DI MIKE DAVIS
Tom Dispatch
Introduzione di Tom Engelhardt
Il massacro in Iraq continua, e cosa ci dovevamo aspettare? Le “roadside bomb”, bombe collocate sul ciglio della strada (o IEDs, Improvised explosive device – ordigni esplosivi improvvisati) provocano stragi pressoché quotidiane fra le truppe statunitensi all’interno e nei dintorni di Baghdad (e nelle province adiacenti). Settantacinque americani sono già morti nel mese di marzo, almeno 50 di loro a causa delle “roadside bomb”. Naturalmente si tratta di una goccia nel mare quando ci si riferisce agli incidenti che coinvolgono iracheni. Il tanto discusso studio pubblicato su “Lancet” riguardante le “morti in eccesso” in Iraq dall’invasione nel marzo 2003 al giugno 2006 ha calcolato una cifra di 655.000 vittime. La sua attenta e minuziosa metodologia è stata impetuosamente respinta sia da George Bush (non è un “rapporto verosimile”) che da Tony Blair. Tuttavia, secondo la BBC, documenti del governo britannico recentemente ottenuti indicano che la metodologia dello studio era sicuramente valida. («Il principale consulente scientifico del Ministro della Difesa, Roy Anderson, ha descritto i metodi utilizzati nello studio come “robusti” e “affini al metodo migliore”… In un altro documento, un ufficiale governativo – del quale è stato occultato il nome – afferma “la metodologia di indagine utilizzata non può essere attaccata, è un metodo provato e testato per misurare la mortalità nelle zone di conflitto”»)Nessuno di questi è probabilmente in grado di penetrare a fondo la linea attuale degli Stati Uniti. Durante la settimana del quarto anniversario dell’invasione dell’Iraq, sia la NBC che la ABC, nei TG in prima serata, hanno continuato a ripetere la cifra di 60.000 morti iracheni – nonostante la Missione di Assistenza dell’ONU per l’Iraq avesse calcolato 34.452 morti in Iraq solo nel 2006, e nonostante questo sia onestamente riconosciuto come una sottostima. Poichè alcuni corpi non sono mai arrivati agli ospedali o alle stanze mortuarie e nella zona proibita e distrutta dall’insurrezione sunnita, il rapporto ufficiale delle morti è anche più leggero.
Con il piano di sviluppo del Presidente e i “segni incoraggianti” di progresso a Baghdad già accolti con entusiasmo – per quanto tempo ci spingeranno ancora sulla via dell’inferno? – l’Iraq è sempre più un ossario, un terreno di morte. L’ultimo vero incremento, come ci dice qui sotto Mike Davis, è nelle auto-bomba e nei camion-bomba guidati dai Jihadi sunniti. Lo scorso aprile, David ha prodotto una serie unica in due parti per il sito www.tomdispatch.com, “The Poor Man’s Air Force” e “Car Bombs with Wings”, che rappresenta sicuramente la prima storia sulle auto-bomba mai sperimentata. Il notevole autore de Il Pianeta degli Slum ha ora trasformato questi due episodi in una storia completa su queste devastanti armi del nostro tempo in un nuovo libro, “Buda’s Wagon: A Brief History of the Car Bomb”. Dal momento che, in questo pianeta turbolento, le auto-bomba saranno presenti nel nostro futuro, questo è semplicemente un libro da non dimenticare. Io lo raccomando fortemente. Tom
I KAMIKAZE ALLA GUIDA DI AUTO-BOMBE HANNO GIA’ SCONFITTO L’AUMENTO DELLE TRUPPE?
DI MIKE DAVIS
Nonostante le eroiche rassicurazioni sia dalla Casa Bianca che dal Pentagono sul fatto che l’incremento delle truppe iniziato sei settimane fa a Baghdad e nella provincia di al-Anbar stia procedendo, i guidatori suicidi continuano a devastare le vicinanze sciite e sunnite, spesso sotto il naso delle pattuglie rafforzate e dei punti di controllo americani. In effetti il mese di febbraio è stato un mese record per le auto-bomba, con almeno 44 esplosioni mortali solo a Baghdad, e marzo promette di duplicare il massacro.
