DI HANA ABDUL ILAH AL BAYATY
Brussels Tribunal
Il progetto per un nuovo Medio Oriente era nato morto e adesso è già stato sepolto. C’è un rinascimento democratico che attraversa tutto il mondo Arabo e che reclama la piena indipendenza, una Palestina Araba, unità, giustizia e democrazia. Non può essere fermato. Si sta riscrivendo l’intera mappa politica della regione, ma non sono gli Americani a farlo, e neppure gli Israeliani. Il successo di questo rinascimento è un dono prezioso per noi tutti, il cui obiettivo è il rinnovamento dell’ordine internazionale lungo le linee della giustizia e la difesa dei valori umani. È stata voltata pagina su 50 anni di politica estera da parte degli USA e di Israele. È l’inizio di una nuova era. La marea ha cambiato direzione. Rimane solo da vedere quanta distruzione la sanguinosa macchina da guerra Israelo-Statunitense sarà capace di infliggere prima di ammettere la propria sconfitta e il successo dipende dalla nostra abilità di resistere a livello globale. La vittoria Araba è certa. Il progetto per un nuovo Medio Oriente era fondato su tre miti e bugie. Erano tutti interconnessi ed erano scaturiti dalla asserzione discriminatoria che rappresenta il fulcro dell’imperialismo occidentale secondo cui gli Arabi sono normalmente del tutto arretrati. Secondo la prima di queste bugie, gli Arabi sono incapaci di sviluppare movimenti democratici e normalmente sostengono regimi dittatoriali ed estremistici [la cui definizione risiede sempre nella mente dei poteri Occidentali]. Il mondo “libero” quindi dovrebbe, come se fosse un dono caritatevole, portare la democrazia in tutta la regione. La seconda bugia segue dalla prima e afferma che in seguito alla loro arretratezza, gli Arabi non sono in grado di sconfiggere Israele e devono quindi accettarne le relative espropriazioni che vengono forzate su di loro come un fatto compiuto. Dopo le successive e umilianti sconfitte Arabe [del 1948, 1967 & del 1973] nel tentativo di porre fine all’estranea occupazione Sionista della terra Palestinese, gli USA e i suoi clientelari regimi locali tentarono di imporre alla gente Araba il credo che Israele è invincibile, il che sottolineava la logica della normalizzazione e lo status di seconda classe per tutti gli Arabi. La terza bugia virulenta è quella che proclama che non esiste niente che unisce gli Arabi, la loro arretratezza e il loro tribalismo li guida a forme di organizzazione che sono sempre settarie e tribali.
L’impero Americano è un fenomeno del tutto eccezionale in quanto, contrariamente a tutti i precedenti imperi, non si fa portatore della promessa di diffondere valori universali, ma invece con fare arrogante dichiara che il suo obiettivo è la propagazione dei propri interessi. L’implementazione della sua strategia serve unicamente a proteggere il benessere dei corrotti e feudali signori della guerra, fino al punto di negare anche il solo diritto alla vita delle popolazioni locali. Nell’arco di tre anni, l’occupazione Statunitense e i suoi tirapiedi hanno tentato – e stanno ancora tentando – di distruggere l’Iraq sia in quanto stato che come nazione. Nella lunga tradizione del dividere per governare, hanno tentato di privare il popolo Iracheno della sua identità unificante Arabo Musulmana e questo attraverso la promozione di forze settarie. La loro azione ha avuto come effetto la brutalizzazione della nazione Irachena, il saccheggio e il furto delle sue risorse, e l’uccisione a sangue freddo dei suoi cittadini. Nel frattempo, rappresentanti Palestinesi eletti democraticamente vengono sequestrati da Israele; perseguendo una politica ben precisa, la popolazione viene ridotta alla fame e sottoposta a continui attacchi militari. L’ultimo attacco criminale sul Libano ha esposto le linee guida una volta per tutte. Il rifiuto da parte degli USA di avanzare la richiesta per il cessate il fuoco – per fermare il massacro criminale di civili Libanesi e la distruzione delle infrastrutture del loro paese che è andata avanti per 4 settimane – ha fatto infuriare tutta la gente Araba e milioni di persone a livello mondiale. Lo sapevamo, ma adesso nessuno può più dubitare che i piani degli Usa e di Israele per la regione sono il vero nemico della nostra gente.
