John Elmer
johnhelmer.net
I blogger militari russi non sono stati così rapidi come il regime di Kiev e gli alleati della NATO nel liquidare come propaganda il discorso sui termini di pace tenuto dal Presidente Vladimir Putin al Ministero degli Esteri. Ma lo hanno fatto.
Secondo Boris Rozhin, caporedattore del blog militare Colonel Cassad, il discorso di Putin di venerdì mattina 14 giugno “non era stato annunciato in anticipo“. I funzionari del Ministero degli Esteri, convocati in riunione, “lo avevano saputo con mezz’ora di anticipo, non di più“. Nel comunicato del Cremlino, che parla di “una riunione con alti funzionari del Ministero degli Esteri russo“, c’è un’evidente vaghezza.
In termini pratici, ha concluso il principale analista militare indipendente di Mosca, il discorso è stato una finta tattica e un inganno strategico.
“Le condizioni di Putin non saranno ovviamente accettate dall’Occidente e dai suoi burattini ucraini”, ha scritto Rozhin. “Sullo sfondo del ‘vertice mondiale’ [l’incontro di Burgenstock, in Svizzera, del 15-16 giugno] questo indicherà che, in realtà, l’Occidente sta prolungando la guerra, perciò queste dichiarazioni [di Putin] sono un altro siluro contro il vertice. La Russia sta così mostrando ai Paesi del Sud globale che ha offerto un mondo che sarà rifiutato da coloro che parlano di ‘vertici pacifici‘… La guerra continuerà. Gli obiettivi della SVO [Operazione Militare Speciale] saranno raggiunti con mezzi militari“.
La distinzione nell’ultima riga è tra la strategia politica del Cremlino e la strategia militare dello Stato Maggiore – distinzione che le analisi di parte russa del discorso del presidente e gli organi di propaganda statale evitano di sottolineare. La pubblicazione semi-ufficiale Vzglyad ha citato il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, che ha definito la reazione dell’Occidente “di natura non costruttiva“. Nessun altro funzionario russo avrebbe potuto dire così poco in via ufficiale.
Vzglyad ha fatto di più, ha mobilitato le sue fonti ufficiali per ricucire le differenze tra la strategia del Cremlino e quella dello Stato Maggiore, arrivando alla conclusione che Putin sta seguendo quella dello Stato Maggiore. “Secondo [Putin], all’Occidente è stata comunicata una condizione ben precisa: o l’Ucraina sarà fuori dal blocco della NATO, o ci sarà un attacco forte e deciso che non lascerà scampo ai nemici. Putin è sicuro della vittoria non solo sull’Ucraina, ma anche sull’intero Occidente collettivo. La proposta è stata fatta per ricordare questa iniziativa, una volta che l’Ucraina sarà stata sconfitta. Ma i leader occidentali non hanno capito Putin, e allora saranno loro stessi a dire che vogliono la pace… Ma non ci sarà alcuna pietà, verranno poste condizioni più dure”.
In un secondo rapporto degli accademici del Valdai Club, finanziato dal Cremlino, Vzglyad sostiene che “l’essenza del discorso del presidente russo è che il sistema di sicurezza europeo non esiste più e non sarà basato sugli stessi principi. Inoltre, il presidente russo è riuscito a cambiare l’agenda del vertice svizzero… l’iniziativa del presidente è in grado di trasformare le strutture di sicurezza non solo dell’Eurasia, ma anche nella prospettiva dell’intero pianeta. Inoltre, la Russia dispone già di istituzioni internazionali realmente funzionanti in questo spazio: la CSI, la SCO, l’EAEU, la CSTO, i BRICS, lo Stato dell’Unione di Russia e Bielorussia. Tutti questi strumenti hanno dimostrato la loro affidabilità e idoneità nelle condizioni moderne“.
Gli americani che seguono le vicende del Cremlino hanno ripetuto la linea semi-ufficiale, sottolineando la differenza tra tattica e strategia, tra finzione e scopo. “Notate che [Putin] non sta facendo alcuna richiesta su Odessa“, ha detto uno di loro. “Quindi, Odessa rimane ancora fuori dalle trattative… Perciò questo è un preludio al prossimo incremento delle operazioni militari russe“.
