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DI LINO ROSSI

Dal capitolo
V de “i creatori di moneta” di G.M. Coogan a proposito della nascita
della Federal Reserve.

Nel 1913
il banchiere della piccola comunità americana venne invitato a New
York a una riunione molto importante. I banchieri di piccole comunità
vi convennero da ogni parte degli Stati Uniti. Ognuno si impegnò alla
segretezza, poiché ciò di cui si sarebbe discusso in quell’incontro
sarebbe stato di natura strettamente confidenziale e “comprensibile
solo ai banchieri”. Il presidente della riunione si alzò in piedi
con fare molto cortese per rivolgersi ai convenuti:

“Egregi
Signori,

ho il grande
onore di esporvi oggi fatti e particolari che riguardano la realizzazione
di una delle più grandi fortune che siano mai capitate al
‘nostro’ paese. Voi comprenderete che
‘noi’ non abbiamo mai avuto un sistema bancario completamente unificato.
Vi sono state singole unità che hanno raggiunto una forza notevole
e col crescere della loro forza hanno reso sempre più
‘servigi’ al loro paese. Ma vi sono state unità minori che non
hanno superato le dimensioni locali. Esse hanno proseguito per la loro
strada e pur provvedendo alle necessità delle loro comunità o distretti,
tuttavia non sono mai state parte vitale di un sistema bancario veramente
internazionale.
Sappiamo
tutti che l’autentico progresso si fonda sulla
‘collaborazione internazionale’. L’Inghilterra ci ha fatto il grande
onore di favorire lo sviluppo economico del nostro paese ed essa ci
chiede ora di istituire un sistema bancario in maggior sintonia col
suo, il sistema che in Francia è dominato dalla Banca di Francia, di
proprietà privata, e in Germania dalla Reichsbank, anch’essa di proprietà
privata. Questi grandi sistemi bancari ben si accordano con l’imponente
sistema bancario, di proprietà privata, dell’Inghilterra. L’America
deve conformarsi alle avvedute realizzazioni dell’Europa in campo bancario.

Il nostro
grande paese dovrebbe avere un sistema che renda la nostra valuta molto
‘elastica’. Si propone dunque di costituire dodici grandi banche
centrali in dodici dei principali distretti degli Stati Uniti. Ognuna
di queste dodici banche sarà, naturalmente,
‘indipendente’, ma le undici più piccole dovranno collaborare con
la grande Banca Centrale di New York.

Il nostro
paese ha raggiunto la fase in cui, per progredire, dobbiamo attrezzarci
per finanziare il commercio estero.
‘Noi’ guardiamo con invidia all’Inghilterra che invia le proprie
merci sui sette mari. ‘Noi americani’, se vogliamo raggiungere una
statura internazionale, dobbiamo essere pronti a emulare umilmente l’Inghilterra.
Con le ‘nostre’ attuali disposizioni bancarie, è molto difficile
finanziare il commercio e i prestiti esteri. Alcune grandi banche hanno
effettuato finanziamenti di questo tipo, ma esse vorrebbero offrire
simili opportunità a tutte le banche del paese.

Supponiamo
che uno dei nostri vicini del Sudamerica desideri acquistare rotaie
d’acciaio. Le sue ferrovie sono arretrate e debbono essere sviluppate.
Quel paese potrebbe ordinare acciaio dagli Stati Uniti solo se la nostra
struttura bancaria fosse attrezzata per gestire il finanziamento. Se
vogliamo che i paesi sudamericani comprino rotaie d’acciaio o macchinari
dal ‘nostro’ paese, dobbiamo attrezzarci per finanziare prestiti
a lungo termine (promesse di pagamento) a quei paesi. Comprenderete
naturalmente che il Sudamerica non sarà disposto a ordinare rotaie
d’acciaio dal nostro paese se troverà prezzi più alti che in Inghilterra,
ma il sistema bancario da noi suggerito consentirebbe di mantenere i
costi di produzione delle rotaie d’acciaio e di altri macchinari allo
stesso livello di quelli inglesi.