Anche il mito dell’invincibilità di Israele è crollato assieme alle giustificazioni a cui sono ricorsi i servili regimi Arabi per la continua repressione della loro stessa gente. Mentre in passato interi eserciti Arabi erano stati sconfitti nel giro di pochi giorni, Hizbullah ha dimostrato non solo la sua capacità di resistenza ma anche la sua pronta e agile capacità di cambiare tattica militare in linea con gli eventi mentre manteneva la sua compostezza e la sua umiltà nella difesa degli Arabi in ogni luogo. La sola dignità che il trionfo di Hizbullah ha offerto agli Arabi è un segnale, ed è essenziale, che annuncia la sconfitta del Sionismo. Per 30 anni agli Arabi è stato assegnato uno status di seconda classe. In soli 30 giorni si sono levati di dosso questo indegno mantello come se neppure esistesse. Il colpo inferto non è solamente per il Sionismo. La maturità e l’abilità comunicativa di Hizbullah hanno messo in luce la codardia e l’impotenza di tutti i regimi Arabi che pretendono di essere nazionalisti ma che sostengono, reprimendo in suo nome, la normalizzazione imposta dal Sionismo. Hizbullah, nel giro di pochi giorni, ha fatto di più per la democrazia nel mondo Arabo di quello che è stato raggiunto dai regimi Arabi in numerosi decenni, con i secondi che sono stati obbligati a ritrarre le proprie recriminazioni contro i primi di fronte alla pressione popolare.
In Libano il terzo mito durevole sugli Arabi, quello di essere incapaci di pensare se non lungo linee settarie, è crollato in maniera splendida. Forse gli strateghi Israelo-Statunitensi pensavano che sarebbe stato più facile, visti i 15 anni di guerra civile, far cadere rapidamente il Libano nel turbinio del disordine civile. Non hanno capito poi molto, ma la gente che combatte invece lo ha capito perfettamente. L’unità Libanese che si è creata dietro Hizbullah – e che secondo i sondaggi rappresenta l’87% della popolazione – ha distrutto il mito secondo cui gli Arabi non sono mai capaci di essere uniti. Allo stesso modo dopo tre anni di continui tentativi di dar vita in ogni possibile maniera ad una situazione di disordine civile in Iraq, l’occupazione Statunitense non è riuscita a far sì che gli Iracheni si scaglino l’uno contro l’altro. Nel corso di 4000 anni gli Iracheni non sono mai stati settari. Quelle milizie settarie legate all’occupazione che stanno combattendo l’una contro l’altra e che stanno uccidendo migliaia di civili non sono il segno di un atteggiamento settario che si è diffuso in Iraq. È una tattica imposta dagli USA il cui scopo è quello di diffondere il caos per decimare l’intrinseca unità degli Iracheni e frammentare l’identità Arabo Musulmana. Tanto quanto la sfortunata disavventura Sionista in Libano, questa tattica è fallita ancor prima dell’invasione. Piuttosto, c’è un crescente movimento che va emergendo in tutta la regione che crede nelle potenzialità, la maturità, il volere e l’abilità degli Arabi uniti di liberare se stessi dal giogo di agende post coloniali. Questo movimento non accetterà mai l’esistenza di uno stato creato sulla propria terra al solo scopo di servire interessi capitalistici stranieri.