Gli scettici russi, così come gli analisti militari non russi, sottolineano che Putin si è ripetutamente rifiutato di seguire i consigli dello Stato Maggiore, limitando le operazioni militari proposte, al punto che ci si interroga apertamente sulle sue ragioni. Una fonte afferma che il discorso di Putin del 14 giugno “ha ragione solo a metà nell’incolpare le ‘élite liberali globaliste’ occidentali per l’attuale ‘stato di cose estremamente pericoloso’. In definitiva, l’ideologia del liberalismo, il complesso di inferiorità e la corruzione che dominano l’élite degli oligarchi di Mosca hanno giocato un ruolo importante“.
Questo è un riferimento al fatto che Putin aveva invitato l’oligarca del petrolio e del settore minerario Roman Abramovich ai negoziati del marzo-aprile 2022 a Istanbul; nei negoziati con la delegazione ucraina, Abramovich fungeva da rappresentante personale di Putin e superava per importanza i negoziatori ufficiali russi.
“[Putin] non può essere ancora dell’idea che la guerra contro la Russia portata avanti dal regime di Kiev si fermerà alle condizioni da lui stabilite, né può pensare che ci siano termini che gli Stati Uniti e la NATO possano firmare con la piena fiducia della Russia. Ecco perché il Ministero degli Esteri russo ha presentato condizioni di non aggressione e sicurezza in Europa che richiedono l’arretramento dei confini della NATO al 1997. Questo era già successo nel dicembre 2021. Pensare che qualcuno dall’altra parte sia degno di fiducia o in grado di tener fede ad un accordo, dopo tutto quello che Putin ha raccontato dell’aggressione statunitense, delle bugie, del doppio gioco e del nazismo ucraino, è impossibile“.
Putin, parlando il 14 giugno sull’accordo di Istanbul, in particolare dei documenti siglati dai negoziatori russi e ucraini, ha detto che “tutto era stato scritto sulla carta“. Poi, il 30 marzo [2022], ha proseguito Putin, dopo che “le truppe russe erano state ritirate da Kiev, la leadership ucraina aveva sospeso la sua partecipazione ai negoziati inscenando l’infame provocazione di Bucha, rifiutando la versione preparata degli accordi. Credo che oggi sia chiaro perché fosse necessaria quella orrenda provocazione: era la giustificazione del rifiuto dei risultati raggiunti durante i negoziati. La via della pace era stata nuovamente bloccata. Come ora sappiamo, questo era avvenuto su ordine dei curatori occidentali, tra cui l’ex Primo Ministro britannico che lo aveva detto esplicitamente durante la sua visita a Kiev – nessun accordo; la Russia deve essere battuta sul campo di battaglia e sconfitta strategicamente“.
Si noti che il resoconto del giornale statunitense si basa su termini concordati tra il 16 e il 17 marzo 2022, due settimane prima che le bozze dei documenti fossero siglate in Turchia. Il giornale aveva poi riferito delle trattative, che erano proseguite dopo gli incontri di Istanbul, concludendo che: “Il 15 aprile, cinque giorni dopo che Abramovich aveva detto agli ucraini del suo incontro con Putin, i negoziatori russi avevano inviato una bozza di trattato di 17 pagine sulla scrivania del loro presidente. Simile alla versione del mese precedente, la bozza del 15 aprile includeva un testo in rosso che evidenziava le questioni controverse. Ma queste sottolineature erano quasi del tutto assenti dalle prime pagine del trattato, dove erano emersi i punti di accordo“.
In realtà, Putin non era riuscito a convincere i capi militari e dell’intelligence russa che i termini da lui autorizzati per la sigla sarebbero stati applicabili e non avrebbero tradito il sostegno pubblico in tutto il Paese agli obiettivi annunciati dell’Operazione Militare Speciale.
