DI MIKE WHITNEY
Information Clearing House (ICH) Blog
L’enorme bolla azionaria che si è elevata da tassi di
interesse artificialmente bassi e dalla deliberata distruzione del dollaro
mediante sconsiderati aumenti nella massa monetaria ha stornato miliardi di dollari dalla classe lavoratrice statunitense verso voraci aristocratici al
vertice della catena alimentare economica. Il gap tra ricchi e poveri è
cresciuto in tal modo che ora pone una diretta minaccia alla nostra sempre
più fragile democrazia.
“Qualunque si rivelino essere gli sviluppi futuri, la mia miglior
previsione è che gli Stati Uniti continueranno a mantenere una farsa di
governo costituzionale e vadano avanti senza preoccuparsi finché la
bancarotta finanziaria li sconvolgerà”, Chalmers Johnson, “Empire V.
Democracy: Why Nemesis is at our Door”
Ogni volta che un dollaro Usa viene commerciato, si emette un addebito su un conto che è scoperto per 8.6 milioni di milioni di dollari (è l’attuale
dimensione del debito nazionale). Si tratta, senza dubbio, della più grande
truffa della storia. Fragili fogli in verde sbiadito di azioni gratuite sono
alacremente scambiati per costosi beni e servizi senza alcun riguardo per il
reale valore della valuta.
Ed il reale valore della valuta è assolutamente nullo!Come può essere che questo raggiro persista quando le persone sembrano
essere consapevoli dell’enorme debito e dei deficit che si accollano sul
dollaro? Credono ancora nella fiaba infantile sul “credito e la piena fede”
degli Stati Uniti dietro ad ogni verdone? O sono tenuti buoni da appassiti
vecchiacci, come Alan Greenspan e Hank Paulson, che ragliano con tono
rassicurante sulla “forte politica del dollaro”?
Già, già, già.
A dire il vero, il dollaro giace sulle vacillanti fondamenta del consumismo
e del petrolio. L’ingordo appetito del consumatore statunitense nei
confronti della spesa ha tenuto il dollaro in volo per decenni. Gli
economisti si stupiscono della cupidigia degli Stati Uniti per
l’oggettistica elettronica, le ultime mode, e inutili gingilli. Chiamano la
nostra dissoluta spesa “il motore per la crescita globale”, e infatti lo è.
Nessun altro paese al mondo è anche solo vicino ad essere dipendente dalla frenesia commerciale quanto il consumatore Usa. Finché può elemosinare, prendere in prestito o rubare un posto nel centro commerciale, l’orgia per la spesa è destinata a continuare (la spesa dei consumatori è il 70 % del PIL).
Biasimevolmente, ci sono segni che il consumatore Usa stia iniziando a
cedere al peso del super debito personale. La Associated Press ha riportato
proprio questa settimana che “la gente sta risparmiando al tasso più basso
dalla Grande Depressione… e il Dipartimento del Commercio ha dichiarato
che il tasso di risparmi personali della nazione per il 2006 è stato
negativo dell’1 %, la peggior proiezione in 73 anni”.
In aggiunta, il debito delle carte di credito è salito alle stelle, il che
indica che i locatari non sono più in grado di dirottare soldi facili dalle
loro partecipazioni immobiliari. Il precipitante mercato immobiliare ha
rallentato il rifinanziamento fino agli sgoccioli, tagliando gli addizionali
835 miliardi di dollari in contanti che erano stati estratti dalle
partecipazioni immobiliari appena lo scorso anno.
Chiaramente, il benessere si sta esaurendo; la bolla immobiliare sta
planando verso l’abisso e non c’è nulla che il Mastro della Federale Reserve
Bernanke possa fare per salvarla dall’inevitabile schianto.
Le banche centrali nel mondo stanno ora cercando qualche segno che il
consumatore statunitense stia per abbandonare questo spettro. Non appena succederà, ovunque i dirigenti bancari si metteranno in azione,
sbarazzandosi dei loro dollari Usa, diretti alle uscite. Quando il “motore
globale” scoppietta in procinto di fermarsi, sarà la fine del
dollaro.
[Federal Reserve]
Il racket dell’estorsione di petrolio
Il legame tra il dollaro e l’oro nero ha contribuito a tenerlo a galla ma,
in realtà, è solo un’altra gigantesca fregatura. Oltre il 70 % del petrolio
mondiale è espresso in dollari Usa; un monopolio virtuale per gli Stati
Uniti. Fino alla scorso anno, persino la Russia stava usando i dollari nella
sue transazioni con la Germania. Riuscite ad immaginarvi, per paragone, che
gli Stati Uniti ordinino del petrolio dal Canada in rubli?!?
