Chi c’è dietro gli squadroni della morte in Iraq?
DI MAX FULLER
VEDI ANCHE: IL LUPO CHE URLA (PARTE I)
Il seguente filmato in Flash esamina l’epidemia di violenza che si sta diffondendo in Iraq e considera chi dovrebbe esserne ritenuto intellettualmente responsabile. Ogni dichiarazione è basata su solide prove tratte da fonti tra i media mainstream.
Le implicazioni delle prove sono ancora più inquietanti.
Per vedere le scene che compongono il filmato avete bisogno di Macromedia Flash PlayerSCENE 11 E 12: DA SNOWCAP A CENTRA SPIKE [PLAY SCENA 11], [PLAY SCENA 12]
Trascrizione scena 11
Il responsabile delle forze appartenenti al Ministero degli Interni è piuttosto famigliare con l’oscillazione tra la libertà e la sicurezza.
Negli anni ’80 e ’90 Casteel lavorò per la DEA e fu profondamente coinvolto nella “guerra alla droga” in America Latina.
Trascrizione scena 12
Queste guerre servirono come copertura per la contro-insorgenza e portarono ad una diffusa para-militarizzazione della polizia e all’ascesa degli squadroni della morte.
Il Bolivia, Perù e Colombia fu la stessa storia – violazioni dei diritti umani istituzionalizzate dallo stato.
Descrizione scene 11 e 12
In un resoconto per il New York Times Magazine, Peter Maas ha riferito che Stephen Casteel è un veterano della guerra alla droga in America Latina, che aveva lavorato in Colombia, Perù e Bolivia. Infatti, grazie alla sua biografia tracciata da un rinomato oratore, ora sappiamo che Casteel fu coinvolto nell’operazione Snowcap, una grande operazione regionale che presagì il Piano Colombia e l’Iniziativa Regionale Andina. Tra il 1987 e il 1995, l’Operazione Snowcap fu responsabile per la (para)militarizzazione delle unità di polizia in Bolivia, Ecuador e Perù. In Perù l’operazione si concentrò sulla valle settentrionale Huallaga, e coincise con una grande offensiva di contro-insorgenza diretta prevalentemente contro l’esercito guerrigliero Sendero Luminoso. Si verificarono dffuse violazioni dei diritti umani, tra cui stupri, torture ed esecuzioni extra-giudiziarie. In Bolivia la DEA lavorò a stretto contatto con una forza para-militare di contro-trafficanti chiamata UMOPAR, ma soprannominata Leopardi. Sebbene non sia scoppiata una sordida campagna di contro-insorgenza come quella in Perù o Colombia, l’UMOPAR fu colpevole di sistematiche violazioni dei diritti umani. Secondo uno studio, il 44 % degli arrestati in irruzioni indiscriminate fu soggetto a pestaggi o torture. L’operazione Snowcap non ebbe un effetto positivo sulla riduzione del traffico di cocaina (anzi, lo aumentò), e un rapporto del Congresso Usa ha persino scoperto che i camion e le barche forniti dagli Stati Uniti erano stati usati per trasportare sostanze chimiche finalizzate alla produzione di cocaina.
Maas ci racconta anche che Casteel partecipò alla caccia del signore della cocaina Pablo Escobar all’inizio degli anni ’90. Questa fu un’operazione di intelligence multi-agenzia altamente segreta che implicò un programma di sorveglianza noto come Centra Spike. Le liste dei collaboratori di Escobar erano tenute in uno scantinato presso l’Ambasciata Usa, ma in qualche modo finirono nelle mani di uno squadrone della morte chiamato Los Pepes, che eliminò le persone sulle liste senza ricorso ad alcun processo giuridico. Il lavoro dei Los Pepes non finì con la morte di Escobar. Lo squadrone della morte divenne il nucleo per le Autodefensas Unidas de Colombia (AUC), un’organizzazione che inglobava i gruppi para-militari, lavorando sempre a stretto contatto con le forze armate della Colombia nella compagna di contro-insorgenza per opporsi ai guerriglieri di sinistra, responsabile per molte migliaia di esecuzioni di contadini, sindacalisti ed altri attivisti politici progressisti.
