IL DISPREZZO PER LA VERITA' HA DATO INIZIO AD UNA NUOVA ERA OSCURA

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blankDI PAUL CRAIG ROBERTS
Anti War

Nel giallo storico La figlia del tempo di Josephine Tey (nome d’autore di Elizabeth MacKintosh), l’ispettore di Scotland Yard Alan Grant, mentre è costretto nel suo letto di ospedale, risolve un caso del 15° secolo: l’omicidio di due principesse York nella Torre di Londra. Le principesse furono assassinate da Henry VII, e del crimine fu accusato Richard III per giustificare la violenta presa di possesso del trono inglese da parte di Tudor.

Se una scrittrice di gialli del 20° secolo può scoprire la verità su un omicidio del 15° secolo, gli storici non hanno scuse per continuare a scrivere nei libri di testo che Richard assassinò i suoi nipoti. Gli storici britannici sono rimasti fedeli alla propaganda di Tudor a lungo dopo che i Tudor non erano più in circolazione per essere temuti o serviti.

All’inizio dell’era scientifica, gli uomini avevano la speranza che la capacità di scoprire la verità avrebbe liberato l’umanità dalla superstizione, il dogma, e dal servizio per il potere. La fede nella verità era forte. La verità avrebbe portato giustizia e la fine dei privilegi di status e delle falsità propagate dal privilegio. La fede nella verità ebbe vita breve. Oggi, la propaganda è in ascesa ovunque.
Ogni settimana un altro apologeta del Presidente Bush compara “la lotta di Bush per la libertà irachena” alla “lotta per la libertà degli schiavi” di Abraham Lincoln. La guerra civile americana non fu combattuta per “liberare gli schiavi”, come hanno ampiamente documentato Thomas DiLorenzo ed altri accademici, e tanto meno lo scopo dell’illegale invasione dell’Iraq da parte di Bush era “portare libertà agli Iracheni”. La scusa della libertà fu inventata dopo che divenne impossibile mantenere le finzioni sulle armi di distruzione di massa irachene e sui legami tra Saddam Hussein e Osama Bin Laden. Bush deve ancora dichiarare la vera ragione per cui ha invaso l’Iraq.

Negli Stati Uniti di oggi, la demonizzazione e la propaganda sostituiscono i fatti e le analisi. Professori e giornalisti sono rapidi nel prestare i loro nomi e le loro voci alle falsità che governano la nostra vita. Proprio come la politica estera di Hitler era basata sulla propaganda, così lo è quella di Bush e Blair.

Il successo della propaganda favorisce l’illusione del governo di avere il monopolio sulla verità. E’ il monopolio sulla verità che dà al regime di Bush il diritto di definire il “problema Iran”, il “problema Siria”, il “problema Libano”, il “problema Corea” e di applicare la coercizione al posto della comprensione e del negoziato.

Certa di possedere la verità, l’amministrazione Bush rifiuta di parlare ai nemici che essa ha prodotto. Li combatterà e basta.

Quando accademici come John Walt e Stephen Mearsheimer, o il Presidente Jimmy Carter, il quale ha cercato più di chiunque altro di raggiungere la pace arabo-israeliana, evidenziano che il maltrattamento dei Palestinesi da parte di Israele è una causa del tumulto mediorientale, sono immediatamente denunciati come anti-semiti. Giornalisti e accademici che non sanno nulla del Medio Oriente o dei suoi guai sanno ugualmente cosa devono dire quando chiunque menziona Israele in un qualunque contesto critico. E non hanno rimorso a dirlo: che la verità sia dannata.

Senza impegno per la verità, vacillano e scompaiono scienza, giustizia e dibattito.

La fede nella verità sta scomparendo dalla nostra società. Non è chiaro se gli stessi scienziati credano ancora nella verità o nella capacità di scoprirla.

La scoperta della verità non è più lo scopo del nostro sistema di giustizia penale. Una volta gli organi pubblici di accusa pensavano che fosse meglio 10 criminali liberi piuttosto di un innocente condannato ingiustamente. Oggi credono negli alti tassi di condanna per giustificare i loro budget e la rielezione.

Nel passato la polizia risolveva crimini. Oggi raccolgono sospetti e fanno pressione su di loro.
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Non ci fu dibattito nella Germania nazista e nella Russia staliniana, e non ce n’è alcuno negli Stati Uniti di oggi. Molti Statunitensi, che si pensano conservatori anche se non hanno mai letto, né potrebbero identificare, uno scrittore conservatore, fanno equivalere il dire la verità all’odio dell’America. Hanno la mentalità di Bush: “Siete con noi o contro di noi”. I sostenitori di Bush rispondono ad articoli basati sui fatti riguardo l’Iraq o l’Afghanistan e la lacerazione della Costituzione suggerendo che se l’autore odia tanto l’America, allora dovrebbe trasferirsi a Cuba o in Cina.

