DI RICHARD C. COOK
Global Research
Ricordate quando
gli USA erano la più grande democrazia industriale del mondo? Appena
trent’anni fa il risultato della nostra economia produttiva e le abilità
della nostra forza lavoro guidavano il mondo.
Cosa è successo?
È difficile credere che nell’arco di una generazione la nostra indole
e le nostre capacità siano semplicemente collassate come, ad esempio,
hanno fatto le nostre industrie siderurgiche e automobilistiche e la
nostra agricoltura a conduzione familiare. Quali sono quindi le cause
del declino?
Ecco come la
metterei oggi: la nostra economia è collegata ad un sistema artificiale
di supporto vitale, un ostaggio che respira a malapena in un manicomio.
Questo manicomio sono i sistemi finanziari USA e mondiale che
si trovano sull’orlo del collasso.I pazienti
sono i banchieri centrali mondiali, insieme a molti dei magnati della
finanza grandi e piccoli. Il fatto è che l’economia di gran parte del
mondo si trova in una fase di decisiva discesa che i finanzieri non
possono fermare perché i metodi che essi utilizzano ne sono la causa
primaria. Come spesso accade, i pazienti dominano l’istituto psichiatrico.
I problemi
non sono confinati negli USA. La disoccupazione mondiale aumenta, il
debito si impenna, le infrastrutture si stanno sbriciolando, e i prezzi
stanno crescendo.
In un tale
ambiente, crimine, guerra, terrorismo e altre forme di violenza sono
endemiche. Solo il più ingenuo, egocentrico e deluso sciovinista potrebbe
descrivere un simile scenario in termini delle democrazie occidentali
amanti della libertà che vengono assediate dai “cattivi”.
Ciò che sta
succedendo evidenzia piuttosto i crescenti fallimenti della finanza
globalizzata occidentale, il cui impatto sulla stabilità politica è
stato tanto corrosivo. Come molti osservatori responsabili sottolineano,
probabilmente stiamo per assistere a importanti traumi finanziari nell’arco
dei prossimi mesi. Gli avvertimenti arrivano anche da grandi attori
istituzionali come la Banca dei Regolamenti Internazionali e il Fondo
Monetario Internazionale.
Magari stiamo
assistendo alla fine di un’era in cui i finanzieri dominavano il mondo.
Ad un certo punto, i governi o i loro establishment militari e burocratici
probabilmente smetteranno di essere spettatori passivi del disordine
imperante. Sta già succedendo in Russia e altrove.
I Paesi che
saranno meno capaci di disporre del proprio destino sono quelli come
gli USA, dove i governi sono stati maggiormente passivi davanti alla
decomposizione economica dalle attività dei loro settori finanziari.
I finanzieri sono coloro per i quali l’ultima generazione ha usufruito
maggiormente dalle economie segnate dalla privatizzazione, dalla deregolamentazione
e dalla speculazione, ma ciò potrebbe essere prossimo al cambiamento.
Se il cambiamento sarà costruttivo o catastrofico lo vedremo.
LA BOLLA
IMMOBILIARE PREPARA IL TERRENO PER IL COLLASSO USA
Gli investitori
stranieri all’interno degli USA, su tutti la Cina comunista, hanno sostenuto
i nostri massicci deficit commerciale e fiscale con i loro capitali.
Per tenerli buoni, i tassi di interesse – dopo sei anni di “credito
al risparmio” — devono essere mantenuti relativamente alti. Altrimenti
i Cinesi, e non solo, potrebbero ritirare i capitali, portandoci a sostentarci
solo con la nostra economia ridotta a un guscio vuoto.
Anche in questo
modo, questi investitori sono sempre più apprensivi riguardo i loro
depositi di dollari e stanno comunque ritirando i loro capitali. L’acquisto
estero di azioni USA è precipitato. E la nostra economia carica di
debito, la cui base manifatturiera è stata largamente spostata all’estero,
non è più capace di assicurare alla nostra stessa popolazione una
sussistenza basata sulle nostre risorse produttive.
