John Helmer
johnhelmer.net
Nella storia della conquista e del dominio imperiale sugli arabi da parte di turchi, italiani, britannici, francesi, americani, israeliani – la decapitazione dei leader è sempre stata preferita al genocidio dei popoli perché molto più economica.
La schiavitù, così come l’impero portoghese l’aveva sviluppata, era stata la soluzione contabile dei costi per far sì che il genocidio si ripagasse da solo – con profitti lucrosi, in effetti.
Quanto, a partire dal 1943, siano stati redditizi i metodi di corruzione e uccisione dei nazionalisti arabi secolari da parte degli americani è la storia raccontata in The Jackals’ Wedding.
La combinazione di decapitazione e genocidio perseguita ora dagli israeliani è priva delle consuete restrizioni causate dai costi operativi. Questo perché le ideologie imperiali si sono trasformate in doveri dettati da Dio, lo zelo crociato è tornato in auge, ma questa volta giudaico anziché cristiano, rabbinico anziché papale.
E anche perché il governo statunitense sta pagando il conto.
La fede nella transustanziazione dello Stato ebraico svanirebbe molto più rapidamente del Regno Crociato di Gerusalemme senza le garanzie di denaro, capitali e sottoscrittori statunitensi. Quel regno era durato 192 anni; Israele ha 76 anni; il Sionismo 127.
Nell’autodifesa, nella resistenza popolare e nella liberazione nazionale degli arabi, la convinzione religiosa può essere efficace solo se c’è la capacità militare di combattere. La volontà di combattere senza le armi è condannata; così come sono condannate le capacità belliche degli arabi se le armi sono inadeguate: sabotate e tradite fuori dal campo di battaglia, superate se usate in combattimento o trattenute senza combattere.
Per ricordare quanto sarà lunga l’attuale guerra, ripartiamo dall’inizio, lo scorso ottobre.
I Semiti, intendendo i popoli semitici e i parlanti delle lingue semitiche, erano nati come un’invenzione dell’immaginazione tedesca tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo ed erano rapidamente diventati un epiteto razziale tedesco, usato all’opposto di ariano. All’epoca di Adolf Hitler, questa era la dottrina pseudo-scientifica con cui i tedeschi raggruppavano sia gli ebrei che gli arabi in un’unica categoria: gli inferiori degli ariani.
Questo è uno dei motivi per cui Hitler si era rifiutato di ascoltare i consigli del suo stato maggiore sull’aiuto alle forze nazionaliste arabe in Iraq, Siria e Palestina nei piani di guerra della Wehrmacht contro gli inglesi e l’Unione Sovietica. La pseudo-scienza del semitismo e dell’arianesimo e l’idea di antisemitismo che i tedeschi, insieme agli inglesi e agli americani, avevano adottato nel periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale, erano stati enunciati all’Università di Harvard da un antropologo di nome Carleton Coon; costui aveva copiato direttamente dagli accademici tedeschi, producendo tra il 1925 e il 1939 documenti sui berberi del Marocco e avanzando le sue idee di superiorità-inferiorità razziale. All’inizio della guerra, Coon era entrato a far parte dell’Office of Strategic Services (OSS), dove aveva dimostrato la sua inclinazione per il tiro con la pistola, le strambe missioni di sabotaggio e una mania omicida. Tra i suoi piani di guerra, aveva proposto di eliminare gli arabi del Maghreb (Marocco, Algeria, Tunisia) in quanto inadatti a governare, di sostituirli con la restaurazione dell’Impero Francese e di uccidere i funzionari francesi che Coon riteneva potessero opporsi. Era stato uno dei pianificatori dell’assassinio dell’ammiraglio Francois Darlan, comandante militare francese, ad Algeri, il 24 dicembre 1942; la pistola di Coon era stata l’arma del delitto [**].
