DI ALCESTE
alcesteilblog.blogspot.com
Una sedicenne, una ragazzina: stuprata nel sonno indotto delle droghe, in un edificio fatiscente, quindi uccisa o lasciata morire; i particolari non sono rilevanti.
Il volto di Desirée, come quello di Pamela Mastropietro, campeggia incessantemente sui visori delle multiformi trincee digitali. Il dibattito viene aperto da subito e reso, da subito, inintellegibile. Alcuni raccolgono facili adesioni politiche sporgendo le trippe dell’avevo-detto-io, altri, i coda-di-paglia, giocano in difesa inalberando diritti mistici; studiosi e professori e indagatori sociali, intanto, estendono articolesse dove si danno pacche gli uni con gli altri: accusano, smorzano, deviano … non gliene frega molto … a loro interessano le tartine sulla scrivania universitaria … assolto il compitino, con uno sbadiglio se ne andranno a casa dove li attende la partita di Champions League; o degusteranno ostriche alla diossina in qualche ristorantino che solo loro conoscono (“conosco un posticino …”).
Desirée è morta. Non conosco i colpevoli, non m’interessano. Ciò che mi interessa, come nel caso del ponte Morandi (La bellezza come argomento), è il luogo dove tale episodio – di un’apocalisse che si segue, giorno dopo giorno, in poltrona – si è consumato. San Lorenzo, una volta borgo operaio e artigiano, e oggi sede indiscussa della cosiddetta sinistra antagonista ovvero di ciò che è degenerazione postmoderna del Sessantotto, a sua volta risibile e sanguinosa parodia del socialismo ottocentesco.
San Lorenzo: un immondezzaio a cielo aperto.
Ancora una volta occorre indagare il genius loci. Tutto qui è brutto, fetente, precario, rovinoso, pestilenziale; San Lorenzo è il correlativo oggettivo di un’attitudine politica altrettanto ignobile: idiota, corta di cervello, gaglioffa, stupidamente riottosa, incolta, lurida, supponente, stregonesca. Si tocca con mano come le antiche forze del socialismo italiano siano state dapprima travisate e annientate e, quindi, estremizzate, sin alla degenerazione, da tale infima suburra.
La pulizia … la pulizia … tutto qui è lordo, disordinato, sgretolato, meschino. Pericolante, abbandonato, alla deriva. Gli antichi valori del socialismo (diritti per il lavoro, la scuola, la salute, il tempo libero) sono stati trasvalutati in nullafacenza da scioperati, in delirio vandalico, lerciume, tatuaggio, fumetto, piercing da fuoricorso, rivolta velleitaria, antirazzismo da beoti, spesa proletaria alla marijuana.
Il cretinismo si taglia a fette.
Se penso che, ancora negli anni Ottanta, gli operai se ne venivano in sezione in giacca e cravatta, coi capelli ravviati e i figlioli al seguito, come docili gattini, mi viene la nausea.
A tanto si è ridotta l’utopia. A un letamaio. Invece di reclamare il pane si anela l’anarchia tossica e delirante. Negri, arabi, calmucchi sono fratelli; la droga stimola la circolazione del sangue e la creatività; Dante è nozionismo, meglio Stan Lee; la famiglia è oppressiva; lo Stato è oppressivo; i carabinieri sono fascisti come l’intelligenza aristotelica; Alceste è fascista; la Patria è fascista, meglio la Matria; giusto deturpare le pareti cittadine con scritte insensate o disegni orribili poiché “muro bianco = popolo muto” oppure lasciar pencolare brandelli di manifesti abusivi in luogo del bugnato; e poi: la donna è oppressa dalla società machi(li)sta e patriarcale; l’utero è mio; cinema e teatro gratis perché se si paga è fascismo e gli artisti non devono essere pagati se no son fascisti pure loro; università aperta a tutti, anche ai deficienti, così si abbassa il livello e siamo tutti promossi; il piercing è bello, il tatuaggio è bello, il crimine è bello perché Carlito Brigante è meglio dei carabinieri fascisti e fa tanto rivoluzione, come Che Guevara; il tam tam è superiore a Battisti e Palestrina; il turpiloquio è espressivo, ben più di Petrarca così come le faticose rimette baciate di qualche rapper puzzolente; l’immaginazione pustolosa è superiore alla pulizia logica come l’effimero lo è rispetto al Colosseo; le pulci son le perle del corpo; sputare sulla bandiera dulce et decorum est o, a scelta, equosolidale; la vetrina impolverata di un suk che evade il fisco comunale e statale è festosa, il negozio di un idraulico italiano il fomite dello strozzinaggio; un angolo spisciato è meglio di un’edicola mariana, lo shiro della pasta e fagioli; la merda di cane sul marciapiede un meritorio affronto al decoro urbano, repressivo e fascista; la frantumaglia delle bottiglie di birra sul selciato, scolate a dozzine, sublima, invece, in un popolo di preziosi cristalli che riflettono il sole della libertà.
