DI MANUEL E. YEPE
counterpunch.org
Visto il nostro passato di cacciatori-raccoglitori solidali nell’era primitiva, respingiamo la falsa idea che gli esseri umani, per propria stessa natura, siano competitivi, aggressivi ed individualisti. Hanno invece tutte le abilità psicologiche e sociali per vivere diversamente ed evitare le disuguaglianze.
Questa è la visione dei professori di epidemiologia Kate Pickett e Richard Wilkinson, autori di numerosi libri e studi vari sugli effetti delle disuguaglianze sociali negli Stati Uniti. Nel loro nuovo libro intitolato “The Inner Level”, dimostrano che le disuguaglianze creano ansie sociali.
I due mettono in discussione due miti chiave che alcuni usano per giustificare la perpetuazione e la tolleranza della disuguaglianza sociale.
La prima idea sbagliata è che quest’ultima rifletta la meritocrazia. Sono le disuguaglianze nei risultati che, al contrario, limitano le pari opportunità; le differenze nei risultati ed i risultati stessi sono guidati dalla disuguaglianza, non dalle sue conseguenze.
Pickett e Wilkinson sostengono che la disuguaglianza sia un grosso ostacolo alla creazione di economie sostenibili, che ottimizzino la salute ed il benessere, della gente e del pianeta. Questo perché il consumismo riguarda il miglioramento di sé e la competizione per lo status si sta intensificando con l’ineguaglianza.
Un recente sondaggio della Mental Health Foundation ha rilevato che ad un certo momento dello scorso anno il 74% degli adulti nel Regno Unito era così stressato da sentirsi sopraffatto ed incapace di reagire. Un terzo aveva tendenza suicide ed il 16% si era auto-ferito almeno una volta nella propria vita. Cifre ancor più alte tra i giovani.
Negli Stati Uniti, i tassi di mortalità sono in costante aumento, soprattutto tra bianchi e donne di mezza età, a causa della “disperazione”, che include dipendenza da droga ed alcol, suicidi e molti incidenti stradali. Un’epidemia di sofferenza sembra interessare alcune delle nazioni più ricche del mondo.
Studi in 28 paesi europei mostrano che la disuguaglianza aumenta l’ansia da status in tutti i gruppi di reddito, dal 10% più povero al segmento più ricco.
Un altro studio su come le persone patiscano uno status sociale basso, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, ha rilevato che, nonostante le enormi differenze nei propri standard di vita materiali, chi vive in povertà relativa prova un forte senso di vergogna e di odio verso sé stesso. Essere in fondo alla scala sociale fa ovunque lo stesso effetto, che si viva in un paese ricco o in uno povero.
Possiamo reagire in due modi diversi alle preoccupazioni sollevate dal modo con cui gli altri ci vedono e giudicano. Il primo è sentirsi sopraffatti ed oppressi dalla sfiducia, da sentimenti di inferiorità e da autostima nulla: tutte cose che, affermano gli autori di The Inner Level, portano ad alti livelli di depressione ed ansia in società più ineguali.
I sintomi psicotici, come manie di grandezza e schizofrenia, sono più comuni nei paesi più ineguali. Il narcisismo aumenta con l’aumentare della disparità di reddito, come misurato dal Narcisistic Personality Inventory (NPI) da campioni successivi della popolazione americana.
Un’altra risposta diffusa alla necessità di superare ciò che gli psicologi chiamano la “minaccia di valutazione sociale” sono droghe, alcol, gioco d’azzardo, cibo, l’ostentazione dello status o il consumo smodato. Chi vive in posti più disuguali è più probabile che spenda per auto costose e beni di status; avranno anche maggiori probabilità di avere alti livelli di debito personale, cercando di dimostrare, possedendo “cose di prim’ordine”, che non sono “persone di seconda classe”.
Manuel E. Yepe
Fonte: www.counterpunch.org
LInk: https://www.counterpunch.org/2018/08/21/how-capitalism-erodes-mental-health/
21.07.2018
Traduzione di HMG