LA LETTERATURA DI RESISTENZA

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blankIntroduzione di Curzio Bettio (Soccorso Popolare di Padova):

Carissimi,
Alcuni giorni fa, ho avuto la fortuna di incontrare direttamente la scrittrice e poetessa Palestinese Hanan Awwad, che mi ha consegnato un suo testo, con il consenso alla traduzione e alla diffusione. Ho lavorato molto e mi auguro che risulti chiara la tensione morale e civile di questa scrittrice e di tutte le donne della Palestina per la loro società così oppressa e il loro anelito alla libertà.
Curzio

Hanan Awwad, è nata
a Gerusalemme – Palestina da una famiglia di intellettuali. Laureata
in letteratura moderna, ha completato gli studi ad Oxford, nel Michigan
e nella canadese McGill.

E’ direttrice di dipartimento all’Università di Gerusalemme e docente
negli atenei di Betlemme e Bir Zeit. E’ presidente dell’Associazione
degli scrittori palestinesi e della Sezione palestinese della Women’s
International League for Peace and Freedom (Associazione Internazionale
delle Donne per la Pace e la Libertà). Scrittrice, poeta, saggista,
da sempre è impegnata nella promozione del dialogo per la soluzione del
conflitto Israelo-Palestinese. La libertà e la giustizia filtrano tra
i suoi versi, insieme al dolore, vissuto sulla propria carne, per la
drammatica condizione del suo popolo.IDENTITA’ CULTURALE DELLE DONNE IN PALESTINA

Il ruolo
delle scrittrici e poetesse

DI HANAN A. AWWAD
Associazione Mondiale degli Scrittori – Sezione Palestinese

Introduzione

Questa nota introduttiva è
una rassegna sommaria del contributo reso dalle donne scrittrici Palestinesi
alla lotta in corso per conseguire la libertà per il popolo della Palestina
e in difesa della sua identità culturale.

L’analisi presentata in questo
documento si basa soprattutto su esperienze vissute direttamente nella
Rivoluzione palestinese, sia come scrittrice che come attivista politica,
ed è stata scritta tenendo sempre presente sullo sfondo la continua
lotta contro l’occupazione militare e civile da parte di Israele e
il fragile processo di pace che ha avuto inizio a Madrid nel 1991.

Pur in presenza dell’attuale
situazione politica e delle enormi difficoltà che si sono presentate
fin dalla Conferenza sul Medio Oriente, ci si augura che questo scritto
possa fornire una qualche luce sull’importante contributo dato dalle
donne Palestinesi, e in particolare dalle scrittrici Palestinesi, mediante
la resistenza all’oppressione e con la loro determinazione, per assicurare
i diritti fondamentali e la libertà culturale.

L’espansione e l’influenza
dell’imperialismo attraverso il Mondo Arabo hanno assorbito la preoccupata
attenzione dei popoli del Medio Oriente, che hanno fatto resistenza
a questa influenza attraverso la lotta per le libertà fondamentali.
Tutto questo ha orientato il cammino verso le rivoluzioni nazionali
in Egitto, in Algeria, in Palestina. A loro volta, questi paesi hanno
dato testimonianza della loro indipendenza nazionale, annunciando drammatici
cambiamenti di natura politica, sociale e militare.

La storia moderna della Palestina
è una storia di oppressione, esilio, perdita di territori e di quotidiane
aggressioni all’identità personale, alla dignità culturale del popolo
Palestinese. Comunque, bisogna registrare il sacrificio e la fiera resistenza
degli uomini, a fronteggiare le palesi ed opprimenti disuguaglianze.
Ai sacrifici bisogna associare la determinazione per conquistare la
sovranità sul suolo della nostra nazione. In questa lotta le scrittrici
hanno giocato un ruolo preminente e supremo.

D’altro canto, bisogna porsi
la domanda, di come possa lo scrittore rimanere indifferente, distaccato,
confinato negli interessi personali, durante il tempo della guerra,
dell’occupazione e di negazione dell’identità culturale e delle
libertà letterarie. Lo scrittore, in particolare quello che vive sotto
Occupazione, fornisce l’indirizzo a concetti senza tempo, come il
significato di libertà, di uguaglianza e del valore essenziale dell’identità
culturale. Questi sono gli argomenti che storicamente hanno destato
preoccupazione nello scrittore, e allora la domanda immediata che viene
posta è cosa comportano questi principi e questi concetti per i Palestinesi
e le scrittrici Palestinesi.

La scrittrice Palestinese è
in grado di scrivere sulle libertà politiche e sociali, dato che vive
e lavora conoscendo la libertà solo per la sua assenza?

Le donne Palestinesi, siano
scrittrici o diversamente, hanno un’identità culturale indipendente
e distinta, e questa questione può essere riferita a tutte le donne
Palestinesi?