Per un po siamo
stati a galla grazie alla bolla immobiliare, ma quei giorni sono ormai
storia dato che, secondo uno studio di Merrill Lynch, l’industria della
casa gonfiata artificialmente, almeno fino al 2005, pesava per il cinquanta
percento sulla crescita economica USA.
Come tutti
sanno, la Federal Reserve guidata da Alan Greenspan ha utilizzato la
bolla immobiliare come una droga agli steroidi per pompare liquidità
nel sistema economico. Ciò ha funzionato, almeno per un po, perché
i consumatori potevano prendere in prestito enormi quantità di denaro
a tassi di interesse relativamente bassi per l’acquisto di case o per
estinguere i prestiti destinati a coprire le loro carte dei credito,
a finanziare l’università dei figli a comprare una macchina nuova,
ecc.
Quando la storia
definitiva della bolla immobiliare verrà scritta, i suoi inizi verranno
datati intorno al 1989-90, quando le restrizioni creditizie sugli acquisti
nel settore immobiliare iniziarono per la prima volta a rilassarsi.
Secondo gli addetti al settore delle ipoteche intervistati per questo
articolo, essi iniziarono a essere istruiti sui metodi per eludere le
deboli situazioni debitorie di alcuni consumatori e vendere ugualmente
loro delle case tra la metà e la fine degli anni 90.
La Fed ha seriamente
iniziato a gonfiare la bolla immobiliare intorno al 2001, dopo il collasso
della bolla delle dot.com, che è scoppiata con il declino del mercato
azionario del 2001-2002. Allora, oltre 1000 miliardi di dollari, compresi
i risparmi di gente che aveva lavorato per tutta la vita, semplicemente
svanirono.
Sempre secondo
gli specialisti delle ipoteche, fu nel marzo 2001, due mesi dopo che
George W. Bush era diventato presidente, che cominciò una “ondata
di fraudolenza intossicata”. Le compagnie dei mutui cominciarono ad
essere istruite, dai creditori/strozzini, su come confezionare prestiti
come “colpi da maestro di contraffazione”, cosi da permettere ad
acquirenti completamente privi dei necessari requisiti di comprare casa.
Non avrebbe
potuto esserci una improvvisa insorgenza di attività illegali generalizzate
senza una direzione dall’alto della catena del denaro. Non avrebbe potuto
continuare senza che gli informatori stilassero rapporti per le agenzie
di controllo. Oggi il governo denuncia la frode dei mutui, ma dovevano
saperne qualcosa già mentre stava succedendo.
La bolla venne
coordinata da Wall Street, dove le agenzie di borsa “impacchettavano”
ipoteche da “finanza creativa” e le vendevano come obbligazioni
a fondi pensionistici e comuni e a investitori oltreoceano. Gli amministratori
dei fondi vennero indotti a comprare obbligazioni subprime [ovvero sotto
il PRIME RATE (quello dei migliori clienti), ndt] mentre altre obbligazioni
maturavano. Si tratta del segmento subprime che adesso è collassato,
facendo scattare, ad esempio, la recentemente ben pubblicizzata morte
di due hedge fund della Bear Stearns.
E non ne sono
stati coinvolti soltanto acquirenti domestici a basso reddito. Il Washington
Post ha riportato che per la prima volta a memoria d’uomo si stanno
effettuando dei pignoramenti nei ricchi quartieri suburbani di Washington,
posti come Fairfax, Loudon, e Montgomery Counties.
Le obbligazioni
subprime erano notoriamente sospette. Un motivo era che esse erano basate
su mutui a tasso variabile che erano effettivamente delle bombe a orologeria,
programmate ad esplodere qualche anno più tardi con rate mensili superiori
di migliaia di dollari al mese rispetto a quando erano state stipulate.
Molti di questi mutui si riaggiusteranno a pagamenti più alti per il
prossimo Ottobre.
Gli acquirenti
furono ingannati quando gli venne detto che avrebbero potuto rivendere
le loro case in tempo per sfuggire all’impennata dei prezzi. Adesso
il collasso del mercato ha reso impossibili ulteriori rivendite a prezzi
abbastanza alti da uscire senza perdite.
