DI RAUL COLON
Current Military Trends and History
Nei passati anni, La crescita della potenza militare della Repubblica
Popolare della China ha attratto un grande interesse, ma maggiori dettagli
riguardanti la futura prossima forza militare della Cina è difficile
da avere. Attualmente, la Cina spende una massiccia quantità di
risorse finanziarie allo scopo di migliorare e estendere le sua potenza
militare completa.
Tale balzo nelle spese badgettarie della Cina scaturisce dalla necessità
del paese di aggiornare le sue forze armate dal basso livello tecnologico.
Oggi, rapporti pongono il numero di armi nucleari operative in possesso
della Cina a quattrocento. Di queste, circa venti sono configurate sui
missili Balistici Intercontinentali (ICBM). Circa duecentoventi vengono
indicate come presenti in varie vettori come aerei, sottomarini e sistemi
missilistici a raggio corto-medio.
Tutte queste sono armi tattiche. Le altre armi sono tenute nelle riserve
tattiche per missili a corta gittata, per attacchi di bassa potenza e
per scopi di demolizione. La Commissione Militare Centrale, guidata dal
Presidente Cinese, è il solo amministratore dell’arsenale nucleare
del paese.
L’attuale forza di venti ICBM della Cina è usata principalmente
come forza deterrente. La principale componente del sistema è il
Dong Feng-5 un missile a propellente liquido, con una gittata
stimata di 13000km e può trasportare una singola testata di multi-megatoni.
Il Dong Feng-5 è stato schierato, la prima volta, nell’estate
del 1981 ed è rimasto la spina dorsale della forza di ICBM della
Cina per venti anni. Venti Dong Feng-5 di prima linea, si crede,
sarebbero in stato di allerta permanente da qualche parte nella Cina Centrale.
Il Dong Feng-5 è un drastico cambio dalle prime versioni
dei missili balistici della Cina.
Tali primi missili erano depositati soprattutto, in caverne e venivano
spostati all’esterno per il lancio. Il Dong Feng-5 può
essere lanciato da silos verticali dopo poche ore dal ricezione dell’ordine
al loro equipaggio di lancio.
Il raggio operativo del Dong Feng-5 da alla Cina la possibilità
di lanciare piccoli attacchi nucleari contro la maggior parte dell’Europa,
dell’Asia e alcune zone degli USA, soprattutto il sudest del paese. Oggi,
altre due piattaforme missilistiche sono schierate o sono testate per
un possibile schieramento da parte della Cina. Essi sono il missile a
medio raggio DF-31, che è divenuto operativo nel 2005, e la sua
versione a lungo raggio DF-41, che si ritiene sia operativo nel 2010.
Entrambi i missili sono a propulsione solida e sono basati su lanciatori
mobili. Si ritiene che la Cina tenti di produrre un Veicolo di Rientro
Multiplo (MRV) per i suoi nuovi missili. Un tentativo di produrre gli
assai più avanzati Veicoli di Rientro Multiplo dal Puntamento Indipendente
(MIRV) è in corso.
La Cina schiera anche missili balistici a raggio intermedio e a raggio
medio. Tali sistemi d’arma sono capaci di minacciare la sicurezza di molti
paesi dell’Asia, inclusa l’India, ma i suoi effetti sulla sicurezza strategiche
della Russia restano minimi.
Il sistema missilistico intermedio della Cina è anche capace di
colpire target sulle città della costa giapponese e le basi USA
in Korea del Sud e Giappone. Il vettore missilistico più vecchio
usato dalla Cina è il quasi stazionario missile DF-3A. Tale piattaforma
missilistica è in via di dismissione in favore dei più moderni
sistemi DF-4 e DF-21. Il DF-4, con una gittata massima operativa di 4750
km, è ancora l’ossatura della forza di deterrenza regionale della
Cina. Il DF-4 è un missile a propellente liquido che opera da siti
di lancio fissi. Con lo schieramento del DF-21 nel 1986, le capacità
della orza missilistica balistica regionale della Cina sono raddoppiate.
L’operativo DF-21 ha una gittata di 1800km è trasportato da un
lanciatore mobile per motivi di sicurezza. Il DF-21 è anche la
base missile balistico sublanciato della Cina. Il più vecchio,
un missile a propellente liquido può trasportare una singola testata
nucleare della potenza stimata di 3,3 megatoni. Il missile più
nuovo trasporta una singola testata della potenza massima di 100 kilotoni.
