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IL CROLLO DELLA BORSA DI MARTEDI'…

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A cura di God
Il 8 Marzo 2007
65 Views

blank… LA “MANO INVISIBILE” DI GREENSPAN

DI MIKE WHITNEY
Information Clearing House

La caduta della borsa di martedi scorso ha le impronte insanguinate di Greenspan dappertutto. E, no, non sto parlando delle predizioni dalla sfera di cristallo di Sir Alan sulla recessione incombente; quelle sono solamente altre delle sue contorte ciance. Il vero problema sono le suicide politiche della Federal Riserve: i bassi tassi di interesse e la deregulation della valuta, che hanno spianato la strada per l’Armageddon economico. Che il contagio del mercato azionario cinese persista o meno non ha importanza; l’economia americana è diretta al crollo ed è tutta colpa dell’appassito ex capo della Fed, Alan “Grande Depressione” Greenspan.

Dunque, cos’ha a che fare il claudicante mercato azionario cinese con Greenspan?Greenspan era la forza direttrice dietro la deregulation che ha continua a far librare senza vincoli il dollaro, mentre i Cinesi e i Giapponesi manipolano le proprie valute. Questo dà alle loro industrie un vantaggio competitivo, che permette di fare offerte più basse dei loro rivali stranieri. Il Big Business ama quest’idea, perché offre risorse più economiche di forza-lavoro e permette di massimizzare i profitti. Ma è stato un disastro per gli Americani, che hanno visto in modo crescente come i loro lavori ben pagati venivano appaltati a ditte esterne, mentre gli impianti produttivi della nazione smantellati e dislocati nell’Estremo Oriente.

Greenspan è stato il più grande campione della deregulation; è un altro modo in cui paga tributo al Vitello d’Oro del “libero commercio”, il dio dell’accumulo personale.

Ieri, i Cinesi si sono colpiti da soli. Mantenendo il valore della loro valuta basso, hanno generato un’ondata di speculazione che ha inflazionato il loro mercato azionario del 140 % in un anno. Quando il governo ha minacciato di stringere i tassi di interesse, il mercato azionario è entrato in picchiata e l’indice globale ha avuto un calo del 9 % nel giro di qualche ora. Se avessero giocato secondo le regole del “libero mercato”, anziché fissare la loro valuta a dollari artificialmente economici avrebbero potuto evitare l’inflazione della loro borsa.

Come succede, le scosse nel mercato cinese hanno mandato tremori in tutto il sistema globale ed innescato una perdita di 416 punti a Wall Street; il più grande ribasso dall’11 settembre. Ora il mondo sta guardando nervosamente per vedere se i mercati possono recuperare o se questo è solo l’inizio del grande sfacelo economico degli Stati Uniti.

Le cifre del PIL di Mercoledì non sono incoraggianti. Il Dipartimento del Commercio ha rivisto i propri dati originali da un robusto 3, 5 % dei PIL ad un pallido 2,2. L’economia sta crollando più velocemente di quanto chiunque abbia mai anticipato. Inoltre, i beni durevoli sono precipitati oltre le aspettative e il mercato immobiliare continua a calare. I guai nel mercato subprime [1] si stanno diffondendo a prestiti non convenzionali mentre un numero sempre maggiori di proprietari di casa sovra-indebitati non è in grado di pagare la propria ipoteca mensile. (Entro la fine della giornata del 24 dicembre, i creditori di ipoteche subprime erano già falliti). L’impero di debiti di Greenspan è destinato ad una pressione sempre maggiore, mentre la volatilità aumenta.

Lunedì, l’Associazione Nazionale degli Agenti Immobiliari (National Association of Realtors, NAR) ha riportato un balzo del 3 % nelle vendite di case esistenti, ma erano tutte fesserie. Il settore immobiliare si è associato ai media nel cercare di rimuovere quel che sta davvero accadendo, inondando l’opinione pubblica con gaudi discorsi di ripresa. Non credeteci. Andate sui loro siti web e scoprirete che “anno dopo anno” le vendite di gennaio calavano di un enorme 290.000 case. Aggiungete questa ghiotta notizia a quella (annunciata oggi) sulle “nuove vendite di case che sono calate del 16.6 %, il più alto valore dal 1994” (Bloomberg) e avrete la panoramica di un settore che barcolla sull’orlo del collasso.

Greenspan ha pompato la bolla immobiliare di elio; sentiremo il colpo di ritorno per un decennio o più. Eppure, lo gnomico ex- padrone della Fed ha avuto l’audacia di mettersi davanti alle telecamere e dire “Non abbiamo avuto alcun evidente, significativo effetto di ritorno sull’economia statunitense dalla contrazione nel [settore] immobiliare”.

Davvero?

Apparentemente, Greenspan non ha preso nota dello stellare tasso di pignoramenti sul crescente numero di persone che si affidano all’assistenza pubblica. E’ dubbio che si possano notare le lotte dei lavoratori dal santuario di manicure sulle colline pedemontane di Aspen.

