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La Redazione

 

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Il fascicolo che non c’è!

L'attualità di Kafka nella Giustizia all'Italiana.
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A cura di Ivana Suerra
Il 2 Maggio 2022
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Il fascicolo che non c'è!

Di Ivana Suerra, ComeDonChisciotte.org

La giornalista colombiana Virginia Vallejo, nota per aver intrattenuto una relazione amorosa con Pablo Escobar, ha raccontato in un libro autobiografico alcuni dettagli dell’assalto al Palazzo di Giustizia di Bogotà del 1985.

Dal racconto, successivamente confermato dalla sua deposizione in un’aula giudiziaria, emerge come Escobar avesse finanziato la presa dell’edificio con lo scopo di eliminare le prove raccolte contro di lui nel Processo sul Cartello della droga di Medellin.

I colombiani lo ricordano come l’’Olocausto della Giustizia’, conclusosi con il Palazzo in fiamme, fascicoli processuali compresi.

In Italia, di fronte a mali decisamente meno estremi, i rimedi che si potrebbero escogitare non sono così tanto drammatici.

Può capitare, per esempio, che i fascicoli vengano smarriti.

Può capitare per qualsiasi processo, anche per quelli al secondo grado di giudizio dopo una condanna in primo grado.

Può capitare anche in Corti d’Appello prestigiose, non sospettabili di sciatteria.

Può capitare anche quando gli imputati coinvolti siano noti alle cronache politiche e le loro sorti processuali attenzionate dall’opinione pubblica.

D’altra parte, dopo due anni di ‘pandemenza’, di energie sprecate a contingentare gli ingressi, a controllare i green pass e a ‘non’ lavorare da remoto, il personale di cancelleria si trova in evidente stato confusionale e, pertanto, non è da biasimare nemmeno nel caso in cui renda irreperibile gli atti originali di un processo penale… “Qualcuno l’avrà spostato” : pulizie di primavera!

Non che prima del 2020 la giustizia italiana fosse in forma smagliante, tutt’altro; ciò non toglie che, anche grazie all’avanzata della digitalizzazione, il livello di de-responsabilizzazione del capitale umano impiegato in questo settore stia spaventosamente aumentando. Ed ecco che, quando il caos prende piede in simili ambienti – ammesso e non concesso che, nel caso di specie, di ciò si stia parlando – diventa impossibile credere nella serietà della giustizia, così come di tutti quei consessi laddove si pretende di garantire la tutela della sostanza proprio mediante il rigorismo della forma.

Come non ripensare, dunque, all’opera postuma di Kafka “Il Processo” che, pur essendo in linea con lo stile allegorico e paradossale dell’autore, si rivela oggi quasi una descrizione analitica della realtà.

La condizione onirica in cui si ritrova K., protagonista del romanzo, è quella di un uomo accusato – senza darsene mai realmente conto – di un presunto illecito, i cui dettagli non avrà nemmeno modo di conoscere.

Le pagine kafkiane riescono ad ingenerare nella mente del lettore un turbamento crescente, derivato dal fatto che il personaggio diviene via via vittima della sua stessa ingenuità: ingenuo è, infatti, il suo tentativo di affrontare la macchina giudiziaria con la logica, ingenua la sua convinzione di poter governare gli eventi.
Allo stesso modo, per Kafka, peccano coloro i quali, pur immersi in questa realtà, vagheggiano di cambiarne lo stato delle cose:

“gli avvocati – e anche il più piccolo può farsi almeno in parte un’idea della situazione – sono ben lungi dal pensare di introdurre o imporre qualsiasi miglioria in Tribunale, mentre quasi tutti gli imputati, cosa molto significativa, anche gente molto semplice, non appena ha inizio il processo cominciano subito a escogitare proposte di miglioramenti, sprecando spesso tempo ed energie che potrebbero impiegare molto meglio diversamente.
La sola cosa giusta era rassegnarsi alla situazione esistente.” (1)

Probabilmente, è per questa ragione che l’indignazione, di fronte alla recente notizia della scomparsa del fascicolo dibattimentale inerente al Processo dei coniugi Renzi, sarebbe sentimento sprecato.

A chi fosse tanto ostinato da voler approfondire la vicenda, non resta che interpellare la cancelleria della Corte d’Appello di Firenze, rigorosamente al telefono, rimanendo disciplinatamente in attesa dopo aver digitato la lunga sequenza di numeri suggerita dalla voce registrata del risponditore automatico…

di Ivana Suerra, ComeDonChisciotte.org

 

NOTE

(1) Franz Kafka, Il Processo, 1925.

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