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[La storia senza censura degli Stati Uniti: Tutto quello che il vostro manuale di testo delle superiori non vi ha detto]

DI CAROLYN BAKER, Ph.D.
Online Journal

L’imprenditore e inventore americano Henry Ford è famoso non solo per il suo incredibile successo nel rendere l’automobile un bene alla portata di quasi tutte le famiglie statunitensi degli anni ’20, ma anche per la sua famosa affermazione: “La storia è un mucchio di sciocchezze”. Molti storici, offesi per il brusco modo di Ford di liquidare la questione, ribattono che la storia non è un mucchio di sciocchezze e si danno da fare per dimostrare la loro “causa” riguardo all’importanza e al senso di studiare la storia.

Il lettore potrebbe sorprendersi di sapere che su questo punto sono d’accordo con Ford. Alcuni anni fa, mentre davo un’occhiata ai titoli della sezione di storia in una libreria di queste parti, i miei occhi caddero su Lies My Teacher Told Me: Everything Your American History Textbook Got Wrong (Le balle che mi ha raccontato il mio insegnante: Tutto quello che c’è nel tuo libro di storia statunitense è falso) di James Loewen. Ho afferrato immediatamente il libro dallo scaffale e ho iniziato a sfogliarlo freneticamente. Adesso, ho capito che Loewen ha dato voce all’esasperazione di innumerevoli insegnanti di storia statunitense, e fremevo per portare il libro a casa, dove avrei potuto riflettere sulle
sue parole senza interruzioni. Sociologo di mestiere, Loewen articola in modo brillante gli effetti che produce sulla società l’ignoranza da parte dei cittadini della propria storia e getta una luce quasi accecante su alcune delle più venerate leggende della storia a stelle e striscie.

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In senso lato, gli Statunitensi non si considerano ignoranti della propria storia. Eppure, la maggior parte è ancora sotto l’influsso dell’indottrinamento della scuola elementare sulla “scoperta” dell’America da parte di Colombo e nel mito della confessione di George Washington al padre, a cui non poteva davvero dire una bugia e infatti aveva abbattuto il ciliegio [secondo una leggenda, George Washington non mentì mai e confessò persino a suo padre di aver tagliato un ciliegio. Va beh… , ndr]. Purtroppo, nel XXI secolo ossessionato dalla tecnologia, qualsiasi conoscenza di storia al di là di questi pezzi di mitologia è considerata “onerosa” o semplicemente “estranea” al mondo “reale”.

Ciò che sento dagli studenti di storia del mio college, in maniera preponderante, è che la storia alle superiori era noiosa, irrilevante, e in gran parte insegnata loro da docenti con poca o nessuna passione per l’argomento. La classica situazione è l’allenatore delle superiori che viene assunto per sovrintendere ai programmi atletici a condizione che tenga lezioni in un determinato numero di corsi di studi sociali, di cui la storia ne costituisce normalmente la gran parte.

Nella mia esperienza, la storia alle superiori era insegnata da istruttori maschi che propinavano in modo autoritario la storia degli Stati Uniti come un genitore farebbe col figlio, per giunta abbaiando ordini, come: “Ok, fate tutti silenzio e rispondete per iscritto alle domande di pag. 29”. Mentre noi ci conformavamo sottomessi, l’istruttore sedeva alla cattedra, cartella e matita in mano, tracciando schemi calcistici e dando risposte piene di risentimento e di fastidio ad ogni domanda gli ponessimo.

Ciononostante, alcuni di noi, grazie agli stimoli degli assistenti del college, impararono ad amare la storia. Abbiamo studiato l’argomento nel contesto dello sconvolgimento sociale e della trasformazione culturale degli anni ’60 e ’70. Inoltre, nella reverenziale meraviglia per l’importanza della storia per le nostre vite e il nostro mondo, giurammo che il suo insegnamento sarebbe dovuto essere appassionante, vitale ed illuminante. Dobbiamo suscitare subito una simile voracità per la conoscenza storica nei nostri studenti.