Un modo in
cui il sistema funzionava consisteva per gli erogatori di mutui nel
massimizzare i “punti” che ai compratori era richiesto di finanziare,
rendendo i mutui più attraenti per Wall Street. Sicuramente confezionare
e vendere i mutui tranquillizzava le banche che originavano i prestiti
dall’esposizione, scaricando una considerevole quantità di rischio
su milioni di piccoli investitori. Questo in aggiunta alla normale vendita
di mutui ad agenzie quasi pubbliche come Freddie Mac e Fannie Mie.
Si trattò
di una truffa? Certamente. La Federal Reserve ne sapeva qualcosa? Dovevano
saperlo. Il congresso ha esercitato una supervisione? No.
Cosa sapeva
la Casa Bianca?
Amy Gluckman,
un’editrice di Dollars and Sense, ha riportato sul numero di Novembre/Dicembre
2006: “Durante l’amministrazione Clinton, Greenspan era relativamente
‘slegato’ —partecipando mediamente ad un solo meeting al mese
alla Casa Bianca…
“Ma quando
George W. Bush si trasferì al 1600 di Pennsylvania Ave., il comportamento
di Greenspan cambiò. Durante il 2001, ha fatto in media 3,3 visite
mensili alla Casa Bianca, oltre il triplo della frequenza sotto Clinton,
e ancora più spesso con funzionari di alto livello come il vicepresidente
Cheney. Le sue visite aumentarono a 4,6 al mese nel 2002 e a 5,7 nel
2003.
“Qualunque
cosa i funzionari della Casa Bianca stessero sussurrando all’orecchio
di Greenspan, ha funzionato: Greenspan cambiò improvvisamente musica
sul taglio delle tasse, offrendo un supporto critico ai massicci sgravi
fiscali concessi da Bush nel 2001 e nel 2003, e sciolse le redini tagliando
ripetutamente i tassi di interesse controllati dalla FED a partire dal
Gennaio 2001, un regalo per i Repubblicani al potere”.
Lungo la strada,
la bolla ha portato i prezzi delle case a gonfiarsi drasticamente, cosa
che il governo spacciò come “crescita”. Anche oggi, periodici come Barron’s ostentano ingenuamente che questa
inflazione ha innalzato la “salute” dell’America.
Ma questa fonte
di liquidità per la gente comune è stata esaurita, come le nostre
carte di credito, e non c’è nulla per sostituirla. Non c’è più alcun
fondo di emergenza, perché anni fa la gente ha smesso di guadagnare
abbastanza denaro da poterne mettere da parte per risparmi personali
o domestici.
Mentre gli
acquirenti perdono le loro case per via dei pignoramenti, i beni immobiliari
vengono arraffati a prezzi da bancarotta dalle banche e da qualunque
altro investitore con denaro disponibile. Interi quartieri di città
come Cleveland o Atalanta si stanno trasformando in città fantasma
di case con il compensato alle finestre.
Quelli che
vediamo sono i risultati di un crimine economico su scala esorbitante
che coinvolge i più alti livelli dei nostri establishment finanziari
e governativi. Ha attraversato tre amministrazioni presidenziali—Bush
I, Clinton, e Bush II—sebbene il peggio venne con l’onda grossa della
frode del credito istantaneo dopo il 2001.
Come sempre
quando l’ipocrisia è dilagante solo i pesci piccoli vengono chiamati
a pagare. I commentatori, compreso un sonnambulo Congresso, hanno moralisticamente
ripreso gli utenti che si sono indebitati troppo. La Mortgage Bankers
Association
sta perfino facendo pressione sul Congresso per lo stanziamento
di altri 7 milioni di dollari affinché l’FBI dia la caccia a broker
presumibilmente disonesti da sacrificare come capri espiatori.
LE BOLLE
SONO SOLTANTO SINTOMI
Ma c’è dell’altro.
