La disobbediente Ungheria: dall’Unione Sovietica all’Unione Europea. Cambio di regime in vista ?

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DI DIANA JOHNSTONE

unz.com

La CNN ha recentemente scoperto un paradosso. Com’è possibile, hanno chiesto, che nel 1989 Viktor Orban, all’epoca un liberale leader dell’opposizione acclamato dall’Occidente, chiedesse alle truppe sovietiche di lasciare l’Ungheria, ed ora che è Primo Ministro è alleato di Putin?

Per lo stesso motivo, cara CNN.

Orban voleva che il suo paese fosse indipendente, e lo vuole tuttora.

Ai tempi l’Ungheria era un satellite dell’Unione Sovietica. Qualsiasi cosa gli ungheresi volessero, dovevano seguire le direttive di Mosca ed aderire all’ideologia comunista.

Oggi, l’Ungheria ha l’ordine di seguire le direttive di Bruxelles ed aderire all’ideologia UE, ossia “i nostri valori comuni”.

Quali sono esattamente questi “valori comuni”?

Non molto tempo fa, “l’Occidente”, cioè America ed Europa, rivendicava la devozione ai “valori cristiani”. Quei valori venivano evocati nella condanna occidentale dell’Unione Sovietica.

Cosa del passato. Oggi, infatti, uno dei motivi per cui Orban è considerato una minaccia per i nostri valori europei è il suo volersi rifare ad una concezione del “carattere cristiano dell’Europa, il ruolo delle nazioni e delle culture”. La rinascita del cristianesimo in Ungheria, come in Russia, è considerata profondamente sospetta in Occidente.

È quindi chiaro che il cristianesimo non sia più un “valore occidentale”. Cos’ha preso il suo posto? In teoria, democrazia ed elezioni libere.

Non è però esattamente così. Orban è stato recentemente rieletto con alta percentuale. Il leader liberale dell’UE Guy Verhofstadt l’ha definito “un mandato elettorale per cancellare la democrazia in Ungheria”.

Dal momento che le elezioni possono “ridurre la democrazia”, ​​non possono essere l’essenza dei “nostri valori comuni”. La massa può votare in modo sbagliato; questo si chiama “populismo” ed è una brutta cosa.

I veri valori comuni e funzionali dell’Unione Europea sono enunciati nei suoi trattati: le quattro libertà. No, non la libertà di parola, dal momento che molti Stati membri hanno leggi contro l'”incitamento all’odio”, che, essendo un concetto vago, è aperto ad un’ampia interpretazione. No, le quattro libertà obbligatorie dell’UE sono la libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali in tutta l’Unione. Confini aperti. Questa è l’essenza dell’UE, il dogma del libero mercato.

Il problema con la dottrina Open Borders è che non sa dove fermarsi. O che non si ferma da nessuna parte. Quando la Merkel annunciò che centinaia di migliaia di rifugiati erano benvenuti in Germania, l’annuncio venne interpretato da parte di immigrati di ogni tipo come un aperto invito, i quali poi hanno iniziato a diffondersi dappertutto in Europa. Questa decisione unilaterale tedesca si è automaticamente applicata a tutta l’UE, con la sua mancanza di confini interni. Data l’influenza tedesca, Open Borders è diventato l’essenziale “valore comune europeo”, e l’accoglienza degli immigrati l’essenza dei diritti umani.

Considerazioni ideologiche e pratiche molto contrastanti contribuiscono all’idealizzazione di Open Borders. Per dirne alcune:

I liberisti sostengono che, poiché l’Europa sta invecchiando, è necessario che i giovani lavoratori immigrati paghino per le pensioni dei lavoratori pensionati.
Molti attivisti ebrei si sentono minacciati dalle maggioranze nazionali e si sentono più sicuri in una società composta da minoranze etniche.
Alcuni imprenditori, senza dare nell’occhio, favoriscono l’immigrazione di massa perché la crescente concorrenza nel mercato del lavoro riduce i salari.
Molte persone artisticamente motivate considerano la diversità etnica più creativa e divertente.
Alcune sette anarchiche o trotskiste credono che gli immigrati sradicati possano essere l'”agente” di quella rivoluzione che il proletariato occidentale non è riuscito a produrre.
Molti europei accettano l’idea che gli stati nazionali siano la causa della guerra, concludendo che ogni modo per distruggerli è il benvenuto.
Gli investitori finanziari internazionali vogliono naturalmente rimuovere tutti gli ostacoli ai propri investimenti e quindi promuovere le frontiere aperte come il futuro.
Ci sono anche alcuni potenti intrallazzatori che vedono la “diversità” come la base del divide et impera, visto che rompe la solidarietà in pezzi etnici.
Ci sono brave persone che vogliono aiutare tutta l’umanità in difficoltà.