Tutti noi
comprendiamo che se si vuole sviluppare il commercio con l’estero
,
il potere d’acquisto interno dovrà essere sempre
limitato
perché se il potere d’acquisto interno consentisse
di assorbire i prodotti manufatti, il pubblico potrebbe ritenere che
non vi sia nessuna necessità di ricercare i mercati d’esportazione.
Alcuni dei nostri industriali più perspicaci diranno: `Perché mai
dovremmo ricercare i mercati esteri? Il nostro paese è praticamente
autosufficiente; esso è in grado di assorbire la produzione delle nostre
fabbriche. Perché, dunque, non dovremmo essere tanto avveduti da lasciare
che il nostro popolo acquisti, usi e sfrutti i nostri stessi prodotti?
Che interesse potremmo avere nell’esportare i nostri prodotti in paesi
stranieri e ricevere in cambio promesse di pagamenti future? Non sarebbe
molto meglio prestare semplicemente le nostre promesse di pagamento
al popolo del nostro paese, affinché i nostri
prodotti vengano usati nel nostro paese?’

Tuttavia,
egregi Signori, se agiremo con scaltrezza riusciremo a evitare che i
nostri imprenditori afferrino il punto.
Se, quando desidereremo
concedere prestiti internazionali, faremo in modo di richiamare una
quantità sufficiente delle nostre promesse di pagamento per far crollare
il potere d’acquisto interno, i nostri produttori saranno ben felici
di ricercare i mercati esteri, poiché riterranno che non vi sia alcuna
possibilità di vendere l’intero volume della loro produzione in questo
paese. Quando si troveranno di fronte a una capacità produttiva più
grande di quella che il potere d’acquisto interno è in grado di assorbire,
si adegueranno ben presto al piano da noi architettato. Ricercheranno
con ansia i mercati esteri.

Comprenderete,
tuttavia, che affinché essi possano accedere ai mercati esteri, i livelli
dei nostri salari dovranno essere adeguati ai livelli dei prezzi di
ogni altro paese industriale; ciò significa che il nostro potere d’
acquisto interno dovrà essere compresso, altrimenti i livelli dei nostri
salari saranno più alti di quelli degli altri paesi industriali che
scarseggiano di risorse naturali e possiedono macchinari meno moderni.

Ci rendiamo
tutti conto che l’America possiede enormi risorse naturali e che il
nostro problema,
se noi banchieri vogliamo mantenere il controllo
della situazione e invogliare gli imprenditori a ricercare i mercati
esteri, sarà di controllare il livello dei salari e di mantenerli bassi
al punto che il potere d’acquisto interno non sia mai sufficiente ad
assorbire la produzione delle nostre fabbriche.
Noi possiamo
tenere sotto controllo il potere d’acquisto interno semplicemente contraendo
ed espandendo la struttura monetaria interna (i prestiti) a nostra discrezione.
La sovrapproduzione destinata all’esportazione che determinerà i livelli
interni dei prezzi, sino a quando Liverpool manterrà il controllo dei
mercati mondiali, ci fornirà il pieno controllo dei livelli interni
dei prezzi e dei salari e allineerà completamente alle nostre idee
tutti gli imprenditori.

Il sistema
bancario che vi è stato proposto sarà noto come il
‘sistema della Riserva Federale’.

Esso ci metterà in grado di provocare oscillazioni molto più
ampie nella struttura dei prezzi.
Di conseguenza vi saranno
per noi cicli congiunturali assai migliori e più proficui. Le
‘riserve’ minime richieste saranno di entità molto minore rispetto
a quelle imposte dalle attuali leggi in materia bancaria e voi potrete
perciò emettere un numero molto maggiore di promesse di pagamento.

Quando verrà il momento di richiamare queste promesse di pagamento
e di ridurre il potere d’acquisto del pubblico, potrete raccogliere
profitti molto maggiori, in termini di beni reali, mediante l’espropriazione
di beni. Inoltre, sarà molto più facile applicare alle vostre promesse
di pagamento tassi d’interesse più alti poiché potremo innalzare i
tassi contemporaneamente in tutto il paese. Ciò impedirà le proteste
degli imprenditori, poiché essi noteranno che gli stessi banchieri
degli altri distretti imporranno analoghi aumenti dei tassi. L’uniformità
dei tassi, quando questi sono alti, è davvero essenziale per mantenere
l’armonia.

Naturalmente,
questo sistema sarà ‘Federale’ solo di fatto. I banchieri privati
ne saranno i proprietari. All’inizio prometteremo di ripartire col Governo
gli ingenti utili ricavati dalla delega in materia monetaria concessaci
dallo stesso Governo; ma in séguito, quando i profitti saranno pronti
per essere ripartiti, ricorrendo a espedienti poco ortodossi sapremo
evitare di concedere al Governo una parte troppo cospicua del ricavato
della nostra gestione.