Le auto-bomba, soprattutto, continuano a trasformarsi in orrore e morte. A gennaio e marzo, le prime esplosioni chimiche di “dirty bomb” sono avvenute con gas di cloro, il che offre un nuovo potenziale significato alle armi di distruzione di massa del Presidente scomparse in Iraq. Le guerriglie fondamentaliste che rivendicano l’affiliazione con “al-Qaeda in Mesopotamia” stanno ora cercando furiosamente lo scontro, apparentemente voluto, con le popolazioni sunnite dissidenti della provincia di al-Anbar come con quelle delle aree sciite di Baghdad ed i pellegrini sciiti sulla strada per il sud della capitale. Ad ogni massacro i bombardamenti smentiscono le affermazioni dell’amministrazione Bush che confermano che l’esercito statunitense possa restituire Baghdad quartiere dopo quartiere, garantirne la sicurezza e stabilire le proprie pattuglie e nuove piccole mini-basi fortificate come reale sostituto all’auto-difesa militare.
Il 23 febbraio, per esempio, appena dopo l’inizio della “Surge” (incremento delle truppe), un camion bombarolo kamikaze ha ucciso 36 sunniti a Habbaniya, a ovest di Baghdad, dopo che un imam (autorità della religione islamica) aveva denunciato al-Qaeda in una moschea locale. Dieci giorni dopo un kamikaze solcava con un camion bomba il famoso bazar letterario di Baghdad, l’affollato corridoio librario e i caffè lungo Mutanabi Street, incenerendo almeno 30 persone e forse anche le ultime speranze di un rinascimento intellettuale in Iraq.
Il 10 marzo un altro bombarolo suicida ha massacrato 20 persone a Sadr City, a solo qualche centinaio di metri da una delle nuove basi statunitensi. Il giorno seguente un kamikaze si è schiantato con la sua automobile contro un camper pieno di pellegrini sciiti, provocando la morte di 30 persone. Una settimana dopo l’orrore ha superato se stesso quando un kamikaze ha usato due bambini come espediente per oltrepassare un punto di controllo militare e poi ha fatto esplodere la macchina con i due bambini ancora seduti sul sedile posteriore.
A dimostrazione di una tattica che è stata comprovata come particolarmente mortale durante lo scorso anno, il 23 marzo un attacco con una bomba di un assaltatore suicida ha quasi ucciso il Vice Primo Ministro Salam al-Zubaie, il quale aveva accettato l’alleanza tribale, Anbar Salvation Council, proposta dagli americani e denunciata dai guerriglieri della Jihad.
Quando si parla di sviluppo di veicoli suicidi, comunque, l’innovazione più allarmante è stata senza dubbio l’introduzione dei camion bomba, che hanno al loro interno serbatoi di cloro gas adibiti a esplosivo. Naturalmente le “dirty bomb”, solitamente di tipo nucleare, sono state a lungo l’ossessione degli esperti anti-terrorismo (e dei produttori di scadenti servizi televisivi), ma il fascino sinistro degli strumenti radioattivi – che spargono scorie radioattive nella City di Londra o nella midtown di Manhatthan – tende ad oscurare la possibilità che i fabbricatori di bombe potrebbero essere inizialmente attratti dalla economicità e facilità di combinare esplosivo con qualunque prodotto industriale tossico e caustico.
Come a voler enfatizzare il fatto che queste esplosioni di gas tossico fanno ora parte del loro arsenale standard, i bombaroli fondamentalisti – identificati dall’esercito americano, come al solito, come “membri di al-Qaeda in Mesopotamia” – il 16 marzo hanno sferrato tre attacchi suicidi consecutivi con bombe al cloro contro le città sunnite fuori da Falluja. I due più grandi attacchi coinvolsero autoribaltabili carichi di 900 litri di cloro in serbatoi. Oltre alle dozzine di feriti o uccisi dalle esplosioni dirette, almeno altre 350 persone sono state colpite dalle nuvole giallo-verdi di cloro.
Come avvenne ad aprile del 1915 con i primi utilizzi del gas cloro sul fronte est durante la Prima Guerra Mondiale, queste esplosioni hanno disseminato il panico sottolineando, dal momento che i bombaroli non lasciarono dubbio, l’inabilità degli americani a proteggere i potenziali alleati nella provincia di al-Anbar, il cuore della ribellione sunnita. (La recente scoperta di riserve di cloro e acido nitrico in una zona sunnita a ovest di Baghdad difficilmente placherà questi timori).
