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DI GILAD ATZMON
Peace Palestine Blogspot

“Gli Stati Uniti sperano che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite voterà prima della fine della settimana una risoluzione che condanni “qualsiasi diniego dell’Olocausto”.
(CNSNews.com)

“Con rispetto esortiamo il vostro paese a sostenere la Risoluzione Sul Diniego dell’Olocausto su cui si voterà all’ Assemblea Generale questo venerdì”
(Da una lettera agli ambasciatori alle Nazioni Unite, Glen S. Lewy Presidente Nazionale dell’ADL e Abraham H. Foxman, Direttore Nazionale dell’ADL, 23 gennaio 2007)

La bozza di risoluzione proposta dagli Stati Uniti “condanna senza riserva alcuna qualunque diniego dell’Olocausto” eppure non mette a fuoco nessun paese specifico da criticare. Non ci vuole un genio per capire che gli Americani ce l’hanno con l’Iran di Ahmadinejad. E’ chiaro che la nuova iniziativa americana alle Nazioni Unite, che mira a trasformare il mondo in una ‘Zona Libera da negazioni dell’Olocausto’, non ha niente a che fare con una genuina ricerca della verità o un autentico interesse nella ricerca storica. Gli americani sono lì per fornirci l’incubo senza futuro del capitalismo estremo. Credono erroneamente di poterlo fare restringendo la nostra visione del passato. A dir la verità l’amministrazione Bush non si cura nè di Abe Foxman nè dell’ADL. E dovrebbe essere ovvio che ai decision-makers in America non interessano la storia e la verità sul Giudeocidio Europeo. Allora di che si tratta? L’America vuole petrolio ed Ahmadinejad ne ha in quantità. Non fermandosi a ciò, l’America ha anche come priorità di impedire all’Iran di entrare nel club nucleare di cui è a capo. Comunque è alquanto divertente che l’America, con tutte le sue flotte, portaerei, missili cruise, la sua potenza aerea e nucleare, abbia bisogno dell’Olocausto per vincere quella che sembra sarà la sua prossima guerra.

Non sono nè un esperto sull’Olocausto nè uno storico. Il mio interesse principale non è la storia di Auschwitz nè la distruzione della comunità ebraica europea. Ma sono molto interessato alla politica dell’Olocausto, nella gamma di discorsi che includono Auschwitz. Mi trovo a chiedere: com’è che l’America, una volta a capo del “mondo libero”, si trova coinvolta a presidiare il pensiero globale?

E’ indubbio che la politica estera americana abbia bisogno di una spinta per recuperare popolarità. L’egemonia ideologica americana è in una situazione di totale bancarotta. L’amministrazione Bush ha un disperato bisogno di supporto all’interno della Comunità Europea. Non è un segreto che l’Europa continentale, essa stessa una comunità multietnica, non condivide l’interpretazione del concetto anglo-americano di scontro culturale. Gli europei si sono finora rifiutati di unirsi alla guerra contro l’Islam di Blair e Bush in qualsiasi maniera reale e attiva. Eppure, con la nuova risoluzione sul diniego dell’Olocausto, l’America spera di incoraggiare un cambiamento di atteggiamento. Piuttosto che riproporre la falsa immagine del mondo Giudeo-Cristiano contro l’Islam questa volta si tratta dell’ “Olocausto” contro i propri “Negazionisti”. E’ una coincidenza che i conformisti dell’Olocausto (noi) abbiano bisogno di petrolio e che i “negatori” (loro) ne abbiano.

Per quanto possa sembrare stupido, l’America sta scivolando nella trappola intelligentemente preparata dal presidente iraniano Ahmadinejad. L’amministrazione americana è stupidamente riuscita ad approvare il fatto che l’Olocausto costituisca la linea di demarcazione tra l’Oriente e l’Occidente, tra il “male” ed il “bene”. Eppure la definizione di questa separazione può essere vista come ciò che sta tra “l’occidente dal libero pensiero”, che con entusiasmo sigilla il proprio passato in una scatola nera, e “l’oriente dalla mentalità aperta” che osa porsi domande sul passato. La risoluzione sull’Olocausto delinea il futuro campo di battaglia tra la ribellione dello Schiavo (di ieri) e la decadenza del Padrone (di oggi). Ahmadinejad ha gettato l’osso e l’amministrazione Bush è stata abbastanza stupida da raccoglierlo. Ha affermato che l’Olocausto è un nuovo mezzo di resistenza.

Nel quadro della nuova risoluzione americana sull’Olocausto, siamo “noi” – l’Occidente, quelli che “conoscono” la “verità” e “loro” – i paesi che non fanno parte di questo gruppo egemonico, che non la afferrano. Eppure siamo “noi” che trasformiamo il nostro passato in un cimitero e “loro” che comprendono che è il passato dinamico che plasma il futuro.

Senza farmi coinvolgere nel dibattito sulla verità dell’Olocausto, non si può più nascondere l’aspetto repellente della politica dell’Olocausto. L’Olocausto sta ufficialmente diventando un’arma ideologica contro l’Islam e la resistenza araba. Il suo scopo è di stabilire una falsa identità collettiva occidentale basata su di un cieco conformismo ed una totale emarginazione dell’altro.

Tuttavia la nuova iniziativa politica americana sull’Olocausto potrebbe a breve termine dimostrarsi produttiva. La nozione della distruzione della comunità ebraica europea unisce grandi potenze politiche. Unisce la sinistra parlamentare europea con i conservatori liberali e le forze espansionistiche americane più radicali. Hanno tutti bisogno dell’Olocausto per ragioni differenti. In Europa l’Olocausto serve a smantellare l’emergente estrema destra. Nei paesi germanici l’Olocausto è il nucleo centrale dell’ordine simbolico post-bellico. Per gli anglo-americani l’Olocausto serve ad allontanare qualsiasi coinvolgimento etico reale con Dresda, Hiroshima, il Vietnam, la Palestina e l’Iraq. E soprattutto la nuova risoluzione sul diniego dell’Olocausto fornisce agli americani il pretesto per il prossimo genocidio. In altre parole il prossimo Olocausto è in effetti una punizione collettiva per il diniego dell’Olocausto.

Senza entrare in merito su quale sia la verità sull’Olocausto e che cosa implichi il suo diniego, sigillare il passato significa gettare via la visione di un futuro migliore. La fine della storia è la fine dell’Occidente. Forse è proprio là che ci vuole portare l’America di Bush. Con il numero delle vittime in Iraq intorno a 650.000 e 3 milioni di profughi, con milioni di palestinesi rinchiusi in campi di concentramento per quasi 40 anni, nè Bush nè Blair nè nessun altro politico occidentale ci può offrire una visione allegra dei giorni a venire. Invece ci incoraggiano a smettere di indagare il nostro passato.

Gilad Atzmon
Fonte: http://peacepalestine.blogspot.com/
Link: http://www.haloscan.com/tb/thecutter/116974618815388244/
25.01.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DANIEL MONTI

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