[Pablo Escobar]
Non sappiamo se lo stesso Casteel sia stato coinvolto in qualche squadrone della morte, ma capire il suo ruolo nella contro-insorgenza, piuttosto che nella lotta alla droga, rende molto più sensata la sua scelta a capo del nuovo Ministro degli Interni iracheno. Infatti, è importante capire che la guerra alla droga statunitense nacque effettivamente come una strategia di contro-insorgenza. Negli anni ’60, fu esplicitamente riconosciuto che le forze di polizia formarono la prima linea di difesa contro la sovversione interna (cioè le forze politiche che non perseguivano l’agenda di Washington). L’Ufficio per la Sicurezza Pubblica (Office of Public Safety, OPS) fu incaricato di armare ed addestrare le forze di polizia nazionali contro il ‘nemico dentro’. L’OPS fu smantellato nel 1973 quando si scoprì quanto fosse coinvolto nell’Operazione Fenice in Vietnam. Gli anni seguenti videro un aumento del 600 % nel budget per la guerra alla droga ed entro il 1978 ogni funzionario anti-droga in Sud America era un ex agente dell’OPS. Leggete Supplying Repression, pubblicato dall’Institute for Policy Studies (1981) per saperne di più sul controllo dei narcotici.
SCENA 13: IL GRUPPO MIL STATUNITENSE ARRIVA IN EL SALVADOR [PLAY SCENA 13]
Trascrizione scena 13
Ma l’uomo che Casteel ha incaricato di creare i nuovi commandos della Polizia Speciale ha ancora più esperienza.
L’ex Vice-Colonnello degli Stati Uniti James Steele guidò la missione dell’esercito Usa in El Salvador al culmine della guerra civile nel 1987.
Descrizione scena 13
Sappiamo anche dal resoconto di Peter Maas che l’uomo scelto come consigliere principale per i Commandos della Polizia Speciale è un veterano della guerra genocida in El Salvador. Nel corso degli anni ’80, gli Stati Uniti scelsero di sostenere il governo repressivo di El Salvador contro la guerriglia del FMLN. Parte di questo sostegno consisteva nel fornire piccole squadre di esperti in contro-insorgenza alle unità di addestramento dell’esercito salvadoregno. Il Vice-Colonnello degli Stati Uniti James (Jim) Steele prestò servizio come capo del Gruppo Mil nel 1986. La guerra in El Salvador è nota per la sua estrema brutalità, ma il professor Noam Chomsky, il distinto critico della politica estera statunitense, nota una correlazione tra i periodi di addestramento Usa e nuove violazioni dei diritti umani. Difficilmente è qualcosa di inaspettato. Sappiamo dai manuali di addestramento sulla contro-insorgenza declassificati ed impiegati nella notoria School of the Americas durante gli anni ’80 che gli Stati Uniti incoraggiavano tecniche come il rapimento, la torture e le esecuzioni sommarie.
L’estensione del coinvolgimento Usa negli squadroni della morte di El Salvador ha iniziato a venire alla luce. Molti ex membri delle forze di sicurezza salvadoregne si sono fatti avanti per parlare dei loro ruoli e dei loro rapporti con il personale statunitense. Mentre i soldati Usa e i funzionari dell’intelligence sembrano aver generalmente mantenuto una discreta distanza dal lavoro sporco vero e proprio, non ci sono dubbi che erano del tutto consapevoli di quel che stava avvenendo.
SCENA 14: L’OPZIONE SALVADOR [PLAY SCENA 14]
Trascrizione scena 14
La metodologia di Steele era semplice: prendi gli individui più psicopatici e feroci che ci siano, e dà loro un simbolo speciale.
Queste piccole unità furono responsabili per la maggior parte delle vittime della guerra – soprattutto contadini, sindacalisti e studenti.