Così, dopo quanto detto sopra, mi viene da pensare quando sento l’affermazione di Henry Ford che la storia è un mucchio di sciocchezze. Io credo che, invece di difendersi semplicemente dal commento di Ford, lo storico diligente deve analizzarlo più
approfonditamente. Per prima cosa, dobbiamo chiederci perchè qualcuno possa affermare che la storia è un mucchio di sciocchezze. Cos’altro dovremmo sapere di Ford che possa gettar luce sul suo mettere al bando la storia? Non è enormemente importante capire che Ford era un ardente anti-semita e un appassionato ammiratore di Hitler? Infatti, quando Hitler stese il suo infame Mein Kampf, egli aveva un ritratto di Ford sulla sua scrivania.

Cosa succederebbe se questo dettaglio venisse incluso nei testi convenzionali? Non porterebbe forse a discussioni sulla verità dei fatti, che Ford era solo uno tra le centinaia di magnati degli anni ’30 che ammiravano Hitler e lo aiutarono finanziando nella sua ascesa al potere? E se Ford era solo uno, chi erano gli altri? Perchè sostennero Hitler? Come arrivarono ad ammirare il massacratore più feroce della storia moderna? E cosa è stato del loro sostegno a Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale e dopo? La loro identificazione con quella causa ha qualcosa a che fare con lo svolgersi degli eventi che seguirono alla Seconda Guerra Mondiale o addirittura con quelli degli inizi del XXI secolo? Ci sono coinvolgimenti in relazione con gli eventi attuali, come il fatto che il nonno dell’attuale presidente americano, Prescott Bush, contemporaneo
di Ford, era uno di quei finanziatori di Hitler?

Queste sono domande alle quali gli storici hanno il dovere di rispondere, ed io, in History Uncensored, do delle risposte a queste domande – o almeno spiegazioni plausibili che potrebbero non essere “giuste” nel senso comune del termine, ma che offrono un’alternativa non presente nelle versioni “ufficiali” della storia statunitense. Questo lavoro è chiaramente polemico, e tale vuol essere, ma, come uno dei miei studenti ha sottolineato dopo una vivace discussione dei suoi contenuti: “Possiamo non essere d’accordo con lei o con questi seminari, ma di certo non dimenticheremo mai questo corso”. Per me, l’impatto delle domande sollevate è di gran lunga più importante del fatto che i miei studenti o lettori possano condividere le mie conclusioni.

All’estremo opposto di Henry Ford c’è il filosofo George Santayana, la cui famosa frase si trova in tutti i libri di storia e musei dell’olocausto: “Coloro che non possono ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”. Purtroppo, alcuni studenti
usano questa citazione per cercare di dimostrare l’irrilevanza dello studio della storia. Il loro discorso è più o meno questo: “Bene, l’unica cosa che ho imparato dalla storia è che la gente non impara niente dalla storia”. A questo punto, sfido subito lo studente a dirmi cosa abbia imparato personalmente dalla storia. Quasi sempre, lo studente rivela che ha imparato un mucchio di cose dalla storia, ma tuttavia confessa che tutto ciò non ha senso se anche il resto della società non impara le stesse lezioni. A quel punto, mi affretto a ricordare allo studente che non si può costringere la società ad imparare dalla storia, ma ognuno può imparare delle lezioni dalla storia, e dal momento che la società è formata da individui, ciò che ogni persona impara dalla storia ha il potenziale di fare un’enorme differenza nella società.

Personalmente provo grande empatia con lo studente che ragiona in questo modo perchè sta esprimendo la frustrazione per una società che non stima la conoscenza della storia. I college e le università diminuiscono continuamente i fondi per le scienze
umane e sociali mentre li aumentano per i programmi ingegneristici e tecnologici. L’accademia sembra gridare ai quattro venti che contano solo il presente e il futuro. Ogni volta che si verifica un evento tragico su scala nazionale, uno dei mantra
più frequentemente pronunciati e ripetuti è: “vogliamo lasciarcelo alle spalle”, rivelando con ciò la nostra opinione collettiva nell’irrilevanza del passato – un posto dove oscuri e dolorosi eventi vengono sepolti, per non essere mai riportati alla luce ed esaminati per i loro significato e importanza.