La conferma che Putin aveva “microgestito” i negoziati di Istanbul attraverso Abramovich appare nel resoconto del New York Times riferita da fonti ucraine e di altro genere. “’Colleghi, ho parlato con RA’, aveva scritto il 10 aprile [2022] il principale negoziatore ucraino, Davyd Arakhamia, in un messaggio WhatsApp alla squadra ucraina. ‘Ha parlato ieri per un’ora e mezza con il suo capo’. RA era Roman Abramovich, il miliardario russo che aveva il ruolo di negoziatore dietro le quinte nelle trattative. Il suo ‘capo’, Putin, aveva esortato i negoziatori a concentrarsi sulle questioni chiave e a risolverle rapidamente, aveva scritto Arakhamia. (Un membro del gruppo WhatsApp aveva mostrato questo e altri messaggi ai giornalisti del Times)“.
Nella versione del New York Times, basata su una bozza del 17 marzo, nessuna fonte russa parla della reazione negativa che Putin aveva dovuto affrontare da parte dello Stato Maggiore e del Consiglio di Sicurezza dopo che la portata del ruolo di Abramovich era emersa chiaramente dai termini che Putin aveva concesso ai suoi negoziatori di firmare a Istanbul. Dopo due settimane di dibattito interno, Putin era stato costretto a fare marcia indietro e i termini che lui e Abramovich avevano concesso il 31 marzo erano stati rivisti. Le fonti ucraine del New York Times avevano riferito che “[noi ucraini] non avevamo alcun interesse a continuare i colloqui“.
Ciò che manca in questa narrazione ucraina e americana, così come nelle versioni pubbliche russe, è il fatto che Putin si era ritirato dai termini che aveva concordato con Abramovich. Il ruolo svolto dal primo ministro britannico Boris Johnson nella narrazione diventata di dominio pubblico, ripetuta alla stampa da varie fonti, anche israeliane, era stato minore.
Venerdì scorso, Putin ha lasciato intendere che era stato lo Stato Maggiore ad opporsi alle sue concessioni. “Non ne avevo parlato in pubblico, ma alcuni dei presenti ne sono a conoscenza. Dopo che l’esercito russo si era impadronito di parte delle regioni di Kherson e Zaporozhye, molti politici occidentali avevano offerto la loro mediazione per una soluzione pacifica del conflitto. Uno di loro era in visita di lavoro a Mosca il 5 marzo 2022. Avevamo accettato i suoi sforzi di mediazione, soprattutto perché durante la conversazione aveva detto di essersi assicurato il sostegno dei leader di Germania e Francia, oltre che di rappresentanti statunitensi di alto livello“.
“Nel corso della nostra conversazione il nostro ospite straniero si era chiesto – un momento interessante – ‘se state assistendo il Donbass, allora perché le truppe russe sono nel sud dell’Ucraina, comprese le regioni di Kherson e Zaporozhye?’. Avevamo risposto che si trattava di una decisione del nostro Stato Maggiore [sic] sulla pianificazione dell’operazione. E oggi aggiungo che l’idea era quella di aggirare alcune aree fortificate costruite nel Donbass dalle autorità ucraine negli ultimi otto anni, soprattutto per liberare Mariupol“.
“Poi il nostro collega straniero aveva specificato – da vero professionista, per essere onesti: ‘le truppe russe rimarranno nelle regioni di Kherson e Zaporozhye? E cosa succederà a queste regioni dopo che l’Operazione Militare Speciale avrà raggiunto i suoi obiettivi?’. Avevo risposto che, in generale, non escludevo il mantenimento della sovranità ucraina su questi territori, a patto che la Russia avesse un ponte terrestre stabile verso la Crimea“.
Era chiaro al presidente allora, ed è ancora più chiaro oggi, che il “ponte terrestre stabile verso la Crimea” di Putin era politicamente incompatibile con la “sovranità ucraina” perché, come lo Stato Maggiore continuava a ripetere, una cosa del genere era militarmente impossibile.
Venerdì, Putin ha mantenuto segreta l’identità del mediatore. Ma era stato lo stesso mediatore a svelarla. Si tratta dell’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett (a destra). Ha confermato il suo incontro a Mosca con Putin il 5 marzo 2022. Il fatto che Putin avesse autorizzato Abramovich e Bennett, due Ebrei israeliani, a negoziare le condizioni per la fine della guerra della Russia con il regime di Kiev rimane una questione molto delicata a Mosca.
