La rivoluzione “non rivoluzionaria” della Romania

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FONTE: ZEROHEDGE.COM

In Romania, febbraio ha portato 27 giorni consecutivi di proteste contro l’attuale governo, ad un ritmo senza precedenti dalla rivoluzione del 1989.

In una giornata da record, più di 600.000 persone si sono radunate in Piazza della Vittoria nella capitale e in tutto il paese per ribaltare la decisione dell’attuale partito di governo di depenalizzare alcuni reati di corruzione e abuso d’ufficio. Questa decisione stava loro particolarmente a cuore dato l’elevato numero di membri del partito già scontanti pene sospese per simili reati di corruzione. I Media di tutto il mondo hanno seguito l’evento utilizzando parole lusinghiere, che descrivono le rivolte pacifiche come una “poetica della resistenza internazionale” ed un “risveglio politico di massa.”.

La resilienza – ed il moderato successo – dei manifestanti, nonostante l’ostinazione del governo e le basse temperature, è stata senza dubbio impressionante, e ha dimostrato un’ energica volontà di perseguire giustizia, che, se giustamente indirizzata, potrebbe diventare il conduttore di un tanto necessario cambiamento nella politica rumena.

Eppure, allo stesso tempo, tra le grida contro le misure totalitarie volte a modificare codice penale e civile, anche altre voci sono emerse. Altrettanto numerose e, talvolta, appartenenti alle stesse persone, esse chiedono processi più “democratici” e mostrano affetto per l’Unione Europea. Senza sorpresa, non ci sono state proteste di massa contro un’altra politica economica piuttosto recente, che costringe i supermercati ad assicurarsi che almeno il 51% delle loro offerte di generi alimentari siano di provenienza rumena. A questo proposito, molti manifestanti potrebbero denunciare le “multinazionali ladre” e chiedere un giro di vite del governo sulle evasioni fiscali, per fornire invece sanità ed istruzione più diffuse.

Per quanto uno possa essere d’accordo con l’indignazione iniziale o ammirare lo spirito rivoluzionario dei giovani rumeni, siamo inevitabilmente di fronte alla consapevolezza che – come è spesso il caso nelle rivoluzioni moderne – il messaggio dei manifestanti non è di vera libertà. Piuttosto, queste rivolte sociali alla fine si uniscono in un oscuro movimento “anti”, non supportato da princìpi e che cerca di sostituire un male presente con un altro, forse meno evidente ma altrettanto dannoso.

Tutto questo ricorda l’analisi di Mises del ‘finto fronte anticomunista’ ne The Anti-Capitalistic Mentality:

  Ciò a cui queste persone … mirano è il comunismo senza quelle sue caratteristiche intrinseche e necessarie che risultano ancora sgradevoli … Pensano di aver dimostrato di esserlo usando concetti come pianificazione e stato sociale. Fanno finta di rifiutare le aspirazioni rivoluzionarie e dittatoriali dei “rossi” e allo stesso tempo lodano Karl Marx … come il benefattore eminente e liberatore del genere umano.
     
     Vogliono farci credere che il totalitarismo non totalitarista, una sorta di quadrato triangolare, sia la panacea di tutti i mali. […] In breve: fanno finta di combattere il comunismo cercando di convertire le persone alle idee del Manifesto Comunista.

L’aspetto più preoccupante è che la stragrande maggioranza delle persone non è consapevole che il cambiamento chiesto sarà pari solo a un leggero spostamento nel sistema che li opprime e che loro vogliono combattere. Altri, anche amici stretti per la cui buona fede posso garantire, si sono trovati faccia a faccia con il compromesso politico, chiedendosi se non sia meglio scambiare un ritorno verso le politiche dell’URSS per la più benigna UE, o lo stato sociale per il rispetto dello stato di diritto.

La triste lezione da imparare qui è che lo stato alla fine si ingoia ogni tua scelta: da prezzi e prodotti sul mercato, ad istruzione ed occupazione, e, infine, anche alle cose contro cui puoi protestare o sognare di cambiare. In tempi come questi, può essere difficile capire cosa combattere. Tuttavia, il motto di Mises – Non cedere al male, ma procedi sempre più coraggiosamente contro di esso – rimane la cosa migliore da sostenere.

 

 

Fonte: www.zerohedge.com

Link: http://www.zerohedge.com/news/2017-02-27/romanias-unrevolutionary-revolution

27.02.2017

Via Carmen Elena Dorobat of The Mises Institute,

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

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