DI MASSIMO FINI
ilfattoquotidiano.it
Al Salone di Torino io ci sarò. Con un libro. Altri autori hanno fatto una scelta diversa ritenendosi offesi dal fatto che, come scrive Camilla Tagliabue sul Fatto, a questo Salone è presente una casa editrice dichiaratamente fascista “sovranista e vicino a CasaPound, Altaforte, che ha appena sfornato un libro-intervista a Matteo Salvini e il cui fondatore, Francesco Polacchi, si dice ‘fascista senza problemi’”. In democrazia ognuno può fare ciò che vuole, nella misura in cui non nuoce agli altri. Per lo stesso motivo, come garantisce l’articolo 21 della Costituzione, ognuno ha diritto di esprimere liberamente le proprie idee per quanto aberranti possano apparire al pensiero contemporaneo. L’unico discrimine è che nessuna idea, buona o sbagliata che sia, può essere fatta valere con la violenza. Invece dai garantisti un tanto al chilo, che non hanno nemmeno l’idea di che cosa sia un regime liberale e democratico, si invocano le manette contro idee, fasciste, ‘sovraniste’ e, sia pure in modo indiretto, contro Matteo Salvini che ha pubblicato un libro-intervista con Altaforte. Non so se costoro si rendono conto del vaso di Pandora che stanno aprendo. Quando si viola un principio di libertà, anche con le migliori intenzioni di cui peraltro è lastricato l’inferno, si sa dove si comincia ma non dove si finisce. Si parte con Altaforte, si prosegue col ‘sovranismo’, si arriva a Matteo Salvini che, se non sbaglio, è viceministro del nostro Paese, mentre alle ultime elezioni politiche il suo partito, la Lega, ha ricevuto il 17 per cento dei consensi. Se non erro il consenso è l’essenza stessa della democrazia. Andando avanti di questo passo si potrebbero mettere fuori legge i Cinque Stelle che sono alleati con Salvini che ha scritto un libro per Altaforte che è vicina a CasaPound e che ha un editore che si dichiara fascista. Ma si può andare anche oltre. Il quotidiano Il Manifesto è esplicitamente comunista e il comunismo, come il fascismo, è considerato dalla communis opinion di oggi uno degli orrori del Novecento. Poi potrebbe toccare ai centri sociali che certamente sono antifascisti, ma altrettanto certamente si richiamano, con diverse declinazioni, al comunismo.
Oggi, se vogliamo utilizzare queste terminologie che dovrebbero essere obsolete e catacombali, i veri fascisti sono quegli antifascisti che vogliono proibire agli altri, che hanno diversa opinione, di esprimersi. Che è esattamente la concezione illiberale che aveva il fascismo storico. Molti, in questo Paese, non hanno mai capito che l’antifascismo non è un fascismo di segno contrario, ma il contrario del fascismo. E purtroppo continuano a dare ragione al fulminante aforisma di Mino Maccari: “I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti”.
Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano, 8 maggio 2019