L’opinione pubblica russa è stata più chiara dello stesso Putin sugli obiettivi per la fine guerra e sui termini dei negoziati. Per i risultati del sondaggio, leggete qui.
E ora, cosa succederà?
Secondo il discorso del Presidente di venerdì, “un ritorno letterale alle proposte di sicurezza che avevamo presentato venticinque, quindici o anche due anni fa è impossibile, perché sono successe troppe cose e le condizioni sono cambiate. Tuttavia, i principi di base e, soprattutto, l’oggetto stesso del dialogo rimangono invariati“. Dalla nuova dichiarazione di Putin sui termini per la fine della guerra, si evince che “i parametri erano stati ampiamente concordati durante i negoziati di Istanbul nel 2022, compresi i dettagli specifici sulla smilitarizzazione, come il numero concordato di carri armati e di altre attrezzature militari. Avevamo raggiunto un consenso su tutti i punti“.
Ora, però, con la nuova artiglieria a lunga gittata, i droni, i missili e gli F-16 forniti dalla NATO al regime di Kiev, la profondità della “smilitarizzazione” è più di dieci volte il raggio delle “25 miglia” (40 chilometri), che era uno dei parametri russi nelle bozze dell’accordo di Istanbul del marzo 2022. Leggete qui i retroscena di quella che Putin aveva definito la “zona sanitaria“.
La denazificazione, il secondo obiettivo strategico dell’Operazione Militare Speciale, comporta un cambio di regime a Kiev, ma, venerdi scorso, Putin ha lasciato intendere che non intende altro che la sostituzione di Vladimir Zelensky, perché “il mandato presidenziale del capo dell’Ucraina precedentemente eletto è scaduto insieme alla sua legittimità, che non può essere ripristinata con nessun trucco”. Questo, ha aggiunto, lascia solo un’autorità costituzionale nel Paese: “A differenza del ramo esecutivo, la Verkhovnaya Rada è ora un organo legittimo. L’Ucraina non è una repubblica presidenziale, ma una repubblica parlamentare e presidenziale. Questo è il punto“.
Le fonti russe ritengono che non sia questo il punto. Come ha scritto Rozhin, “gli obiettivi dell’Operazione Militare Speciale saranno raggiunti con mezzi militari“.
Alla richiesta di elencare quelli che, secondo loro, saranno gli obiettivi militari della strategia dello Stato Maggiore, le fonti affermano che l’accento continuerà ad essere posto sugli impianti di produzione di energia e sui nodi e sulle reti di distribuzione, in particolare quelle utilizzate per importare energia elettrica dai Paesi confinanti – la sottostazione di Chervonograd (dalla Polonia), la sottostazione di Mukacheve (Slovacchia, Ungheria, Romania), le sottostazioni di Usatove e Primorska (Moldavia, Romania) e i nodi di produzione di Khmelnitsky, Dobrotvirka e Pivendennoukrainska.
MAPPA TEDESCA DEGLI ELETTRODOTTI CON CUI L’UCRAINA IMPORTA ENERGIA ELETTRICA, OTTOBRE 2021
MAPPA UCRAINA DELLE CAPACITÀ DELLE LINEE DI IMPORTAZIONE, OTTOBRE 2023
La capacità totale di queste linee elettriche è di poco meno di 3.890 kV. Il 10 giugno, l’utility statale ucraina Ukrenergo ha riferito che “quasi 25.000 MWh di elettricità sono stati importati nel Paese da Romania, Slovacchia, Polonia, Ungheria e Moldavia durante il giorno“. Un ingegnere militare della NATO stima che, sebbene i raid russi abbiano costretto alcune linee a quella che pubblicamente viene definita una ‘interruzione per manutenzione’, il volume delle importazioni è ancora “alla capacità nominale o quasi. Ma sono al limite. Preparatevi a nuovi attacchi alle sottostazioni che collegano la rete ucraina alla Polonia e alla Romania“. Per ulteriori dettagli tecnici sulla situazione da parte degli ingegneri statunitensi, leggete i commenti qui.
