DI LAWRENCE OSTLERE
independent.co.uk
Il miliardario canadese-israeliano, dietro il trasferimento altamente controverso del Giro in Medio Oriente, riferisce a The Independent il motivo per cui crede che la competizione possa ribattere ai suoi detrattori
Due anni fa, in un ristorante sciccoso in Toscana, un miliardario canadese-israeliano ha lanciato un’idea audace a un tarchiato milionario italiano. Sylvan Adams, uomo d’affari e ciclista appassionato, presentava durante la cena il suo piano inverosimile di portare il Giro d’Italia in Israele, mentre il direttore di gara Mauro Vegni ascoltava dall’altra parte del tavolo.
“Ritengo che Mauro abbia pensato in principio che il mio fosse uno scherzo”, dice l’esuberante Adams, il giorno prima che la sua idea diventi realtà. “Sono riuscito a convincerlo a visitare Israele e ha visto che il Paese è bello, che abbiamo strade in stato molto buono, che abbiamo una cultura ciclistica, che il Paese è democratico, libero, aperto, tollerante e sicuro.
“Ha iniziato a dimostrare una certa curiosità per l’idea che il Giro possa espandere il proprio marchio in diversi territori. Nella fase finale del Giro dello scorso anno a Milano abbiamo concluso un accordo, ed eccoci qui un anno dopo.”
La centenaria corsa ciclistica si aprirà venerdì sotto il sole israeliano per la sua scampagnata di tre giorni, la prima volta che uno dei Grandi Giri del ciclismo si sia avventurato fuori dall’Europa, dal momento che si snoda intorno alle antiche mura di Gerusalemme, passa per la cosmopolita Tel Aviv, su per la linea costiera frastagliata del Mediterraneo e giù attraverso il l’esposto deserto del Negev verso il Mar Rosso.
È il più grande evento sportivo nella storia del Paese, secondo Amir Halevy, Direttore Generale del Ministero del Turismo israeliano, il quale afferma che sarà insuperabile. “Posso dirvi che non avremo la possibilità di ospitare la Coppa del mondo di calcio, e questo è il massimo che si possa avere”, dice. “In tutte le strade ci sono molti cartelli, tutti i fan sono pronti ad accogliere i corridori. Dal venerdì alla domenica, su per giù il 25% del popolo di Israele sarà al Giro.”
Adams è ugualmente determinato a promuovere i pregi della corsa. Israele è una nazione coinvolta, dice, e prevede che fino a un miliardo di persone la guarderanno in TV in tutto il mondo, le quali considereranno Israele fuori da quella che egli definisce una “narrazione unidimensionale del conflitto, alimentata dai media”.
Ma in questa battaglia di narrazioni non tutti si dimostrano così positivi. Diversi gruppi di spicco hanno criticato il sostegno del ciclismo a uno Stato accusato di spaventose violazioni dei diritti umani, nel suo conflitto con la Palestina. Il movimento Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (n.d.T. Boycott, Divestment and Sanctions) ha portato accuse di “sport-washing dell’occupazione israeliana e dell’apartheid”, e il direttore del Regno Unito di Amnesty International ha affermato che l’attenzione sulla gara servirà solo a evidenziare i precedenti di Israele, caratterizzati da qualche macchia.
La partecipazione di Chris Froome è stata criticata (Getty)
Questo è lo sfondo su cui inizia il Giro del 2018: come il ciclismo stesso, che devia costantemente l’attenzione ed è pieno di contraddizioni. Vegni è fermamente convinto che questo sia uno sport separato dalla politica, eppure il percorso è disseminato di potente simbolismo culturale, religioso e politico. Se la seconda corsa ciclistica più importante al mondo cala su uno dei territori del pianeta più fortemente messi in discussione, è inevitabile che sport e politica si intreccino.
A sostenere il trasferimento in Israele non è la smania di controversia, ma un organizzatore del Giro in RCS Sport che è stato lusingato dall’invito di Israele e sedotto dai presunti 10 milioni di euro che il governo del Paese ha fatto valere. Nello schema tacito di RCS della gara al rialzo con ASO, l’organizzatore del Tour de France, l’azienda italiana è diventata la prima a tenere uno dei grandi tour fuori dall’Europa, e Vegni ora ha gli occhi puntati su New York; Israele è il banco di prova per altre avventure.
Minaccia di adombrare la gara la più recente incoerenza su due ruote, Chris Froome. Il britannico mira a completare la prodezza storica di vincere tutti e tre i Grandi Giri, in competizioni consecutive, mentre la minaccia di sospensione continua a incombere su di lui, in seguito a un prelievo con risultato analitico avverso, durante il suo trionfo alla Vuelta a Espana del 2017. Insiste nell’esigere che il suo caso venga risolto al più presto, una linea alla quale con il passare dei mesi è sempre più arduo dare credito.
Adams, ovviamente, vede i lati positivi. “Avere il più importante ciclista da Grande Giro a livello mondiale in competizione, aumenta il prestigio del Giro di quest’anno”, insiste. “Siamo molto felici di averlo qui e gli mostreremo la cordiale ospitalità israeliana.”
Il vincitore del Giro dell’anno scorso, Tom Dumoulin, dice che Froome non dovrebbe essere tra i partenti, cosa che aggiunge mordente alla loro rivalità nelle prossime tre settimane e serve a ricordare che, al di là delle polemiche, c’è una gara di bici intrigante da disputare. Questo potrebbe essere considerato sia il successo che il fallimento del grande piano di Adams; che porta l’attenzione sul Giro ma sposta il fuoco dell’attenzione dal ciclismo, così come la gara riesce a celebrare, allo stesso tempo, Israele e puntare i riflettori sui suoi difetti. Potrebbe essere un Giro d’Italia avvincente, ma come spesso accade nello sport e nel ciclismo, potrebbe essere necessario chiudere un occhio per poterselo godere.
Fonte: https://www.independent.co.uk
Link: https://www.independent.co.uk/sport/cycling/giro-ditalia-israel-sylvan-adams-chris-froome-cycling-mauro-vegni-a8335186.html
03/05/2018
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88