Col sistema
che vi viene proposto voi banchieri delle piccole città dovrete possedere
solo il 13% di ‘riserva’ contro i depositi a vista (promesse di
pagamento) e il 3% contro i depositi a termine. Capirete che questo
vi darà margini d’azione più ampi. In realtà potrete espandere più
di 7 volte tanto ogni dollaro di moneta reale depositato come deposito
a vista e 33 volte tanto ogni dollaro depositato come deposito a termine.
Ciò fornirà enormi possibilità per determinare ampi cicli congiunturali.

Manterrete
in deposito le vostre riserve presso la Banca Centrale del vostro distretto.
Questa banca dovrà conservare un 35% di riserva aurea contro i vostri
depositi (riserve). Ciò significherà che, essendo necessaria solo
una riserva aurea del 35% contro i depositi (le vostre riserve presso
la Banca Centrale), un dollaro in oro nei
caveaux della Banca Centrale della Riserva Federale sosterrà un massimo
di 30 dollari delle vostre promesse di pagamento private, spacciate
al popolo come moneta”.

Il banchiere
della grande città spiegò con maggiori dettagli come una banca di
una piccola comunità avrebbe potuto moltiplicare i suoi prestiti (promesse
di pagamento) illustrando il fenomeno in termini matematici:

$
100.000 Depositi a vista


    13% Riserva necessaria

________


$ 13.000 Riserva necessaria

$
50.000 Depositi a termine


3% Riserva necessaria

________


$ 1.500 Riserva necessaria

$
13.000 + $ 1.500 = $ 14.500

“Il
banchiere della piccola comunità dovrà far registrare sui libri contabili
di una delle dodici Banche Centrali un deposito di 14.500 dollari. Contro
questo deposito (riserva) la Banca Centrale dovrà avere una riserva
aurea del 35%; il 35% di 14.500 equivale a 5.075 dollari. Quindi, 5.075
dollari in oro sosterranno depositi (prestiti) per 150.000 dollari nella
banca della piccola comunità. In altre parole, un dollaro in oro sosterrà
30 dollari in promesse di pagamento della banca della piccola comunità,
poiché 150.000 dollari equivalgono approssimativamente a 5.075 dollari
moltiplicati per trenta.

Questo sistema
della Riserva Federale ci permetterà di usare i titoli di Stato (promesse
di pagamento dei contribuenti date a banchieri privati in cambio di
promesse di pagamento non garantite di questi banchieri) come parte
delle nostre riserve in modo molto più efficace che in precedenza.
Potremmo condurre le cosiddette ‘operazioni sul mercato aperto’.
Ciò significa semplicemente espandere o contrarre il volume delle riserve
delle banche delle piccole comunità registrate sui libri contabili
della Banca Centrale depositando o prelevando da queste banche i titoli
di Stato.

A esempio,
se desiderasse aumentare le proprie promesse di pagamento, la banca
di una piccola comunità potrebbe accrescere le proprie riserve registrate
sulle scritture contabili della Banca Centrale vendendo semplicemente
a quest’ultima uno dei suoi titoli di Stato. Un titolo da 1.000 dollari
venduto dal banchiere di una piccola comunità alla Banca Centrale creerà
un deposito di 1.000 dollari sulle scritture contabili
di tale Banca. Quel deposito di 1.000 dollari registrato sui libri contabili
della Banca Centrale sarà una riserva sufficiente a sostenere 7.000
dollari in depositi a vista o 33.000 dollari in depositi a termine.
Sarà una faccenda molto semplice espandere
e contrarre il volume della moneta tramite 1′ acquisto e la vendita
di titoli di Stato alle banche delle piccole comunità da parte della
Banca Centrale. Visualizzate i guadagni che questo grande sistema di
origine europea vi permetterà di ottenere!