Queste bolle sono sintomi. Vengono create perché ai nostri lavoratori
stipendiati e salariati manca il potere d’acquisto a causa dei redditi
stagnanti e di varie cause strutturali. Queste cause includono la delocalizzazione
delle nostre industrie manifatturiere verso la Cina e altri paesi dove
il lavoro costa meno e la super efficienza della rimanente industria
USA, capace di realizzare prodotti con sempre meno lavoratori.
Inoltre, le
nostre industrie agricole e minerarie e quelle comunque basate sulle
risorse si trovano in un declino a lungo termine. Questo declino, unito
a quello dell’industria pesante, ha avuto origine con il picco della
nostra produzione del petrolio negli anni 70, seguito dalla recessione
indotta dalla Federal Reserve del 1979-83. Poi venne la deregolamentazione
del settore finanziario. Tutto ciò era parte della disintegrazione
economica che ha portato all’odierna “economia dei servizi”.
Adesso, per
la prima volta nella storia moderna degli Stati Uniti, non ci sono più
nuovi motori economici. L’ultimo vero motore è stato Internet, che
ha ora raggiunto la maturità con l’eliminazione degli attori marginali.
Le nostre maggiori
fonti di nuove occupazioni nel settore privato di oggi sono l’industria
dei pasti pronti, l’assistenza fiscale, l’assistenza sanitaria per il
crescente numero di pensionati, e gli umili lavori a basso reddito,
come la manutenzione degli edifici e degli ambienti. Questi vengono
svolti sempre più spesso da immigrati che stanno svalutando gli stipendi
dei cittadini americani anche in molti servizi come la cura dei bambini
e la riparazione delle automobili.
Oggi la media
della nostra popolazione deve sempre più spesso rivolgersi al prestito
per sopravvivere. Gli unici beneficiari sono le banche e le compagnie
che gestiscono le carte di credito. Il debito sociale totale per gli
individui, gli afari e il governo è di 45 mila miliardi di dollari
e continua a salire. Inoltre questo succede mentre il valore reale degli
stipendi e dei salari sta scendendo.
Quello che
ho appena detto è abbastanza male, ma è qui che arriva la vera pazzia.
Un importante
fattore connesso al declino del valore dei guadagni da lavoro dipendente
è la svalutazione del dollaro nella sovrastante economia finanziaria
dovuta alla proliferazione di enormi quantità di credito bancario usate
per tenere a galla il mercato azionario e per alimentare i giochi speculativi
degli equity fund, degli hedge fund e dei derivati.
In altre parole,
mentre le nostre fabbriche continuano a chiudere, il casinò di Wall
Street—come la sua controparte di Las Vegas—sta andando al massimo,
24 ore al giorno, 7 giorni a settimana. Questo, insieme al finanziamento
del massiccio deficit federale, è ciò a cui i critici si riferiscono
quando parlano dello “stampare denaro” della Federal Reserve.
I principali
fattori di crescita per la spesa federale sono la guerra in Medio Oriente
e gli interessi sul debito nazionale. Ma all’interno del settore privato
sono i leveraged loan alle aziende [prestiti erogati ad aziende già
indebitate oppure per finanziare l’acquisto a debito di aziende quotate,
ndt], dei quali l’Economist ha recentemente detto “rispecchiano…
mutui interest-only [solo pagamento di interesse, ndt] e ad ammortamento
negativo” nel mercato subprime. Ma è qui che sta la differenza fondamentale:
nell’economia del business dei prestiti, il totale delle risorse in
ballo è anche maggiore che nella bolla immobiliare.
Il mondo finanziario,
che il dottor Michael Hudson chiama l’economia FIRE —Finance, Insurance,
and Real Estate [Finanza, Assicurazioni e Immobiliari, ma fire significa
anche fuoco, ndt]—ha reso milionari e miliardari alcuni tra quelli
che conoscevano le regole del gioco.
Gli hedge fund
di Wall Street spiccano tra le più irresponsabili truffe finanziarie
della storia. Non regolati e riservati, rispondono di un terzo di tutti
gli scambi di titoli, possiedono beni per 2.000 miliardi di dollari
e pagano i propri singoli manager oltre un milione di dollari l’anno.