Nel corso delle generazioni e indifferentemente dall’ideologia abbracciata o dal leader che incarnava il movimento, le lotte arabe di sollevazione hanno adottato gli stessi slogan: indipendenza, unità, stato efficiente, Palestina Araba – con persone di fedi differenti che vivono come cittadini eguali ed in pace. Oggi, la gioventù della nazione è desiderosa di vera giustizia e democrazia e adotta gli stessi slogan. I servili regimi arabi, già profondamente isolati dal proprio popolo e timorosi dello stesso, non hanno capito che questo crescente movimento di resistenza li ha ulteriormente alienati, come provato dall’ignominiosa dichiarazione che assolveva l’aggressione Sionista. Il loro destino, insieme al progetto Israelo-Statunitense, è segnato. La distruzione sistematica delle infrastrutture nazionali libanesi da parte di Israele, avvenuta senza alcun commento di Washington, ha esposto in modo inequivocabile che il progetto Sionista-Statunitense non bada affatto allo sviluppo Arabo. La guerra al terrore è una guerra a tutte le forme di resistenza della globalizzazione di stile Usa e della sua imposizione mediante il potere militare.
A partire dallo stesso giorno in cui le forze di occupazione vennero in Iraq e lo stato iracheno collassò, c’è stata una sollevazione di tutte le organizzazioni e i movimenti iracheni; tra cui quelli che difendono i diritti delle donne, i giovani disoccupati, le organizzazioni per i diritti umani, i sindacati, le associazioni professionali, le agenzie per l’ambiente e i diritti dei prigionieri, e tutte le altre organizzazioni culturali e politiche, fianco a fianco con le comunità tribali e provinciali e i gruppi di resistenza pacifica ed armata. Si sono tutti sollevati seguendo un’agenda non scritta che simbolizza la società intera e trae la sua legittimità dal profondo senso di appartenenza ai principi arabi ed islamici. Allo stesso modo, la rapida organizzazione della resistenza civile libanese per difendere la propria terra e la propria sovranità, come provato dall’insistenza dei rifugiati libanesi del sud nel tornare nonostante la presenza di “cluster bomb” inesplose, e l’inequivoco supporto delle popolazioni libanesi per Hizbullah indifferentemente dal loro rispettivo retroterra politico, prova la stessa tendenza. L’interesse delle classi medie e basse è emerso e risulterà in un’infinita lotta sociale, e se necessario armata, per ottenere indipendenza, giustizia e democrazia. La gioventù della nazione, che crede e confida nella ricchezza della propria cultura e civiltà, non si presterà a svendere i diritti del paese e della nazione. Ha fiducia nel fatto di portare le capacità tecniche ed intellettuali per amministrare le proprie risorse a beneficio di tutti, senza interferenze straniere nei propri affari interni.
I tentativi di soffocare lo sviluppo arabo non possono che fallire. Le tre principali correnti sviluppate dalle società arabe – nazionalista, islamista e di sinistra – sono intrinsecamente anti-imperialiste e quindi si oppongono ai piani regionali Israelo-Statunitensi. Secondo i nazionalisti, mantenere il controllo delle risorse nazionali per l’interesse generale è sacrosanto. Per quelli di sinistra, opporsi alla catene internazionali dell’imperialismo e della globalizzazione è un principio di base. Per gli Islamisti, la resistenza all’occupazione straniera – come scritto nel Corano – è un dovere. Il loro interesse è attualmente ottenere l’unità nella loro lotta. Sono uniti dall’identità Arabo-Musulmana. Condividono principi e valori comuni come i seguenti: che le risorse naturali, l’eredità materiale e le ricchezze della cultura e della civilizzazione sono proprietà di tutto il popolo; la totalità dei cittadini costituisce il popolo; il popolo è la sola fonte di sovranità e di una legittimità costituzionale, politica e giuridica; il governo è responsabile e deve rendere conto a tutti i cittadini. La solidarietà tra i cittadini – giovani e anziani, in salute e malati, per gli orfani ed ogni essere umano che si trovi in uno stato di debolezza – dovrebbe formare la base di qualunque politica sociale di un governo. L’interesse generale è la giustificazione e la base per il funzionamento dello stato, dove ogni cittadino, libero da tutte le forme di discriminazione, condivide i frutti della ricchezza nazionale e dello sviluppo sociale. Combattendo contro i poteri militari-imperialisti, gli Arabi combattono a difesa di valori attorno ai quali una maggioranza nel mondo si raccoglie nel consenso.
