Di Matteo Fais, ildetonatore.it
Meglio dirlo brutalmente e senza girarci troppo intorno: se si dà corda alla pazzia, questa, con quella corda, ti impicca. Fuor di metafora, in Occidente, oramai, si sta dando adito a ogni squilibrato di avanzare le proprie pericolose tesi – no, non si tratta di semplici opinioni o gusti personali, come preferire il vino bianco a quello rosso. Il risultato è che poi queste vengono affermate senza mezzi termini, a muso duro, anzi manu militari, magari armati di una semiautomatica, in nome di una rivendicazione contro un mondo dipinto come fascista, razzista, omofobo, transfobico, o più semplicemente insensibile alle problematiche delle minoranze.
Donne che si identificano come uomini, uomini che si identificano come donne, chi si sente una caffettiera, chi sostiene che il David di Michelangelo sia pornografia e non arte. Se tu permetti a una persona di negare l’ovvio, di sovvertire la realtà in nome di un capriccio, il risultato è tragico e probabilmente efferato. Se Socrate dice che là davanti non c’è un muro, quando questo esiste, chi gli impedisce di andarci contro con l’autobus che porta i bambini a scuola? Il punto è che chi non vuole vedere muri, lì dove questi ci sono, deve stare all’ospedale psichiatrico, non accompagnare gli infanti con il bus.
L’Occidente ha voluto riconoscere un credito a ogni idiozia, negare la realtà fino a creare un universo che è più simile alle visioni di uno schizofrenico che ad altro. Tolleranza, decostruzione e relativismo sono tutti atteggiamenti intellettuali nobili e assolutamente da difendere e perseguire. Poi, però, per vivere in società, arriva un punto in cui dobbiamo metterci d’accordo, in modo tale che la libertà di X non infici quella di Y. In sostanza, tu sei liberissimo di identificarti con quel che preferisci nella tua intimità ma, in ultimo, gli uomini hanno il pene, le donne la vagina, e le mestruazioni sono appannaggio esclusivo di queste ultime. Punto! Su tale aspetto, non può esistere discussione. Anche perché, se così non è, ovvio che poi una, come successo a Nashville, in Tennessee, tale Audrey Elizabeth Hale, che si identifica come donna trans, entra nella sua vecchia scuola elementare e compie una strage, sulla base di antichi risentimenti, soprattutto verso un istituto a forte impronta religiosa.
Se si spiega ai ragazzini che sono liberi di sentirsi Batman, e che il maestro o professore si deve appellare loro con il nome di Bruce Wayne, ovvio che questi si incazzeranno se lui li manderà, com’è giusto che sia, sonoramente a fare in culo. Permettendo tutto ciò, non si fa altro che fomentare squilibrio e malattia, come sa benissimo ogni educatore. Di più, si sta proprio invitando la gente ad abbandonarsi all’anormalità, a chiudersi in una narrazione paranoide, e spianando la strada a futuri gesti estremi. Ciò esattamente come, se si dice a degli adolescenti che le coetanee, quando vanno con determinati ragazzi della scuola e non con loro, li stanno “affamando”, si sta preparando il terreno per un nuova Columbine High School.
La gente va riportata al reale e alla sua frustrante concretezza, lì dove non accade solo ciò che si desidera, ma spesso e volentieri il contrario. Similmente, non si può insegnare alla gente che la letteratura, come avvenuto persino nel caso di Agatha Christie, può essere riscritta perché alcuni suoi termini, passi o asserzioni urtano la nostra attuale sensibilità. Anche questo è un neanche troppo velato invito a una collettiva rimozione e, come sa qualsiasi psicologo, quando questa avviene, di solito, ciò che segue non è mai propriamente sano, bensì patologico. Il libro di un autore è quello e basta. Non si riscrive, non si rimaneggia nei secoli dei secoli. Ce lo si tiene così com’è, al limite si evita di proseguire la lettera se non lo si apprezza, ma – anche questo è fondamentale – non si può e non si deve pretendere che uno scrittore metta su carta solo ciò che piace a noi.
Alle persone bisogna rinsegnare il senso della parola alterità, ovvero di un qualcosa che esiste – e lo fa in un certo modo – al di là di gusti e idiosincrasie di ognuno. Più prosasticamente, per dirlo con la saggezza della nonna, bisogna che ci sbattano il muso, altrimenti il risultato è la strage della realtà.
Di Matteo Fais, ildetonatore.it
MATTEO FAIS. Scrittore e saggista.