Secondo me, relegare la storia in un polveroso deposito d’antiquariato non è soltanto intellettualmente malsano, ma fondamentalmente pericoloso. Un popolo che non conosce la propria storia è facilmente ingannato e sfruttato. Ad esempio, i nostri Padri Fondatori scrissero e parlarono ampiamente del concetto illuministico di diritti inalienabili. Esso permea la nostra Dichiarazione di Indipendenza e la Costituzione. Per essi, il termine era sinonimo di diritti umani posseduti da ogni individuo in virtù del solo fatto di esistere. Cioé, si possiedono diritti inalienabili perchè si respira e si cammina sulla
terra. Attualmente, tuttavia, i membri dell’amministrazione Bush, incluso l’ex capo della Sicurezza Nazionale Tom Ridge e della Suprema Corte di Giustizia Antonin Scalia, affermano che il governo concede ai suoi cittadini i diritti garantiti dalla Costituzione.

In quasi ogni classe in cui insegno storia, chiedo agli studenti di spiegare l’origine dei loro diritti di cittadini statunitensi. Normalmente, la maggior parte ritiene che i diritti sono “dati” loro dai governanti. Sono poi pochi gli studenti che hanno pensato che se il governo può “dare” questi diritti, il governo può anche riprenderseli. Pochi libri di storia spiegano il concetto di diritti inalienabili e la cosa ha contribuito, secondo me, a far sì che diverse generazioni di statunitensi considerino i diritti di cui ogni giorno godono e danno per scontati come qualcosa di concesso dai leader della loro nazione.

E’ importante capire che i libri di storia sono il prodotto di media aziendali, e i media aziendali, siano essi la CNN, il New York Times, o il St. Martins Publishers sono molto più preoccupati di vendere i loro prodotti piuttosto che di arrovellarsi sulla loro esattezza. E’ per questo che centinaia di migliaia, forse milioni di statunitensi, ogni giorno non ascoltano più le notizie dei canali ufficiali ma si fidano di fonti alternative su internet per tenersi informati sugli eventi locali, nazionali e internazionali.

Inoltre, come spiega Loewen in Lies My Teacher Told Me, il sistema scolastico pubblico non considera importante accennare a mettere in discussione l’accuratezza dei libri di testo di storia. Soprattutto in un era di forti reazioni negative contro l’insegnamento della teoria dell’evoluzione o dell’educazione sessuale, gli educatori sono restii a rivedere, nei libri di storia statunitense su cui insegnano, come praticamente fanno tutti i tradizionalisti, che gli Stati Uniti d’America sono la nazione più tollerante, morale, non-aggressiva e benevola sulla terra. Particolari insufficienti, se ve ne sono, si danno sul genocidio dei nativi americani da parte dei colonizzatori europei o il rabbioso razzismo che li ha animati dal momento in cui misero piede sul continente. Alcuni libri di testo analizzano la persecuzione dei movimenti del lavoro
e di giustizia sociale da parte dei ricchi e dei potenti negli Stati Uniti, l’imperialismo Usa che giunse alla maturazione nella guerra spagnolo-astatunitense (scoppiata nel 1898 in seguito all’affondamento ella nave Maine attribuito agli spagnoli, ndt), germogliando costantemente attraverso il XX secolo e che attualmente costituisce il cardine fondamentale delle relazioni internazionali.

Analizzare questi punti in profondità, che il più delle volte consiste nell’imparare che la storia degli Usa contiene un passato molto oscuro, come pure più luminoso, è considerato oggi sleale, non patriottico, e fa guadagnare agli analisti il titolo di “terrorista” o di “nemico combattente”. In risposta a queste accuse, lo storico serio deve sempre chiedersi: come è accaduto ciò? Come siamo arrivati a questo genere di stato di cose nella nostra storia? Come è che siamo sempre più tenuti
nell’ignoranza del lato oscuro della storia statunitense e veniamo per giunta scoraggiati a studiare la nostra storia?