Questa combinazione di motivazioni contrastanti e persino opposte non raggiunge la maggioranza in ogni paese. In particolare, non in Ungheria.

Va notato che quest’ultimo è un piccolo paese dell’Europa centrale con meno di dieci milioni di abitanti, che non ha mai avuto un impero coloniale e quindi non ha alcun rapporto storico con i popoli africani od asiatici, come invece lo hanno Belgio, Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi. Sconfitta nella prima guerra mondiale, l’Ungheria perse una gran quantità di territorio a favore dei propri vicini, in particolare la Romania. La rara e difficile lingua ungherese sarebbe seriamente messa in discussione dall’immigrazione di massa. Si può affermare con sicurezza che la maggior parte degli ungheresi tende ad essere attaccata alla propria identità nazionale, e sente che sarebbe minacciata da un’immigrazione massiccia da culture radicalmente diverse. Forse un pensiero un po’ egoista, ma per ora è così che votano.

In particolare, hanno recentemente votato in modo massiccio per rieleggere Victor Orban, ovviamente appoggiando il suo rifiuto ad un’immigrazione incontrollata. Questo è ciò che ha stimolato l’attacco contro la sua leadership. L’UE sta prendendo provvedimenti per privare l’Ungheria dei suoi diritti politici. Il 14 settembre, Orban ha chiarito la propria posizione in un discorso al Parlamento Europeo (in gran parte un covo di passacarte) a Strasburgo:

“Siamo sinceri. Vogliono condannare l’Ungheria e gli ungheresi che hanno deciso che il nostro paese non sarà un paese di immigrazione. Con tutto il dovuto rispetto, ma con la massima fermezza possibile, rifiuto le minacce delle forze pro-immigrazione, il loro ricatto all’Ungheria ed agli ungheresi, tutte cose basate su menzogne. Vi informo rispettosamente che, qualsiasi cosa voi decidiate, il mio paese fermerà l’immigrazione clandestina e, se necessario, difenderà i propri confini, contro di voi”.

Questo discorso è stato accolto con indignazione.

L’ex primo ministro belga Guy Verhofstadt, attualmente presidente del gruppo Alleanza dei Democratici per l’Europa al Parlamento Europeo, nonché ardente federalista europeo, ha risposto furiosamente che “non possiamo lasciare che governi populisti di estrema destra trascinino gli stati europei democratici nell’orbita di Putin!”.

In un tweet ai propri colleghi del Parlamento Europeo, Verhofstadt ha avvertito: “Siamo in una battaglia esistenziale per la sopravvivenza del progetto europeo… In nome dell’Europa, dobbiamo fermarlo!”.

La CNN ha ospitato un articolo di Verhofstadt, che descrive come l’Ungheria sia una “minaccia per l’ordine internazionale”.

“Nelle prossime settimane e mesi, la comunità internazionale – ed in particolare gli Stati Uniti – deve prestare attenzione al nostro avvertimento, e reagire: il governo ungherese è una minaccia per l’ordine internazionale basato sulle regole”, ha scritto.

“I governi europei e gli Stati Uniti hanno l’obbligo morale di intervenire”, ha proseguito Verhofstadt. “Non possiamo star da parte e lasciare che governi populisti e di estrema destra trascinino gli stati europei democratici nell’orbita di Putin e minino le norme internazionali postbelliche”.

Seguono le sanzioni: “I costi politici e finanziari devono essere collegati a quei governi che perseguono un percorso autoritario, e bisogna fornire sostegno alle organizzazioni della società civile…”

Conclude: “Questo non è nell’interesse del popolo americano o europeo. Dobbiamo fermarlo, ora”.

