Le istituzioni sono un subdolo meccanismo di creazione e distribuzione di colpe.
In natura, nessuno è colpevole di nulla, perché l’evento è sacro, è manifestazione del divino. Nella società, ogni volta che si verifica un evento, grande o piccolo, il sistema subito se ne appropria, genera una spiegazione (in quanto tale necessariamente fasulla) e una colpa.
Il concetto di colpa è del resto esso stesso un’invenzione della mente, e come tutte le invenzioni della mente il suo compito è quello di evitare a tutti i costi di farla cadere in ciò di cui essa ha più paura in assoluto, e cioè l’emozione suscitata dall’evento. La colpa viene inventata, attribuita, rimbalzata, rinfacciata, assunta, e grazie a questa distrazione, a questo gioco, l’emozione fondamentale può essere sempre posticipata, rimandata, elusa.
Cosa diversa dalla colpa è la responsabilità, purché però questa parola sia intesa in un modo specifico.
Essendo il diritto una costruzione immaginaria, può dirci molto dei desideri e delle paure profonde di coloro che lo hanno sognato. Nel diritto civile o penale, il responsabile è colui che risponde dell’evento, perché può essergliene addossata almeno la colpa. E a differenza del dolo, che almeno è “intenzione” (qualunque cosa poi questo dovrebbe significare!), per la colpa è sufficiente che un comportamento sia variamente giudicato “negligente”, “imprudente”, “imperito”… a volte, la responsabilità può addirittura essere attribuita senza che sia necessario alcun criterio soggettivo, e di fatto rimane comunque un sinonimo di colpevolezza. Insomma, sembrerebbe inammissibile contemplare un evento senza che debba poter essere individuato con esattezza colui che deve essere ritenuto in qualche modo il colpevole.
Un uomo responsabile non è certo questo, non è un uomo perso nelle fantasie della colpa e nei meandri della paura. Responsabilità significa riconoscere che il sistema non ci è per niente estraneo, ma anzi non è nient’altro che una nostra immagine, un sogno al tempo stesso individuale e collettivo, e che l’evento, ogni evento, grande o piccolo, è un dono che ci viene dato per liberarci, è l’opportunità per provare un’emozione. L’emozione infatti è la vera, pura, dimenticata, segreta voce dell’anima, che strepita per risalire dal profondo e bruciare con le sue fiamme ardenti le insicure e traballanti costruzioni del nostro stanco e pedante sistema mentale, basato su eterni giudizi e insuperabili colpe, di cui in fondo non abbiamo davvero bisogno.
Il sistema quindi, in quanto apparizione, proiezione soggettiva, non va combattuto, va abbandonato, va lasciato dissolversi e trasformarsi. L’anima in realtà è l’immaginazione stessa, lasciamola libera di creare, di indicarci il sentiero! Quali altre obiezioni sorgono alla sua pura, distruttiva, sublime emozione, che è la nostra energia, la fonte del nostro vero potere, se non i soliti noiosi moralismi e falsi concretismi apparentemente così seriosi e di buon senso e in realtà fondati sulla paura della morte?
Adesso basta: ribelliamoci al sistema e costruiamo immediatamente un nuovo mondo, fondato sul coraggio, sulla natura, sulla libertà e sull’anima!
Luca