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La Redazione

 

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Il Russiagate è in realtà un Hillarygate?

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A cura di Davide
Il 18 Luglio 2017
209 Views

DI PAUL RODERICK GREGORY

forbes.com

Secondo un insider , lo staff della Clinton ha messo su la balla dell’interferenza russa nelle elezioni meno di 24 ore dopo la sconfitta. Il dossier anti-Trump, preparato da una società di Londra di nome Orbis e pagato da finanziatori democratici non ben identificati, ha costituito una parte fondamentale della narrazione di Hillary: le scappatelle, sia erotiche che d’affari, di Trump in Russia lo hanno reso ostaggio del Cremlino. Questo è stato il modo per screditare il presidente neo-eletto – ovviamente subito ripreso dai media.

Tra le pieghe del Russiagate c’è però un’altra storia: quella delle connessioni tra la campagna elettorale della Clinton, un non registrato agente straniero russo con base a D.C. (Fusion GPS) ed il dossier Orbis di Christopher Steele. Forse dunque il Cremlino ha pianificato il tutto per seminare il caos nella politica americana. Se ordinato e pagato dallo staff di Hillary, il Russiagate le si ritorcerebbe contro: sarebbe una prova della collusione tra il clan Clinton (non Trump) e l’intelligence russa.

New York Times, Washington Post e CNN ovviamente non hanno seguìto questa storia esplosiva. Il Wall Street Journal invece ha ospitato due op-ed (a firma di Holman Jenkins e David Satter) a riguardo. Le possibili origini russe del fascicolo Steele sono state sollevate solo in pubblicazioni conservatrici, come il Federalist e National Review.

Hillary e il dossier Orbis

La storia di Fusion si conosceva da quando il senatore Chuck Grassley (repubblicano dell’Iowa) ha inviato una una lettera  al DOJ (Dipartimento di Giustizia) il 31 marzo 2017, chiedendo alla Commissione di Giustizia tutti i documenti relativi a Fusion GPS, la società che ha gestito il dossier Steele sull’allora candidato Donald Trump. Per giustificare la propria richiesta di documenti, Grassley scrisse che: “Quando Fusion GPS stava agendo come agente non registrato degli interessi russi, pare che abbia contemporaneamente supervisionato la creazione del dossier”. Nella sua testimonianza del 3 maggio dinanzi alla Commissione Intelligence del Senato, James Comey, ex direttore FBI, si è rifiutato di rispondere alle domande di Lindsey Graham sul ruolo della Fusion. Forse verrà chiamato a rispondere in un foro in cui non potrà rifiutarsi di rispondere.

Il ruolo di Fusion GPS e di uno dei suoi principali associati, un ex ufficiale dell’intelligence sovietica, deve sollevare la questione se il dossier di Steele sia stato fatto dai russi contro Trump.

David Satter, uno dei nostri migliori esperti sulla Russia nonché bandito dal Cremlino, scrive:

“L’intelligence russa ha agito anche per sabotare Trump. Il dossier contro di lui, pieno di accuse sessuali e politiche non verificate, è stato pubblicato a gennaio da BuzzFeed, ed ha la creatività tipica delle agenzie di spionaggio russe. Il dossier è stato preparato da Christopher Steele, ex ufficiale dell’intelligence britannica. Le  tecniche usate sono quelle tipiche russe di disinformazione e manipolazione”.

Gran parte della credibilità del dossier Orbis dipende dalla reputazione di Steele come ex agente MI5. Satter scrive che “dopo la pubblicazione del dossier, Steele si è nascosto, temendo per la propria vita. Il 15 marzo Michael Morell, ex direttore CIA, ha detto alla NBC che Steele aveva pagato le fonti di intelligence russe per ottenere le informazioni, ma non si era mai incontrato direttamente con loro. In altre parole, non aveva modo di giudicare la veridicità delle loro affermazioni”.

Se Steele si è nascosto, dobbiamo sospettare che temesse l’omicidio da parte di agenti russi. Probabilmente sa che a creare il dossier sia stata l’intelligence russa.

Secondo un  articolo, di Vanity Fair, Fusion GPS è stata finanziata da un donatore repubblicano anti-Trump,: tuttavia, dopo la nomina del presidente, Fusion e Steele sono stati finanziati da donatori democrat la cui identità rimane segreta. Scrive Satter: “Forse bisognerebbe allargare l’elenco dei sospetti anche al clan Clinton”.

Avendo  letto tutto il dossier ed avendo studiato l’Unione Sovietica/Russia per quasi mezzo secolo, posso dire che il fascicolo è scritto con intelligente crudezza da gente che millanta di aver accesso ai più alti livelli del Cremlino. Il dossier non è stato scritto da Steele, come invece riferisce la stampa. Non importa quanto sia esperto (o credulone), non c’è modo di sapere se le sue fonti siano agenti russi clandestini.

Ai tempi di Stalin, alcuni dei più stimati agenti del KGB (NKVD) erano chiamati “romanzieri”, per la loro capacità di inventare racconti da usare contro i nemici. Alcune delle fonti di Steele dicono di sapere i più profondi segreti del Cremlino. Se avessero veramente queste conoscenze, perché avrebbero dovuto vendergliele? La spiegazione più plausibile è che il dossier sia il lavoro di “romanzieri” dell’intelligence russa, incaricati dal Cremlino di diffamare Trump ed aggiungere caos alla politca americana.

Se da un lato dall’inchiesta si potrebbe evincere un’obstruction of justice, il mandato dello Special Counsel Robert Mueller – indagare le interferenze russe nelle elezioni 2016 – richiede di considerare “questioni” che i Dems preferirebbero lasciar stare.

La difficile mansione di Mueller

A Mueller è stato assegnato un còmpito grande e senza scadenza – quindi problemi assicurati. Data la molteplicità dei contatti tra russi e funzionari della campagna Trump, Mueller deve seguire queste piste (che peraltro in 9 mesi non hanno portato a nulla, come anche la CNN ammette). Non dovrebbe pertanto aver bisogno di molto tempo per escludere contatti tra le due parti. Deve anche interrompere le fughe di notizie, se vuole che i suoi report siano credibili.

L’inchiesta dovrà equa per ambo le parti. Dal lato Clinton/Democrats, le domande sono sull’intromissione russa nelle elezioni. Tra queste: se le mail “depurate” della Clinton siano in mano russa (come affermato dal dossier di Steele), se l’incontro tra Bill Clinton e l’Attorney General abbia bloccato l’indagine sulle e-mail di Hillary e se gli interessi dei Clinton e dei russi sull’uranio si siano conclusi con un quid pro quo.

La domanda più importante è: la campagna Clinton ha finanziato il dossier Orbis contro Trump? Sapevano che potrebbe esser stato scritto dai servizi russi?

Mueller deve interrogare Steele e alcune delle sue fonti.

La questione Fusion-Steele è importante perché fa intuire che il più pesante intervento russo nella campagna 2016 potrebbe esser stato la creazione del dossier, finanziato dai Clinton! Se così fosse, l’entourage di Hillary (non di Trump) sarebbe il primo sponsor dell’interferenza russa.

Paul Roderick Gregory

Fonte: www.forbes.com

Link: https://www.forbes.com/sites/paulroderickgregory/2017/06/19/is-russiagate-really-hillarygate/#15da56ba5cf6

10.07.2017

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

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