Un’altra
grande arma nelle nostre mani sarà il tasso di risconto. Comprenderete
che se uno di voi, banchieri di piccole comunità, volesse vendere alla
Banca Centrale una delle sue promesse di pagamento, assicurata dall’obbligazione
di un imprenditore locale, egli potrebbe farlo. La Banca Centrale, in
realtà, prenderà semplicemente quel pezzo di carta (la promessa di
pagamento che un imprenditore ha cambiato in precedenza con una promessa
di pagamento del banchiere) e ve ne anticiperà gli utili; il
‘contante’ verrà naturalmente depositato sul vostro conto delle
riserve registrato sulle scritture contabili della Banca Centrale. In
realtà, la Banca Centrale non farà altro che accreditarvi la somma
a cui dà diritto quel pezzo di carta, meno l’interesse non guadagnato.
Il tasso applicato per il periodo non ancora maturato sarà noto come
tasso di risconto. Questo tasso di risconto avrà un effetto tremendo
poiché, in realtà, determinerà il tasso di interesse corrente su
tutti i prestiti commerciali e statali.

Con un suo
brusco innalzamento, poniamo dal 3% al 6% o anche dall’8% al 9% se volessimo
provocare una vera crisi, potremmo causare improvvise alterazioni nel
volume delle riserve. A esempio, se il tasso d’ interesse nominale dei
titoli di Stato del vostro portafoglio fosse del 3% e noi innalzassimo
il tasso di risconto all’8%, non sarebbe più possibile al Governo finanziare
con un tasso inferiore al 6%. Se il tasso dei nuovi titoli di Stato
fosse del 6% nessuno sarebbe disposto ad acquistare i titoli con un
tasso del 3%, se non a prezzo ridotto. Di conseguenza, il costo dei
titoli al 3% diminuirebbe automaticamente. A esempio, nuovi titoli a
scadenza decennale con un tasso del 6% farebbero scendere da 100 a circa
80 il valore dei titoli a scadenza decennale con un tasso
del 3%. Se i titoli del portafoglio di una piccola banca scendessero
a 80, le sue ‘riserve’ sarebbero indebolite ed essa sarebbe costretta
a vendere parte dei titoli o a richiamare parte dei prestiti agli imprenditori,
per aumentare così le proprie riserve presso la Banca Centrale. Come
potete facilmente notare, il tasso di risconto è un’arma potente.

Gli imprenditori non avranno mai l’intelligenza necessaria
a comprendere che, innalzando arbitrariamente il tasso di risconto,
saremo in grado di controllare il valore dei titoli di Stato.

Il valore dei titoli di Stato determinerà, a sua volta, l’entità delle
riserve bancarie e queste, a loro volta, determineranno il volume di
promesse di pagamento (moneta emessa da privati) che tutte le banche
delle piccole comunità potranno avere in circolazione.

II volume
delle promesse di pagamento dei banchieri in circolazione più la moneta
corrente effettiva determina il volume dell’effettivo potere d’acquisto
(moneta) della Nazione. Una drastica riduzione di tale potere provoca
un crollo nella struttura dei prezzi. Ciò pone gli imprenditori in
una situazione critica. Per raccogliere denaro liquido essi saranno
costretti a vendere in perdita le loro scorte; se questa situazione
si protrarrà abbastanza a lungo, saranno costretti a rinunciare alle
loro proprietà che verranno espropriate.

Come
potete comprendere, il sistema della Riserva Federale ci fornirà davvero
un’arma formidabile per provocare crisi economiche e ci permetterà
di impadronirci di industrie e aziende agricole ogni qualvolta lo desidereremo.
In tal modo potremo alfine avere il controllo di tutta la ricchezza
del paese e tenere al loro posto tanto gli imprenditori quanto gli agricoltori
e i lavoratori. Naturalmente al pubblico diremo che lo scopo del nuovo
sistema è di agire come un ‘elemento di stabilità’,
disse ridendo il banchiere internazionalista.

Un banchiere
di una piccola comunità si fece abbastanza ardito da pone alcune domande:

“Non
sarà pericoloso affidare nelle mani di un gruppetto di uomini un potere
così assoluto sulla vita di ogni cittadino degli Stati Uniti? Non potrebbero
costoro essere tentati di usarlo per proprio profitto egoistico? Noi,
singoli banchieri delle piccole comunità, siamo migliaia e siamo conosciuti
personalmente dai nostri clienti; non ritengo che avremo il coraggio
o la spregiudicatezza di arrivare al punto di provocare il crollo economico
delle nostre comunità come potrebbero fare i Banchieri Centrali. Costoro,
in fin dei conti, non devono mai affrontare i clienti e non hanno esperienza
diretta della sofferenza provocata dal crollo della struttura monetaria.
Se ne stanno seduti in una città remota e rimangono assolutamente inaccessibili
agli imprenditori locali. Mi rendo conto che senza un grande sistema
bancario centrale guadagneremmo molto meno, ma io mi accontenterei di
continuare a mantenere il controllo delle attività economiche all’interno
della mia comunità”.