Non è solo il mercato immobiliare che sta cedendo per via dell’espansione del debito, ma anche il mercato azionario. La scorsa settimana, la Associated Press ha riportato che “gli investitori stanno chiedendo prestiti ad un ritmo record per investire in borsa, e il trend sta sollevando preoccupazione a Wall Street riguardo a cosa potrebbe succedere se avesse luogo un’ingente correzione… L’ammontare del margine di debito, che è il modo in cui i broker definiscono questo tipo di prestito, ha toccato un record di 285.6 miliardi di dollari a gennaio alla Borsa di New York. Un così forte appetito, sullo sfondo di compiacenti condizioni di mercato, potrebbe lasciare gli investitori malamente esposti, se i principali indici fossero impigliati in un declino. Alcuni potrebbero trovarsi costretti a vendere le azioni o altri asset per venire incontro a quel che è noto come chiamata di margine, quando un broker richiede effettivamente il pagamento del prestito”.

L’ultima volta in cui il margine di debito è stato alto era durante la bolla dei dot.com nel marzo 2000. Sappiamo tutti com’è finita; la bolla è scoppiata portandosi via 7 milioni di milioni di dollari in risparmi e pensioni della classe lavoratrice degli Stati Uniti.

Potrebbe essere stato evitato se ci fossero state delle regolamentazioni prudenti ed aventi forza esecutiva sul margine di debito. Ovviamente, sarebbe stata una violazione al dogma centrale dello sfruttamento da libero mercato: “Non ci deve essere alcuna legge che impedisca di spennare senza scrupoli il popolo americano”.

Il margine di debito è un allarme rosso che il mercato è sovra-inflazionato dalla speculazione. Quando il mercato raggiunge un dosso artificiale come quello di ieri, la caduta è più a picco del normale, perché investitori sovra-indebitati in preda al panico iniziano a tagliare la corda. Probabilmente questo spiega molto di quel che è accaduto a Wall Street dopo l’improvviso declino del mercato cinese.

I problemi che affronta il mercato azionario si riveleranno presto, che ci riprendiamo o meno da questa “prova generale” per il disastro. Gli enormi squilibri di capitali e la massiccia espansione del debito personale (ipoteca) assicurano che ci sono altri problemi in vista.

Il vero problema è profondo, sistemico e difficlie da capire. Ha a che fare con la politica monetaria di base, che è stata tragicamente malgestita dalla Federal Reserve. Un’economia vigorosa richiede che la riserva di denaro non superi la crescita del PIL reale; altrimenti l’inflazione seguirà di conseguenza. La Fed ha buttato fuori una riserva di moneta al tasso dell’11 % negli ultimi 6 anni, assicurandosi che alla fine affronteremo un ciclo di agonizzante iper-inflazione.

Ancor più preoccupante è il fatto che il mondo sta per affrontare una crisi globale di liquidità per la quale non c’è alcuna soluzione facile. Vedete, la Fed presta denaro alle banche comprandosi il debito del governo. Poi, le banche, mediante il magico “sistema bancario a riserva frazionaria”, sono in grado di moltiplicare la quantità di denaro che prestano ai loro clienti. In altre parole, i prestiti eccedono l’ammontare delle riserve di un considerevole margine.

Cogliere l’estensione di questo fenomeno è l’unico modo per avere una panoramica sulla tempesta in vista. Questo estratto potrebbe gettare un po’ di luce sull’argomento:

“Negli anni ’70, l’obbligo di riserva sui depositi iniziò a venire meno con l’emergenza dei fondi del mercato monetario, il quale non richiede alcuna riserva. Poi, nei primi anni ’90, gli obblighi di riserve furono fatti scendere a zero sui depositi di risparmi, di credito e di eurovaluta. Attualmente, gli obblighi di riserva si applicano solo ai “depositi di transazione” – essenzialmente i conti corrente. LA GRANDE MAGGIORANZA DELLE FONTI DI FINANZIAMENTO USATE DALLE BANCHE PRIVATE PER CREARE PRESTITI NON HA NULLA A CHE FARE CON LE RISERVE DELLE BANCHE, E INFATTI CREA QUEL CHE E’ NOTO COME “AZZARDO MORALE” E BOLLA-ECONOMIA SPECULATIVA.

I prestiti dei consumatori sono possibili usando i depositi dei risparmi, che non sono soggetti agli obblighi di riserva. Questi prestiti possono essere ammassati in titoli e venduti a qualcun altro, rimuovendoli dai registri della banca.

LA QUESTIONE E’ SEMPLICE. I PRESTITI COMMERCIALI, INDUSTRIALI E AI CONSUMATORI NON HANNO PIU’ ALCUN LEGAME CON LE RISERVE DELLE BANCHE. DAL 1995, IL VOLUME DI TALI PRESTITI E’ ESPLOSO, MENTRE LE RISERVE DELLE BANCHE SONO DECLINATE”. (Wickipedia)

Ecco perché non dovremmo essere sorpresi di aver scoperto che, nonostante ci siano attualmente 3.5 milioni di milioni di dollari in depositi bancari negli Stati Uniti, le riserve effettive sono di circa 40 milioni di dollari.