Riflettete su questo la prossima volta che qualcuno che conoscete vede
il suo impiego delocalizzato in Cina o quando il suo mutuo a tasso variabile
viene ridiscusso e porta oltre il limite dell’accessibilità i suoi
pagamenti domestici mensili.
Gli hedge fund
prendono in prestito enormi somme dalle banche che generano prestiti
sotto i propri privilegi di riserva frazionaria sanciti dalla Federal
Reserve. Spesso questo denaro viene impiegato dagli hedge fund per “cortocircuitare
il mercato”, traendo così profitti quando i prezzi delle azioni scendono.
In altre parole,
gli hedge fund e i loro complici nelle banche utilizzano la leva bancaria
per scommettere contro l’economia produttiva. Così facendo possono
effettivamente abbassare i prezzi delle azioni, facendo perdere ai normali
investitori una parte della loro ricchezza. Può ciò non essere definito
un crimine?
Il sostentamento
di gran parte della forza lavoro USA e forse di metà del resto della
popolazione mondiale—forse tre miliardi di persone—viene minacciato
da un simile caos finanziario. La giustificazione dapprima utilizzata
per la deregolamentazione finanziaria e per i tagli fiscali ai ricchi
fu che l’effetto a cascata dei guadagni per la gente ricca si sarebbe
riversato sulla massa.
L’amministrazione
Reagan introdusse queste politiche negli anni 80 sotto il titolo di
“supply-side economics”. Ma successe il contrario. Il sistema
si istituzionalizzò e stratificò progressivamente in tutto il mondo
la cultura degli haves e degli have-nots [gli abbienti e i non abbienti,
ndt].
LA CAUSA
PRINCIPALE DELLA CATASTROFE
Come verrà
superata la minacciosa tragedia odierna?
Cercare le
cause è come sbucciare una cipolla. Quelli che realmente stiamo vedendo
sono gli ultimi spasmi di un sistema finanziario fallito vecchio quasi
di un secolo. Sta succedendo perché, dalla creazione del Federal Reserve
System nel 1913—anche durante il periodo del New Deal con la sua economia
keynesiana rivolta al pieno impiego—la nostra economia è stata basata
quasi interamente sul sistema bancario a riserva frazionaria.
Ciò significa
che sotto il regime degli onnipotenti sistemi bancari centrali del mondo,
il denaro viene generato solo in forma di prestiti che producono debiti.
Gli interessi su questi prestiti tendono a crescere esponenzialmente
a meno che non vengano superati dalla vera crescita economica.
Ricordate che
ogni istanza di prestito bancario, dall’acquisto di Buoni del Tesoro,
alle carte di credito, ai mutui sulle case, ai prestiti miliardari agli
hedge fund per acquisizioni “leveraged” o assoluta speculazione,
alla fine deve restituita da qualche parte, in qualche modo, in un certo
momento, da qualcuno, con gli interessi. Alla fine, tutto ricade sulla
gente che lavora tutta la vita, negli USA o altrove, perché è questo
l’unico modo in cui la comunità mondiale crea vera ricchezza.
In una economia
anemica come quella USA, la crescita non può raggiungere gli interessi
in un mercato finanziario deregolamentato dove i tassi di interesse
sono alti. I tassi potrebbero non sembrare alti se confrontati, diciamo,
ai tassi di oltre il venti percento dei primi anni 80, ma sono alti
in un’economia con, al massimo, un tasso di crescita del PIL del due
percento.
E sono stati
mediamente alti fin dagli anni 60, mentre l’attività bancaria veniva
progressivamente deregolamentata. È interessante notare come, dal 1965,
il dollaro USA abbia perso l’ottanta percento del proprio valore, il
che tende a convalidare la tesi di alcuni osservatori secondo cui tassi
di interesse più alti non solo non riducono l’inflazione, come sostiene
la Federal Reserve, ma effettivamente la causano.
