DI NICOLAS BONNAL
dedefensa.org
Nel suo eccellente blog sul disastro americano, Michael Snyder evidenzia i disastri urbani di Chicago e Baltimora; ne descrive la violenza dilagante, il decadimento delle infrastrutture, lo stato di fallimento, brevemente una crisi degna di Lynch Eraserhead, che metaforicamente mostrava il collasso di Philadelfia sotto la disastrosa amministrazione Johnson, e la mostruosa transumanza che ne è derivata.
Ho già parlato del collasso americano. Che ovviamente non è virtuale ma reale. Siamo arrivati a quell’episodio di Astérix nel quale il leone obeso si è mangiato tutti i presenti nell’arena. La finanza e il credito (che ha rimpiazzato il credo, diceva Marx) hanno fagocitato il paese, e le città in crisi si svuotano una dopo l’altra. Ci sono quelle che si svuotano a causa della crisi, del declino, della deindustrializzazione, e quelle che si svuotano a causa del lusso e dei loro prezzi esagerati (mi riferisco a New York che ha perduto un milione di abitanti). Il delirio è tale che possiamo parlare di una proletarizzazione dei miliardari. Occorrono otto milioni di dollari per permettersi Manhattan, e poi sei al verde.
Molti cercano rifugio lontano dalle città, almeno coloro che ne hanno i mezzi. Leggete Kunstler o Jared Diamond. Io ho descritto la sopravvivenza in Patagonia, perché la Francia dell’altro oligarca non mi rassicura affatto, benché non viva lì.
Guardando dall’altra parte (Kubin): ci sono condomini di lusso, la vita in jet, città fuori dal tempo e dallo spazio, uscite da un incubo brasiliano, da un fantasma romano. Pensate a quelle città cinesi nelle quali non filtra neppure la luce solare. Il creatore del cyberspazio William Gibson aveva parlato di una distopia pensando al suo paese – ed erano gli anni Novanta … Ricordiamoci che si progetta di costruire uno Zombie Park a Detroit, due generazioni dopo il film profetico di Romero.
Ma tutto ciò non è più così importante, e i media se ne fregano. Ciò che conta sono le prossime elezioni che rimpiazzeranno il vituperato presidente dell’intransigente destra americana. E Snyder ci ha presentato la lista: Michelle Obama, The Rock (attore talentuoso che racimola sessanta milioni l’anno, meno di Ronaldo) e lo stesso Zuckerberg.
Il programma di Zuckerberg? Non chiedete del programma, non c’è alcun programma, siamo nel postmodernismo. È la striscia di Gaza (indignatevi!) raccontata dall’informazione di sistema.
Abbiamo da un lato una realtà orribile fatta di debiti, di bruttezza, di violenza, di obesità, di stupidità, di vita frustrata, e dall’altra matrix, il sogno, la ricchezza, la popolarità e il diversivo.
È come descriveva Platone:
« Immagina degli uomini chiusi in una dimora sotterranea a forma di caverna, il cui ingresso, aperto verso la luce, sia ampio quanto la caverna stessa; lì essi si trovano fin da fanciulli, con le gambe e il collo incatenati, sì, da non potersi muovere e da non poter guardare che davanti a sé. Dietro a loro, lontana, splende la luce di un fuoco e tra il fuoco e i prigionieri, in alto, passa una strada, lungo la quale è costruito un muricciolo, simile ai sipari che i burattinai mettono tra sé e gli spettatori, e sopra i quali fanno vedere i loro burattini».
Zuckerberg si farà eleggere con un click dai due miliardi di utenti di Facebook? Presidente degli USA, ma perché non direttamente del mondo intero?
Mai un sistema ha avuto a disposizione una tale capacità industriale (come la intendeva Charles Perrault) in grado di alienarci globalmente; e questa non è letteratura.
Nicolas Bonnal
Fonte: www.dedefensa.org
Link: http://www.dedefensa.org/article/la-presidence-zuckerberg-victoire-de-la-matrice
13.05.2017
Traduzione per www. comedonchisciotte.org a cura di VOLLMOND