La programmazione dei traumi

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DI JAMES HOWARD KUNSTLER

lesakerfrancophone.fr

Mentre la nazione assiste all’orribile spettacolo offerto dal sedicente dibattito tra Trump e Clinton, protagonisti di una campagna elettorale meno limpida di un pozzo nero del terzo Mondo, noi siamo una volta di più testimoni delle lotte razziali montate ad arte dal New York Times, i cui pezzi sono intenzionalmente equivoci. Se si legge la storia che oggi è in prima pagina, verremmo a conoscenza di alcuni dettagli riguardanti la sparatoria della polizia a Charlotte, articolo nel quale si insinua che la polizia abbia agito incautamente.

I fatti di Charlotte, in Nord Carolina, che hanno portato alla morte per colpo d’arma da fuoco di Keith Scott Lamond, sono andati in questo modo: Scott è stato colpito dopo aver rifiutato di obbedire ai reiterati richiami della polizia che gli intimava di gettare l’arma a terra. Un’arma da fuoco è stata trovata sulla scena con tanto di impronte digitali e fondina. Le registrazioni video riportano in maniera perfettamente comprensibile gli ordini. Eppure la storia del NYT dice: «Le immagini del corpo riprese dalla telecamere del cruscotto pubblicate sabato non hanno chiarito se Scott avesse un’arma o meno. Nel video le braccia di Scott sono distese lungo il corpo ed è stato colpito mentre si stava allontanando dalla sua auto».

È accaduto che la presenza di altri veicoli sulla scena abbia interferito con la sequenza video proprio nel momento cruciale: la camera di bordo, la camera dell’ufficiale e la camera del telefono cellulare della moglie di Scott. Ma il sospetto è che, non avendola vista, l’arma da fuoco non ci sia.

La polizia insiste nel dire che Scott avesse con sé un’arma da fuoco. Per quale ragione il NYT resta ambiguo sulla faccenda? L’ufficiale che ha sparato a Scott era nero. Il capo della polizia di Charlotte è nero. Il NYT vuole forse suggerirci che siano incompetenti, disonesti e imprudenti? Cerca forse di rafforzare l’idea molto comune nella popolazione che la polizia in generale, compresi i neri e i supervisori, siano impegnati nell’eliminazione dei neri in generale? Il NYT spera così di alimentare ancora di più la diffidenza e il rancore tra l’America nera e la polizia?

Potrebbe essere il caso. Che interesse avrebbe il NYT a mantenersi ambiguo sull’affare Scott? Vi spiego io il perché: perché cedere alla verità non aiuterebbe la campagna elettorale, e soprattutto la convinzione che i neri d’America abbiano bisogno della protezione del Partito Democratico per difendersi dal genocidio messo in atto della polizia in tutto il paese.

Per il momento il risultato è una sequenza di notti di «marce di protesta» a Charlotte che hanno portato alla morte per colpi d’arma da fuoco di un’altra persona, un uomo nero, per mano di un altro nero nascosto nella folla, che ha agito per ragioni ancora sconosciute, nonché molti danni materiali dovuti al saccheggio e al vandalismo della folla.

Perché è così importante per i politici progressisti continuare ad alimentare la storia che un grande numero di persone nere sia stato assassinato ingiustamente dalla polizia? I fatti, certamente, suggeriscono diversamente.  Per tutta l’estate il Washington Post ha fatto riferimento allo studio pubblicato dall’economista nero di Harvard, Roland Fryer Jr. Questo studio controverso ha rivelato che la polizia ci pensa due volte prima di sparare su un bianco, prudenza che non è invece riservata a un nero. Come mai, intorno a questo problema, non viene data attenzione a un altro aspetto altrettanto importante: come si comportano i sospettati al momento dei fatti?

Come blogger corrispondo con molta gente interessante. Uno di questi è un nero di mezza età che ha lavorato per molto tempo nel ghetto nero di Baltimora. Nei tempi che corrono, è uno dei rari americani che non è stato influenzato da idee preconcette su quanto sta accadendo. Preferisce mantenere l’anonimato per ragioni facilmente comprensibili, ma voglio che sentiate la sua interessante teoria su quanto succede nella comunità nera quando è sotto tiro della polizia. Il titolo del suo messaggio era «la programmazione dei traumi». È un tipo di narcisismo ideato per compensare il fatto che nessuno (di un certo valore) vuole veramente trattare/integrarsi con loro, i quali adoperano volentieri la falsa narrazione del «qualcuno è vicino a noi e vuole ucciderci …».

Vedete come aumenta il loro valore pretendendo che qualcuno «ce l’ha con noi»? Si ha lo stesso atteggiamento nei confronti delle figlie obese che denunciano uno stupro o un’aggressione sessuale.

A ben vedere, poiché molti neri non sono utili all’altro e alle altre persone finiscono per non comportarsi in maniera responsabile. Di conseguenza, la maggior parte della gente passa molto del suo tempo a schivarli (ma la polizia non può farlo).

Questo aumenta il loro sentimento di inutilità e li porta ad aggrapparsi ancor più alla falsa recita della «polizia ci tiene d’occhio e vuole ucciderci».

(Nessuno ce l’ha con voi e noi vi auguriamo semplicemente di scomparire).

Ma aspettate, questo peggiora.

A questo stadio, alcuni neri decidono: «Qualunque cosa tu faccia, io non ti permetterò di ignorarmi perché agirò come un dannato guerrigliero finché non sarai obbligato a trattare/integrarti con me …».

Adesso chiamano la polizia. E quando la polizia arriva, il nero dice: «Guardate, sta arrivando la polizia, ci tengono d’occhio perché ci vogliono uccidere».

Ma alla fine l’idea principale resta; il Collasso genera un numero crescente di persone superflue; i neri non sono altro che la voce più forte di questo fenomeno.

 

James Howard Kunstler

Fonte: http://lesakerfrancophone.fr

Link: http://lesakerfrancophone.fr/la-programmation-des-traumatismes

26.09.2016

 

Traduzione dal francese per www.comedonchisciotte.org a cura di VOLLMOND

 

 

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