La Catastrofe

Le conseguenze della guerra
Arabo-Israeliana del 1948, (la Catastrofe) hanno comportato la
distruzione delle infrastrutture sociali, politiche ed economiche della
società Palestinese.

La guerra ha prodotto un numero
gigantesco di profughi: più di 480 villaggi Palestinesi sono stati
distrutti, e il 75% della popolazione è stata costretta a rifugiarsi
nei paesi Arabi confinanti. Migliaia hanno perso il diritto di cittadinanza
e sono stati espropriati dei loro beni e la partecipazione crescente
delle donne alla vita pubblica è stata drasticamente limitata. (1)

In seguito alla sconfitta Araba
nella guerra del 1967, i territori conosciuti come Trans-Giordania (la
West Bank, e Gaza) sono caduti sotto Occupazione militare di Israele,
e le difficoltà che le donne Palestinesi hanno dovuto sperimentare
si sono esacerbate per la presenza dell’esercito Israeliano, che ha
limitato tutti gli aspetti della vita comunitaria.

La storia della letteratura
moderna Palestinese è una cronistoria di questi eventi e una riflessione
delle lotte di liberazione, sia individuali che nazionali.

La voce delle scrittrici e
poetesse Palestinesi è stata ascoltata per prima nel mondo Arabo, nell’ultima
parte del secolo diciannovesimo, con la comparsa di lavori letterari
su problematiche femminili. Queste scrittrici concentravano i loro personali
interessi sulla condizione delle donne, sui principi sociali e sulla
natura della loro società patriarcale.

Nel mio libro, “Arab Causes
in the Fiction of Ghaddah Al-Samman”
, ho introdotto gli scritti
delle donne Arabe e i loro tentativi per i cambiamenti sociali e legislativi
in favore delle donne, senza formulare alcuna scuola di pensiero.
(2)

La posizione della donna Palestinese
e quella delle scrittrici Palestinesi è speciale ed unica, e fin dall’inizio
ha costituito veramente la parte integrante della più condivisa lotta
di liberazione nazionale e rivoluzionaria.

Durante gli ultimi anni Quaranta,
e fino a tutti gli anni Cinquanta del secolo scorso, sono comparse nel
mondo Arabo molte scrittrici.

La Catastrofe del 1948
ha prodotto un pesante impatto su tutti gli aspetti della vita nazionale
e culturale, raccogliendo sulla sua scia la lotta delle donne e fornendo
così materiale fresco ad una nuova generazione di scrittrici, quindi
agevolando la loro partecipazione allo sviluppo del movimento letterario
femminile.

Dopo il 1948, la letteratura
resistenziale
, con tutto quello che viene significato con questo
termine, si è presentata come una sfida alle politiche espansionistiche
di Israele. (3)

Ed oggi questa letteratura
colma i cuori e le coscienze del popolo con la bellezza e la sensibilità
delle sue immagini, con la sua enfasi sugli alti valori morali e con
la sua affermazione delle libertà inalienabili. Questo incoraggia la
virtù e ancor più il sacrificio, ed una lotta più intensa contro
la perpetua oppressione.

Le caratteristiche della Rivoluzione
sono essenzialmente Palestinesi in carattere, Arabe le sue fondamenta,
ed è internazionale nelle sue implicazioni. Altrettanto l’Intifada,
iniziata nel 1987, continua a fornire il trampolino di lancio di energie
creative.

La cultura Palestinese è un
veicolo di umana generosità e il contributo degli scrittori e degli
artisti Palestinesi è parte delle sue fonti, indifferentemente dai
luoghi di nascita degli autori.Gli scrittori in esilio non hanno divorziato
dalla cultura Araba, ma sono profondamente integrati in essa.

La poesia della Resistenza
sgorga dallo stesso affluente letterario, pur individuando tra gli stessi
scrittori Palestinesi differenze dovute alla loro età e condizione
e alla separazione geografica.

Lo scrittore Palestinese ha
sempre cercato di rafforzare ed anche di provocare la capacità di recupero
dei Palestinesi, per progettare un futuro segnato dalla speranza.

Negli anni Cinquanta, gli scrittori
e i poeti Palestinesi hanno partecipato a quello che io ho definito
come lo scenario del combattimento e che Cooley sviluppa nella
sua teoria concernente i colonizzati. [N.d.tr.: Charles Horton Cooley
(1864-1929) sociologo americano. Il suo pensiero si è svolto intorno
ad un tema principale: la visione organica della società, in cui non
vi è antitesi fra individuo e ordine sociale, ma piuttosto un processo
di integrazione.]

Questo periodo riflette il
ruolo rivoluzionario giocato dai poeti, che forniscono al loro popolo
una nuova interpretazione della Rivoluzione, annullando così i tentativi
dell’azione primaria dell’imperialismo, che è quella di contraffare
le culture indigene. Il mezzo della poesia garantisce il miglior accesso
e una più vigorosa abitudine alla riflessione su questa epoca.

