LA GUERRA AL LIBANO E LA BATTAGLIA PER IL PETROLIO

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DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
Global Research

C’è forse una relazione tra il bombardamento del Libano e l’inaugurazione del più grande oleodotto strategico del mondo, che trasporterà oltre un milione di barili di petrolio al giorno ai mercati occidentali?

Virtualmente ignota, l’inaugurazione dell’oleodotto Ceyhan-Tblisi-Baku (BTC), che collega il Mar Caspio al Mediterraneo Orientale, ha avuto luogo il 13 luglio, all’inizio dei bombardamenti israeliani in Libano.

Un giorno prima degli attacchi aerei israeliani, i principali partner ed azionari del progetto BTC, tra cui molti capi di stato e quadri di compagnie petrolifere, erano in attesa al porto di Ceyhan. Poi sono stati precipitati ad un ricevimento inaugurale ad Instanbul, patrocinato dal presidente turco Ahmet Necdet Sezer nei lussuosi dintorni del Palazzo Çýraðan.In attesa c’era anche l’amministratore delegato della British Petroleum (BP), Lord Browne, insieme ad alti funzionari dei governi di Gran Bretagna, Stati Uniti ed Israele. La BP guida il consorzio dell’oleodotto BTC. Tra gli altri principali azionisti occidentali ci sono Chevron, Conoco-Phillips, Total (Francia) ed ‘ENI (Italia). (vedi Annesso).

Il ministro dell’energia e delle infrastrutture israeliano Binyamin Ben-Eliezer era presente insieme ad una delegazione di alti funzionari israeliani del settore petrolifero.

L’oleodotto BTC elude del tutto il territorio della Federazione Russa. Transita lungo le ex repubbliche sovietiche dell’Azerbaijan e della Georgia, entrambe le quali sono diventate “protettorati” degli Stati Uniti, fortemente integrate in un’alleanza militare con gli Usa e la NATO. Inoltre, sia l’Azerbaijan che la Georgia hanno accordi di cooperazione militare a lungo termine con Israele. Nel 2005, le compagnie georgiane hanno ricevuto circa 24 milioni di dollari in contratti finanziati al di fuori dell’assistenza militare statunitense ad Israele secondo il cosiddetto “programma di finanziamento militare straniero”.

http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/states/GA.html

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Israele ha una quota nei campi petroliferi azeri, dai quali importa circa il venti percento del suo petrolio. L’apertura dell’oleodotto aumenterà in modo sostanziale le importazioni petrolifere israeliane dal bacino del Mar Caspio. Ma c’è un’altra dimensione che si correla direttamente alla guerra in Libano. Laddove la Russia è stata indebolita, Israele ha buone possibilità di giocare un ruolo strategico importante nel “proteggere” il trasporto e i corridoi dell’oleodotto nel Mediterraneo Orientale fuori da Ceyhan.

La militarizzazione del Mediterraneo Orientale

Il bombardamento del Libano è parte di una road map militare attentamente pianificata e coordinata. L’estensione della guerra alla Siria e all’Iran è già stata contemplata dai pianificatori di guerra statunitensi ed israeliani. La più vasta agenda militare è intimamente connessa al ruolo strategico del petrolio e degli oleodotti. Ed è sostenuta dai giganti petroliferi occidentali che controllano i corridoi petroliferi. In ultima analisi, la guerra mira al controllo territoriale sulla linea costiera del Mediterraneo orientale.

In questo contesto, l’oleodotto BTC, controllato dalla British Petroleum, ha cambiato drammaticamente la geo-politica del Mediterraneo Orientale, che è ora collegata, mediante un corridoio energetico, al bacino del Mar Caspio.

“[L’oleodotto BTC] cambia considerevolmente lo status dei paesi della regione e cementa una nuova alleanza pro-Occidente. Avendo collegato l’oleodotto al Mediterraneo, Washington ha praticamente creato un nuovo blocco con Azerbaijan, Georgia, Turchia ed Israele” (Komerzant, Mosca, 14 luglio 2006).