La Cina possiede anche un limitato numero di batterie di missili balistici
a corto raggio. Il DF-11/M-11, con una gittata operativa di 300km, e il
DF-15/M-9, co una gittata di 600km, sono l’ossatura della forza tattica
della Cina. Si crede che molti di tali piattaforme missilistiche siano
configurate per trasportare solo una piccola testata nucleare o convenzionale.
La forza bombardieri della Cina è basata sulla produzione locale
degli aerei Russi schierati negli anni ’50. Con il ritiro obbligato del
bombardiere Ilyushin Il-28 dalla prima linea, con il ruolo di vettore
nucleare, il Tu-16 Badger assunse il ruolo del bombardiere da
attacco nucleare a medio raggio. Prodotto con la tecnologia degli anni
’50, il Tu-16 può solo trasportare due o tre bombe nucleari per
un raggio di 1500/3100km. La si ritiene che la Cina abbia più di
130 di tali vecchi aeroplani in condizioni operative.
Anche la marina Cinese impiega il Tu-16, primariamente nel ruolo di riserva.
Sebbene l’aviazione Cinese possieda un gran numero di altri potenziali
aerei nucleari, come il venerando Mig-21, i Su-27 forniti dalla Russia,
e il nuovo JH-7; si ritiene che non siano usati in tale ruolo. L’aviazione
Cinese ha anche un grande numero di caccia e cacciabombardieri a sua disposizione.
Si stima che nel 2004 la Cina avesse un totale di circa 4200 aerei operativi
di molti tipi. Tale arsenale include tutte le versioni dei caccia J-6
o Mig-19, J-7 o Mig-21, Su-27, e bombardieri Il-28 e Tu-16. Di questi
velivoli, la vasta maggioranza entrò in servizio nell’aeronautica
Cinese prima del 1970. Il settore del trasporto tattico dell’aeronautica
ha capacità limitate.
Negli ultimi vent’anni, i leader Cinesi hanno sottolineato lo sviluppo
di un settore locale dell’industria aerospaziale capace di progettare
e sviluppare avionica avanzata necessaria per gli aerei militari. Nonostante
l’investimento di un ampio ammontare di risorse budgetarie e umane, i
Cinesi non hanno mostrato l’abilità di progettare, sviluppare e
produrre in serie, rapidamente, un velivolo da combattimento locale. I
recentemente rivelati J-7 e J-8, entrambi hanno richiesto un lunga fase
di sviluppo che al momento di essere pronti a entrare in prima linea erano
già obsoleti per gli standard occidentali, mostrando alla Cina
la necessità di ulteriori investimenti in risorse finanziarie e
umane così come l’addestramento di esperti tecnici per lavorare
in ogni aspetto della progettazione tecnica di un velivolo da combattimento.
La verità dello sviluppo dell’aereo più vantato della Cina,
il J-10. la Cina non è la sola nell’area, altri paesi hanno tentato
in passato di progettare e produrre in serie velivoli indigeni, soprattutto
Israele, Sud Africa, India, Taiwan e Korea del sud; tutti hanno abbandonato
i loro programmi* in favore dell’acquisizione di velivoli
esistenti e collaudati delle cinque più grandi potenze produttrici
di armi: Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Germania. La principale
ragione è che le risorse economiche necessarie, non solo per progettare
una nuova generazione di velivoli avanzati, ma di produrla in serie per
il mercato locale, sono così massicce che paesi in via di sviluppo,
con una piccola base industriale, semplicemente non possono affrontare
la spesa per le risorse necessarie, e per un lungo periodo. Ciò
è vero anche per grandi economie con un basso PIL come la Russia,
che è assai indietro rispetto alla progettazione militare tecnologica
dei paesi occidentali**. Come risultato diretto del
loro fallimento per stabilire una base industriale permanente capace di
produrre velivoli di prima linea, la Cina ha rinnovato la sua importazione
di velivoli di combattimento dalla Russia.
La Cina si è anche distinta per possedere una delle più
grandi forze militari convenzionali nel Mondo. La sola massa è
sufficiente, a un potenziale nemico, a pensarci due volte prima di provocare
la Cina. La verità è che, sebbene il numero di armi sia
impressionante, molte delle attrezzature militari della Cina siano obsolete,
sia fisicamente che tecnologicamente. Molte delle piattaforme militari
utilizzate oggi dalla Cina, entrarono in servizio negli anni ’50, 60 e
70 e sono ancora utilizzate nelle unità di prima linea del paese.