La poesia Palestinese è la
prova più evidente della determinazione dei Palestinesi e sfocia nella
Resistenza contro le forze dell’imperialismo e contro l’Occupazione.
(4)

Questo concetto viene riaffermato
dagli scritti di Fanon, nella sua analisi sulla reazione da parte
dell’occupato contro l’autorità del colonizzatore. (5)
[N.d.tr.: Frantz Fanon (1925-1961) psichiatra, scrittore ed uomo politico
della Martinica. Teorico della liberazione del terzo mondo e pensatore
politico, è stato un precursore dello studio della soggettività politica
delle masse e dei singoli nelle situazioni oggettive di lotta. Nel campo
della psichiatria, è arrivato alla conclusione che nessuna prevenzione
o terapia del disagio psichico può avere senso in una situazione di
oppressione coloniale, che induce necessariamente la spersonalizzazione
dell’individuo.]

È necessario ricordare che
l’Occupazione israeliana ha negato agli scrittori in Palestina la
libertà letteraria, tutti i lavori vengono pesantemente censurati e
molti scrittori sono stati incarcerati.

Il movimento letterario femminile
ha reagito con estrema passionalità contro l’Occupazione militare
Israeliana.

Fra le scrittrici affermate
nel periodo degli anni Cinquanta bisogna citare Fadwa Tuqan, Salma Jayussi,
e Samira Azzam.

Durante gli anni Sessanta e
Settanta le scrittrici Palestinesi hanno continuato a difendere la libertà
e l’indipendenza del popolo della Palestina.

Salma Jayyusi, nella sua opera
“La letteratura moderna Palestinese” (1992), ha scritto:

“Non esistono vie di fuga.
Per lo scrittore, contemplare un orientamento completamente separato
dalla vita politica è un mascherare la realtà, un negare l’esperienza:
assorbire se stessi troppo a lungo nell’esperienza normale quotidiana
è tradire la propria vita, e il proprio popolo.”
( 6)

Azzam è una scrittrice di
novelle, che parlano di libertà per le donne, in un richiamo di libertà
per l’intera società. Le sue eroine assumono un ruolo nella Rivoluzione
e nella lotta di Resistenza.

Nelle sue opere, come “Piccole
cose”
e “La festa dalla finestra ad occidente”, Azzam
descrive la condizione femminile e le tragedie che sono successe alla
nazione Palestinese. (7)

Nella novella “Il Palestinese”,
dalla sua raccolta “L’orologio e l’uomo” (1962), la scrittrice
accentua il concetto bi-dimensionale di identità: l’operare professionale
e l’astrazione intangibile si combinano a formare l’identità del
Palestinese. Questo senso di sé è inestricabilmente radicato nella
terra che è stata sottratta con la violenza.

Quando Azzam descrive il Palestinese
nelle sue storie, naturalmente sta scrivendo di uomini e donne che si
trovano in situazioni differenti, in Palestina e nella Diaspora. Pur
tuttavia, i temi comuni sono quelli della perdita, della lotta e dell’amore
per la Patria, espressi da Fadwa Tuqan in questa sua poesia, “Mi
basta”
:

“Mi basta
morire sulla sua terra

essere sepolta
in essa

sciogliermi
e svanire nel suo suolo

e poi germogliare
come un fiore

colto con
tenerezza da un bimbo del mio paese.

Mi basta
rimanere

nell’abbraccio
del mio paese

per stargli
vicino, stretta, come una manciata

di polvere

ramoscello
di prato

un fiore

(8)

Nei suoi primi lavori, “Sola
con il giorno”
(1952); “Questo ho trovato”
(1958); “Dacci amore” (1960) e “Davanti alla porta chiusa”
(1967), descrive le sue aspirazioni come donna.

Nelle sue ultime opere, che
comprendono anche la sua autobiografia “Un viaggio montagnoso –
Un viaggio difficile”
(1985), Tuqan descrive i particolari della
sua vita personale e sociale, tratta di questioni politiche e sulla
Palestina, quindi colloca i suoi scritti in una prospettiva più larga.

Nel 1990, Tuqan ha ricevuto
una medaglia d’onore da parte del Presidente Yasser Arafat, durante
una settimana della Cultura Palestinese tenutasi al Cairo, così vedendosi
riconosciuto il suo contributo alla Rivoluzione.