La situazione
di oggi è per molti aspetti peggiore rispetto al 1929, perché la “proiezione”
del debito sul reale valore economico è molto più alta di quanto non
fosse allora. L’economia USA era molto più in forma negli anni 20,
perché una parte ben maggiore della nostra popolazione era vantaggiosamente
impiegata in fabbriche o in fattorie.
La domanda
non è quando il sistema inizierà ad affondare, perché ha già cominciato.
Ciò è evidenziato più chiaramente dal fatto che secondo i dati della
Federal Reserve, l’M1, cioè la parte delle riserve di denaro più prontamente
disponibile per gli acquisti dei consumatori, non solo rimane indietro
rispetto all’inflazione, ma è effettivamente diminuita in undici degli
ultimi dodici mesi. Questo significa che l’economia produttiva è già
in recessione.
Il governo
federale sta provando a capire cosa deve fare. Il loro problema più
grande è che gli investitori stranieri hanno cominciato a ritirarsi
dai mercati espressi in dollari.
Il “plunge
protection team” [“team di protezione dai crolli”, ndt] del governo—ufficialmente
noto come President’s Working
Group on Financial Markets [Gruppo di Lavoro Presidenziale sui
Mercati Finanziari, ndt]—sta provando a progettare quello che chiamano
un “atterraggio morbido”. È stato paragonato al processo di cucinare
una rana in una pentola la cui temperatura sale di un grado al giorno.
La rana non salta fuori perché il calore sale gradualmente, ma fra
non molto sarà troppo tardi. La rana è stata cotta.
Anche se il
plunge protection team riuscisse, e la rana si cuocesse lentamente,
ci sarebbe una massiccia inadempienza de facto sul debito espresso in
dollari e un degrado a lungo termine dello standard di vita USA. Il
succo è che probabilmente vedremo importanti traumi monetari e un possibile
crollo del mercato azionario già dal Dicembre 2007.
I più poveri
saranno le persone rinchiuse nei fondi pensione che hanno un pesante
carico di titoli legati ai mutui. Interi portafogli di investimenti
svaniranno probabilmente dal giorno alla notte.
Le banche,
assieme agli equity a leva bancaria e agli hedge fund, si stanno preparando
per la più grande svendita fallimentare in almeno una generazione.
Gli addetti ai lavori si procurano liquidità per tenersi pronti. Se
pensate che Enron sia stata “la bomba”, non vorrete perdervi questa.
COSA SI
PUÒ FARE?
Ci sono così
tante falle nel sistema che è tempo per un vero cambiamento.
Come ho sottolineato
negli articoli degli ultimi mesi, la chiave per una soluzione razionale
sarebbe una immediata riforma monetaria che porti ad uno spostamento
fondamentale nel modo in cui il mondo conduce i suoi affari finanziari.
Significherebbe portare il controllo dell’economia mondiale fuori dalle
mani dei banchieri privati per restituirlo ai governi democraticamente
eletti.
Ho trascorso
ventun anni lavorando per il dipartimento del tesoro USA e studiando
la storia monetaria statunitense. Per gran parte della nostra storia
siamo stati un laboratorio per svariati sistemi monetari.
Durante e dopo
la guerra civile (1861-5) avevamo cinque diverse fonti di denaro che
alimentavano la nostra economia. Una era costituita dalle Greenback,
una valuta di grande successo che il governo immetteva direttamente
in circolazione. Contrariamente alla propaganda dei finanzieri, le Greenback
non portavano inflazione.
Un’altra era
costituita dalle monete d’oro e di argento e dalla cartamoneta convertibile
del tesoro. La terza erano le banconote messe in circolazione dalle
banche nazionali. La quarta era il capitale di risparmio—risparmi
individuali e reinvestimento di profitti negli affari—che era la fonte
di capitale primaria per l’industria. La quinta erano i mercati azionari
e obbligazionari.