Sebbene i sistemi varino in età di sviluppo e schieramento, le
tecnologie usate per crearle sono meramente basate sui progetti Sovietici
degli anni 1950***. Perciò, se le armi più
vecchie fossero dismesse, tutta la forza convenzionale della Cina sarebbe
ridotta. Alla fine del 2001, si stimava che le dimensioni delle forze
militari della Cina avesse 2,5 milioni di soldati, di cui circa 1,8 nell’Esercito
Popolare di Liberazione (esercito della Cina). Esso è diviso in
27 distretti militari nel paese. In tali distretti sono presenti 20 gruppi
d’armate, ognuna con circa 60000 effettivi. Esse sono suddivise in 44
divisioni di fanteria, 5 di artiglieria e 10 corazzate. Vi sono anche
delle brigate in queste unità dell’esercito. Vi sono anche tre
divisioni aerotrasportate sotto il diretto comando dell’aviazione Cinese.
Le riserve sono ampiamente composte da divisioni di fanteria, artiglieria
e anti-aeree. Tali forze sono stimate essere composte da 1,1 milioni di
effettivi. Vi sono anche le unità paramilitari del Popolo della
Cina. La Polizia, le Forze di Difesa della Frontiera e le Forze del Ministero
della Difesa che comprende un ampio settore delle riserve strategiche
della Cina. Esse contano su un totale di quarantaquattro divisioni.
Tali formazioni di riserva dovrebbero aumentare di dimensioni quando la
Cina attuerà i piani di una maggiore modernizzazione e riorganizzazione,
che accentuerà lo spostamento delle formazioni delle truppe attive
al ruolo di riserva strategica. Gli equipaggiamenti dell’esercito saranno
dismessi e verranno introdotti nuovi modelli.
Il principale carro armato della Cina, il T-54/55 di progettazione Sovietica,
è anch’esso prodotto con tecnologie degli anni ’50, non resterà
per molto il principale carro armato. Durante la fine degli anni ’70 e
i primi anni ’80, la Cina ha progettato, con la cooperazione Sovietica,
e prodotto vari tank, ma sebbene i loro progetti siano assai recenti rispetto
al T-54, la loro capacità complessiva é circa la medesima.
Tutto ciò mutò nell’estate del 1988, quando la Cina svelò
il suo nuovissimo carro armato, il Type 80. Il Tipo 80 rappresenta il
primo tentativo della Cina di rompere con le concezioni progettuali Sovietiche
per un carro armato. Il Tipo 80 ha un formidabile set di sistemi, alcuni
di essi sono: sistemi di controllo e sparo computerizzato; sistemi di
rilevamento a laser, sistema di controllo del tiro e capacità di
combattimento notturno. Tale linea di tank continua con il Type 85, introdotto
a metà degli ani ’90 come sviluppo successivo del Tipo 80. l’ultimo
carro da battaglia della Cina è il massiccio T-90II, svelato nel
1991, non è ancora completamente operativo nel EPL. Tale nuovo
tank assomiglia, in più di un aspetto, alla spina dorsale delle
formazioni corazzate della Russia, il carro pesante T-72.
La Cina possiede anche una forza di circa 2100 carri leggeri, che come
a maggior parte dei suoi sistemi d’arma, sono basati su progetti Sovietici
degli anni ’50. Si stima che la forza corazzata della Cina si ponga tra
i 9000 e le 11000 unità. Tale numero è ingannevole; la maggioranza
dei tank di prima linea della Cina sono sistemi con più di quaranta
anni di vita operativa****. Molti di esso potrebbero
non operare al meglio e un gran numero di essi potrebbero non funzionare
per niente. La parte più interessante della situazione è
che la Cina, che come l’ex Unione Sovietica, tende a considerare il numero
più che altri aspetti, come la manutenzione in servizio dei sistemi
esistenti, che è scarsa. Lo stesso problema della manutenzione
si applica alle nuove piattaforme armate che oggi entrano in servizio.