Scrittrice, traduttrice ed
editrice a Baghdad della Rivista del Centro Studi Palestinesi, Sulafa
Hijjawi, nata a Nablus (1934), ha vissuto la maggior parte della sua
vita a Baghdad e si è sposata con un poeta Iracheno, Kazim Jawad. Ha
pubblicato una raccolta di poesie palestinesi, tradotte in inglese,
dal titolo “Poetry of Resistance in Occupied Palesatine
– Poesia di Resistenza nella Palestina occupata”
(1969). Hijjawi
è anche artefice di molti articoli di natura politica in vari giornali
politici del Mondo Arabo, e costituisce un ulteriore esempio di scrittrice
che con costanza afferma l’identità culturale, l’esistenza Palestinese.

Nel 1977 ha pubblicato la sua
collezione di poemi in prosa, “Canti dalla Palestina”. Nel
suo poema “La sua immagine”, Hijjawi scrive:

“Oh vento!
Quando tu sfiori le ferite nel suo corpo

e ti allontani
ai quattro angoli

non svegliare
i bambini dal loro sonno

o non raccontare
alle stelle sospese

la sua immagine
ancora è appesa alla parete,

calda e splendente

mentre loro
lo hanno appeso

sulla strada
del massacro.
(9)

Sahar Khalifeh, nata nel 1941,
una scrittrice di romanzi Palestinese, è ben nota per le sue prese
di posizione in favore della condizione femminile. Attraverso le sue
opere esprime la sua profonda convinzione che la consapevolezza femminile
è parte integrante della consapevolezza politica.

Fra i suoi romanzi vengono
annoverati “Non siamo più le vostre giovani schiave” (1958),

“Roveti selvaggi” (1967), e “Memorie di una donna
non realistica”
. In quest’ultimo libro descrive le sue reazioni
agli aspetti della sua vita personale e le difficoltà nel suo matrimonio.
(10)

“Allora, sono arrivata
alla conclusione che ero ad un tempo realistica e non realistica. Realistica,
in quanto io sapevo che il divorzio non avrebbe
procurato alcuna soluzione, e non realistica, in quanto il pensiero
di tutto questo mi tormentava, notte e giorno, nei miei sogni e nelle
mie preghiere. Realistica, in quanto conservavo la mia casa linda in
modo da non fornirgli alla fine l’ultima scusa per agire contro di
me, e non realistica, in quanto rimanevo fedele, e in solitudine. Ma,
in effetti, non mi sono mai trovata sola. Ho sempre avuto il mio gatto,
Anbar, il lavello, i piatti, il coltello da cucina, il filo per stendere
i panni.”
(10)

Liana Badr, nata a Gerusalemme
nel 1950, scrive romanzi e ha pubblicato diversi lavori, fra i quali

“La meridiana” (1979); “Storie di amore e di inseguimenti”
(1983); “Io desidero il giorno” (1985); e “Un balcone
verso Al Farkihani”
(1983). Quest’ultimo lavoro descrive l’invasione
del Libano da parte di Israele e il tristemente famoso Massacro di Al
Zaater del 1976, in cui furono massacrati 15.000 Palestinesi. Badr è
stata la responsabile per i servizi culturali della rivista Al-Hurriyya
e ha intrapreso un lavoro collettivo nell’Unione Donne Palestinesi
nei campi profughi di Sabra e Shatila in Libano.

Nel suo racconto breve “E
allora”
, Badr evoca l’esperienza di una donna:

“La sposa del martire
giaceva sul suo letto, completamente sfinita, squassata da accessi di
pianto così intensi che le portavano via tutte le forze.
“Come?” urlava. “Perché?”. Di ora in ora la debolezza si impadroniva
di lei; e le donne sarebbero andate da lei, recando acqua di colonia,
per massaggiarla, per accarezzarle le tempie e il volto agitato. Il
nero è il segno della sposa del martire, e l’oscurità si alzava
da ogni parte, attraverso il parlare confuso delle donne che invocavano
la calma e la pazienza. Il suo convulso improvviso per i singhiozzi
infrangeva la calma silenziosa, e loro le
si raccoglievano intorno, cercando di lenirne il dolore. Pazienza! Ma
nella morte, vi è qualcosa per essere pazienti?”
(11)

La Rivoluzione
In seguito alla conferenza
del 1964 del Consiglio Nazionale Palestinese e la creazione dell’Organizzazione
per la Liberazione della Palestina, gli scrittori e i giornalisti Palestinesi
hanno costituito un’Unione Generale, e le donne hanno fondato l’Unione
Generale delle Donne Palestinesi.
Il primo gennaio 1965, è
scoppiata la Rivoluzione palestinese, che ha offerto una visione concettuale
e militare, e un percorso attraverso la trincea della Rivoluzione verso
la liberazione nazionale. La fine della guerra del 1967 ha prodotto
l’Occupazione Israeliana e la spoliazione dei Palestinesi, con la
perdita della Palestina storica.
Pur tuttavia, è proprio in
questo periodo che i semi della Resistenza vengono gettati. Durante
l’intera storia del movimento letterario Palestinese, sempre vi è
stata una sinergia fra uomini e donne, indotta dalla causa politica
comune e dall’interesse per lo sviluppo della letteratura Palestinese.
Fra gli scrittori ricordiamo
Abu Salma (1911-1984), Abd Al Rahim Mahmoud (1913-1948), Ibrahim Tuqan
(1905-1941), Mahmoud Darwish, Tawfiq Zayyad, Samih Al-Qassem, e Ghassan
Kanafani, per nominarne solo alcuni.