Il banchiere
che presiedeva l’incontro ed era pratico dei costumi europei sorrise
amabilmente al banchiere della piccola comunità e gli disse con cortesia:

“Lei
si deve rendere conto che, in ultima analisi, questi grandi Banchieri
Centrali avranno sempre come loro preoccupazione principale il benessere
del paese. Il denaro non è il loro obiettivo: a loro interessa soltanto
controllare la struttura dei prezzi
in misura tale da tenere a bada gli imprenditori avidi.

Come lei sa, gli imprenditori sono gente avida e se non vengono
tenuti a bada da banchieri altruisti la loro ambizione e il loro desiderio
di aver successo nel mondo avranno sempre il sopravvento sulla loro
assennatezza.
I Banchieri Centrali saranno le ancelle
dell’industria.

Gli imprenditori
fantasticano, progettano grandi iniziative economiche e arrivano al
punto, talvolta, di voler rendere i lavoratori concretamente partecipi
di ciò che hanno realizzato.
Se li si lasciasse fare,
diventerebbero generosi e aumenterebbero i salari dei loro dipendenti.

Alcuni di loro cedono persino parte della proprietà delle loro aziende
ai lavoratori.
Questa prassi, naturalmente, non sarà di alcuna
utilità se vogliamo realizzare una grande cooperazione internazionale,
perché alti salari e la partecipazione dei lavoratori alla proprietà
delle imprese producono sempre un forte potere d’acquisto interno e
non si possono conciliare un forte potere d’acquisto interno e una vera
cooperazione nel supremo interesse dell’umanità.

Inoltre,
lavoratori ben pagati e ben nutriti non potranno mai essere sottomessi
al dominio dei banchieri altruisti.
I banchieri americani
non possono permettersi di avere lavoratori più liberi e indipendenti
di quelli dell’Inghilterra, della Francia o della Germania dove per
generazioni li abbiamo tenuti al loro posto. Se lasciassimo che questo
accadesse, l’America tenderebbe ben presto a porsi alla testa degli
altri paesi. Ciò non sarebbe bene, perché la guida naturale dell’umanità
è l’Inghilterra. Il nostro paese soffrirebbe ben presto di un grave
problema di immigrazione; difatti, uomini e donne che fossero consapevoli
di come l’America potrebbe premiare i loro sforzi, cercherebbero di
trasferirsi quivi e di risiedervi.

Signori!
Non occorre che mi dilunghi oltre. Vi ho già parlato dei grandi benefici
che noi come individui e il nostro paese nel suo complesso ricaveremo
dalla nostra reciproca collaborazione all’interno del sistema della
Riserva Federale. Sono certo che tutti voi tornerete alle vostre case
e comincerete a parlare ai vostri clienti del magnifico sistema che
stiamo per instaurare in America. Dite loro che esso è impostato sul
modello della Banca d’Inghilterra, della Banca di Francia e della Reichsbank
e che con esso, oltre a usufruire dei grandi mercati esteri, si potranno
controllare meglio la durata e l’intensità delle depressioni economiche.

Accertatevi
che tutti i quotidiani pubblichino articoli molto favorevoli al sistema
della Riserva Federale che vi è stato proposto e, non appena sarà
possibile, fate in modo che tutti i manuali in uso nelle vostre comunità
tessino le lodi del sistema della Riserva Federale. Dobbiamo insegnare
alla giovane America un ‘moderno’ sistema bancario”.

Il sistema
fù così efficiente che dal 1920 al 1933, negli Stati Uniti, fallirono
quasi 15.000 banche, soprattutto quelle delle piccole comunità.

Quello tedesco
funzionò ancora meglio, come vediamo dal capitolo IX della stessa opera.