History Uncensored pone queste domande e offre risposte in base ai fatti storici. Ripetutamente, presenta i fatti storici che raramente sono affrontati nei libri di testo tradizionali e chiede al lettore di riflettervi in
modo critico. Ho fatto un’enorme fatica a documentare le informazioni presenti in esso, in modo che il lettore possa verificare le informazioni per confermarne la loro esattezza storica e inoltre, se vuole, possa ricercarne altre.

Indubbiamente, quanto presentato è sorpredente, se non clamorosamente scomodo, ed è proprio questa la mia intenzione. Sono stata e continuerò ad essere accusata di odiare l’America e di esserle ingrata per i vantaggi di essere nata in questa nazione. Dinanzi a questa accusa posso solo appellarmi alla saggezza del grande scrittore statunitense Mark Twain, che affermò: “Dovremmo essere leali verso il nostro Paese in ogni momento e al nostro governo quando lo merita”. Come dichiaro instancabilmente ai miei studenti di storia statunitense, amo di cuore il mio Paese, ma sono sicura che oggi il mio governo è stato ed è sul punto di distruggerlo. Gli Statunitensi che rispettano autenticamente la propria eredità nazionale non la divinizzino ciecamente, ma piuttosto, citando un altro grande cittadino di questo paese, l’ex schiavo Frederick Douglass, comprendano che “dovremmo ritenere che uno ama la nostra nazione se le muove rimproveri e non se ne perdona le colpe”.

Numerosi ex ufficiali del governo Usa hanno criticato fortemente il nostro Paese negli ultimi cinque anni, non ultima l’ex capo della Suprema Corte di Giustizia Sandra Day O’Connor, la quale, nel marzo 2006, affermò che gli Stati Uniti si stavano
trasformando sempre più in una dittatura. Ha indicato gli incessanti attacchi alla magistratura da parte della destra repubblicana che la elese all’Alta Corte negli anni ’80. “Gli statuti e le costituzioni non proteggono l’indipendenza della magistratura – la gente sì”, ha evidenziato la O’Connor nella sua mordace allocuzione alla Georgetown University [1].

Il padre fondatore e secondo presidente degli Stati Uniti, John Adams, scrisse che “lo storico non deve avere patria”. Adams voleva dire che dobbiamo essere così impegnati nel ricercare la verità che la storia rivela, anche se dolorosa, da mettere da
parte il pregiudizio nazionalistico e utilizzare il bisturi della ricerca storica. Facendo così, favoriamo la guarigione, non il peggioramento, della nazione che rispettiamo. Se continuiamo ad “avere una patria” quando studiamo la storia, non si verificheranno guarigioni.

Forse l’evento storico di gran lunga più importante del XXI secolo è stato l’elezione fraudolenta di George W. Bush come Presidente degli Stati Uniti nel 2000. Questa sintesi conduce all’evento e offre la schiacciante prova dell’inganno e della condotta criminale nell’elezione del 2000. Il lettore potrebbe subito chiedere perchè io abbia definito le elezioni del 2000 più importanti degli attacchi dell’11 settembre 2001. La mia risposta è che io credo che i due eventi siano connessi. La connessione è spiegata più dettagliatamente alla fine del libro, ma il senso dei due eventi è che, presi insieme, hanno avviato un coup d’état negli Usa, che ha accelerato in modo drammatico la sua corsa verso l’impero, allontanandosi a velocità
vertiginosa dagli intenti originali dei suoi fondatori, una repubblica democratica, il cui scopo era di fornire un benessere generale ai suoi cittadini. Cosa c’è di più spregevole?

Per uno storico analitico, la sola risposta adatta è esplorare diligentemente il processo di decadenza della nazione dalla firma della Costituzione statunitense nel 1787 al termine di quell’esperimento nel novembre 2000. Iniziando dal 1865, che è
esattamente ciò che History Uncensored intende fare.