“Se queste [linee elettriche] vengono messe fuori uso“, dice un ingegnere militare della NATO, “è tutto finito“.
Nel frattempo, secondo quanto riportato da questo giornale spagnolo, le tariffe dell’elettricità stanno aumentando così velocemente che almeno un quarto della popolazione ucraina non può permettersi di pagarle. “La tariffa dell’elettricità da giugno è aumentata del 64%, passando da 2,64 grivne per chilowattora (kWh) a 4,32 grivne (tra 0,064 e 0,11 dollari). Alcuni giorni prima della riunione del Gabinetto ucraino del 30 maggio, era trapelata la notizia che l’aumento sarebbe stato dell’80%. Ma la reazione dei media e dei social network ha reso evidente l’impopolarità della misura, in un momento in cui le autorità devono affrontare anche un enorme disagio per il processo di arruolamento obbligatorio, necessario per far confluire centinaia di migliaia di civili nell’esercito“.
“Dixi [la società di consulenza di riferimento per l’industria energetica ucraina] informa questo giornale che, nel 2023, le sue stime indicavano che il consumo medio mensile per famiglia in Ucraina era di 155Kwh. In questo scenario medio, la bolletta mensile delle famiglie passerebbe da 10 a 16,6 dollari. Il Servizio statistico ucraino indica che, alla fine dello scorso anno, il salario medio mensile in Ucraina era equivalente a 471 dollari. La Banca Mondiale ha stimato che, solo nel 2022, anno in cui la Russia ha lanciato l’invasione, il tasso di povertà in Ucraina è passato dal 5,5% al 24% della popolazione. Non c’è alternativa all’aumento delle tariffe, dicono il governo e le aziende del settore“.
Questo significa che i trasferimenti di denaro multimiliardari al regime di Kiev da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea per il sostegno al bilancio non militare vengono deviati e non riescono a raggiungere la popolazione.
Per far funzionare i gruppi elettrogeni di emergenza alimentati a gasolio e per far muovere i mezzi militari ucraini sono necessari depositi di carburante. Il bollettino operativo del Ministero della Difesa russo riferisce di attacchi quotidiani a questi depositi in tutto il Paese.
Al confine [occidentale] c’è tutta una serie di obiettivi che, secondo le fonti russe, verranno colpiti nei prossimi giorni. La mappa dell’immagine di copertina mostra la loro posizione e le loro funzioni (rosso per le ferrovie, arancione per le strade, blu per ponti e traghetti). Rozhin ha ripreso l’analisi di questi obiettivi. “Poiché non è possibile inviare aiuti militari per via aerea, la maggior parte dei carichi viene consegnata per ferrovia, con camion pesanti o, cosa molto più rischiosa, via mare. In ogni caso, tutti i carichi passano attraverso la dogana e i posti di blocco. Nell’ovest e nel sud-ovest dell’Ucraina ci sono circa 87 valichi di frontiera marittimi, pedonali, ferroviari e stradali… Tenendo conto dei posti di controllo che l’Ucraina aveva ricevuto in eredità dall’URSS, questo numero può essere aumentato di quasi il 50%, ma una parte significativa di questi valichi era stata distrutta, saccheggiata nei decenni precedenti o abbandonata sotto l’URSS. In ogni caso, la maggior parte dei valichi di frontiera si trova al confine con la Moldavia. Ce ne sono 34, ma non sono utilizzati con la stessa intensità dei valichi di frontiera da e verso il territorio dei Paesi della NATO. Lo stato di alcuni di essi è tutt’altro che ideale“.
Lo scopo di Rozhin nel mappare gli obiettivi è quello di porre pubblicamente la domanda: “Se tutti i passaggi di frontiera sono noti, perché non intercettare lì i carichi militari?”.
