Per le Olimpiadi invernali di Pechino previste per il prossimo febbraio, è stato imposto il vaccino covid agli atleti.
Kjel Nuis, 32enne olandese, due volte medaglia d’oro alle scorse Olimpiadi di Pyeongchang 2018 nei 1.000 e 1.500 metri del pattinaggio di velocità su ghiaccio, ha ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer lo scorso luglio ma, dopo una settimana, è stato ricoverato per un’infiammazione al pericardio.
“Il mio corpo si è ammalato”, scrive su Instagram il campione olandese. “Sono molto sfortunato”.
“Avevo la febbre a 39 e un valore della PCR (valore di infiammazione) superiore a 20 per tre giorni, quindi questo indicava che stava succedendo qualcosa”, ha detto Nuis, che immediatamente ha lanciato l’allarme e ha contattato il suo medico e cardiologo. Con l’aiuto di un’ecografia e di una risonanza magnetica, hanno visto un’anomalia nel cuore. “Era il pericardio infiammato, ero sotto shock. E’ molto pericoloso allenarsi con un’infiammazione cardiaca”.
Il mese scorso, il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ha annunciato per gli atleti che parteciperanno a Pechino 2022 l’obbligo vaccinale o, in alternativa, tre settimane di quarantena blindata in hotel.
Secondo la stella olandese di pattinaggio su ghiaccio Sven Kramer, quattro volte campione olimpico nei 5.000 metri e nell’inseguimento a squadre, con una quarantena di questo tipo non c’è alcuna possibilità di vincere l’oro a Pechino.
“Il team olandese ha fornito informazioni ai pattinatori tramite un virologo, ma la scelta spetta ai singoli pattinatori”, ha affermato l’allenatore Jac Orie.
Il campione del mondo dei 1.500 metri, il pattinatore olandese ventinovenne Thomas Krol, è rimasto sconvolto dopo aver visto il suo amico e compagno di team Kjel Nuis stare molto male dopo il vaccino.
“Speravo di poter scegliere di non farlo. In linea di principio, avevo pensato, se non è necessario, allora non lo farò. Ho già avuto il covid e sono risultato positivo agli anticorpi, non ero interessato al vaccino, invece sono costretto. E’ pazzesco che si debba per forza rischiare, che da un lato si dica che non è un obbligo, ma indirettamente per le Olimpiadi lo è.”
Krol nei giorni scorsi ha ricevuto la sua seconda dose. In un giorno di riposo, in un periodo in cui era previsto poco allenamento. “Fortunatamente, me la sono cavata abbastanza”, dice. “Ma penso che questa imposizione sia una brutta cosa.”