Scrivendo del suo accostarsi
alla situazione e alla causa Palestinese, Kanafani ha scritto:

“All’inizio, io scrivevo
della Palestina come indipendente e separata, sui bambini Palestinesi,
sul Palestinese come essere umano, e sulle speranze e aspirazioni dei
Palestinesi separati dal resto del mondo, e sull’esistenza di una
realtà puramente Palestinese. Più tardi mi divenne
evidente che la Palestina costituiva un simbolo chiaro e coerente, e
quando scrivevo della miseria e dell’infelicità dell’esistenza
Palestinese, effettivamente ero arrivato a configurare la Palestina
come un simbolo della sofferenza universale.”
(12)

In molti dei lavori di Kanafani,
alla donna è assegnato uno status elevato sia nella realtà che come
simbolo, come in Al Arus ( La sposa, 1965) dalla sua raccolta
“Alam Laysa Lana”
(Un mondo non per noi) (13); e in

An Al Rijal Wa’al Banadiq (Su uomini ed armi, 1968) e in Um
Sa’ad
(La madre di Sa’ad). (14)

Um Sa’ad, lasciata dal figlio
che è andato a raggiungere la Resistenza, rappresenta la patria, la
terra che ha dato i natali alla Resistenza. Lei è l’assoluta coscienza
che si muove in sfere differenti, esamina con attenzione e capisce le
problematiche complesse e trova le opportune soluzioni.

Così Um Sa’ad si esprime
sul suo concetto di prigione:

“Noi stiamo vivendo solamente
in una prigione, il campo, il giornale, la radio, tutto è una prigione,
l’autobus, la strada, gli ultimi vent’anni sono una prigione.”

(15)

Kanafani ha assegnato alla
donna Palestinese un ruolo rivoluzionario: la donna alimenta e porta
“la fiaccola”. Um Sa’ad rappresenta all’oggi l’essenza della
Resistenza Palestinese.

La letteratura Palestinese
è stata illuminata dai concetti e dall’ideologia di resistenza, e
l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, come istituzione
politica, ha esercitato una rilevante influenza sugli scrittori. L’esplosione
dell’Intifada Palestinese del dicembre 1987 ha rappresentato un’estensione
della Rivoluzione Palestinese del 1965, una reazione agli oltraggi e
un rigetto dell’occupazione militare Israeliana. L’Intifada ha incoraggiato
ed animato gli scrittori Palestinesi, ma anche quelli del mondo Arabo,
stimolandone ed ispirandone il linguaggio, a dipingere questa rinnovata
Resistenza che è dilagata con impeto attraverso la comunità Palestinese.

A tutto il mondo è stato reso
evidente che i Palestinesi non erano più oltre disponibili a subire
passivamente gli orrendi abusi nei confronti dei loro diritti umani,
la negazione della loro libertà e dignità. Precisamente l’Intifada
può essere configurata come una coraggiosa azione nazionale di grande
coraggio, di grande determinazione e martirio.

Alcuni scrittori Palestinesi
hanno effettivamente profetizzato l’avvento dell’Intifada, e hanno
continuato a prevedere gli accadimenti attraverso le loro opere, come
espresso nelle parole di Tuqan nella strofa di chiusura da Il Diluvio
e l’Albero
:

Quando l’Albero
si innalza, i rami

saranno in
pieno rigoglio verde e fresco nel sole

l’allegria
dell’Albero saranno le fronde

sotto il
sole

e gli uccelli
ritorneranno

senza ombra
di dubbio, gli uccelli ritorneranno.

Gli uccelli
dovranno ritornare.
(16)

I temi degli scrittori Palestinesi,
uomini e donne, hanno in comune lo spirito e l’ideologia della Resistenza,
ed una determinazione a proteggere l’essenza della loro cultura, come
nel poema di Hijjawi, “Sentenza di Morte”:

Di notte,
vengono dati gli ordini ai soldati

di distruggere
il nostro amato villaggio, Zeita.

Zeita! Ricamo
dei nostri alberi,

di tulipani
in fiore, scintilla dei venti!…

ora nella
sera

nel canto
del vento

Zeita si
leva, e brucia il suo picco scarlatto

sulle pianure

ma di giorno

Zeita ritorna
ai campi

Come fanno
i tulipani.
(17)

Questi poeti erano imbevuti
e nutriti dalla Rivoluzione e dall’Intifada e dalla lotta in pieno
sviluppo per la libertà.