La Guerra
Mondiale terminò nel 1918. Il 31 marzo del 1919 (alla vigilia
della conferenza di “pace” e della firma del trattato di Versailles),
i livelli dei prezzi in Germania erano solo del 117% più alti di quanto
lo fossero prima che la Guerra Mondiale iniziasse. Questo aumento dei
prezzi fu inferiore a quello verificatosi negli Stati Uniti. Il debito
pubblico della Germania, dall’inizio della guerra sino al 31 marzo 1919,
era aumentato di 130 miliardi di marchi. In
termini di dollari ciò equivale, grosso modo, a 30 miliardi di dollari.
Gli Stati Uniti avevano aumentato il loro debito pubblico per una cifra
simile a questa.

La struttura
finanziaria tedesca non era assolutamente in grado di operare
la distruzione della moneta, se ciò non fosse stato pianificato intenzionalmente
dai prestatori internazionali di denaro.

In applicazione
del trattato di Versailles, fu tolto alla Germania praticamente tutto
il suo oro, assieme al 75% dei suoi giacimenti e delle sue miniere di
ferro. Le furono tolte tutte le colonie e circa il 25% delle restanti
proprietà reali. I termini di quel trattato erano diabolici. Essi avevano
lo scopo di distruggere proprio il popolo tedesco. Dal momento della
firma del trattato nel giugno del 1919 sino all’inizio del 1922, i poteri
monetari internazionali che controllavano la Reichsbank e il Governo
tedesco manovrarono per assumere il controllo delle effettive proprietà
reali in Germania. Giunsero al punto di
far cambiare radicalmente le leggi bancarie tedesche, in modo da poter
prendere a prestito quantità illimitate di denaro dalla Reichsbank
e di acquistare proprietà reali, ben sapendo che i prestiti avrebbero
potuto essere rimborsati più tardi con valuta senza valore.

Per avere
una qualche idea del volume di valuta che venne immessa in circolazione
in Germania, basta considerare ciò
che accadde ai livelli dei prezzi. Si ricordi che durante la guerra
i livelli dei prezzi non erano aumentati in Germania tanto quanto negli
Stati Uniti. Nel 1920 il livello dei prezzi in Germania superò del
1.500% il livello prebellico; nel 1921 quest’aumento raggiunse
il 3.500%, nel 1922 il 147.000% e il 23 ottobre di quell’anno, quando
la valuta aveva perso ogni valore, superò percentualmente di 709 miliardi
di volte il livello prebellico. In altre parole, gli internazionalisti
rapaci avevano stampato marchi privati e li avevano immessi forzosamente
nel flusso monetario con lo scopo dichiarato di distruggere il sistema
monetario della Germania. Ciò significò la distruzione di tutte le
polizze di assicurazione e di tutte le ipoteche
possedute dal vero popolo tedesco.

I banchieri
internazionali si erano preparati. Avevano assunto il controllo
delle proprietà reali e poterono in séguito rimborsare i prestiti
– molti dei quali erano stati manipolati tramite la Reichsbank, di proprietà
privata – con moneta senza valore.

L’inflazione
in Germania era definita con un termine erroneo. Non era
un’inflazione tedesca. Era un’inflazione provocata dall’emissione di
moneta privata, perpetrata da intriganti internazionali.

L’inflazione
non era provocata da moneta emessa dal Governo. Era un’inflazione causata
da banconote della Reichsbank, di proprietà privata. I rappresentanti
della Reichsbank – un’istituzione privata
– furono responsabili dell’emissione di moneta in quantità sufficiente
a distruggere l’intera struttura
bancaria e a rendere priva di valore tutta la moneta della Germania.

Chiunque
sia interessato a fare indagini sulla distruzione della valuta “tedesca”
o sulla rivalutazione francese e italiana degli anni venti dovrebbe
leggere l’”Indagine sul cambio e la valuta straniera svolta dalla
Commissione d’Indagine sull’Oro e l’Argento del Senato degli Stati Uniti”,
in conformità alla risoluzione n. 469 del 67° Congresso. Questo documento
è attualmente fuori catalogo, ma lo si può ottenere da alcune biblioteche.

**********

Gli spaventosi
fenomeni inflattivi che ci vengono portati ad esempio dagli economisti
(con la e minuscola) per contrastare le “monete di Stato” sono stati
SEMPRE provocati dai banchieri internazionalisti. Ogni qualvolta
la valuta di un paese è stata distrutta, anche il governo di quel paese
è stato distrutto, cadendo totalmente nelle mani dei banchieri internazionali.