Quindi un maggiore gap esiste, oggi, nei carri da battaglia progettati
tra Cina e paesi occidentali, i Cinese sono nel processo di progettazione
di un nuovo tank che potrà essere comparato con quello degli Europei;
inoltre essi esalteranno la qualità sulla quantità. Con
tali sviluppi e l’attesa riduzione della sua forza di tank, si ritiene
che la Cina possa essere capace di supportare il suo carro da battaglia
con maggiore efficienza, in futuro.
Per la maggior parte della sua storia, la flotta sottomarina della marina
dell’Esercito del Popolo di Liberazione (PALN) consisteva di un piccolo
numero di battelli costieri. La colonna dorsale della loro flotta costiera
era la versione locale del sottomarino della Russia classe ‘Romeo’.
Si stima che tra i 20 e i 30 Romeo siano ancora operativi con
la PALN. Nei primi anni ’70, la Cina decise di iniziare un programma per
lo sviluppo e la produzione di un sottomarino locale in cinque anni. Successe;
il primo sottomarino indigeno sviluppato dalla Cina è la Classe
‘Ming’. Sebbene non siano migliori del Romeo, rappresentano il
primo tentativo della Cina di autosufficienza nella progettazione di tali
sistemi d’arma.
La successiva classe di sottomarini Cinese, il ‘Song’, entrò
in servizio nella PALN nel 1999. Oltre a tali sottomarini, la Cina ha
cercato o sta cercando di acquisire, diversi esemplari del sottomarino
Russo Classe ‘Kilo’. Nel campo del sottomarini a propulsione
nucleare, il primo tentativo della Cina di produrre un sistema locale
non diede risultati incoraggianti per la PALN. La Classe ‘Han’
enterò in servizio nel 1974. Il Maggior problema dell’impianto
propulsivo colpiva il primo battello di questa classe. Così, la
successiva commissione dei sottomarini Classe ‘Han’ non venne
effettuata che a metà del 1980. la Cina crede anche allo sviluppo,
con considerevole assistenza della Russia, a un successivo sottomarino
d’attacco nucleare, assai simile alla Classe ‘Victor III’ della
Russia. La forza di SSBN della Cina consiste dei sottomarini Classe ‘Xia’,
che ha la possibilità di lanciare dodici missili Ju Lang-1
a testata singola di 200-300kt e una gittata operativa di 1700km. In parte
alle sue difficoltà tecniche, la Classe ‘Xia’ non è
stata dislocata oltre le acque regionali. La nuova classe di sottomarini,
nome in codice Type 094, avrà migliori reattori e una rumorosità
più bassa dei suoi predecessori.
Tale nuova classe potrà disporre di 16 missili JL-2, ognuno capace
di potare più di sei testate nucleari. La flotta di superficie
della Cina è cresciuta di dimensioni dagli anni ’70. I Cinesi possiedono
un certo numero di cacciatorpediniere di costruzione Sovietica ‘Sovremenny’,
come principale piattaforma d’arma della flotta di superficie. Sono equipaggiati
per trasportare l’avanzato missile supersonico anti-nave SS-N-22 Sunburn.
I Cinesi, inoltre, costruiscono la propria classe di cacciatorpediniere,
la Classe ‘Luhai’ che disloca 6000 tonnellate. Il capoclasse
è entrato in servizio nel 1999. La più grande classe di
cacciatorpediniere operativi della Cina, è la Classe ‘Luda’.
La Cina dispone di circa sedici di tali navi. La rimanente forza è
composta di 37 fregate. Come nel caso dei cacciatorpediniere, la forza
delle fregate della Cina è assai usata come forza anti-aerea.
La flotta d’assalto anfibio della Cina è il tallone di Achille
della PALN. La Cina possiede circa 49 vascelli d’assalto anfibio dal dislocamento
superiore alle 1000 tonnellate. Molti di tali navi sono dei reperti della
Seconda Guerra Mondiale. Molte di esse, erano LST (Mezzi da Sbarco Carri,
NdT) della US Navy usati negli assalti nel Sud Pacifico. La Cina pianifica
lo schieramento di una portaerei. Cercano di acquistare una piattaforma,
probabilmente dalla Russia. La portaerei probabilmente necessita di velivoli
dalla capacità di decollo e atterraggio convenzionali, finchè
la Cina non disporrà di aerei con capacità di decollo e
atterraggio verticale o corto. Se la Cina, probabilmente, equipaggerà
gli stormi imbarcati nelle portaerei con i caccia J-10 e i caccia-bombardieri
Su-27, avranno probabilmente bisogno di una portaerei che potrà
dislocare circa 50000 tonnellate, cosa che metterà la Cina nella
necessità di acquisire una portaerei come la Russa ‘Kuznetsov’
o la Francese ‘Charles de Gaulle’. Il bisogno della Cina di acquisire
una portaerei è probabilmente volta ad ottenere il sostegno interno
al primo tentativo di disporre una flotta d’altura.