Questo sistema funziona abbastanza bene finché non si verifica un grave crollo del mercato o un assalto alle banche, nel qual caso la gente scoprirebbe velocemente che, in effetti, non ci sono riserve. E nemmeno questa sarebbe una preoccupazione, se la Fed non avesse aumentato la riserva di denaro con passi da giganti mentre, allo stesso tempo, alimentava la bolla immobiliare con tassi di interesse oscenamente bassi. Ora, milioni di proprietari di casa affronteranno un’inadempienza sui loro prestiti, le banche saranno strizzate al massimo, e il mercato azionario inizierà a crollare.

Tutto può succedere.

La scorsa settimana, a Davos, in Svizzera, il banchiere tedesco Max Weber ha messo il guardia il summit del G8. “Se sottovalutate il rischio, non venite da noi a cercare liquidità d’aiuto. Più a lungo la cosa andrà avanti, più la situazione si farà rischiosa, e più avrete bisogno di fortuna… E’ tempo che il mercato finanziario faccia un passo indietro verso una più adeguato assegnazione del prezzo in base al rischio e forse di rinunciare ad un accordo anche se sembra attraente… La liquidità globale si prosciugherà e quando saremo a quel punto, parte di questa svalutazione del rischio si normalizzerà. Se c’è molta meno liquidità in giro, la gente non si prenderà tali rischi”.

E’ improbabile che il consiglio di Weber sia accolto. Gli Stati Uniti sono cresciuti con la dipendenza dal “denaro economico” e da un debito in continua espansione. La Federal Reserve continuerà a corrompere la stampa e a fregare coi tassi di interessi finché qualcuno si porterà via la tazza per il punch e la festa avrà fine.

Ci sono stati un sacco di avvertimenti, tutti ignorati con eguale disdegno. In un recente articolo su Counterpunch.org (“Lame Duck”), Alexander Cockburn si riferisce ad un rapporto pubblicato dalla Financial Services Authority (FSA), “un organismo istituito sotto l’ambito d’azione del Tesoro Britannico per monitorare i mercati finanziari e proteggere gli interessi pubblici alzando l’allarme su pratiche disoneste e ogni pericolosa scivolata verso l’instabilità”.

Il rapporto “Private Equity: A Discussion of Risk and Regulatory Engagement” dichiara chiaramente:

“Leverage eccessivo: la quantità di credito che il prestatore vuole estendere alle transazioni private equity [2] è aumentata in modo sostanziale. Questo prestito, in alcune circostanze, potrebbe non essere del tutto prudente. Dati gli attuali livelli e i recenti sviluppi nel ciclo economico del credito, la mancata restituzione da parte di una grande compagnia di private equity o un gruppo di più piccole compagnie di private equity sembra inevitabile. Ciò ha delle implicazioni negative per i prestatori, i contraenti del debito, i regolari mercati e la fattibilità, in circostanza estreme, della stabilità finanziaria e di elementi dell’economia britannica”.

Il problema è anche peggiore negli Stati Uniti, dove il debito personale e ipotecario è aumentato di oltre 7 milioni di milioni di dollari negli ultimi 6 anni! Questa non è una questione che possa essere risolta con una misera correzione del 10 % nel mercato azionario. La reazione di Wall Street all’improvviso calo in Cina dimostra la fragilità del mercato e fa presagire una maggiore volatilità.

Dovremmo aspettarci di vedere fluttuazioni del mercato più grandi e più numerose, mentre gli investitori diventano indisposti verso le cattive notizie economiche e la debolezza del dollaro. Il capitombolo di 400 punti di ieri è solo il primo segnale che l’economia Goldilock di Greenspan si sta sfaldando.

Note del traduttore:

[1] I “subprime” sono i mutui casa concessi a clienti meno sicuri e di conseguenza rappresentano un mercato ad alto rischio. Una volta concessi tali mutui le società che li emettono li girano rapidamente a banche e finanziarie che a loro volta li usano come base per emettere titoli da offrire ad investitori voraci come i fondi.
http://www.movisol.org/07news033.htm

[2] Il private equity è uno strumento di finanziamento mediante il quale un investitore apporta nuovi capitali all’interno di una società (target), generalmente non quotata in borsa, che presenta un’elevata capacità di generare flussi di cassa costanti e altamente prevedibili. L’investitore si propone di disinvestire nel medio-lungo termine realizzando una plusvalenza dalla vendita della partecipazione azionaria.
http://it.wikipedia.org/wiki/Private_equity

Mike Whitney
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article17214.htm
28.02.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org & www.radioforpeace.info a cura di CARLO MARTINI

VEDI ANCHE: Shanghai crolla ma la Cina resta in piedi. Sono l’Europa e gli Usa a dover tremare.

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