JOHN NEGROPONTE E L'AMERICA-LATINIZZAZIONE DELLA POLITICA STATUNITENSE

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DI JOE KAY

Nel ristretto ambito del dibattito all’interno
dell’establishment politico e mediatico statunitense, per quel che riguarda i diversi
programmi di spionaggio
che sono venuti alla luce negli ultimi mesi, un unico
dato di fatto è stato
accettato da tutti i partecipanti: l’ amministrazione Bush, qualsiasi siano
gli errori che essa potrebbe commettere o le libertà
civili che possa
restringere, sta conducendo una guerra contro
il terrorismo, il cui
fine deve essere sostenuto da tutto quanti.

Da una parte, l’amministrazione Bush insiste
affinché gli Statunitensi devono credere alle parole del governo, che si devono
fidare di come il governo stia usando i nuovi poteri di spionaggio che
si è arrogato al fine
di combattere Al Qaeda. Il governo non ha rilasciato
alcuna concreta
informazione sulla natura dei vari programmi di
spionaggio che ha iniziato,
programmi il cui scopo è quello di accumulare dati
sulle comunicazioni
telefoniche e via internet di dieci milioni di
cittadini statunitensi. Inoltre
ci sono anche altri programmi che sono completamente
nascosti alla
popolazione. Questa riservatezza è giustificata sul
fatto che ogni
informazione pubblicamente disponibile aiuterebbe i
terroristi ad evitare
la cattura.D’altro canto, l’opposizione nominale all’interno
dell’establishment politico
parte sempre dalla constatazione che
l’amministrazione sta conducendo una
“guerra contro il terrorismo che deve essere
vinta”. Le tattiche possono
anche essere criticate, ci si può domandare se esse
siano appropriate o
necessarie, ma le motivazioni di fondo non sono
assolutamente messe in
questione. Una constatazione tipica è quella rilasciata
da Patrick Leahy, il
leader democratico della Commissione Giudiziaria
del Senato, che domenica ha
dichiarato “dovremmo spiare i terroristi, non gli
Statunitensi innocenti.
Anche io voglio la sicurezza, ma credo che l’ amministrazione non la stia
creando nel modo corretto”.

Al di là dell’accettazione delle premesse su cui si basa la guerra al terrorismo,
queste considerazioni sono estremamente ingenue, dal
momento che il Partito
Democratico era stato aggiornato su alcuni aspetti
del programma di
spionaggio NSA, molto prima che la notizia fosse
riportatata dai media.

Non è forse possibile che il governo Usa stia
spiando i cittadini
statunitensi con il preciso scopo di raccogliere
nomi ed informazioni sugli
attuali o potenziali oppositori politici, che stia
usando la guerra al
terrorismo come una scusa per reprimere le fondazioni
che si occupano di radunare migliaia di individui in base alla loro opposizione
alla guerra o ad altri
aspetti della politica Usa? Anche solo il
fatto di sollevare una tale
domanda sarebbe denunciato come una cospirazione, se
solo non fosse cosi
caparbiamente ignorato.

L’attuale scopo dell’azione governativa è evidente,
considerando gli individui
che sono stati scelti per raggiungere tali
obiettivi. In particolar modo è
importante esaminare l’assunzione di John
Negroponte, l’attuale direttore
della National Intelligence, il quale è stato
incaricato di coordinare e
centralizzare le diverse agenzie di spionaggio
Usa. Negroponte è
certamente una figura chiave all’interno del vasto
progetto di espansione
della sorveglianza interna negli Stati Uniti.

Si ritiene che Negroponte abbia avuto un ruolo
fondamentale nell’espellere
l’ex direttore della CIA Peter Gross, che ha
rassegnato le dimissioni all’inizio del mese (maggio 2006, ndt). Al suo posto
l’amministrazione Bush ha
nominato Michael Hayden, deputato di Negroponte es ex
capo dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale.

Negroponte è stato nominato DNI nel febbraio 2005.
sebbene questo incarico
sia stato ufficialmente creato in risposta ad una
raccomandazione emersa
dalle indagini sull’attacco dell’11 settembre, il
suo scopo reale è quello
di sferrare un deciso attacco ai diritti democratici
e preparare ulteriori
misure repressive contro gli Statunitensi.

Ed è proprio per questo motivo che è stato scelto
Negroponte. Una delle sue principali qualifiche è stata quella di ambasciatore per gli Stati Uniti in Honduras dal 1981 al 1985. Dall’alto del suo
incarico, aiutò a
supervisionare l’intervento americano in favore dei
“contras”, che
stavano conducendo una viziosa guerra contro il
governo nazionalista dei
Sandinisti in Nicaragua. Nel corso di questa
guerra sovvenzionata
dalla CIA, morirono 50.000 persone, mentre l’ala destra
dei Contras impiegava metodi brutali per quel che riguarda sparizioni,
torture e uccisioni di
massa.

Negroponte supervisionò anche il massiccio aumento
dell’aiuto statunitense
all’esercito dell’Honduras, che sosteneva i contras.
Elogiò il regime
militare di questa nazione come un modello di
democrazia, e aiutò
nell’insabbiamento delle prove sulle torture e sulle
uccisioni. Poco prima
di un voto bipartisan del Senato che ha confermato
Negroponte al suo posto
nell’aprile 2005′, il Washington Post ha riportato
un nuovo documento che
rivelava i suoi stretti legami con l’sercito dell’
Honduras. Negroponte si
oppose ad ogni tentativo per l’apertura di un
negoziato con i Sandinisti,
esprimendosi sempre a favore di un “cambio di
regime”.