La piccola dimensione della flotta anfibia della Cina escluderebbe i Cinesi
dal poter prendere il controllo di Taiwan per mezzo di un assalto
anfibio. In passato, i leader Cinesi hanno minacciato azioni contro Taiwan,
se l’isola, che la Cina considera una provincia rinnegata, decide di dichiarare
la propria indipendenza. La realtà è che anche se la Cina
decidesse l’uso della forza, non avrebbe le necessarie risorse militari
per completare l’operazione. Un assalto anfibio, che è il solo
mezzo con la Cina potrebbe prendere il controllo del territorio di Taiwan,
è fuori questione. Primo, la Cina può trasportare solo una
divisione corazzata attraverso lo stretto, e anche questo sarebbe difficilmente
effettuabile. Secondo, ogni sbarco anfibio avrebbe bisogno del completo
controllo dei cieli dello Stretto, che l’aviazione Cinese, probabilmente,
non potrebbe ottenere. Infine, sia Taiwan che gli USA potrebbero vedere
i segnali dell’imminente offensiva militare, mesi prima dell’attuazione.
Ciò che la Cina potrebbe fare è un attacco a Taiwan con
i missili DF-15 e DF-11. Tali missili non sono precisi abbastanza da distruggere
i bersagli strategici come aeroporti, stazioni radar e infrastrutture
dei trasporti; il loro solo uso potrebbe essere il terrorismo, come con
le V-2 o gli Scud. Se non sono dotati di testate nucleari, i
danni che potrebbero causare sarebbero simili a quelli di un disastro
naturale. La Cina possiede anche un limitato numero di questi missili
e un assedio missilistico avrebbe una durata limitata. Un blocco navale
dell’isola è possibile, ma a causa della forte dichiarazione degli
U.S. riguardo ogni attacco a Taiwan e la nozione che la potenza navale
USA aggirerebbe l’assedio dell’isola, la Cina difficilmente potrebbe attuare
una operazione navale nell’area.
La realtà è che la Cina sta investendo una massiccia quantità
di soldi per modernizzare le sue forze armate, ma l’attuale struttura
delle forze armate è così vecchia, che il rateo di ritiro
supera quello dell’acquisizione dei maggiori sistemi d’arma. Ciò
significa che la forza militare della Cina diminuirà di dimensione.
Aerei, missili e sistemi d’arma terrestri diminuiranno di numero, la sola
possibile eccezione sarà la flotta di navi di superficie della
Cina. Inoltre, il processo di modernizzazione è lento a causa dei
massicci investimenti necessari per attuarlo. La Cina ha anche aggiunto
un piccolo numero di sistemi d’arma tecnologicamente avanzati nel suo
arsenale. Nuove piattaforme d’arma sono acquisiti in piccole quantità,
che non possono mutare drammaticamente l’equilibrio del potere. Le attuali
acquisizioni della Cina di sistemi Russi non sono così impressionanti
come appaiono. Tali sistemi non sono comparabili a quelli degli USA e
del Giappone*****.
Il principale problema della militarizzazione della Cina riguarderebbe
la loro incapacità a sviluppare una coerente industria bellica
indigena, che produca una tecnologia militare di prossima generazione.
Che cosa potrebbe essere usato dei loro esistenti o nuovi sistemi? Il
recente rovesciamento della politica del governo Cinese, dallo sviluppo
dei propri sistemi d’arma all’acquisizione di sistemi, soprattutto dalla
Russia e da Israele, ha lasciato il governo di Pekino senza controllo
sui militari e sui loro così disperati desideri. Per il prossimo
futuro, la potenziale azione militare della Cina, soprattutto contro Taiwan,
è limitata, la sola che si estende al di fuori dell’attuale assetto
regionale. Insomma, l’equilibrio del potere in Asia Orientale resterà
lo stesso per il prossimo decennio.