Dopo che il
Federal Reserve Act fu approvato dal Congresso nel 1913, le banche e
il governo gonfiarono la valuta attraverso il debito di guerra e distrussero
la maggior parte del valore delle Greenback e delle monete. Le banche
non sostituirono mai interamente i mercati azionari, ma alla fine li
rilevarono durante l’attuale era di fusioni, acquisizioni e acquisti,
mentre la Federal Reserve creava e sgonfiava le bolle dei beni.
Il sistema
bancario che domina l’economia attraverso il Federal Reserve System
ha prodotto la devastante piramide del debito di oggi. Il sistema è
una farsa. Le banche, che possono essere utili nel facilitare il commercio,
non dovrebbero mai avere tutto questo potere. Molta gente avveduta ha
chiesto l’abolizione della Federal Reserve, tra cui gli ex presidenti
dell’House banking committee Wright Patman e Henry Gonzales e l’attuale
candidato repubblicano alla presidenza Ron Paul.
Alcuni potrebbero
definire un tale programma una rivoluzione. Io preferisco chiamarla
restaurazione—di sovranità nazionale. Centrale nel programma sarebbe
l’eliminazione della Federal Reserve come banca emettitrice e il ripristino
della creazione del denaro in mano ai rappresentanti della gente al
Congresso. Questo è ciò che dice anche la nostra Costituzione. È
il sistema che abbiamo avuto prima del 1913.
LA RICETTA
MONETARIA
Gli obbiettivi
fondamentali della politica monetaria dovrebbero essere il salvaguardare
una sana economia produttiva e il fornire sufficienti redditi individuali.
Gli obbiettivi non dovrebbero essere produrre massicci profitti per
le banche, alimentare le truffe di Wall Street e dare carta bianca
a delle spese governative fuori controllo.
Notate che
mi sono riferito ai redditi, non ho detto “creare lavoro”. Quella
è la risposta keynesiana, perché Keynes era di sinistra, e la cosa
che piace di più alla gente di sinistra è dare più lavoro da fare
a tutti, anche solo prendere una pala e scavare buche come fecero con
la WPA durante la depressione.
È ciò che
fece il presidente Clinton con il suo programma welfare-to-work che tolse i sussidi a centinaia di
migliaia di madri che vennero gettate in un mercato del lavoro dove
non esistevano sufficienti impieghi a salario minimo. È un’altra ragione
per cui il governo sta costantemente chiedendo in prestito più denaro
per alimentare il complesso militar-industriale creando più impieghi
militari, burocratici e appaltati.
Ritornando
alle entrate. L’idea di “entrata”, in opposizione a quella di “impieghi”,
è un’idea civile e umana. Quando capiremo che non è necessario che
tutti abbiano un impiego remunerativo per fare in modo che un’economia
industriale fornisca a ognuno un tenore di vita decente? Quando capiremo
che la produttività dell’economia moderna è parte di un retaggio di
tutti noi, parte dei diritti sociali?
Perché le
madri non possono scegliere di stare a casa con i figli come potevano
fare nella generazione precedente? Perché alcuni non possono scegliere
di occuparsi dei propri anziani? Perché altri non possono comodamente
dedicarsi a occupazioni meno pagate come l’insegnamento o le arti? Perché
qualcuno non può semplicemente decidere di studiare o viaggiare per
un po o imparare nuove abilità o iniziare gli affari senza affrontare
il disastro finanziario come spesso succede oggi? Perché i pensionati
non possono godersi la loro pensione invece di dover rimanere nel mercato
del lavoro o di doversi preoccupare del collasso del sistema pensionistico?
L’economia
USA e quella mondiale sono sull’orlo del collasso a causa della follia
del sistema finanziario, non perché non possono produrre abbastanza.
Contrariamente
a quanto affermano molti uccelli del malaugurio, la matura economia
mondiale è in grado di fornire un tenore di vita decente per ognuno
sul pianeta. Non può perché l’equivalente monetario della sua abbondanza
è prosciugato da un debito saturo di interessi.