Negroponte fece pressioni sull’amministrazione
Reagan al fine di prolungare
gli aiuti ai Contras, anche dopo il voto negativo
del Congresso. Qesta
politica portò allo scandalo Iran-Contra, nel quale
fu rivelato che
l’amministrazione Reagan aveva continuato a sostenere
segretamente i Contras
tramite una vendita illegale di armi. Questa
questione, tuttavia, fu
sondata a fondo, dopo che Negroponte lasciò il suo
incarico nel 1985.

Pprima della sua avventura in Honduras, Negroponte
ebbe degli incarichi
speciali durante l’amministrazione Nixon, ed ebbe a
che far in particolar
modo con il Vietnam. Durante la guerra, egli fu
contrario ad ogni
concessione ad Hanoi. Sul finire degli anni ’80 e per tutti
i ’90, ha ricoperti
numerosi incarichi diplomatici, tra cui quello di
ambasciatore in Messico e
nelle Filippine.

Quindi, nel 2001, gli Stati Uniti lo hanno nominato
ambasciatore alle
Nazioni Unite, incarico tenuto fino al 2004. Qui
ebbe un ruolo chiave nel
promuovere le bugie dell’amministrazione Bush, usate
per giustificare
l’invasione dell’Iraq. Durante i preparativi per
l’invasione, gli Stati Uniti
spiarono le altre nazioni in sede ONU, al fine di
spingerle a votare a
a favore dell’invasione.

Successivamente Negroponte ha abbandonato il posto
di ambasciatore alle
Nazioni Unite, diventando ambasciatore in Iraq nel
2004, dove supervisionò
l’escalation di violenza contro la popolazione
irachena, incluso il
devastante assedio alla città di Falluja nel
novembre 2004.

Nonostante il suo passato legame con lo scandalo
Iran-Contra, Negroponte è
sempre stato confermato con un generoso supporto sia
dai Democratici che dai
Repubblicani, in ogni ruolo che ha ricoperto.

Dal momento in cui è diventato direttore generale
dell’intelligence
nazionale, Negroponte ha aiutato a trasferire negli
Stati Uniti le misure
repressive ed anti-democratiche apprese in altre
parti del mondo, soprattutto in America Latina.

Assieme ad altri membri dell’amministrazione, ha
mentito al fine di nascondere
alla popolazione statunitense la vasta operazione di
attacco ai diritti
democratici. Un articolo del Washington Post del 15
maggio riporta che
Negroponte, l’8 maggio, aveva detto che gli Stati Uniti
non stavano
assolutamente monitorando le chiamate domestiche
senza garanzie. Solo alcuni
giorni prima della rivelazione dell’esistenza
proprio di tali monitoraggi –
nell’articolo di USA Today – sulla raccolta delle
registrazioni telefoniche di milioni di Statunitensi da parte della NSA –
Negroponte aveva
dichiarato, “non lo chiamerei spionaggio domestico.
Si tratta di terrorismo
internazionale e di telefonate riguardanti persone
sospettate di lavorare per
il terrorismo internazionale qui negli Stati Uniti”.

In un’intervista alla CNN al tempo della nomina
alle Nazioni Unite,
Negroponte aveva cercato di difendere alcuni aspetti
della sua storia
personale, in particolare per quel che riguarda
l’aiuto alle dittature
militari in America Latina: “alcuni di questi
regimi, per un osservatore
esterno, possono non essere stati così salvifici come gli Stati Uniti avrebbero voluto”, “alcuni di essi sono diventati dittatori,
altri hanno cercato di
diventarlo, quando invece avresti voluto sostenere
la democrazia in
quell’area. ma con il trambusto che c’era in quegli
anni, forse questo non
era possibile”.

Questa dichiarazione riflette l’atteggiamento di
Negroponte non solo per
quanto riguarda il passato, ma anche per quel che
riguarda il presente ed
il futuro.. la classe dominante statunitense si sta
confrontando con un
trambusto anche più grande all’interno degli Stati
Uniti, con la crescita
dell’opposizione all’amministrazione Bush. Le
condizioni sociali per le
masse stanno peggiorando e la disuguaglianza cresce.
Al fine di assicurarsi
l’egemonia mondiale, la classe dominante Usa sta
progettando ulteriori
invasioni in Iran, Cina, Russia e in tutte le
altre zone che rappresentano
una minaccia ai suoi interessi, anche se
l’opposizione interna alla guerra in
Iraq sta crescendo.

I problemi che Negroponte ha trovato in Honduras e in
Nicaragua (e dopo in
Iraq), ovvero l’opposizione popolare alle politiche delle banche e delle
aziende statunitensi, non sono poi cosi differenti
da quelli che stanno
crescendo in casa. Per questo motivo le stesse forme
dittatoriali di comando
che il governo Usa ha promosso per decenni
in altre zone del mondo saranno
applicate in maniera crescente anche all’interno
degli stessi Stati Uniti.

Joe Kay
Fonte: http://www.wsws.org
Link: http://www.wsws.org/articles/2006/may2006/negr-m17.shtml
17.05.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di NICOLA GERUNDINO

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