L’appello di Verhofstadt all’America per “fermare” il primo ministro ungherese suona come gli appelli a Breznev da parte dei comunisti intransigenti, affinché inviasse i carri armati nella Cecoslovacchia riformista del ’68.

Questo appello all’intervento non è rivolto a Trump, che anzi tra gli atlantisti si trova nella stessa lista canaglia in cui si trova Orban, ma piuttosto alle forze del Deep State, che il fanatico belga presume siano ancora al potere a Washington.

All’inizio del suo articolo sulla CNN, Verhofstadt ha reso omaggio al “grande John McCain, che una volta descrisse Orban come ‘un fascista in combutta con Putin’…”. Ricordiamo che McCain fece il giro del mondo come capo del ramo repubblicano del National Endowment for Democracy (NED), che notoriamente incoraggia e finanzia gruppi dissidenti a ribellarsi ai rispettivi governi, in preparazione dell’intervento americano. Oh Senatore McCain, dove sei ora che abbiamo bisogno di te per un piccolo cambio di regime a Budapest?

La reputazione di Orban in Occidente come dittatore è senza dubbio legata al suo intenso conflitto con il finanziere ungherese George Soros, la cui fondazione Open Society finanzia ogni tipo di iniziativa per promuovere il suo sogno di una società senza confini, in particolare nell’Europa orientale. Le operazioni di Soros potrebbero essere considerate politica estera americana fatta da privati, sulla falsariga di quelle di McCain, quindi “non governative”. L’iniziativa One Soros è l’Università Centrale Europea privata con sede a Budapest, il cui rettore è Michael Ignatieff, sostenitore della società aperta. L’Ungheria ha recentemente imposto una tassa del 25% sui soldi spesi dalle organizzazioni non governative su programmi che “mirano direttamente o indirettamente a promuovere l’immigrazione”. Cosa che ovviamente colpisce il CEU. Questo provvedimento fa parte di un pacchetto di misure anti-immigrazione recentemente adottato, noto come “Stop Soros”.

Le misure ungheresi contro l’ingerenza di Soros sono ovviamente denunciate in Occidente come una grave violazione dei diritti umani, mentre negli USA i pubblici ministeri cercano freneticamente la minima indicazione di interferenze russe.

In un altro colpo contro l’ordine internazionale, l’ufficio del primo ministro ungherese ha recentemente annunciato che il governo cesserà di finanziare corsi universitari su studi gender, sulla base del fatto che “non possono essere giustificati scientificamente” e che attraggono troppo pochi studenti per essere utili. Sebbene finanziato privatamente e quindi in grado di continuare il proprio programma di studi di genere, il CEU è rimasto “stupito” ed ha definito la misura “senza alcuna giustificazione o precedente”.

Come l’Unione Sovietica, l’Unione Europea non è semplicemente un quadro istituzionale antidemocratico che promuove uno specifico sistema economico; è anche il veicolo di un’ideologia e di un progetto planetario. Entrambe si basano su un dogma su ciò che sia buono per il mondo: il comunismo per il primo, l'”apertura” per il secondo. Entrambe in modi diversi richiedono alle persone virtù che non possono condividere: un’uguaglianza ed una generosità forzate. Tutto ciò può suonare bene sulla carta, ma tali ideali diventano metodi di manipolazione. Costringere gli ideali sulle persone crea resistenza ostinata.

Ci sono diversi motivi per essere contrari all’immigrazione, come per esserne a favore. L’idea della democrazia era di selezionare e scegliere tra ideali ed interessi pratici, attraverso una discussione libera ed alla fine una dimostrazione pratica: un voto informato. Il liberale Centro Autoritario, rappresentato da Verhofstadt, cerca di imporre i propri valori, aspirazioni, persino la propria versione dei fatti sui cittadini, che vengono denunciati come “populisti” se non sono d’accordo. Sotto il comunismo, i dissidenti venivano chiamati “nemici del popolo”. I globalisti liberali ora li chiamano “populisti” – cioè gente che è a favore del popolo. Se alla gente viene detto costantemente che la scelta è tra una sinistra che sostiene l’immigrazione di massa ed una destra che la respinge, lo spostamento verso destra è inarrestabile.

 

Fonte:  www.unz.com

Link: https://www.unz.com/article/disobedient-hungary-from-the-soviet-to-the-european-union/

17.09.2018

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

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