A fronte di
un PIL globale dell’ordine di 40.000 miliardi di $ sono disponibili
monete creditizie almeno di un ordine di grandezza superiore. È normale
tutto ciò? A cosa serve tutta questa liquidità se non a tenere in
pugno tutte le economie.

Con siffatto
squilibrio tutte le economie sottoposte al “libero mercato” senza
specifici accorgimenti sono perennemente sotto lo schiaffo del soros
di turno; le contromisure finora consistono nel conferirgli lauree
honoris causa
presso gli atenei più blasonati.

L’opinione
della Coogan, come quella di I. Fisher, è sufficientemente chiara:
non è ammissibile che il banchiere abbia la facoltà di moltiplicare
il denaro; và restituito allo Stato il potere sovrano ed integrale
di creare moneta, di accrescere o diminuire la quantità in circolazione
mediante i pagamenti e l’esercizio del potere impositivo, ristabilendo
un rapporto scientificamente corretto tra beni e servizi effettivamente
prodotti e disponibili per il consumo e moneta circolante. Ciò si può
effettuare sia con la logica non indebitante dei
“biglietti di Stato”, sia con la logica attuale della moneta in
cambio di titoli del debito pubblico. Se non ci fossero le banche centrali
autorizzate a chiedere condoni non cambierebbe nulla. Ma visto quanto
sopra riportato non si può non dar ragione a Ron Paul quando sostiene
di eliminare le banche centrali.

Andiamo agli antipodi: Murray
N. Rothbard (1926-1995), della scuola austraica e quindi iper-ultra-liberista.

Nel suo libro “What Has Government
Done to Our Money?” (www.mises.org/resources/7184a3af-b7ff-4465-aab5-68a3c773b48b) esprime molto chiaramente le sue
idee, che non condivido ma che rispetto; ecco una carrellata:

  1. la moneta, fra le
    altre proprietà, è un bene; come tutti i beni deve essere sottoposta
    alla legge della domanda e dell’offerta; essa non è quindi un “diritto
    della società”;
  2. la moneta per essere
    efficace ed efficiente deve essere sottratta a qualsiasi influenza governativa;
  3. deve essere il “libero
    mercato” che determina le caratteristiche più idonee di un determinato
    bene per assumere le funzioni monetarie;
  4. il bene più idoneo
    è l’oro;
  5. l’aumento dei
    beni e dei servizi, a parità della quantità d’oro disponibile, determinerà
    la diminuzione dei prezzi dei beni e dei servizi medesimi; questo non
    è un fatto negativo; la costanza dei prezzi non è un valore;
  6. l’aumento della
    quantità di moneta, diversamente dagli altri beni, non porta alcun
    beneficio sociale;
  7. l’incetta di oro
    non è un problema così grave come normalmente si intende;
  8. l’inflazione può
    essere definita come ogni incremento dell’offerta di moneta del sistema
    economico che non consiste nell’aumento dello stock di metallo monetario;
  9. le banche a riserva
    frazionaria sono istituzioni intrinsecamente inflazionistiche;
    l’emissione di moneta creata dal nulla mediante la
    “riserva frazionaria” è una frode.

Com’è questa
storia? Dove ci si gira si trovano Economisti che demonizzano il moltiplicatore
monetario attribuito al sistema bancario.

Gli interessi
(signoraggio) connessi, non si capisce dove vadano a finire.

L’avvento
della moneta unica europea e della BCE si è concretizzato nell’elevazione
INCREDIBILE di tale moltiplicatore.

Per la nascita
della FED parlavano di riserva del 3% (moltiplicatore 33), ora siamo
sotto il 2% (moltiplicatore 50). Chi ne ha beneficiato? Chi ne beneficia?
Chi ne beneficerà nel prossimo futuro ed in quello remoto? Quali saranno
le conseguenze di questa scelta? Chi l’ha effettuata? I parlamentari
che hanno votato la SCIAGURATA legge bancaria ciampi erano consapevoli
delle ricadute? E quelli che hanno approvato Maastricht e la costituzione
(bancaria) europea? Possiamo revocarle unilateralmente?

La risoluzione
del problema è politica. Non mi pare che Sarkozy sia indisponibile
a ragionarci sopra. Chi ci mandiamo a parlare? padoa schioppa? ciampi?
savona? prodi? amato? visco? Insomma, i protagonisti di questo entusiasmante
stato di cose?

Mandereste
riina a parlare di lotta alla criminalità in giro per l’Europa?

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