Quel che hanno da offrire i neo-imperialisti Israelo-Statunitensi non è solo contrario agli interessi degli Arabi, è immorale. Mai nella storia una singola agenda politica – il dominio imperiale Sionista-Statunitense – è stata opposta da così tanti, in tutti i paesi, e lungo tutti i continenti. La lotta di liberazione Araba si erge in prima linea a questo rifiuto globale ed è il centro di una battaglia storica non tra civiltà ma per la civiltà. E’ Israele, non la nazione Araba, che si erge in violazione di moltissime risoluzioni ONU, commettendo quotidianamente nuove atrocità a Gaza o in Cisgiordania proprio mentre bombarda aree residenziali a Beirut in violazione del diritto umanitario internazionale – il principio di base per la protezione contro il terrorismo di stato. Sono gli Stati Uniti che presiedono alla situazione di Baghdad, dove gli squadroni della morte supportati dal governo dilagano e terrorizzano interi quartieri e dove nel solo mese di Luglio 1.800 corpi sono apparsi sparpagliati per la città, centinaia dei quali marchiati con i segni di sadiche torture. Prevalere in questo contesto non segna solo una vittoria per tutti gli Arabi, ma per tutti i popoli nella lotta umana verso la libertà e la giustizia. Quando al centro della tempesta gli Arabi combattono con le loro vite per un mondo migliore, essi sfidano le stesse classi d’elitè neo-liberali e neo-conservatrici a cui si oppongono ondate di attivisti anti-globalizzazione, movimenti della società civile e difensori della democrazia e dei diritti umani in tutto il mondo.
La resistenza è una questione di situazione. Non tutti dovrebbero o possono prendere le armi. Tel Aviv e Washington sono disperate. L’edificio della loro superiorità militare ed autorità morale è a pezzi. Nemmeno le armi chimiche, che Israele usa liberamente a Gaza e in Libano come gli Stati Uniti le hanno usate a Tel Afar, Ramadi e Fallujah, possono piegare il popolo Arabo e la sua sempre più estesa resistenza. L’impero è già seppellito. Prima di annientare ogni Arabo fino all’ultima donna, bambino e uomo, i piani Israelo-Statunitensi sono già sconfitti. Ma non c’è spazio per il compiacimento. Questo è il momento per le persone di questo mondo di appoggiare e sostenere la lotta Araba a livello globale.
Ogni sostenitore di un mondo alternativo dovrebbe giocare una parte nel supportare la trasformazione che porta il rinascimento delle lotte Arabe. Laddove la forza bruta ha troppo spesso deciso la storia, nel nuovo mondo non ci sarà pace senza giustizia, e non ci sarà giustizia senza il diritto al ritorno per ogni rifugiato Palestinese; l’immediato ed incondizionato ritiro dell’occupazione dall’Iraq, insieme alla cancellazione di tutte le leggi, i trattati e gli accordi approvati a partire dall’invasione illegale del paese; il rispetto della sovranità libanese e l’incriminazione e la condanna di Israele per i numerosi crimini di guerra e crimini contro l’umanità che ha perpetrato in Libano e a Gaza; che tutti gli stati Arabi e i popoli aggrediti ricevano eque riparazioni e compensazioni per le perdite umane e materiali che hanno subito; che tutti i prigionieri politici siano rilasciati immediatamente. Fino a quando questi requisiti non saranno soddisfatti, la disobbedienza civile a livello globale non solo è giustificata, ma è anche un dovere morale.
L’autore è membro del Comitato Esecutivo del Tribunale Brussels – www.brusselstribunal.org
Versione originale
Hana Abdul Ilah Al Bayaty
Fonte: http://www.brusselstribunal.org/
Link: http://www.brusselstribunal.org/recent_viewpoints2.htm#New
20.08.2006
Versione italiana
Fonte: http://www.radiokcentrale.it/
Link: http://www.radiokcentrale.it/articolinuovaera/itapiece186.htm
Traduzione a cura di Melektro & Carlo Martini per www.radioforpeace.info