E’ pazzia; ma è questo il sistema che gli Stati Uniti sperano di preservare
per poter mantenere il loro status unico come “valuta di riserva” e
continuare ad espandere il loro debito all’infinito. Ciò spiega perché la
Federale Reserve sia stata in grado di aumentare la massa monetaria di un
enorme 15 % per gli ultimi 6 anni! Milioni di milioni di dollari stanno ora
circolando nel commercio di petrolio mantenendo il valore del dollaro alto e
creando così una domanda artificiale.
L’altra ragione per cui il dollaro non ha dovuto soccombere
all’iper-inflazione è che l’attuale deficit commerciale sta correndo a circa
800 miliardi di dollari per anno. I giganti asiatici (Cina e Giappone) e i
paesi esportatori di petrolio stanno prosciugando oltre 700 miliardi di
dollari all’anno del nostro passivo!
Il legame tra il dollaro e il petrolio costringe le banche centrali a
mantenere enormi riserve di dollari Usa per pagare assiduamente il prezzo in
ascesa del petrolio, che mantiene le loro industrie e i macchinari in
azione. Altrimenti avrebbero già buttato il flaccido dollaro anni fa,
passando al ben più fisso euro.
Il cosiddetto ‘sistema economico globale’ non ha nulla a che vedere con la
competizione, i liberi mercati o l’iniziativa privata; quello è solo il
pomposo linguaggio delle pubbliche relazioni. In pratica, è il più grande
racket di estorsione al mondo, laddove il “Padrino” — lo Zio Sam — punta
una pistola alla testa dei suoi obbiettivi e li costringe ad usare la nostra
carta a corso forzoso per ordinare il petrolio che lubrifica le loro
economie.
Perché qualcuno dovrebbe accettare un assegno personale da una nazione che
deve alla banca oltre 8.6 milioni di milioni di dollari?
Perché?
E’ un ricatto, puro e semplice; eppure, i Cinesi, i Giapponesi etc
continuano a pagare sapendo bene che non abbiamo né l’intenzione né le
risorse per ripagarli.
E’ follia.
Ogni tanto, una nazione ribelle cercherà di rompere i ceppi della tirannia
del dollaro e di operare fuori dal sistema gestito dagli Stati
Uniti.
Per esempio, Saddam Hussein si convertì agli euro 6 mesi prima di essere
bombardato a tappeto in Shock and Awe. La sua disobbedienza ha solo
accelerato la sua caduta finale.
Ora l’Iran ed il Venezuela minacciano di passare all’euro. E’ di qualche
sorpresa che siano entrambi nella lista dell’asse del male di Bush?
La Russia ha già effettuato la conversione in euro e rubli (e ha
considerevolmente ridotto le sue riserve di dollari Usa) ma, ovviamente, il
cambio di regime è più difficile quando uno stato possiede armi nucleari.
Invece, i media mainstream stanno conducendo un’impressionate campagna
“Swift Boat” [1] contro Putin, diffamandolo come “autocrate russo” che sta
“facendo retrocedere la democrazia”. Allo stesso tempo, l’amministrazione
Bush sta minacciando di impiegare sistemi missilistici nell’Europa Orientale
e di far aumentare la pressione nelle ex repubbliche sovietiche.
Bush preferirebbe ricominciare la Guerra Fredda piuttosto che abbandonare la
supremazia del dollaro.
Ma perché? La centralità del dollaro è davvero così cruciale per la nostra
economia?
Il dollaro è il traballante filo che tiene l’economia globale nella mani di
decrepiti avari alla Federal Reserve. E’ la pietra angolare di tutto uno
sventurato sistema economico, che ora contempla la tortura, le extraordinary
rendition (2) e una miriade di altri crimini di guerra.
I giovani musulmani che vengono rapiti nelle strade dell’Europa e dell’Asia
per essere portati nei Black Site (3) della CIA, dove vengono simulati
annegamenti e piramidi umane, sono torturati per difendere uno spiegazzato
pezzo di carta verde che portiamo nelle tasche dei pantaloni.
Pensate che stia scherzando?
Date un’occhiata al budget di Bush per il 2007-2008: 700 miliardi di dollari
per le guerre straniere?!? Non c’è modo in cui gli Stati Uniti possano
ripagare quel debito in modo normale, cioè aumentando le esportazioni.