Descrizione scena 14
Le informazioni contenute in questa scena riguardo lo scegliere alcuni individui resi simili a delle besti e premiarli con dei distintivi vengono da uno storico dell’esercito Usa per mezzo di una valutazione dell’esercito stesso sul coinvolgimento degli Stati Uniti in El Salvador. Per ammissione degli addestratori Usa, piccole unità sul modello di quelle che aveva addestrato Steele furono ritenute responsabili per un numero altamente sproporzionato delle vittime causate dalle forze armate salvadoregne e, secondo le menti dell’esercito, furono influenti nel trasformare l’ondata della guerra civile in sostegno per il governo. E’ meglio ricordarci che la grande maggioranza delle vittime nel conflitto di El Salvador non era costituito da combattenti, bensì da contadini, sindacalisti, studenti, preti ed altre persone sospettate di lavorare per gli interessi del popolo. I perpetratori della violenza erano spesso unità para-militari della polizia come la temuta Polizia del Tesoro, piuttosto che membri dell’esercito.
Il simbolo nel filmato appartiene alla Brigata Atlactl, che non fu solo una delle unità più sostenute dagli Stati Uniti, ma divenne nota anche per aver assassinato un gruppo di preti gesuiti. Un altro esempio dei crimini di questa unità viene ricordato nella seconda immagine, che mostra il memoriale al villaggio di El Mozote. La Brigata Atlacatl entrò ad El Mozote il 10 dicembre 1981. Nel corso di una sola giornata i soldati sterminarono sistematicamente l’intera popolazione del villaggio. Prima gli uomini furono portati via, torturati e assassinati. Poi, le donne furono stuprate ed uccise. Infine, i soldati mitragliarono i bambini, che erano stati chiusi in una sala. Il villaggio fu analizzato in dettaglio dagli antropologi forensi dopo la guerra. I proiettili che trovarono erano stati tutti sparati da fucili semi-automatici M-16 forniti dagli Stati Uniti.
SCENA 15: I COMMANDOS DELLA POLIZIA SPECIALE [PLAY SCENA 15]
Trascrizione scena 15
Steele istruì i commandos della Polizia Speciale ad assumere uno spaventoso aspetto para-militare.
Sono i commandos della Polizia Speciale ad aver attirato la maggior parte delle accuse di tortura ed uccisioni extra-giudiziarie.
Dhai Adnan Saleh è sia estremamente fortunato che estremamente coraggioso. E’ uno dei pochissimi sopravvissuti ad una strage dei commandos della polizia ed ha acconsentito a parlarne pubblicamente — BBC
Descrizione scena 15
I commandos della polizia speciale sono stati creati appositamente per fornire al ministro degli interni una capacità offensiva e hanno dato un contributo decisivo in numerose operazioni a partire dalla loro fondazione. PercHè diventino velocemente operative, le reclute per i commandos della polizia sono state scelte dal personale delle ex forze speciali irachene, senza badare alle affiliazioni religiose. Peter Maas ha descritto il modo in cui i commandos sono stati incoraggiati ad assumere uno spaventoso aspetto para-militare, indossando passamontagna e mezziguanti prima di condurre le missioni. Maas descrive anche un’occasione in cui accompagnò i commandos di pattuglia, al seguito delle forze speciali statunitensi. Persino con una tale vicinanza di un giornalista occidentale i commandos non hanno mostrato rimorso nel picchiare sospetti, e sembra che ad un certo punto sia stato impedito loro di giustiziare un ragazzo innocente dal consigliere dell’esercito Usa, forse più consapevole dell’occhio dei media.
Uno dei primi incarichi più importanti per i commandos è stato a Mosul, dove, in base a quanto riferito, i combattenti della resistenza avevano allontanato la polizia regolare dalla città. I resoconti dei testimoni descrivono il modo in cui i commandos hanno preso d’assalto moschee e residenze facendo uscire i sospetti, bendati e con le mani legate dietro la schiena. Nelle settimane che hanno seguito il loro dispiegamento, sono state trovate dozzine di vittime di esecuzioni extra-giudiziarie, sparpagliate per la città, nonostante quasi ogni resoconto dei media accusasse gli insorti degli omicidi.
[Corpi in un cimitero di Mosul]
Sebbene non siano stati presi provvedimenti per gli omicidi a Mosul o per quelli che hanno attorniato il primo impiego dei commandos fuori da Baghdad, sono state collegate a loro numerose accuse di torture ed esecuzioni extra-giudiziarie, specialmente da parte dei gruppi sunniti a Baghdad. Di queste, una delle meglio documentate è il caso di 10 muratori sequestrati da un ospedale di Baghdad e successivamente chiusi in un camion senza aria per oltre 12 ore, con un calore rovente. La maggior parte degli uomini è soffocata a morte, ma uno che è riuscito a sopravvivere a scappare dalla polizia, ha raccontato la sua storia ai giornalisti.