Ci sono cose
di cui i riformatori monetari sono stati al corrente per decenni. I
primi passi in USA sarebbero 1) una cancellazione del debito su larga
scala; 2) un reddito garantito per tutti di circa 10.000 dollari annui,
indipendente dal fatto che uno lavori o no; 3) un Dividendo Nazionale
addizionale, fluttuante con la produttività nazionale, che darebbe
a ogni cittadino la propria meritata parte dei benefici della nostra
incredibile economia produttiva; 4) spesa diretta del governo per le
infrastrutture e gli altri oneri necessari senza ricorrere alle tassi
o ai prestiti; 5) la creazione di un nuovo sistema di credito privato
alle aziende e ai consumatori a tassi di interesse non da usura; 6)
la ri-regolamentazione dell’attività finanziaria, compresa la messa
al bando del credito speculativo creato dalle banche, come l’acquisto
di titoli a margine e per i leveraged buyout, le acquisizioni, le fusioni, gli
hedge fund e i derivati; e 7) l’abolizione della Federal Reserve come
banca emettitrice con il mantenimento delle sue funzioni di camera di
compensazione nazionale per le transazioni finanziarie.
Mentre queste
proposte sono fondamentalmente semplici, il programma generale è talmente
diverso da quello che oggi abbiamo con il nostro sistema controllato
dai finanzieri da richiedere un’attenta lettura e una profonda riflessione
per capire esattamente come dovrebbe funzionare. Una maniera per avvicinarsi
sarebbe guardare ai probabili effetti.
Queste misure
sposterebbero immediatamente le basi della nostra economia dal prestito
presso le banche a un sistema misto che comprenderebbe la creazione
diretta di credito al livello pubblico e di base. Il peso del governo
si restringerebbe, la nostra economia produttiva nascerebbe a nuova
vita, il debito si ridurrebbe, la democrazia economica diverrebbe realtà,
e all’industria finanziaria verrebbe data la giusta misura. Infine,
la situazione internazionale potrebbe essere stabilizzata perché non
saremmo più portati a un costante stato di guerra per appropriarci
delle risorse di altre nazioni come con l’Iraq e a sostenere il dollaro
come valuta di riserva all’estero.
Un tale sistema
funzionerebbe creando fonti indigene di credito necessarie per mobilitare
le naturali ricchezze e produttività della nazione. Ci sono persone
che potrebbero implementare questo programma. I sistemi per farlo potrebbero
essere installati nel Tesoro USA e nella Federal Reserve in pochi mesi.
Una fondamentale
riforma economica implementata per restaurare la democrazia economica
è ciò che dovrebbe essere il vero compito dell’America per il ventunesimo
secolo. Una cosa è certa. Non si può permettere che il sistema finanziario
fuori controllo che ha divelto le economie USA e mondiale durante l’ultima
generazione continui.
Il modo in
cui andrà a finire potrebbe cambiare se c’è un Jefferson, un Lincoln
o un Roosevelt che aspetta dietro le quinte. Il successo di ognuno di
questi grandi leader si dovette a un fattore critico: la loro abilità
di implementare una riforma monetaria in un momento di emergenza nazionale.
Richard C. Cook è l’autore di “We Hold These Truths: The Hope of
Monetary Reform”, in uscita per il primo di Settembre 2007. Analista
federale in pensione, la sua carriera ha compreso impieghi presso la
U.S. Civil Service Commission, la Food and Drug Administration, la Carter
White House, e la NASA, seguiti da ventun anni con
il Dipartimento del Tesoro USA. I suoi articoli sulla riforma monetaria,
l’economia, e le politiche spaziali sono apparsi su Global Research,
Economy in Crisis, Dissident Voice, Arizona Free Press, Atlantic Free
Press, e altrove. È anche autore di “Challenger Revealed: An
Insider’s Account of How the Reagan Administration Caused the Greatest
Tragedy of the Space Age”. Il suo sito web è www.richardccook.com . Appare frequentemente sulla radio
via internet www.themicroeffect.com
ogni Sabato mattina alle 11 del mattino.
Richard C. Cook
Fonte: http://www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=6239
07.07.2007
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STIMIATO