Infatti, Bush ha già detto che pensa di preservare i suoi tagli fiscali –
privi di fondi – che producano o meno deficit mostruosi.
Quel che Bush pensa di fare è costringere le banche centrali estere a
mantenere un maggior attivo basato sul dollaro, scaricando così il nostro
gigantesco debito ai nostri partner commerciali. Secondo Bob Chapman
dell’International Forecaster, “il debito Usa è al 10.1% con 4.085 milioni
di milioni di dollari e corrisponde al 58.8% DI TUTTO IL CREDITO EMESSO A
LIVELLO GLOBALE LO SCORSO ANNO. Gli Stati Uniti stanno producendo un debito
maggiore del resto del mondo messo assieme.
Finché i leader stranieri vorranno prendersi la nostra carta, Bush
continuerà ad espandere il nostro debito. Come ha fatto notare Chalmers
Johnson, “Siamo dipendenti dalla ‘gentilezza degli stranieri’ ” (The
Blanche Dubois economy).
Ovviamente, se le banche centrali si stancano di questo modello a piramide e
abbandonano il dollaro, il mondo può continuare con il business di occuparsi
del riscaldamento globale, la povertà, l’AIDS, il picco del petrolio, la
proliferazione nucleare etc. Ma non succerà finché il dollaro regna supremo
e un piccolo gruppo di malviventi non eletti alla Fed continuerà a far
affondare il sistema.
La giustizia economica ed un’equa distribuzione della richezza con una
maggiore parità tra le valute. Questo richiede un “cambio di regime” per il
dollaro e un allentamento della sua tirannica presa sul sistema
economico.
In Cammino come Sonnambuli nella Repubblica di Weimar
Statunitense
La buona notizia è che in ogni caso l’amministrazione Bush sta spingendo il
dollaro verso l’estinzione. Sarà sufficiente qualche altro anno
caratterizzato da deficit commerciali da 800 miliardi di dollari, da tagli
alle tasse per i mega ricchi profusi con generosità e senza copertura, il
tutto unito ad un budget del Pentagono da più di 700 miliardi di dollari, e
il vecchio verdone farà la fine del Dodo [uccello di grosse dimensioni delle
Isole Mauritius estintosi alla fine del XVII secolo – N.d.T.]. Jim Willie di
GoldenJackass.com ha sintetizzato l’intera questione nella seguente
maniera:
“Nella storia delle banche centrali non è mai acccaduto prima che il
coordinamento segreto, le pressioni influenti, la gigantesca creazione di
denaro, le statistiche addomesticate e la interferenza dei mercati
finanziari, siano state capaci di raggiungere simili proporzioni, dando così
vita a fenomeni tanto cupi e tanto profondi. La mia imputazione è chiara:
questa è un’epoca che ci riporta indietro alla Repubblica di Weimar, e di
questo siamo stati messi in guardia dagli ultimi due anni che meritano di
essere descritti solo con degli scarabocchi. Le banche centrali hanno
collettivamente abusato del privilegio di stampare denaro, e nel farlo,
hanno garantito la continuità di un gold bull market – mercato rialzista che
fa affari d’oro [2]…Il più pesantemente la contraffatta pressa è impegnata
ad erogare dollari elettronici, utilizzandoli nelle più svariate operazioni,
nelle attività di credito, nelle spese dei consumatori, nelle avventure
militari, nelle vecchie ma sempre valide frodi, è tanto più il toro d’oro si
avvantaggia della somministrazione di nuove dosi di ossigeno e di
sangue”.
Willie ha ragione: il sistema è marcio fino al midollo. Una volta che il
dollaro sarà colato a picco, le altre valute correranno a riempire il vuoto
lasciato e questo genererà una competizione più ampia fra i giganti
dell’energia e dell’industria manifatturiera. Emergerà un nuovo paradigma
che distribuirà il potere fra gli stati in maniera più equa. È una maniera
per resuscitare un sistema che è al momento tenuto assieme attraverso il
ricorso alla forza delle armi.
Ma oltre a questo, per quanto ancora la Cina e il Giappone continueranno a
favoreggiare l’avventurismo guerrafondaio di Washington? Sono convinto che i
pugnali sono già stati affilati a Beijing, Caracas, Delhi e a Mosca. Tutti
loro stanno solo aspettando che Bush varchi quella linea invisibile nella
sabbia che gli consentirà di gettare al vento le proprie banconote
statunitensi e quindi di attendere la caduta di Golia.
