’ho provato” ha detto al Washington Post. “C’è qualcosa di strano nei risultati delle contee democratiche con macchine elettroniche”.

Nel 2004 anche in Texas sono sorte delle domande. William Singer, un programmatore alle elezioni nella contea di Tarrant, ha scritto all’ufficio del Segretario di Stato dopo il voto per segnalare che ES&S spingeva i funzionari ad installare software non approvato durante le primarie per la presidenza. “Quello che mi aspettavo di fare per ‘mettere in moto un’elezione’,” scrisse Singer, “era ben lontano dal genere di pratiche che credo dovessero essere accettate come standard nell’industria dell’elezione.” L’azienda nega l’accusa ma, in un’e-mail di questo mese, Singer precisa che gli impiegati di ES&S avevano spinto i funzionari elettorali locali a forzare il Segretario di Stato ad accettare “un cambio di software talmente all’ultimo minuto che non avrebbe dato scelta ed effettivamente avrebbe evitato la certificazione”.

Nonostante simili rapporti, il Texas continua ad affidarsi ad ES&S. Nelle primarie tenute recentemente nella contea di Jefferson, quest’anno, si sono dovuti riconteggiare i voti elettronici dopo che messaggi d’errore impedirono agli addetti di completare le loro registrazioni. In aprile, con un precedente voto nelle elezioni locali soltanto una settimana prima, funzionari in tutto lo stato erano ancora in attesa di ricevere da ES&S la programmazione necessaria per esaminare la precisione delle macchine. Definendo la situazione “completamente inaccettabile e preoccupante” il direttore elettorale del Texas Ann McGeehan ha autorizzato i funzionari locali a creare “schede elettorali cartacee di emergenza” per riserva. “Ci rammarichiamo per l’inaccettabile posizione in cui sono molte circoscrizioni politiche a causa delle scarse prestazioni da parte del loro fornitore contraente” ha aggiunto McGeehan.

Nell’ottobre del 2005, l’Ufficio Responsabilità governativo ha pubblicato un rapporto molto sfavorevole sulle macchine per il voto elettronico. Citando le diffuse irregolarità e disfunzioni, questa agenzia di controllo governativa d’alto livello ha concluso che una miriade di debolezze nella tecnologia touch-screen e optical-scan “potrebbe danneggiare l’integrità delle schede elettorali, dei voti e del software del sistema di voto, permettendo modifiche non autorizzate”. Alcuni sistemi elettronici usavano password che “si indovinavano facilmente” o password identiche per numerosi sistemi. Il software poteva essere maneggiato e trasportato senza una chiara catena di custodia e i blocchi a protezione dell’hardware del computer si tolgono facilmente. Schede di memoria non protette potevano permettere a persone “di votare più volte, cambiare i totali di voto e produrre falsi rapporti dell’elezione”.

Un rapporto ancora più completo prodotto in giugno dal Brennan Center for Justice, un “think thank” non schierato della New York University School of Law, riecheggiava le scoperte del GAO. Il rapporto – condotto da un gruppo di esperti informatici ed esperti di sicurezza di governo, università e settore privato – fu valutato dal National Institute of Standards and Technology. Le macchine per il voto elettronico ampiamente adottate dal 2000, concludeva il rapporto, “pongono un reale pericolo all’integrità del cittadino, dello stato e delle elezioni locali”. Sebbene non sia stato ancora documentato nessun caso di hacking, il rapporto ha identificato 120 minacce alla sicurezza di tre macchine utilizzate diffusamente – ed il metodo di attacco più facile è utilizzare software alterato che sposta i voti da un candidato ad un altro.

Gli esperti informatici hanno dimostrato che sarebbe relativamente semplice che un attacco abbia successo. In uno studio diffuso il 13 settembre, informatici della Princeton University hanno realizzato un software che può essere inserito in una macchina Diebold in meno di un minuto, oscurando ogni prova della sua presenza. Hanno anche realizzato un virus che può “infettare” altre unità in un sistema di voto, commettendo una “frode diffusa” attraverso una singola macchina. In sessanta secondi, un solo pirata può possedere un’elezione.

E la tecnologia touch-screen continua a creare caos agli scrutini. Il 12 settembre, nella prima elezione totalmente elettronica del Maryland, degli elettori sono stati eliminati dallo scrutinio perché i funzionari elettorali non erano riusciti a distribuire le schede elettroniche di accesso necessarie per fare funzionare le macchine Diebold. Quando alla fine le schede furono trovate sulla mensola di un magazzino e furono trasportate ad ogni distretto, un numero indefinibile di elettori aveva perso la possibilità di depositare la propria scheda elettorale.