“A ovest e a sud-ovest, l’Ucraina confina con Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Moldavia. La lunghezza totale del confine in queste aree è di 777 km. Le armi a lungo raggio della Federazione Russa – ad esempio i missili X-101 con testate a grappolo e ad alto esplosivo – sono sufficienti per distruggere i carichi militari direttamente sul confine. Tutte le coordinate dei valichi di frontiera sono quasi certamente note all’esercito russo. Ma il problema principale nella questione della distruzione dei carichi militari in questi punti è la ricognizione e l’ottenimento di dati affidabili sui tempi di spedizione e sui relativi convogli. Il parametro determinante in questo caso è l’ora precisa dell’entrata del carico in territorio ucraino“. La fonte originale del blog militare può essere seguita qui.
In modo simile, Rozhin e altri blogger militari chiedono pubblicamente perché ci sono restrizioni del Cremlino al colpire le località che gli Stati Uniti, la NATO e gli ucraini utilizzano per gli attacchi con droni e missili in Crimea, così come più in profondità nel cuore della Russia. Putin ha affrontato questa domanda nella sua conferenza stampa con i giornalisti internazionali il 5 giugno.
“Cosa possono fare i militari ucraini – non quelli che stanno seduti e premono i pulsanti – ma quelli di grado più elevato quando si tratta di assegnare un obiettivo? Possono identificare un obiettivo che ritengono prioritario. Ma non sono loro a decidere se un determinato obiettivo debba essere colpito, perché, e lo ripeto, una WTA (weapon target assignment – assegnazione del bersaglio d’arma) viene attuata, ed effettivamente inserita nell’arma, solo da chi fornisce le armi. Se stiamo parlando di ATACMS, allora è il Pentagono a farlo. Se si tratta di Storm Shadow, lo fanno gli inglesi. Nel caso di Storm Shadow è ancora più semplice, perché l’assegnazione del bersaglio viene inserita automaticamente, senza il coinvolgimento del personale militare sul campo. Lo fanno gli inglesi e non c’è altro da aggiungere“.
“E quando i militari della Bundeswehr stavano pensando ad un attacco al ponte di Crimea o ad altri obiettivi, stavano pensando di farlo loro. Nessuno lo faceva per loro, giusto? Lo avrebbero fatto loro. Lo stesso vale per gli specialisti francesi. Tutti gli specialisti occidentali lo fanno. Non ci facciamo illusioni. Come dovremmo rispondere?“.
“Per prima cosa, ovviamente, miglioreremo i nostri sistemi di difesa aerea. Distruggeremo i loro missili. In secondo luogo, riteniamo che, se qualcuno pensa che sia possibile far arrivare armi del genere in una zona di guerra per sferrare attacchi sul nostro territorio e crearci problemi, perché non noi non potremmo fornire le nostre armi della stessa classe a quelle regioni del mondo che le utilizzerebbero per prendere di mira le strutture sensibili dei Paesi che stanno facendo questo alla Russia? La risposta potrebbe essere simmetrica. Ci penseremo“.
“In terzo luogo, è certo che tali azioni faranno naufragare le relazioni internazionali, che hanno già toccato il fondo, e mineranno la sicurezza internazionale. In definitiva, se vedremo che questi Paesi sono coinvolti in una guerra contro di noi, e questo è un coinvolgimento diretto nella guerra contro la Federazione Russa, ci riserveremo il diritto di rispondere in modo adeguato. In generale, questa strada può portare a seri problemi. Credo che questo sia tutto. Se avete delle domande di approfondimento, fate pure. Ma non credo di poter aggiungere nulla a quanto ho appena detto“.
Diversi giorni dopo, sulla scia di una nuova serie di attacchi missilistici contro la Crimea, i blogger militari russi hanno risposto con questa domanda di fondo: perché i sistemi statunitensi, francesi e britannici che operano nel Mar Nero non sono stati presi di mira, visto che il loro ruolo negli attacchi alla Russia è certo?