L’unità dei commandos della polizia responsabile per gli omicidi con soffocamento è nota come Brigata Lupo. Lo sappiamo solo perché un articolo di Peter Beaumont nell’Observer si riferisce alla struttura detentiva presso Piazza Nissor della Brigata Lupo, corrispondente alla stazione di polizia, venuta alla luce nel caso del soffocamento. Questa identificazione è importante perché in molte delle analisi ‘informate’ la Brigata Lupo è stata descritta come una milizia sciita, mentre i Commandos della Polizia Speciale sono considerati unità sunnite completamente indipendenti.
SCENA 16: I COMMANDOS DELLA POLIZIA E LE BRIGATE DELLA DISINFORMAZIONE [PLAY SCENA 16]
Trascrizione scena 16
I media affermano che i commandos della Polizia Speciale sono caduti nelle mani della Badr, l’ex ala armata dello SCIRI.
Quindi perché il loro comandante rimane lo stesso generale baathista responsabile per aver represso la sollevazione sciita nel 1991?
Descrizione scena 16
L’accusa che i Commandos della Polizia siano stati infiltrati dalla Brigata Badr, l’ex ala armata del Consiglio Supremo per la Rivoluzione Islamica in Iraq (SCIRI), rimane del tutto senza prove nonostante sia spesso ripetuta [1]. L’unica prova offerta è che, con il prossimo ministro degli interni, Bayan Jabr, secondo la stampa un ex comandante della Brigata Badr, circa 160 funzionari sunniti al ministero degli interni sono stati licenziati. L’implicazione è che tra questi ci sarebbero tutti i funzionari non-Badr nei Commandos della Polizia Speciale, ma, in realtà, quelle figure di alto rango erano consapevoli di non perdere la loro posizione. Significativamente, uno di questi era il capo dei commandos della Polizia, il generale Rashid Flayih, che, sebbene sciita, era un generale baathista profondamente coinvolto nella repressione della sollevazione sciita che seguì la Prima Guerra del Golfo nel 1991 [2].
Poche informazioni sono disponibili sulla Brigata Badr. Per una milizia con una tale influenza, restano molto elusivi, dando credibilità alle affermazioni della stessa Organizzazione Badr per cui essa è stata sciolta poco dopo l’invasione.
Nella foto dl febbraio 2005 del generale Rashid, lo vediamo in consultazione con il segretario alla difesa Usa Donald Rumsfeld e il Consigliere per la Sicurezza Irachena presso l’Ambasciata Usa, James Steele.
SCENA 17: TERRORISMO NELLA MORSA DELLA GIUSTIZIA [PLAY SCENA 17]
Trascrizione scena 17
E perché il capo delle forze al ministero degli interni è un altro ex generale baathista ed un sunnita?
Forse perché il ministero degli interni non è affatto una fanatica disgrazia della politica statunitense, come vorrebbero farci credere i media.
Descrizione scena 17
Ancor più significativo del ruolo assunto dal generale Rashid Flayih, c’è quello del generale Adnam Thabit. Secondo Maas, Adnan ha avuto un ruolo cruciale nella fondazione dei Commandos della Polizia Speciale ed è attualmente responsabile per tutte le ampie forze di sicurezza del ministero degli interni. Adnan era un sunnita ed un funzionario dell’intelligence baathista. Come Rashid, Adnan ha una storia di collaborazione con la CIA.
Nella foto Andnan sta guardando un programma intitolato Terrorismo nella morsa della giustizia. Il programma, a cui a volte ci si riferisce come ad un’idea geniale, è trasmesso in prima serata e presenta dei detenuti palesemente torturati che confessano una sporca lista di crimini. Secondo il programma, molti degli assassini iracheni non sono soltanto maniaci omicidi, ma anche omosessuali fino all’osso! La stazione televisiva che ospita il programma è una cortesia dei contribuenti Usa. Se seguite il link, noterete come il Guardian riporti dei sensazionalismi che dovrebbero far vomitare ogni essere umano civilizzato.
