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La Redazione

 

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LA CIA CI SPIA ANCHE IN BANCA

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A cura di God
Il 19 Novembre 2006
86 Views

blank DI FABRIZIO GATTI
L’Espresso

Bonifici, rimborsi, persino gli stipendi degli europarlamentari. Tutti i dati sulle operazioni con Swift sono trasmessi alla intelligence Usa

Avete già pagato la vostra vacanza di Natale con un bonifico internazionale? Non dovete preoccuparvi più di tanto. Ma se siete l’amministratore di una società e volete espandervi in Medio Oriente oppure fare concorrenza, ovunque, a una impresa americana, dovete dire addio alla riservatezza sulle vostre operazioni bancarie e quindi sui vostri progetti. Perché i passaggi di denaro, i trasferimenti di azioni, gli ordini di pagamento internazionale, tutto, viene messo a disposizione dei servizi segreti del dipartimento del Tesoro Usa. Non è detto che gli 007 dell’intelligence finanziaria vadano poi a leggere i vostri dati. Ma potrebbero farlo in qualunque momento in base al Terrorist finance tracking program, il piano segreto voluto da Washington, ufficialmente per dare la caccia ai finanziatori di Al Qaeda. Per l’Europa è una pesante intromissione nell’economia del continente e nelle attività dei cittadini. Perché la scelta e il prelievo delle informazioni è a discrezione del servizio segreto Usa, senza il giudizio di nessun magistrato.L’accesso ai dati sulle comunicazioni bancarie internazionali avviene grazie a un accordo, che doveva rimanere segreto, tra il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e la Swift, la Society for worldwide interbank financial telecommunication che ha sede in Belgio. Il Parlamento europeo, attraverso la commissione Libertà civili, ha tentato di denunciare e bloccare questa prassi. Ma finora il tentativo non ha dato risultati anche per il disinteresse degli Stati membri. E, anche per questo, a fine ottobre Swift ha riaffermato la legalità del patto con il governo americano.

È normale, nel caso di bonifici internazionali, sentirsi chiedere il codice ‘swift’ della banca destinataria. Ed è proprio in questa fase che a Swift vengono forniti i propri dati. Ma attraverso la società belga viaggiano non solo ordini tra privati: anche i messaggi tra banche centrali, tra società di broker, le Borse e altri importanti istituti nazionali. “Swift è stata creata da un gruppo di banche che volevano sostituire il telex con un mezzo sicuro per la trasmissione di ordini finanziari tra istituti”, spiega Francis Vanbever, direttore finanziario della società, durante l’audizione davanti al Parlamento europeo il 4 ottobre scorso. “Oggi, la nostra società provvede a servizi di messaggistica e interfaccia di software sicuri e standardizzati per oltre 7.800 istituti finanziari in 206 Paesi del mondo”. Sui suoi canali, ogni giorno Swift muove 6 mila miliardi di dollari. I dati su somme, azioni, intestatari, numeri di conto corrente, nomi di società e così via vengono copiati e archiviati per 124 giorni in tutti i centri operativi della società. Uno di questi è negli Stati Uniti. Tra le informazioni conservate, perfino quelle su stipendi, rimborsi spese, numeri di conto corrente dei parlamentari europei e dei funzionari di Bruxelles pagati con bonifici ‘swift’. Negli Usa i dati vengono trasferiti in una ‘scatola nera’. E, secondo Swift, resi accessibili al servizio segreto del Tesoro: in base però a mandati verificati di volta in volta da funzionari della società belga, che comunque restano sottoposti alla legge americana.

In agosto, tentando di tranquillizzare risparmiatori e investitori, la Svizzera ha ammesso con una nota del governo la limitazione del segreto bancario: “La sua protezione è limitata al territorio svizzero. La Svizzera non può pertanto di principio impedire che autorità estere accedano a dati che in Svizzera sarebbero protetti dal segreto bancario”.