Quella “linea invisibile nella sabbia” è l’Iran.
Il mondo si trova ad un crocevia e tutti coloro che possono far appannare
uno specchio lo sanno bene. Il modello della super potenza che è dominante a
livello globale è fallito miseramente. Abbiamo bisogno di un amministratore
più responsabile del pianeta e delle sue risorse.
Come possiamo pretendere di costruire le nostre economie quando a
controllare il rubinetto di riserve petrolifere, che vanno rapidamente
diminuendo, è un ristretto gruppo di plutocrati occidentali? Come possiamo
attaccare il cambiamento climatico quando quegli stessi ciechi depravati si
servono di pseudo scienziati per criticare il riscaldamento globale? Come
possiamo affrontare il problema della proliferazione nucleare quando i
militaristi neo conservatori credono che il ricorso a testate nucleari a
bassa intensità e a bombe bunker buster sia del tutto lecito?
Questo modello è frantumato in maniera irrimediabile. Le nostre condizioni
sarebbero molto migliori di queste se ci si decidesse a serrare la Casa
Bianca e la Federal Reserve e a ricominciare dalla Fase Uno.
Il mondo ha bisogno di staccare la spina dagli sprechi di spesa di
Washington e da guerre che vengono scatenate senza alcuna provocazione. Allo
stesso tempo e in maniera crescente, i creditori internazionali sono
riluttanti a voler continuare il finanziamento dello stravagante consumismo
statunitense. E nessuno si è fatto ingannare dalla vergognosa frode della
“guerra al terrore” di Bush; un conflitto che è stato chiaramente
architettato al solo scopo di assumere pieno controllo sulle rimanenti
risorse del pianeta.
Il mondo si va riallineando secondo interessi mutuali e verso una visione
condivisa del futuro. L’emergere di alleanze energetiche in America Latina e
nel continente Asiatico [particolarmente la Shanghai Cooperation
Organization – SCO che adesso controlla la maggior parte dei nuovi depositi
e della produzione petrolifera] segnala il declino dell’influenza
occidentale e l’ascendenza di un nuovo paradigma energetico. Il potere si va
progressivamente allontanando da Washington.
Queste sono senza alcun dubbio cattive notizie per il verdone che dipende
dal suo legame con il petrolio per il sostentamento del suo enorme
debito.
Adesso il dollaro si ritrova a fronteggiare delle sfide che provengono da
tutte le direzioni. Le elite occidentali hanno brutalizzato la base
economica del paese svuotando la nostra base manifatturiera e questo allo
scopo di distruggere il movimento del lavoro Americano.
Il libero commercio ha trasformato gli USA nella più grande nazione
creditrice della storia. Il paese non esporta più niente fatta eccezione per
le bombe e la miseria.
Inoltre, come fa notare il Rappresentante al Congresso Ron Paul, “La maggior
parte delle persone informate ritiene che l’inflazione sulla riserva
monetaria non solo continuerà, ma che è anche destinata ad accellerare.
Questa anticipazione, unita al fatto che nel corso degli ultimi 15 anni è
stata creata una massa di dollari nuovi di zecca che non sono stati
pienamente scontati, assicura un ulteriore svalutazione del dollaro”.
È probabile che alla fine i mercati reagiranno, i creditori internazionali
la smetteranno di comperare i nostri Buoni del Tesoro, e il dollaro cadrà
nel precipizio.
Le leggi di gravità sono valide sia nel campo dell’economia che in quello
della scienza.
Segnali d’allarme continuano ad essere lanciati da tutte le parti. Lo scorso
Dicembre la banca centrale Cinese ha lanciato un avvertimento sui rischi che
derivano dal progressivo indebolimento del dollaro:
“Se si interrompe il flusso di capitale internazionale negli USA, potrebbe
verificarsi una caduta significativa del dollaro con il conseguente
restringimento dei consumi e degli investimenti, la crescita dei tassi di
interesse, mentre i capitali finanziari saranno sottoposti a ondate di
turbolenza, danneggiando così la stabilità finanziaria ed economica globale.
Potrebbero verificarsi degli aggiustamenti su come vengono investiti il
capitale privato Europeo, le riserve Asiatiche destinate agli scambi
internazionali e i profitti che derivano dalle esportazioni
petrolifere”.