Oggi, negli Stati Uniti, le “verità” di ogni fazione sono definite dal dogma o dall’ideologia della fazione. Ogni fazione proibisce le analisi fattuali che non vuole sentire. Questo è vero sia nelle università che nelle competizioni politiche. La vecchia nozione liberale che “dovremmo seguire la verità ovunque vada” ha da molto abbandonato gli Stati Uniti. I think tank riflettono le opinioni dei donatori. Gli studi non sono più indipendenti dai loro finanziatori. Negli Stati Uniti, la verità è diventata di parte.

Tutte le società hanno elementi di mito: falsità che servono comunque ad unire un popolo. Ma molti miti servono come camuffamento per il male. Uno dei più grandi miti è che “i soldati sono morti per la nostra libertà”. I soldati sono morti per l’impero statunitense, per la servitù delle elite di questo paese verso l’Inghilterra, e per i profitti del complesso militare-industriale. Alcuni potranno essere morti in Corea per la libertà dei Sud Coreani, e alcuni potranno essere morti cercando di salvare i Vietnamiti del Sud dai Vietnamiti del Nord comunisti. Ma sono fandonie che i soldati siano morti per la nostra libertà.

Non c’erano possibilità che la Corea del Nord attaccasse gli Stati Uniti negli anni ’50 o che il Vietnam attaccasse gli Stati Uniti negli anni ’60 e non ce n’è alcuna oggi. I Nazisti furono sconfitti dalla Russia prima che le truppe statunitensi sbarcassero in Europa. Gli Usa non affrontarono mai alcuna minaccia di invasione da Germania, Italia o Giappone.

Le guerre degli Stati Uniti hanno creato un’isteria che ha messo a rischio la nostra libertà. Abraham Lincoln soppresse la libertà di stampa e fece arrestare editori e legislatori di stato. Woodrow Wilson arrestava i critici della guerra. Franklin Roosevelt internava i cittadini statunitensi di origine giapponese. George W. Bush ha distrutto la maggior parte della Carta dei Diritti. Nel 2006 il Congresso si è appropriato di fondi per costruire campi di concentramento negli Stati Uniti.

Recentemente, Newt Gingrich, l’ex portavoce della Camera, ha detto che la libertà di parola è incompatibile con la “guerra al terrore”. Se ci vuole uno stato di polizia per combattere il terrore, allora il paese è perso anche se venissero sconfitti terroristi musulmani. Gli Statunitensi hanno molto più da temere da uno stato di polizia nazionale che dai terroristi.

La grande maggioranza dei terroristi del mondo sono le recente creazione delle invasioni di Afghanistan e Iraq da parte di Bush e dell’invasione di Israele del Libano e della brutalità verso i Palestinesi. Bush sta simultaneamente creando terroristi e uno stato di polizia. Non serve a nessuno tranne che alla polizia rendere il suo potere insindacabile.

Il 26 Dicembre, Jeff Cohen ha spiegato su Truthout come la propaganda di guerra ha preso il possesso delle notizie televisive e demonizzato chiunque dica la verità riguardo l’Iraq, mentre incita al fervore bellico. Fox “News” è stata la peggiore, con i propri ranghi di generali e colonnelli che hanno venduto la loro integrità per i dollari e la presenza in TV. Una delle più forti voci della Fox a favore della guerra era un generale in pensione che sedeva nel consiglio di un’azienda di mercenari.

Quando l’amministrazione Clinton permise il concentramento dei media negli anni ’90, l’indipendenza dei media statunitensi fu distrutta. Oggi ci sono pochi grandi conglomerati i cui valori dipendono dalle licenze di trasmissione del governo. I conglomerati sono guidati da direttori d’azienda, i quali non sono giornalisti e i cui occhi sono puntati sugli introiti della pubblicità. Pubblicano e trasmettono quel che è sicuro. Questi conglomerati non si prenderanno rischi per conto della libertà di parola o della verità.

Le sfide che gli Stati Uniti affrontano non sono il terrorismo e le riserve di petrolio. Le sfide che affrontiamo sono lo stato di polizia creato da Bush e il disprezzo per la verità che è endemico nel governo, le università ed i media. Gli Stati Uniti sono entrati in un’era oscura di dogmi e di un potere che non deve rispondere a nessuno.

Paul Craig Roberts era Assistente Segretario del Tesoro nell’amministrazione Reagan. E’ stato co-direttore della pagina editoriale del Wall Street Journal e co-autore di “Tiranny of Good Intentions”

Versione originale

Paul Craig Roberts
Fonte: http://www.antiwar.com/
Link: http://www.antiwar.com/roberts/?articleid=10239
29.12.2006

Versione italiana

Fonte: http://www.radiokcentrale.it/
Link: http://www.radiokcentrale.it/articolinuovaera/itapiece221.htm

Traduzione a cura di Carlo Martini per www.radioforpeace.info

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