Un altro provvedimento ufficiale arriva dal Belgio, dove Swift ha la sede centrale. La Commissione per la protezione della vita privata accusa la società di avere violato gli obblighi della legge belga, tra i quali “la notifica delle procedure, le informazioni e l’obbligo di rispettare le norme che regolano il trasferimento di dati personali a Paesi esterni all’Unione europea”. La Commissione ammette che Swift sia in una situazione di conflitto tra le leggi americane e quelle europee. Ma osserva che “i principi fondamentali della legge europea dovevano essere rispettati”. L’Europarlamento ha convocato anche il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet. I parlamentari della commissione per le Libertà civili hanno così scoperto che le autorità finanziarie nazionali sapevano dell’accordo segreto. L’attività di Swift è infatti sorvegliata dalle banche centrali dei Paesi del G-10 dirette, nel gruppo di supervisori, dalla Banca nazionale del Belgio. “I memoranda d’intesa tra la Banca nazionale belga e le banche centrali dei G-10 coinvolte nella vigilanza su Swift”, è la spiegazione di Trichet, “stabiliscono che tutte le informazioni non pubbliche condivise dai firmatari, comprese quelle fornite da Swift, devono essere considerate confidenziali e sottoposte al segreto professionale”.

L’accordo con Swift, imposto dal Tesoro americano nell’ottobre 2001 durante le indagini sull’11 Settembre, è stato rivelato il 23 giugno scorso dal ‘New York Times’ in un articolo sul Terrorism finance tracking program fino a quel momento segreto. Stuart Levey, responsabile del piano riservato del governo Usa, ha sempre smentito l’esistenza di abusi: “Ho ricevuto il resoconto di questo programma ogni giorno”, dice nella sua testimonianza durante l’indagine avviata dal Tesoro sulla fuga di notizie, “E in due anni, non ricordo un solo giorno in cui il resoconto non conteneva una pista terroristica fornita dal programma”. Il 22 ottobre il ‘New York Times’ pubblica il mea culpa del suo ombudsman, Byron Calame, per l’articolo del 23 giugno. Due i punti dell’autocritica: l’apparente legalità del programma segreto del Tesoro, secondo la legge Usa, e l’assenza di qualsiasi prova di abusi e violazioni sui dati personali. La notizia viene rilanciata come un successo dal sito Internet di Swift. Ma, senza un giudizio indipendente, come si potrebbero trovare prove contro uno dei servizi segreti più potenti degli Stati Uniti? “Tutto questo è un pezzo della strategia americana per il controllo sistematico dei cittadini europei”, accusa Giusto Catania, di Rifondazione, tra gli europarlamentari impegnati nell’indagine, “è la faccia informatica delle extraordinary rendition: anche i rapimenti della Cia hanno lo scopo di acquisire informazioni sensibili. E anche le informazioni raccolte da Swift alla fine possono arrivare alla Cia. L’Europa sta consegnando i suoi segreti finanziari all’intelligence americana”.

Dai passeggeri degli aerei fino ai dati finanziari, ecco come gli Stati Uniti controllano l’Europa

PNR: Il Passenger name record (Pnr) prevede il trasferimento unilaterale di dati su tutti i passeggeri che volano negli Stati Uniti. Le informazioni raccolte dalle compagnie aeree vengono consegnate all’Ufficio delle dogane e della protezione delle frontiere che le mettono a disposizione del dipartimento per la Sicurezza nazionale. L’elenco comprende 34 dati: a quelli tradizionali, si aggiungono i gusti alimentari, note generali, notizie e numero di conto corrente o di carta di credito, indirizzi e dati dell’agenzia e dell’agente di viaggio che ha venduto il biglietto, indirizzi di residenza partenza e arrivo del passeggero, email, numeri di telefono, dati su tutti i precedenti voli e le eventuali rinunce, prezzo del biglietto.

ECHELON: È la struttura di controllo radar e satellitare più conosciuta: grazie a una intercettazione illegale nel 1998, durante la presidenza Clinton, gli Stati Uniti rubarono un contratto miliardario al consorzio europeo Airbus per la vendita di aerei all’Arabia Saudita.

SWIFT: La prevenzione di abusi nell’acquisizione di dati finanziari si basa soltanto sull”autocertificazione’ da parte dei funzionari del Tesoro americano.

Fabrizio Gatti
Fonte: http://espresso.repubblica.it/
Link
L’Espresso 17-11-06

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