Sembra insensato che simili evidenti minacce contro il nostro sistema elettorale non abbiano arrestato la proliferazione della tecnologia touch-screen. Nel 2004, il 23 % degli Statunitensi ha votato con schede elettorali elettroniche – un aumento del 12 % rispetto al 2000. Quest’anno, si pensa che più di un terzo delle 8.000 giurisdizioni elettorali della nazione userà la tecnologia di voto elettronica per la prima volta.

La notizia rincuorante è che i cittadini stanno iniziando a reagire. Gli attivisti per i diritti di voto con il Brad Blog ed il Black Box Voting stanno iniziando a farsi sentire. Voter Action, un gruppo no-profit, ha aiutato ad istruire cause in Arizona, New York, Pennsylvania, Colorado e New Messico per arrestare la proliferazione dei sistemi touch-screen. In California, gli elettori hanno effettuato ricorso lo scorso marzo per sfidare l’uso di un sistema touch-screen Diebold – una mossa che ha spinto già otto contee a firmare degli affidavit dicendo che non utilizzeranno le macchine a novembre.

Non è sorprendente che i diffusi problemi con le macchine per il voto elettronico abbiano scatenato una tale indignazione e mancanza di fiducia fra gli elettori. Nel novembre scorso, il comico Bill Maher era in un casinò a Las Vegas e faceva attenzione alle migliaia di slot-machines. “Non fanno mai un errore” mi fece notare. “Non possiamo avere una macchina di voto che non possa essere manipolata?”

Effettivamente, c’è una soluzione notevolmente semplice: dotare ogni macchina touch-screen affinché fornisca ricevute cartacee che possono essere verificate dagli elettori ed essere riconteggiate in caso di disfunzione o alterazione. “La carta è l’assicurazione contro una macchina che imbroglia” dice Rubin, esperto di computer.

In Florida, una nuova sconvolgente legge rende effettivamente illegale contare a mano le schede elettorali cartacee dopo che sono già state conteggiate dalla macchina. Ma 27 stati ora richiedono una traccia cartacea ed altri stanno considerando simili requisiti. Nel New Messico, il Governatore Bill Richardson ha istituito quella che molti considerano una soluzione ancora migliore: gli elettori usano schede cartacee che poi sono scannerizzate e conteggiate elettronicamente. “Siamo diventati uno degli stati zimbello nel 2004 perché le macchine erano difettose, lente e non affidabili” dice Richardson. “Mi sono detto, ‘non voglio passare di nuovo attraverso tutto ciò’ Il sistema della scheda elettorale cartacea, per quanto non sembri per niente tecnico, è il modo più verificabile per poter assicurare agli Statunitensi che il loro voto conta”.

Naturalmente le schede elettorali cartacee non elimineranno completamente la minaccia di alterazioni – dopo tutto, la frode elettorale e gli sbagli nei conteggi si sono verificati in tutta la nostra storia. Finché c’è stata una traccia cartacea, tuttavia, le nostre elezioni sono state condotte con una certa misura di controllo pubblico. Ma le macchine per il voto elettronico sono il sogno dei pirati. . Ed oggi si sta dando alle aziende a scopo di lucro uno spaventoso potere senza precedenti non solo per fornire queste macchine ma anche per registrare e conteggiare i nostri voti nel segreto, senza alcuna reale supervisione.

Non dovete credere nelle teorie della cospirazione per temere per l’integrità del nostro sistema elettorale: il diritto al voto è semplicemente troppo importante – e ottenuto con troppa fatica – perché sia ceduto senza lottare. È tempo che gli Statunitensi si riprendano la nostra democrazia dagli interessi privati.

Inviate i vostri commenti sulle minacce ad un voto corretto nel blog National Affairs. In più, leggete il libro di Robert F. Kennedy Jr. “Was the 2004 election stolen?”, il suo resoconto sui metodi Repubblicani per tenere più di 350.000 elettori dell’Ohio lontani dalle urne elettorali o far si che i loro voti non fossero conteggiati.

Per ulteriori informazioni sulla minaccia posta dalle macchine per il voto elettronico, visitate The Brad Blog.

La lettera di Read Diebold a Rolling Stone e la risposta di Robert F. Kennedy Junior.

Robert F. Kennedy Junior
Fonte: http://www.rollingstone.com
Link
Rolling Stone, 5 ottobre 2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org cura di FILMARI

Nota:

(1) Il butterfly ballot (scheda elettorale a farfalla) si riferisce ad una scheda che ha i nomi su entrambi i lati, con i pallini nel centro, e che ha creato non poca confusione negli elettori…
Fonte: BBC News Online, Butterfly ballot, Thursday, 23 November, 2000, 16:48 GMT

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