Attualmente, il numero delle
scrittrici Palestinesi è sempre crescente, e il loro scritti appaiono
di frequente sulla stampa, così come sulle raccolte relative all’Intifada
pubblicate dall’Unione degli Scrittori Palestinesi e da altre istituzioni.

Sebbene l’identificazione
di uno scrittore come donna sia generalmente possibile leggendo fra
le righe, questo non giustifica la classificazione di “letteratura
femminile”. A mio modesto avviso, l’antologia di composizioni poetiche
di cui sono autrice, “Io ho scelto il pericolo”, e il mio
lavoro in prosa, “Io scrivo con il mio sangue”, sono esempi
di tale letteratura resistenziale, con i suoi temi di abbandono, sacrificio
e speranza imperitura.

Perché dovrò
scrivere,

per chi produrre
parole in armonia,

fino alla
morte:

per quale
ragione camminerò,

porterò
i miei passi attraverso l’universo?

A chi racconterò

la storia
del nostro perduto amore,

e la preparerò
come un guanciale,

come un paradiso
di sogni,

ed imprimerò
parole dorate

sulla tua
fronte splendente?
(18)

Questi lavori non vengono considerati
come letteratura femminile, ma come opere di natura politica. Il concetto
di letteratura femminile è oggetto di controversie continue, aperto
a definizioni positive e negative.

Il lavoro degli scrittori e
la loro partecipazione alla Rivoluzione ha prodotto una voce potente,
che ha ricevuto un forte contributo illuminante dalle donne scrittrici
Palestinesi, che hanno dipinto l’immagine della donna simboleggiante
la Palestina, come la madre e l’amato.

Il poeta Abu Salma, nella sua
raccolta, “Dalla Palestina, la mia penna”, ha scritto

Più lotto
per te, più ti amo

Quale paese,
se non questa terra di muschio e ambra?

Quali orizzonti,
se non questo che solo definisce il mio mondo?

(19)

In questo componimento poetico
ed in altri, Salma offre immagini affascinanti della donna e della Palestina,
come fa Marmoud Darwish nella sua affermazione di esistenza della Palestina
e del suo popolo.


Lei è
Palestinese nei suoi occhi e nel tatuaggio


Palestinese nel suo nome

Palestinese nei suoi sogni e nell’affanno


Palestinese nella sua sciarpa, nei suoi piedi, nel suo corpo


Palestinese nella sua voce.


Palestinese in nascita e in morte.

(20)

Davanti ad un Medio Oriente
politicamente in mutazione e in presenza dell’occupazione del Sud
del Libano da parte di Israele, si sono determinate ripercussioni internazionali,
e questo è servito anche a rendere più profondo e più intenso il
movimento letterario delle donne Palestinesi.

Questo ha ispirato scrittrici
come Ghadah al-Samman e Hanan al-Sheik, le cui opere sono da considerarsi
come un contributo prominente all’esistenza della parte essenziale
della letteratura resistenziale, in relazione alle problematiche sia
delle aspirazioni nazionali che delle libertà dell’uomo come individuo.

Ghadah al-Samman, una scrittrice
prolifica, ha nel suo catalogo molti romanzi brevi e novelle. Nella
sua novella “Porti antichi”, ha espresso i suoi punti di
vista sulla disfatta Araba del 1967 e la Rivoluzione Palestinese. I
suoi ultimi romanzi “Beirut 75”

e “Incubi di Beirut” delineano Al Samman come scrittrice
di vasti interessi. (21)

Da tutto questo che abbiamo
passato in rassegna, possiamo ricavare che molte scrittrici hanno giocato
un ruolo continuo ed estremamente significativo nella lotta rivoluzionaria
attraverso il loro coinvolgimento letterario e decisamente politico.

Comunque, rimangono delle differenze,
che, mentre lo scrittore attraverso i suoi lavori va alla ricerca
della giustizia assoluta, il politico ricerca la giustizia possibile.
I politici condividono la causa comune con gli scrittori, che nel difendere
le libertà e la dignità culturale degli scrittori Palestinesi stanno
difendendo le libertà di tutti gli scrittori, dovunque possano trovarsi.

La letteratura resistenziale
Palestinese ha confermato che i tentativi di Israele per cancellare
“il mondo” e l’identità culturale e la dignità del popolo Palestinese
sono falliti. Questo “mondo” non può essere messo in catene, e
le scrittrici Palestinesi a fianco dei loro partners maschili continueranno
a tenere alta la fiaccola e a portarla sempre avanti.