Israele fa ora parte del asse militare anglo-statunitense, che serve gli interessi dei giganti petroliferi occidentali in Medio Oriente e nell’Asia Centrale.

Mentre i rapporti ufficiali dichiarano che l’oleodotto BTC “porterà petrolio ai mercati occidentali”, quello che viene raramente riconosciuto è che parte di quel petrolio dal Mar Caspio sarà direttamente incanalato verso Israele. A riguardo, è stato previsto che un progetto di oleodotto subacqueo israelo-turco collegherebbe Ceyhan al porto israeliano di Ashkelon e da lì, mediante il principale sistema di trasporto petrolifero israeliano, al Mar Rosso.

L’obbiettivo di Israele non è solo acquisire petrolio del Mar Caspio per il proprio consumo interno, ma anche giocare un ruolo chiave nella ri-esportazione del petrolio dal Mar Caspio verso i mercati asiatici lungo il porto di Eilat sul Mar Rosso. Le implicazioni strategiche di questo re-indirizzamento del petrolio dal Mar Caspio sono di vasta portata.

E’ previsto il collegamento dell’oleodotto BTC all’oleodotto trans-israeliano Eilat-Ashkelon, anche noto come Tipline Israeliano, che va da Ceyhan al porto israeliano di Ashkelon. Nell’aprile 2006, Israele e Turchia hanno annunciato piani per oleodotti subacquei, che eviterebbero il territorio siriano e libanese.

“Turchia e Israele stanno negoziando la costruzione di un progetto energetico ed idrico multi miliardario che trasporterà acqua, elettricità, gas naturale e petrolio mediante dei condotti diretti verso Israele, con il petrolio da trasportare ancora più in là, da Israele al Lontano Oriente.

La nuova proposta israelo-turca in discussione vedrebbe il trasferimento di acqua, elettricità, gas naturale e petrolio ad Israele mediante quattro oleodotti subacquei.

http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1145961328841&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull

Il petrolio di Baku può essere trasportato ad Ashkelon grazie a questo nuovo oleodotto e all’India e al Lontano Oriente [lungo il Mar Rosso]

“Ceyhan e il porto mediterraneo di Ashkelon sono situati a solo 400 km di distanza. Il petrolio può essere trasportato alla città in cisterne o mediante un oleodotto subacqueo appositamente costruito. Da Ashkelon il petrolio può essere pompato grazie ad un oleodotto già esistente al porto di Eilat sul Mar Rosso; e da lì all’India e ad altri paesi asiatici con delle cisterne (REGNUM)”.

L’acqua per Israele

In questo progetto è coinvolto anche un oleodotto che porta acqua ad Israele, pompandola dalle riserve a monte del Tigri e dell’Eufrate in Anatolia. Questo è stato a lungo un obbiettivo strategico di Israele per il detrimento della Siria e dell’Iraq. L’agenda di Israele riguardo l’acqua è sostenuta dall’accordo di cooperazione militare tra Tel Aviv ed Ankara.

Il re-indirizzamento del petrolio dell’Asia Centrale

Stornare il petrolio e il gas dell’Asia Centrale verso il Mediterraneo Orientale (sotto la protezione militare israeliana) per il re-export all’Asia serve a minare il mercato energetico inter-asiatico, che è basato sullo sviluppo di corridoi petroliferi diretti che collegano l’Asia Centrale alla Russia e all’Asia del Sud, la Cina e il Lontano Oriente.

In ultima analisi, il progetto vuole indebolire il ruolo della Russia in Asia Centrale e tagliare fuori la Cina dalle riserve petrolifere della regione. Ha anche lo scopo di isolare l’Iran.

Nel frattempo, Israele è emerso come nuovo e potente giocatore nel mercato energetico globale.