Sottolineo che il passaggio da repubblica a impero è stato un processo, non un evento. Nel corso della recente storia statunitense, soprattutto la storia del XX secolo, alcuni indicatori o “segnali di avvertimento” hanno evidenziato il crollo dell’esperimento dei Padri Fondatori. In particolare una data risalta maggiormente ad un attento studioso di storia. E’ il 1947 quando è diventato legge il National Security Act, che ha creato la Central Intelligence Agency (CIA) e un fondo nero, che solleva l’Agenzia dal rendere conto al Congresso o al popolo di questo paese delle sue attività e delle sue spese. Durante l’amministrazione Reagan, negli anni ’80, ad altre agenzie fu consentito di creare fondi neri, che aprirono le porte ad una corruzione all’interno del governo federale senza precedenti. Ancora un altro segnale: l’assassinio di John F. e Robert Kennedy e di Martin Luther King Jr. E infine la realizzazione dell’impero: le elezioni del 2000 e l’11
settembre 2001.

Io sostengo che se non si comprende che gli Stati Uniti d’America dal 2006 sono un impero, non si possono capire nè la loro storia nè il loro futuro. Per analizzare meticolosamente la propria storia, che i testi scolastici tradizionali non fanno, bisogna riconoscere che l’impero sta prendendo forma. Infatti, come la giusta collocazione dei pezzi sparsi di un puzzle, History Uncensored tenta di rimettere insieme il puzzle e di costruire una “mappa”che non solo colleghi gli eventi presenti e passati, ma faccia in modo che abbiano perfettamente senso.

L’imperativo che io propongo al lettore prima di iniziare il viaggio attraverso il libro è: togliersi i paraocchi, prego. Si prendano in considerazione nuove definizioni di lealtà, patriottismo e orgoglio nazionale. Ciò che si apprenderà qui non è piacevole, nè ineguagliabile. La mia intenzione non è di descrivere gli Stati Uniti come il male assoluto. Nè desidero esclusivamente descrivere altri regimi moderni come degni di rispetto. Indiscutibilmente, Stalin in Unione Sovietica e il presidente Mao in Cina agirono in modo spregevole e fecero morire milioni di persone in nome dell’ideologia comunista. Ci sono altre nazioni che hanno agito male o peggio degli Stati Uniti? Certamente. Ma io non vivo in quei Paesi; vivo negli Stati Uniti. Il mio impegno, anzi il mio dovere di cittadina, secondo la Costituzione, è i dissentire quando vedo violati i
suoi principi di libertà. Come scrisse Jefferson, “Il dissenso è la più alta forma di patriottismo”. Una massima simile più recente è diventata significativa tra gli attivisti nella società statunitense: “Il dissenso protegge la democrazia”.

Forse ciò che gli Statunitensi hanno bisogno di capire di più è che la loro nazione non è “speciale”. Ci hanno insegnato a declamare banalità del tipo “l’America è il più grande Paese del mondo” o “le persone di tutto il mondo sacrificano ogni cosa, anche la vita, per venire qui”. Dal tempo in cui i puritani videro il Nuovo Mondo come “una città posta su un colle” o “una nuova Gerusalemme” o “una luce per il mondo”, gli Statunitensi sono stati indottrinati a credere che tutti gli altri Paesi sono dittature, ma non il nostro; che tutti gli altri sono imperialisti, ma non noi; che nelle altre nazioni vi sono elezioni truccate, ma non da noi; che gli altri stati torturano e mutilano i prigionieri di guerra o i propri cittadini, ma noi no; che altri Paesi compiono esperimenti scientifici letali sui propri cittadini, ma non noi; che le altre nazioni provocano e fanno guerre per le risorse naturali o per i mercati stranieri, ma noi no.

Nella storia della mia famiglia, ho avuto antenati che hanno combattuto nella Rivoluzione Americana, qualcuno che è stato macchinista della ferrovia metropolitana ed altri che sono stati membri del Ku Klux Klan. Mi piacerebbe poter cancellare questi ultimi, ma non posso. La storia, come gli individui che la fanno, è eccezionalmente complicata. Vi è il buono, il cattivo, il brutto, l’indifferente, e ogni altra cosa in mezzo. Io sostengo con passione che come Statunitensi dobbiamo rispettare ciò che nella nostra storia è straordinario, onorevole, lodevole, e sì, unico, ma allo stesso tempo, dobbiamo aver la volontà di capire il lungo e tragico viaggio percorso da quelle iniziali virtù fino al livello di dissoluzione cui siamo arrivati oggi.