Mikhail Zvinchuk, direttore del blog militare Rybar, ha riferito che, alla vigilia degli attacchi missilistici del 10-11 giugno sulla penisola, “vale la pena notare che… i satelliti della NATO erano di nuovo attivi. La ricognizione dei bersagli veniva effettuata alternativamente sulle aree pianificate [per l’attacco missilistico] – l’8-9 giugno è stata filmata la parte nord-occidentale della Crimea, mentre il 10 e l’11 giugno Sebastopoli e il centro della penisola. Inoltre, ieri e l’altro ieri, i satelliti hanno prestato particolare attenzione alla parte orientale della Crimea. Sono state effettuate riprese di Teodossia, Kirovsky, Kerch e, naturalmente, del Ponte di Crimea… Inoltre, durante l’attacco di oggi [12 giugno] nella parte occidentale del Mar Nero, era operativo il drone americano RQ-4B … Dopo gli attacchi, si è spostato nella parte orientale del Mar Nero, più vicino al Ponte di Crimea, dove, senza ostacoli, ha operato fino al mattino successivo. Questo fatto, insieme al lavoro dei satelliti, nonché agli attacchi consecutivi alle postazioni di difesa aerea, prima a nord-ovest, poi a sud, ci permettono di concludere che il prossimo obiettivo potrebbe essere l’est della penisola“.
MAPPA ITALIANA DELLE OPERAZIONI DEI DRONI DELL’AVIAZIONE STATUNITENSE CONTRO OBIETTIVI CRIMEANI
Parallelamente, secondo il rapporto Rybar, sono apparsi “per la prima volta in un mese e mezzo, a sud di Feodosia, l’aereo francese di rilevamento radar a lungo raggio, l’E-3F, e l’aereo della Marina francese [Bréguet] Atlantique 2 [basato a Souday Bay, Creta]. A ovest volava anche l’RC-135V dell’aviazione britannica. È molto per un giorno, non è vero? Come più volte sottolineato, l’obiettivo principale dell’Occidente è il ponte di Crimea, e per questo è necessario ridurre il potenziale di combattimento della difesa aerea in Crimea“.
Nel marzo 2023, l’aviazione russa aveva abbattuto un drone dell’USAF che operava in prossimità della Crimea. Dallo scorso ottobre gli Houthi, coadiuvati dall’Iran e forse dalla Russia, hanno abbattuto diversi droni dell’USAF che operavano nel Mar Rosso per coordinare gli attacchi anglo-americani contro obiettivi nello Yemen.
Quello che dicono i blogger militari come Rozhin e Zvinchuk è: perché non colpire questi obiettivi adesso?
“In definitiva, ciò che abbiamo”, ha scritto Zvinchuk il 12 giugno, è che “gli attacchi alla difesa aerea mirano a indebolire la protezione nei pressi del ponte di Crimea, il che deve essere tenuto in considerazione e devono essere prese misure per modificare i mezzi di difesa missilistica disponibili – i missili vengono abbattuti, ma non tutti. Il nemico si sta chiaramente preparando per un nuovo attacco. Abbiamo già identificato due false partenze, che possono essere definite foriere di attacchi massicci; è possibile che siano rivolti al ponte. In futuro, la mancanza di opposizione, la riluttanza ad accettare la realtà e a imparare dagli errori potrebbero influire sulle capacità della difesa aerea della Crimea. Questo giocherà un ruolo chiave quando i caccia F-16 faranno la loro comparsa“.
“Riluttanza ad accettare la realtà e ad imparare dagli errori”: questa critica non è rivolta allo Stato Maggiore, ma al Cremlino.
MAPPA DEGLI ATTACCHI MISSILISTICI DELL’UCRAINA ALLA CRIMEA, 10-12 GIUGNO
Il 14 giugno Zvinchuk è tornato a parlare della possibilità di prendere di mira i droni dell’USAF. “Per la prima volta, il Triton [MQ-4C] americano è apparso sulle coste della Crimea proprio prima di un attacco massiccio alla Crimea. Ci si chiede cosa ci si possa aspettare dalla sua presenza nella regione del Mar Nero. Soprattutto quando i curatori delle forze armate ucraine non si lasceranno sfuggire un’occasione simile per attaccare. E, se ciò accadrà, si potrà nuovamente sollevare la questione dell’opportunità di un contrasto più radicale all’aviazione americana nei pressi dei confini russi. Un giorno, forse, arriveremo alle stesse misure degli Houthi“.
John Elmer
Fonte: johnhelmer.net
Link: https://johnhelmer.net/next-stage-the-general-staffs-targets-after-putins-feint/#more-90009
16.06.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org