Le onde traumatiche delle “dirty bombs” di marzo sono arrivate a scuotere anche le finestre a Hudson River, dove gli esperti del Dipartimento di Polizia di New York (NYPD) hanno messo all’erta i media sul fatto che la scarsa sicurezza in stabilimenti chimici locali aumenta il pericolo di attacchi emulati usando ingredienti rubati. Un anonimo ufficiale del dipartimento di contro-terrorismo ha comunicato alla Reuters: “ciò che il NYPD si aspetta sono attentatori che puntano a New York per provare a importare la tattica”. Allo stesso tempo, due Senatori Democratici del New Jersey – Robert Menendez e Frank Lautenberg – si sono lamentati che l’amministrazione Bush stava favorendo l’industria chimica bloccando l’attuazione di norme di sicurezza più forti a New Jersey e in altri stati.
Nel frattempo, tornando in Iraq, le nubi di cloro e i camion-bomba hanno spinto le truppe statunitensi ad una caccia disperata alle “aziende produttrici di auto-bomba improvvisate” che, come sostiene il Generale Maggiore William Caldwell, capo dei portavoce della “Surge”, proliferano nei sobborghi polverosi e nelle zone industriali che circondano Baghdad.
L’immagine di una fabbrica clandestina di auto-bombe, tra l’altro, è molto ironica. La zona industriale di Baghdad comprende centinaia di aziende statali e private che una volta producevano cibo in scatola, mattonelle, vestiti per bambini, autobus, fertilizzanti, vetro commerciale e via dicendo. Fin dall’invasione americana, tuttavia, le aziende sono inattive, se non in decadenza, e la forza lavoro sunnita e sciita che una volta era impiegata ora è costretta, senza lavoro, ad andare nelle vicinanze fondamentaliste di Bagdhad. La disoccupazione a Baghdad oscilla tra il 40 e il 60%.
E’ improbabile che le azioni in corso – utilizzando truppe che dovrebbero oltretutto rendere sicure strade e “guadagnarsi l’appoggio dei cuori e delle menti” – lascino scoperta solo una piccola parte delle “fabbriche” di bombe della città. In effetti, le auto-bomba – anche più delle roadside bomb (IED’s) che stanno riempiendo gli sfasciacarrozze di Humevee – si sono dimostrate globalmente un’arma invincibile per coloro che sono male armati e senza fondi, così come l’arma di distruzione di massa che l’amministrazione Bush ha completamente ignorato.
Nessuno dei comandanti americani scesi in campo tra il 2003 e il 2004, e ancora meno gli imperialisti che sognano tutt’ora che un gruppo di esperti neoconservatori faccia ritorno a Washington, sembra aver previsto l’ubiquità del loro uso.
Secondo un’indagine incrociata nazionale portata avanti da epidemologi alla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e da medici iracheni (organizzata attraverso l’Università Mustansiriya di Baghdad) riguardo alla mortalità in Iraq dall’invasione degli Stati Uniti, 78.000 iracheni sono stati uccisi da numerosi veicoli-bomba tra marzo del 2003 e giugno del 2006. Inoltre, come ho spiegato nella mia storia sulle auto-bomba pubblicata di recente, Buda’s Wagon, c’è una piccola speranza per ogni progresso tecnologico o miracolo scientifico che potrà rendere affidabile il ritrovamento di una Mercedes con 500 sterline di C-4 nel serbatoio o un autoribaltabile carico di serbatoi di cloro e potenti esplosivi fermo in uno dei colossali ingorghi di traffico di Baghdad. (Punti di controllo? Solo un sinonimo di opportunità mirata).
Nel frattempo, i bombaroli puntano sul fatto che, se possono sostenere un massacro a questi livelli, le milizie sciite saranno costrette a tornare in strada per proteggere le zone vicine (dal momento che le truppe Usa non riescono a farlo) rischiando un confronto sanguinoso e totale con le truppe americane per l’appropriamento dei vasti bassifondi sciiti di Sadr City e di altre aree sciite a est di Baghdad. Dall’altro lato, il generale luogotenente Davis Petraeus, esperto mediatore di conflitti e cervello della “Surge”, deve placare le auto-bomba fin dall’inizio dell’estate o affrontare una probabile rivolta popolare a Sadr City. Ad ogni esplosione le sue possibilità diminuiscono.
Mike Davis è l’autore di “Buda’s Wagon:A Bief History of the Car Bomb” (Verso), di recente pubblicazione, di “Il Pianeta degli Slum” e di molte altre opere.
Mike Davis
Fonte: http://www.tomdispatch.com
Link: http://www.tomdispatch.com/index.mhtml?pid=179422
27.03.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SILVIA AGOGERI