Le donne Palestinesi attiviste
sono state una parte delle avanguardie del cambiamento, un ruolo che
continua a tutt’oggi. Hanno invocato l’unità nazionale e le donne
sono da annoverarsi fra i martiri e gli imprigionati; inoltre sono state
fra i leaders che si sono distinti nella rappresentanza Palestinese
a Madrid e nei negoziati di pace che si sono succeduti. Hanno giocato
un ruolo a tutto campo nei cambiamenti politici e culturali; il 15%
della rappresentanza Palestinese nel governo in esilio è stata assegnata
a delle donne. Attualmente, molte donne occupano posti in Ministeri
importanti nel Consiglio Legislativo e nel governo, appoggiate da numerose
Organizzazioni-Non-Governative, che esercitano pressioni per l’uguaglianza
dei diritti delle donne. Uomini e donne partecipano sullo stesso piano
alla lotta contro l’Occupazione Israeliana, usando tutti i mezzi possibili.
Le elezioni politiche Palestinesi del 20 gennaio 1996 hanno aperto un
capitolo importante nella storia del popolo Palestinese. Le donne hanno
costituito più del 50% degli aventi diritto al voto, e 28 donne sono
state nominate nelle elezioni primarie. Sua Eccellenza, il Presidente
Arafat ha incoraggiato le donne Palestinesi a sostenere il loro ruolo
nella costruzione dello Stato Palestinese. Il numero delle donne nel
Consiglio Legislativo non è così alto come si potrebbe desiderare,
ma stiamo lavorando duramente per cambiare questa situazione. (22)

In conclusione, questi sono
tempi importanti per la storia e rimane molto da fare. La Palestina
fa parte del mondo Arabo ed è vincolata alle comunità del Mediterraneo
e globale, dalle quali riceve appoggio, e di cui noi abbiamo grande
necessità. In questa lotta distruttiva ed intensa, tutte le nostre
preoccupazioni sono rivolte alla salvaguardia della poca terra Palestinese
che ci è rimasta, dopo le ulteriori confische da parte del governo
Israeliano, a proteggere le nostre case dalle demolizioni, a conservare
i nostri percorsi educativi, a preservare la nostra originale identità
culturale Palestinese. La nostra Resistenza non cesserà mai, fino a
che i Palestinesi non acquisiranno l’indipendenza e la sovranità
del loro paese, con Gerusalemme come nostra capitale.

Per mia stessa esperienza e
dalle mie osservazioni, in questa lotta non esiste alcuna separazione
di identità culturale per le donne, che hanno assunto consapevolezza
che l’identità e la dignità sono di interesse per l’intera società.

In letteratura, io non riesco
a cogliere le differenze tra uomini e donne, visto che la letteratura
esprime se stessa attraverso qualità, principi ed immaginazione, che
non vengono definiti per genere. Se si desidera inquadrare un’identità
culturale, questo, di regola, implica una scuola di pensiero, consuetudini
e tradizioni. Se consideriamo il movimento femminista, noi troveremo
molte tendenze, e comunque non esiste femminismo che pone le donne sotto
un unico ombrello.

Le donne sono parte integrale
del processo di creazione di una società aperta e democratica e partecipano
ai forums, mettendo in piena luce l’esigenza e la richiesta per uguali
diritti costituzionali.

È da sottolineare che ora
la Palestina non è uno Stato sovrano e i Palestinesi, come pure gli
scrittori, subiscono molte restrizioni, e sbrigative e unilaterali chiusure
dell’intera West Bank e della Striscia di Gaza, che ci vengono
imposte da Israele. Durante l’Occupazione, non siamo stati in grado
di far conoscere all’esterno la nostra letteratura, e abbiamo sperimentato
pesanti censure e l’isolamento dal resto del mondo.

Ancor oggi, gli scrittori Palestinesi
non possono entrare in Gerusalemme e non possono viaggiare
liberamente, a causa delle restrizioni di Israele sulla libertà di
movimento dei Palestinesi.

La Sezione Palestinese dell’Associazione
Mondiale degli Scrittori lavora con l’UNESCO e con altre istituzioni
per incoraggiare la pubblicazione della letteratura Palestinese e della
letteratura femminile. La Sezione ha l’obiettivo di costruire relazioni
di conoscenze culturali e di stima con la comunità mondiale. Noi ci
battiamo per proteggere la nostra identità culturale e la nostra integrità,
che sono sotto costante minaccia a causa delle politiche e delle pratiche
dei governi Israeliani che si sono succeduti nel tempo.

Come scrittori, ci possiamo
aiutare vicendevolmente. In ogni paese, dove vengono esercitate costrizioni
sulle donne, le istituzioni culturali e di divulgazione dovrebbero porre
una speciale attenzione ai lavori delle donne scrittrici, e si dovrebbe
fornire loro ogni incoraggiamento. Abbiamo necessità di dedicare loro
più intense attenzioni e sforzi per quanto riguarda le modalità di
comprensione, gli uni con gli altri, e i modi con i quali noi possiamo
collaborare assieme.