La presenza militare russa in Medio Oriente

Contemporaneamente, Mosca ha risposto al progetto israelo-turco di militarizzare la linea costiera del Mediterraneo Orientale con dei piani per stabilire una base navale russa nel porto siriano di Tartus:

“Fonti nel ministero della difesa rivelano che la base navale a Tartus permetterà alla Russia di solidificare le proprie posizioni in Medio Oriente e assicurerà la sicurezza della Siria. Mosca intende dispiegare un sistema di difesa aereo attorno alla base – per fornire protezione aerea alla base stessa e ad una parte consistente del territorio siriano (i sistemi S-300PMU-2 non saranno ceduti ai Siriani. Saranno in dotazione e manutenzione del personale russo)

(Kommerzant, 2 giugno 2006 http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=IVA20060728&articleId=2847

Tartus è strategicamente situata a 30 km dal confine libanese.

Inoltre, Mosca e Damasco hanno raggiunto un accordo sulla modernizzazione delle difese aeree siriane e su un programma a sostegno delle proprie forze di terra, la modernizzazione dei caccia MIG-29 e dei sottomarini. (Kommerzant, 2 giugno 2006). Nel contesto di un conflitto in escalation, questi sviluppi hanno ampie implicazioni.

Guerra ed oleodotti

Prima del bombardamento del Libano, Israele e Turchia avevano annunciato oleodotti subacquei che evitassero la Siria e il Libano. Questi oleodotti non violerebbero apertamente la sovranità territoriale del Libano e della Siria.

D’altra parte, lo sviluppo di corridoi terrestri alternativi (per il petrolio e l’acqua) attraverso il Libano e la Siria richiederebbe il controllo territoriale israelo-turco sulla linea costiera del Mediterraneo Orientale via Libano e Siria.

L’implementazione di questo progetto richiede la militarizzazione della linea costiera del Mediterraneo Orientale, strade marine e rotte terrestri, estendendosi dal porto di Ceyhan attraverso Siria e Libano fino al confine israelo-libanese.

Non è forse questo uno degli obbiettivi segreti della guerra in Libano? Aprire uno spazio che permetta ad Israele di controllare un ampio territorio che va dal confine libanese attraverso Siria e Turchia.

“La lunga guerra”

Il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha dichiarato che l’offensiva israeliana contro il Libano “durerà molto a lungo”. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno accelerato i carichi di armi verso Israele.

Ci sono obbiettivi strategici sottesi alla “Lunga Guerra”, connessi al petrolio e agli oleodotti.

La campagna aerea contro il Libano è inestricabilmente legata agli obbiettivi strategici israelo-statunitensi nel più vasto Medio Oriente, che include Siria ed Iran. In recenti sviluppi, la segretaria di stato Usa Condoleeza Rice ha dichiarato che il principale obbiettivo della sua missione in Medio Oriente non era sollecitare un cessate il fuoco in Libano, ma piuttosto isolare la Siria e l’Iran (Daily Telegraph, 22 luglio 2006).

In questo particolare momento, il rifornimento degli arsenali israeliani con armi di distruzione di massa prodotte negli Stati Uniti punta ad un’escalation della guerra sia all’interno che all’esterno dei confini libanesi.

Annesso

Gli azionisti della BTC Co. sono: BP (30.1%); AzBTC (25.00%); Chevron (8.90%); Statoil (8.71%); TPAO (6.53%); Eni (5.00%); Total (5.00%), Itochu (3.40%); INPEX (2.50%), ConocoPhillips (2.50%) e Amerada Hess (2.36%). (Fonte: BP)

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© Mappa di Eric Waddell, Global Research, 2003.

Per dettagli sulla campagna contro l’oleodotto, vedi: http://www.bakuceyhan.org.uk/more_info/bp_pipeline.htm

Michel Chossudovsky
Fonte: http://www.globalresearch.ca/
Link
26.07.2006

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da CARLO MARTINI

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