La seconda immagine mostra il ministro degli interni Bayan Jabr che si rilassa tra i funzionari dello staff statunitense. Nello sfondo si vede il generale Casey, capo delle forze Usa in Iraq. Ci si aspetta che crediamo quest’uomo stia rubando il ministero degli interni sotto il naso dell’occupazione statunitense per lanciare il paese nel caos settario e portare beneficio ai suoi alleati in Iran.
SCENA 18: LE MILIZIE SETTARIE [PLAY SCENA 18]
Trascrizione scena 18
Dovremmo credere che la nuova polizia d’elite addestrata dagli Stati Uniti abbia deciso autonomamente di condurre brutali vendette settarie?
Sgattaiolando via dagli addestratori Usa nel cuore della notte, con l’equipaggiamento della polizia e facendo passare frotte di camion presso i blocchi stradali?
Descrizione scena 18
Se possiamo scartare la nozione che i piani alti nel ministero degli interni siano diventati un covo di fondamentalisti sciiti membri della Brigata Badr, allora possiamo considerare l’ipotesi del tutto opposta che miliziani sciiti si siano infiltrati negli organi del ministero degli interni ai livelli più bassi e stiano operando di propria iniziativa o in associazione con le strutture di potere-ombra al di là dell’influenza degli occupanti. Questo ci porta indietro al lavoro di Yasser Salihee, che aveva iniziato a fare domande scomode su come delle persone che si spacciano per agenti di polizia possano mettere le mani su costosi equipaggiamenti della polizia ed operare con impunità in condizioni di massima sicurezza. Anche se postuliamo che quelle persone mantengano una doppia vita quali agenti di polizia un minuto e squadroni della morte sciiti quello successivo, sarebbe ancora necessario rispondere a come folti gruppi di uomini armati con flotte di veicoli possano sfuggire all’attenzione delle forze di occupazione e da elementi nelle forze di sicurezza non leali alla Badr o ad organizzazioni simili. L’intera questione diventa ancora più ridicola se consideriamo che tutte queste unità operano in tandem con personale Usa embedded, i cui agenti sono apparentemente aumentati prima dell’attentato a Samarra. Siamo tenuti a credere che questi miliziani striscino fuori dal letto per commettere atrocità in prigioni segrete nel cuore della notte e poi ritornino furtivamente prima dell’alba, lasciando i loro sconcertati consiglieri Usa a chiedersi perché non possono stare svegli durante le operazioni? Chiaramente tutta l’idea è orribilmente ridicola ed espone l’estrema duplicità nei media mainstream dell’establishment, che non hanno mai posto le più banali domande sugli squadroni della morte nel ministero degli interni e sulle loro relazioni con le potenze occupanti.
SCENA 19: LE VITTIME [PLAY SCENA 19]
Trascrizione scena 19
O dovremmo concludere che le migliaia e migliaia di esecuzioni come queste che stanno avendo luogo in Iraq…
…siano il lavoro di squadroni della morte sguinzagliati dai poteri occupanti per cementare la loro morsa sull’Iraq?
Descrizione scena 19
Le vittime delle esecuzioni extra-giudiziarie da parte di membri delle forze di sicurezza devono ormai essere molte migliaia. Se c’è un disegno per questa violenza, non è ancora chiaro, sebbene stiano iniziando a notarsi alcune linee direttrici. Un gruppo che possiamo dire essere stato deliberatamente preso di mira è quello degli accademici, centinaia dei quali sono stati assassinati fino ad oggi. In America Latina, le guerre di contro-insorgenza hanno deliberatamente preso di mira i segmenti della popolazione che spingevano per cambiamenti sociali progressisti o che resistevano a riforme economiche impopolari. Questo è chiaro, per esempio, nell’attuale conflitto in Colombia, dove i sindacalisti che resistono alla privatizzazione e alla leggi pro-business che si rivelano in una disoccupazione rampante e in una drastica riduzione negli standard di vita, persino oltre quella sperimentata sotto il crudele regime di sanzioni imposto dagli anglo-statunitensi, che portò alla morte di mezzo milione di bambini. Sebbene potreste non trovare molte prove nei media, l’Iraq è inondato di dispute industriali e dimostrazioni per il lavoro e condizioni di vita tollerabili. Lontane dall’avere una qualche intenzione di accondiscendere a tali richieste di base, le potenze occupanti hanno iniziato a reimportare lavoro a basso costo dall’india, il Pakistan e le Filippine in uno spudorato tentativo di abbassare i salari. Nel frattempo, con l’annullamento delle tariffe di importazione, i proprietari di piccole imprese irachene stanno guardando alla produzione estera, anche se metà della forza-lavoro irachena rimane disoccupata.