Qui soccorre Eraclito: “I porci godono più del fango che dell’acqua pura”.
Il letamaio metropolitano è il nostro futuro e Desirée è morta in quella melma schifosa a cui ha ridotto l’Italia – l’Italia! – l’impostura di mezzo secolo di diritti civili. L’Italia; e Parigi, Stoccolma, Berlino, Madrid.
Sia detto subito: tale mota, questa muffa sociale, è solo la scolatura ultima di un piano multidecennale. La sinistra ufficiale, o la destra, a cui la morte di una sedicenne importa solo per conquistare voti, oppure le istituzioni europee, sono i reali istigatori o i complici o i criminali per omissione, di tale scempio: essi rappresentano, in vario modo, i gradi massonici superiori della dissoluzione italiana: globalizzatori, mondialisti, fautori del piagnisteo PolCor. A creare, come un fungo velenoso, tali microsistemi è, infatti, la demolizione controllata della nostra cultura, lo sfacelo delle istituzioni come modello etico, il ritrarsi progressivo dalla vita comunitaria in nome di un inesistente liberismo, sedicente liberale e libertario.
Tutto ciò che di eminente ha prodotto la Patria è qui negato sistematicamente. La putrefazione della carogna Italia, la cancrena Italia, ha per responsabili i compagni del PD, le destre, Moscovici, Lagarde, Draghi e tutto il cucuzzaro culturale der volemose bene. Gli Antagonisti di San Lorenzo, col loro antirazzismo decerebrato, da manuale antitaliano, rilevano come gli sciocchi soldatini inconsapevoli di tali sommovimenti epocali. Ecco a cosa conduce la negazione di sé stessi in nome dei diritti nichilisti: alla miseria stracciona, intellettuale e materiale. I ghetti americani, da cui deriva la sottocontrocultura dei sinistrati, sono l’epitome perfetta della dannazione dell’identità: ora li abbiamo in casa. Ma lo stesso può dirsi dei destri le cui uniche proposte alternative si limitano alla rivalutazione di Marinetti o dell’acconciatura pilifera di Italo Balbo: la catena devolutiva Céline-Farinacci-Meloni è sotto gli occhi di tutti.
Desirèe è stata lasciata morire nel fango dell’amoralità, sbandata, senza una direzione, senza nemmeno un punto fermo a cui poter aspirare, pur nel naufragio.
Equivocare il deserto come libertà, decantare l’inversione e la sovversione in nome di una rivoluzione da barzelletta: ecco l’utopia strumentale del potere.
Propongo ancora il mio modesto scandalo: tale avvenimento non significa che il nostro mondo stia diventando più violento. Al contrario, la morte di Desirée è la dimostrazione che è la palude il nostro futuro.
La morte dell’ideale ha sminuzzato l’Europa in centinaia di atomi rissosi fra loro, inconcludenti, fatui; ci si trascinerà sino al servaggio bofonchiando rodomontate alla Piero Ciampi: “Te lo faccio vedere chi sono io!”. Episodi di tale genere rilevano solo quali rare e casuali efflorescenze sulla vasta povertà spirituale d’una massa indistinta, culturalmente cenciosa, illogica, ignorante, avida di quietismo.
Ogni tanto, sempre più raramente, i nuovi europei si azzufferanno tra loro incendiando cassonetti o spaccando vetrine.
Tra i fumi e i vapori degl’incendi s’intuirà una pace terrificante.
Alceste
Fonte: http://alcesteilblog.blogspot.com
Link: http://alcesteilblog.blogspot.com/2018/10/il-letamaio-come-utopia-desiree.html
25.10.2018