Per resistere in modo adeguato,demolendo
immagini stereotipe ed acquisire una più larga consapevolezza, abbiamo
bisogno di incrementare le visite per scambi culturali fra i nostri
rispettivi paesi e i nostri scrittori. Abbiamo bisogno di capire direttamente
la realtà specifica di ognuno di noi, senza la mediazione interposta
di qualcuno, incoraggiati dalla convinzione che la letteratura ci riunisce
tutti in un unico insieme, in una sola realtà.

Note

(1) Per maggiori dettagli
vedi Abdu Nahala: Family, Women and Social Change in the Middle East,

The Palestinian Case
– Famiglia, donne, e cambiamenti sociali in Medio Oriente, Il caso
Palestinese
, Toronto; Canadian Scholar’s press, 1987; Vedi anche
Encyclopedia Palestina, Special Studies, Vol. V. III & IV,
Beirut:
Encyclopedia Palestina Corporation, 1990.

(2) Awwad, Hanan,
“Arab Causes in the Fiction of Ghaddah Al-Samman”.

Sherbrooke, Edition al Naaman, 1983.

(3) Per maggiori dettagli
riguardanti la definizione di letteratura resistenziale vedi Muhammad
Dakrub, al Adab al Jadid wa al Thawrah: Kitabat Naqdiyah (Modern
Literature and the Revolution, Crital Essays
– La letteratura moderna e la Rivoluzione, saggi critici
). Beirut:
Daral-Farabi.
Vedi anche Hussein Muruwwah, al Mawqif al Thawri fi al Adab al Ibda’i
(Prese di posizione rivoluzionarie nella letteratura creativa).
Beirut: pp.5-13.

(4) Elia, Zurick, “The
Palestinians in Israel: A Study in Internal Colonialism
– I Palestinesi in Israele: Uno studio sul colonialismo interno”.

London: Routledge e Kejan Paul, 1979, p.183.

(5) Ibd. p.185.

(6) Jayyusi, Salma al
Khadra. “Anthology of Modern Palestinian Literature”
New York. Columbia University press, 1992, pp.1-77.

(7) Azzam, Samira. Ashya’
Saghirah (Small Things). Beirut: Dar al-‘Ilm Li’ Al-Malayin,
1954.

al-Thill Al Kabir (The Big Shadow). Beirut: Dar al Sharq al Jadid,
1956.

wa Qisas Ukhra (Other Stories). Beirut: Dar al-‘Ilm Li’ al-Malayin,
1960.

al Sa’ah wa al Insan (The Watch & the Man). Beirut: al
Mu’assasah al Ahliyah

li al-Tiba’ah wa al Nashr.

(8) Jayyusi, Salma.
Antologia
, p.314.

(9) Ibid, p.168.

(10) Ibid, p. 596.

(11) Ibid, p.415.

(12) Vedi l’intervista,
Ghassan Kanafani, Shu’un Filistiniyah, n.35 (luglio, 1974).
Vedi anche Ghassan Kanafani, Insanan wa Adiban wa Munadilan, p.138;
Faruq Wadi, Thalath’ Alamat fi al-Riwayah al Filistiniyah . Beirut:
al Mu’assasah al-Arabiyah li al-Dirasat was al Nashr, 1981, p.44.

(13) Il tema di questa
storia viene considerato dai Palestinesi come veramente significativo,
in quanto dipinge la gloria della Rivoluzione. Prima edizione, 29 gennaio
1965, in Al Muharrir.

(14) Ghassan Kanafani,
al-Athar al Kamilah, Vol.2, Beirut, Dar al Taliah, 1973, p.611.

(15) Per maggiori dettagli
della storia di Um Sa’ad, vedi Faruq Wadi, Thalath’ Alamat, p.47,
53, 54, 65.

(16) Jayyusi, Salma.
Antologia
, p. 315.

(17) Ibid, p. 168.

(18) Awwad, Hanan.
“I Have Elected Peril-Ho scelto il pericolo”
, Unione degli Scrittori
di Gerusalemme, 188, pp. 79-80.

(19) Jayyusi, Salma.
Antologia
, p.97.

(20) Mahmoud Darwish,
Ashiq min Filistine
, Nazereth: Matba’at al Hakim. 1966, p.8.

(21)
Per maggiori particolari riguardanti l’analisi sui lavori di al Samman,
vedi Awwad, “Arab causes in the Fiction of Ghadah al Samman”.

(22) Centro per le Donne
di Gerusalemme. Documentazione sulle elezioni in Palestina attraverso
una prospettiva femminista. Gerusalemme.
1996, p.13. Vedi anche
la Dichiarazione di Indipendenza Palestinese, 1988.

Hanan A. Awwad
Novembre 2006

Scelto e tradotto da CURZIO BETTIO

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