[Comizio di un sindacalista iracheno]
SCENA 20: L’ULTIMA PAROLA [PLAY SCENA 20]
Trascrizione scena 20
Lasciamo l’ultima parola ad un accademico iracheno anziché ad un mistificatore dei media occidentali.
La guerra civile è ed è sempre stata l’alternativa migliore in caso gli Stati Uniti non fossero riusciti a dominare l’Iraq politicamente. La violenza che vediamo oggi è un indice che l’opzione di distruggere l’Iraq sia stata costantemente caldeggiata. Quel che notiamo è l’importazione di ex patrioti, messi al potere dagli Stati Uniti, i quali hanno imposto una struttura settaria al paese. L’Iraq non è in guerra civile: l’Iraq è sotto occupazione.
La citazione qui riportata di Laith Al-Saud, un professore universitario in scienze sociali attualmente negli Stati Uniti, rappresenta il sentimento della maggior parte degli accademici e degli analisti seri riguardo l’attuale situazione dell’Iraq (per esempio, vedi Occupazione e Settarismo di Ghali Hassan). Lo stesso punto di vista è stato espresso nell’ultimo articolo del giornalista investigativo John Pilger sul New Statesman. Se c’è da obbiettargli qualcosa, Laith Al-Said è stato troppo generoso con gli occupanti suggerendo che la divisione del paese mediante la guerra civile era solo un piano di riserva se tutto il resto fosse fallito. Attualmente ci sono buone ragioni per pensare che balcanizzare lo stato esistente fosse parte dell’agenda di Londra e Washington. La desiderabilità di un tale risultato è stata espressa da Leslie Gelb, presidente emerito dell’influente think tank statunitense chiamato Council for Foreign Relations, in un editoriale del novembre 2003 e ripetuto nel maggio di quest’anno. Ancor più significativamente, l’obbiettivo è condiviso da Mowaffak Rubiae, un dottore iracheno in esilio che è stato messo a capo del nuovo, enorme apparato di intelligence iracheno edificato dalla CIA. La logica del processo è ovvia: gli stati più piccoli sono più deboli e più facili da controllare.
Max Fuller
Fonte: http://www.cryingwolf.deconstructingiraq.org.uk
Link: http://www.cryingwolf.deconstructingiraq.org.uk/sceneselection.html
05.2005
Scelto e tradotto da CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org
VEDI ANCHE: IL LUPO CHE URLA (PARTE I)
Note della redazione:
[1] Al contrario dell’autore, pensiamo ci siano prove più che sufficienti per sostenere non solo che la Brigata Badr (filo-iraniana) esista, ma anche che sia una delle milizie sciite più potenti e feroci attualmente attive in Iraq. Si vedano, per esempio
COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI, I SUNNITI LASCIANO L’IRAQ (KHALID JARRAR)
MILITANTI DI JAFAARI COMMETTONO UN MASSACRO NEL VILLAGGIO DI AL-FURSAN (HAYTHEM KHATAB)
Abbiamo anche dato spazio ad un appello dell’Associazione Internazionale Islamica per i Diritti Umani in Iraq proprio riguardo i crimini della Brigata Badr.
[2] Da quanto ne sappiamo, i due generali di cui parla hanno partecipato a un tentativo di colpo di stato contro Saddam nel 1996, sono stati imprigionati nel 1996 per tale motivo e scarcerati rispettivamente nel 2001 e 2002.
A parte queste inesattezze, che ci pare vogliano togliere qualche colpa all’Iran, abbiamo pubblicato quest’analisi reputandola abbastanza completa e ricca di informazioni — La redazione di ComeDonChisciotte