DI MIGUEL MARTINEZ
kelebeklerblog.com
Matteo Salvini, che è semplicemente un ministro che rappresenta il partito di minoranza all’interno della coalizione di governo, è assurto in questi mesi a una fama notevole.
Qui si sostiene la tesi che dietro la sua ascesa, ci sia un meccanismo irresistibile, che vale la pena di analizzare perché ci rivela diversi elementi fondamentali dell’antropologia contemporanea.
Alcuni giorni fa, si è tenuto a Verona qualcosa che gli organizzatori chiamano “Congresso mondiale delle famiglie“, per parlare di cose come “i diritti dei bambini”, una misteriosa “ecologia umana integrale” e la “bellezza del matrimonio”.
Presumiamo che ciò significhi anche parlare male di matrimoni strani, ma non lo sapremo mai perché noi, come la quasi totalità della popolazione italiana, non sapevamo che ci fosse il convegno, e lo se avessimo saputo, avremmo avuto cose più interessanti da fare.
I relatori più importanti erano il presidente della Repubblica Moldava (non sapete come si chiama?), il Patriarca della Chiesa Siro-cattolica, la ministra ombra per lo sviluppo sociale dell’Uganda e una signora che si dichiara presidente della Foundation for African Cultural Heritage (da una rapida occhiata, una sorta di incubo per leghisti, visto che promuove la “cultura pro-vita” nella già popolosa Nigeria).
Insomma, uno di quei convegni di cui si accorgono soltanto le donne delle pulizie che devono rimettere apposto le mattina dopo.
Solo che tra i relatori c’era anche Matteo Salvini, che si è tirato dietro i suoi, ossia il ministro della pubblica istruzione e quello della “famiglia e disabilità” (due concetti che evidentemente vanno insieme).
Su queste presenze “istituzionali” è più che lecito polemizzare, come dall’altra parte si polemizza quando altre “istituzioni” concedono il patrocinio al Gay Pride. Per cui, direte che Salvini la polemica se l’è cercata, ed è proprio qui il punto.
Non si capisce cosa c’entrasse il Ministro degli Interni, oltretutto legalmente scapolo, con la “bellezza del matrimonio”, ma la cosa importante è che ovunque vada, lui sa che lo segue una folla di estasiati disammiratori, pronti a farne il centro del mondo.
Se lo sognano pure la notte, pare:
Ora, guardate questa immagine:
Il sito di Repubblica spiega che si tratta dell’opera di un artista di strada lucchese, che dipinge sotto lo pseudonimo Random Guy, e raffigura Salvini e il ministro Fontana come famiglia omosessuale.
L’opera è sicuramente divertente, ma dà anche da pensare.
Intanto, non si trova a Verona, bensì a Lucca. Tutta l’Italia ormai partecipa al non evento di Verona, semplicemente perché è stato contestato dagli avversari di Salvini.
E per lo stesso motivo (e cento altri analoghi), tutti sanno chi è Salvini.
Da una parte, il murale presenta Salvini proprio come si presenta lui stesso, moltiplicandone ancora l’immagine.
Dall’altra, usa Salvini per alimentare una causa contraria, quella delle cosiddette famiglie arcobaleno.
Non so bene come si definisca in etologia, ma siamo di fronte a un fenomeno di simbiosi conflittuale: senza i contestatori, il convegno di Verona sarebbe stato come l’enorme maggioranza di convegni perfettamente inutili che si fanno ogni giorno in Italia, e il movimento “pro-matrimonio” sarebbe rimasto nell’invisibilità.
Ma anche l’agenda dei contestatori ha acquisito visibilità solo nello scontro.
Un gioco in cui tutti gli attori – sconosciuti cattofamilisti, marginali militanti gay, un ministro narcisista, un artista di strada e media amplificatori – hanno da guadagnare, e quindi sono in realtà simbionti.
Il grande pubblico non si ricorderà il nome di alcun politico del fu Partito della Rifondazione Comunista, tranne Luxuria. A prescindere da qualunque merito che potesse avere, Luxuria è diventata famosa perché era la prova vivente che i comunisti, e di riflesso tutti quelli di sinistra, erano checche.
Che non sarà un argomento molto logico, ma è efficace. E siccome la fama di Luxuria dipende esclusivamente da questo suo contributo alla polemica di Destra, Luxuria ha fatto di tutto per alimentarla.
Ma i contendenti non ci sarebbero mai riusciti, senza l’aiuto dei media, che hanno sempre fame di due elementi: il bizzarro e la rissa.
Il bizzarro lo forniva il fatto che Luxuria fosse transessuale, una cosa statisticamente assai rara, relativamente nuova e che smuove un mondo oscuro e confuso di curiosità, paura, retaggi culturali e altro.
La rissa la fornisce il fatto che con un po’ di fortuna si riesce ad arrivare allo scambio di insulti in diretta.
In teoria, garantiti questi due elementi, si potrebbe spaccare il paese in uno scontro tra qualunque due elementi. Ad esempio, una contesa di terrapiattisti contro terracubisti potrebbe far dimenticare completamente Salvini.
Qui però subentra un altro elemento: l‘inerzia culturale. Almeno uno dei due elementi deve essere antico, radicato, sicuro, non deve essere necessario spiegarlo.
Luxuria sarà strana come i terrapiattisti, ma dall’altra parte ci sono convinzioni radicate, come quelle che dicono che gli uomini hanno il pisello e le donne no, che è un concetto facile da capire, e in qualche modo fa parte di noi dall’asilo nido in su.
L’inerzia culturale può giovare però anche all’altra parte.
Nel suo capolavoro, Them. Adventures With Extremists, Jon Ronson racconta della visita di David Icke a Vancouver, dove doveva tenere una conferenza per la minuscola cerchia dei suoi ammiratori locali.
David Icke è un ex-calciatore inglese convinto che alcuni politici siano in realtà lucertole giganti travestite da esseri umani: in particolare ritiene che lo sia la regina d’Inghilterra, per cui si impegna in un’instancabile campagna per l’abolizione della monarchia.
La conferenza di Icke sarebbe passata del tutto inosservata, se gli antifascisti – non i monarchici – locali non avessero deciso di fargli la guerra.
La motivazione è un elegante esempio di come si riporta l’ignoto al noto: una piccola parte dei potenti con cui se la prende Icke sono di origine ebraica, quindi Icke odia in segreto tutti gli ebrei ma usa un “termine in codice” per parlarne, quindi Icke è un razzista antisemita e gli antifascisti gli devono impedire di parlare.
E’ lo stesso meccanismo con cui certi polemisti cattolici riportano l’ignoto della modernità (che so, l’utero in affitto) al confortante noto degli “antichi gnostici”.
Jon Ronson, ebreo lui stesso, si è divertito un mondo, cercando invano di convincere gli antifa canadesi che Icke odia proprio le lucertole.
Come nel caso di Luxuria, in quello di Icke una novità bizzarra viene contrapposta a un’antica certezza, ma a parti invertite.
Fatto sta che ci hanno guadagnato quasi tutti: Icke, i suoi ammiratori, gli antifascisti, Jon Ronson e io che ho letto con entusiasmo il suo libro.
La regina d’Inghilterra, non saprei.
Miguel Martinez
Fonte: http://kelebeklerblog.com
Link: http://kelebeklerblog.com/2019/04/02/la-simbiosi-conflittuale/
2.04.2019