Sì naturalmente, la prospettiva è quella di un completo collasso economico
con il capitale che abbandona gli Stati Uniti per volarsene verso paesi
stranieri e con l’economia Americana che crolla riducendosi in un mucchio
di macerie.
La dichiarazione della banca centrale Cinese continua dicendo:
“Se l’attuale resoconto sul deficit Statunitense continua a crescere più
velocemente del PIL, allora il valore d’investimento degli assetti
Statunitensi potrebbe essere messo in dubbio e quindi sfidato mentre la
disponibilità degli investitori a continuare a tenere nonchè comperare
prodotti finanziari Statunitensi potrebbe indebolirsi. Questo potrebbe
causare dei cambiamenti nel flusso del capitale, nei tassi di cambio delle
più importanti valute, e nel valore degli assetti degli scambi
internazionali”.
La banca Cinese sta fornendo al team Bush un capitolo prelevato dall’Econ.
101: “Se continuate a spendere più di quello che incassate, il mercato
azionario cadrà, il dollaro precipiterà, e l’economia statunitense
affonderà”.
Che cosa potrebbe essere detto più chiaramente di così?
L’amministrazione tuttavia preferisce ignorare le leggi di base che regolano
l’economia e persegue un piano cervellotico che prevede lo scatenamento di
guerre d’aggressione in tutto il pianeta e il saccheggio delle riserve
petrolifere mondiali.
Sinora, i risultati non sono stati certo molto incoraggianti.
Il declino della Sovranità Statunitense: date la colpa ai Federali!
Gli Stati Uniti si sono incamminati sulla strada della perdizione quando
hanno trasferito il potere di creare denaro alla Federal Reserve, che è di
proprietà privata. La strada è stata tutta in salita sin da allora.
L’uomo che può fissare i tassi di interesse e creare denaro è più potente
dell’uomo che può far muovere gli eserciti e modificare le leggi.
Attribuendo questa autorità alla Federal Reserve ci siamo assicurati che le
politiche che governano la nostra economia vengono decise da membri non
eletti che provengono dai ranghi dell’elite che governa e le cui scelte
naturalmente riflettono gli interessi della loro classe di appartenenza.
La frattura nel livello di benessere che si è aperta come un baratro fra il
ricco e il povero in America ha avuto origine nelle politiche di classe dei
Federali. Le massicce bolle di equità che sono scaturite da tassi di
interesse artificialmente bassi e la deliberata distruzione del dollaro
attraverso il ricorso ad aumenti spericolati nella riserva monetaria hanno
stornato milioni di milioni di dollari dalla classe lavoratrice
statunitense alla vorace aristocrazia che si trova al vertice della catena
alimentare economica. L’abisso che divide i ricchi dai poveri è cresciuto in
tale misura che adesso pone una diretta minaccia alla nostra sempre più
fragile democrazia. Questa è la ragione per cui Thomas Jefferson ha
detto:
[Ritratto e statua di Thomas Jefferson]
“Se il popolo Americano permetterà che siano banche private a controllare la
emissione della nostra moneta, prima con l’inflazione, poi con la
deflazione, le banche e le multinazionali che sorgeranno toglieranno al
popolo tutte le loro proprietà fino al punto che i loro bambini si
sveglieranno senza casa sul continente che è stato conquistato dai loro
padri. La emissione del potere dovrebbe essere tolto dalle mani delle banche
e restituito al popolo, al quale appartiene legittimamente”.
Un popolo libero non è in grado di controllare il proprio destino a meno che
non eserciti pieno controllo sulla propria moneta: la Federal Reserve deve
essere abolita!
Note:
[1] Una “swift boat” (lancia veloce) è un tipo di imbarcazione che i Marine
Usa hanno adoperato in diversi scenari bellici, tra cui il Vietnam. Durante
l’ultima campagna presidenziale statunitense, l’associazione Swift Boat
Veterans for Truth ha messo in dubbio il passato militare dello sfidante
John Kerry, il quale sarebbe stato addetto proprio ad una swift boat.
[2] I termini bull market o mercato rialzista e bear market o mercato ribassista indicano situazioni in cui il mercato azionario segue un
determinato andamento per un certo periodo. Bull e bear, il toro e l’orso,
sono da sempre i simboli del buon andamento (il toro=bull) o del cattivo
andamento (the bear=l’orso) dei titoli azionari – Fonte: Wikipedia
Traduzione per www.comedonchisciotte.org & www.radioforpeace.info a cura di MELEKTRO & CARLO MARTINI