Alcuni lettori etichetteranno certamente questo lavoro come “teoria del complotto” – accusa che io non prendo sul serio più di tanto, dato il fatto che i complotti succedono ogni giorno e che l’asserzione di “teoria del complotto” è continuamente utilizzata per emarginare tesi che mettono in discussione o affrontano la “storia ufficiale”. Come giornalista d’indagine, Mike Ruppert amava molto dire: “Non mi occupo di teorie del complotto, mi occupo di complotti”. Ex investigatore del Dipartimento Narcotici della Polizia di Los Angeles, Ruppert è diventato noto a molti come “information cop”, un termine che fa riferimento ai metodi investigativi per il rispetto della legge, dove i frammenti di prove sono raccolti e confrontati, in modo che, quando il confronto offra abbastanza indicazioni su chi potrebbe aver commesso il crimine, la prova è presentata al procuratore distrettuale o al gran giurì. Un information cop collega allo stesso modo le informazioni. Invito i lettori di History Uncensored a trasformarsi in un information cop e ad esaminare attentamente i frammenti delle prove presenti nel libro, metterli a confronto, o come diciamo noi, “unire i punti”, e tracciare le proprie conclusioni.

In verità, ho incluso in modo selettivo alcuni eventi storici omettendone altri. Ho fatto così perchè, come ogni storico, ho un’opinione, e a differenza di alcuni storici, vedo che la storia “sta andando da qualche parte”, e la direzione che sembra prendere mi turba non poco. Presente, passato e futuro sono inestricabilmente connessi e, nella mia visione del mondo, si influenzano a vicenda continuamente. Credo fermamente che non possiamo capire i problemi attuali dei cambiamenti climatici globali, la fine dell’età dell’energia da idrocarburi, gli eventi dell’11 settembre 2001, le attuali guerre in Iraq e Afghanistan, l’economia globalista che sta cancellando le economie nazionali, compresa la nostra, il draconiano svuotamento della Carta dei Diritti e della Costituzione degli Stati Uniti, l’aumento di povertà, le carceri, e le persone senza assistenza sanitaria – per ricordare solo alcuni rischi nazionali e planetari – a meno che non esaminiamo in modo deciso la storia della nostra Nazione, in particolare dalla fine della Guerra Civile ad oggi.

History Uncensored è concepito come un’integrazione, non una sostituzione, di qualsiasi libro di testo o studio richiesto dalla propria istituzione. I lettori potrebbero stupirsi delle cose che ho omesso nel mio lavoro, ma prego di tener presente che la mia intenzione non era quella di scrivere un libro di testo di storia che comprendesse tutti gli eventi dal 1865 ad oggi, ma di inserirvi degli argomenti che sono normalmente esclusi dai testi tradizionali. Ad esempio, ho scritto poco sui recenti eventi della Seconda Guerra Mondiale, ma presento diversi particolari sull’attacco a Pearl Harbor, evento che ha provocato l’entrata in guerra degli Stati Uniti, sul ruolo degli Usa nel mondo del dopoguerra e sull’effetto della guerra sulla nazione. Per questo m otivo, ho scelto di far riferimento al lavoro come ad un compendio del corso di studi.

Se siete studenti di un normale corso di storia statunitense dal 1865 ad oggi, se siete insegnanti di storia, appassionati di storia o attivisti, U.S. History Uncensored è la storia affascinante e provocatoria di come gli Stati Uniti siano diventati la nazione che sono oggi, raccontata da una prospettiva non sempre facile da trovare nei libri di storia tradizionali. In altri termini, è un tipo di storia su cui i lettori non si addormenteranno.

Carolyn Baker, docente aggiunta di storia e direttrice generale di “From The Wilderness Publications”, ha il suo sito all’indirizzo http://www.carolynbaker.org/, dove il libro può essere acquistato e dove la si può contattare.

Riferimenti:

1. Dictatorship is the danger, The Guardian Unlimited, 13 Marzo 2006.

Carolyn Baker
Fonte: http://onlinejournal.com/
Link: http://onlinejournal.com/artman/publish/article_1387.shtml
02.11.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FILIPPO MARIA FATIGA

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