Si tratta, in definitiva, di un articolo di ‘analisi’ basato
su dati superati, con una visione del mondo tipicamente americana: sottovalutazione
dell’avversario; una fiducia smodata nelle proprie forze e capacità;
una scarsa abilità nel cogliere la complessità degli eventi
e l’insieme delle relazioni che ad esse sottendono. Il tutto venato
dal solito razzismo anticinese che alligna tra i ‘progressisti’
nordamericani. Chossudovsky legge tutto ciò che viene pubblicato
nel sito della sua rivista?
*Assolutamente falso. Paesi come Sud Africa e Taiwan hanno prodotto
dei velivoli di concezione nazionale (Cheetah e Chingkuo).
Inoltre l’autore dimentica che lo sforzo principale, dei paesi in via
di sviluppo, non riguarda la produzione ex-novo di velivoli, ma riguarda
l’acquisizione della capacità di progettare e produrre in serie,
o riprodurre, velivoli avanzati; anche se si tratta di modelli concepiti
nelle superpotenze. Poi dopo ci sarà tempo per sbizzarrirsi in
progetti ‘originali’.
**Ancora assolutamente falso. L’autore del presente articolo soffre,
come molti ‘esperti’ statunitensi e occidentali in genere,
di strabismo. Solo le potenze occidentali sarebbero capaci di maneggiare
e mettere in produzione una tecnologia militare avanzata. Non è
vero per parecchi motivi. In Europa, il Typhoon, ad esempio,
è un velivolo già vecchio di almeno venti anni. Preda
di ritardi burocratici non mantiene il passo con le contemporanee realizzazioni
russe: MiG-29 e Su-27 continuano ad essere sottoposti a modernizzazioni
nell’avionica, nell’armamento e nei motori. Se vi fosse un possibile
confronto tra i velivoli indicati, il caccia europeo ne uscirebbe sconfitto.
L’armamento dell’Eurofighter è abbastanza datato e anche
limitato, il radar, proprio perché ‘troppo’ avanzato,
soffre di continue ‘messe a punto’. Proprio come nel caso del radar
del Tornado F2/F3: non è mai stato pienamente operativo.
Tra l’altro, una cosa del genere è già successa in India,
quando una squadriglia di avanzati caccia F-15 dell’USAF è stata
battuta, ai punti, dai caccia Su-27 dell’IAF, l’aviazione indiana. In
effetti, in occidente avanzato viene confuso con sofisticato,
mentre nei paesi invia di sviluppo avanzato fa rima con efficiente.
Da ciò ne consegue che velivoli ultrasofisticati, come l’F-22
‘Raptor’ e l’F-35 ‘Lightning-II’ siano velivoli progettati,
o che giacciono sui tavoli da disegno, ormai dagli anni ’80; e il cui
sviluppo si trascina dalla prima metà degli anni ’90. Per di
più dell’F-22 ne sono operative due/tre squadriglie, insomma
poche decine. La difficoltà della progettazione e della produzione
in serie di velivoli avanzati non riguarda solo la Russia, la Cina o
l’India, ma riguarda anche, e soprattutto, gli USA e l’UE. Inoltre,
tale tentativo di confondere la precedente parsimonia del governo di
Beijing, riguardo le spese militari, con le difficoltà strutturali,
ha un che di malafede. Infatti, nel campo militare le ‘strozzature’
tecnico-produttive vengono superate, quasi sempre, da massicci investimenti.
Cosa che oggi rientra ampiamente nelle capacità della Cina popolare.
Versione originale:
Raul Colon
Fonte: http://currentmilitarytrends.blogspot.com/
Link
16.07.2007
Versione italiana:
Fonte: http://sitoaurora.altervista.org/
Link: http://sitoaurora.altervista.org/Eurasia/Cina2.htm
Traduzione di Alessandro Lattanzio
Note:
***Viene da chiedersi se l’autore abbia basato la sua analisi solo sui
dati risalenti agli anni ’80, primi ’90.
****Chiara esagerazione, l’autore spesso confonde l’età del mezzo
con l’età del progetto.
*****Illusione d’autosufficiente rassicurazione, dettata dallo strabismo
occidentocentrico di cui sopra. Lo stesso che ha trascinato il Pentagono
nei pantani dell’Afghanistan e dell’Iraq.
*****Affermazione sbalorditiva e al di fuori della realtà.