Gli assassini americani degli arabi di allora, come Coon – così come gli attuali assassini israeliani degli arabi – sono riusciti ad inserire la loro dottrina dell’eccezionalismo e della superiorità razziale nella politica statale come successore delle dottrine dell’arianesimo e del nazismo, interrotte dal suicidio di Hitler nel 1945 e poi dai processi di Norimberga, terminati nel 1946. Il crimine di genocidio razziale e culturale era entrato a far parte del diritto internazionale nel 1948. È stato poi modificato dalla nuova dottrina di Stato israeliana dell’antisemitismo: questa ha depenalizzato il genocidio del popolo palestinese, mettendo invece fuori legge la critica dei media, l’opposizione politica e persino la scienza, rea di aver minacciato la legittimità della Legge fondamentale di Israele sull’esclusione degli arabi e le operazioni militari israeliane per farla rispettare.
Nell’attuale guerra tra le Forze di Difesa Israeliane (IDF) e Hamas sul campo di battaglia di Gaza (“il progetto americano”, come lo ha definito il Ministero degli Esteri russo in una dichiarazione del 29 ottobre [***]) la dottrina dell’antisemitismo come crimine di odio razziale viene applicata per proteggere il crimine di odio razziale perpetrato contro gli altri semiti, i palestinesi.
Questa dottrina, tuttavia, ha avuto un impatto negativo sulla capacità degli israeliani e degli americani di condurre la loro guerra. Una nuova analisi russa dei fallimenti dell’intelligence militare messi in luce da Hamas nella sua offensiva del 7 ottobre illustra come e perché gli israeliani hanno fallito nell’anticipazione; perché hanno sottovalutato l’avversario arabo e perché lo consideravano razzialmente inferiore.
Questa valutazione era apparsa il 29 ottobre sul canale Telegram di un analista russo di nome Alexander Hoffmann, membro senior dell’Accademia presidenziale russa dell’economia nazionale e della pubblica amministrazione (RANEPA). Hoffmann aveva sintetizzato le cause dei fallimenti militari e di intelligence israeliani che avevano preceduto l’inizio dell’operazione di Hamas Al-Aqsa Flood, il 7 ottobre.
Il post era stato immediatamente ripubblicato da Boris Rozhin, editore e scrittore dell’influente blog militare Colonnello Cassad, e da Yevgeny Krutikov, analista della sicurezza di Mosca, storico ed ex ufficiale di stato maggiore dell’intelligence militare GRU.
Se astraiamo dalle versioni sulle motivazioni escatologiche delle parti in conflitto e dalle varie ipotesi sullo scenario di come si sono sviluppati gli eventi, l’operazione Al-Aqsa Flood ha messo in luce tre vulnerabilità degli israeliani di natura militare: – un fallimento nell’intelligence strategica riguardo ai piani e alle intenzioni di Hamas.
* Un fallimento dell’intelligence strategica riguardo ai piani e alle intenzioni di Hamas. Anche se, sulla base dei dati HUMINT [human intelligence] ricevuti, c’erano stati avvertimenti da parte dei servizi segreti egiziani. Gli israeliani considerano le loro capacità tecniche di intelligence dominanti [al di sopra della loro intelligence umana]
* la discrepanza tra le capacità del sistema di difesa missilistica avanzato e costoso Iron Dome e i requisiti per respingere le minacce dirette e asimmetriche [impiegate da Hamas].
* l’errore di calcolo strategico nell’uso di una barriera di sicurezza complessa, altamente tecnologica e costosa attorno al perimetro della Striscia di Gaza. La costruzione della barriera ha comportato restrizioni strategiche alla manovra offensiva dell’IDF e alla capacità di anticipazione degli israeliani. Hamas ha così guadagnato l’iniziativa operativa – la mobilità delle sue forze contro la dispersione statica degli israeliani. Prima dell’operazione, facendo affidamento su una barrera impenetrabile, gli israeliani avevano dislocato la maggior parte delle loro forze regolari al controllo dei territori del settore settentrionale, vicini ai confini con il Libano e la Siria, e alla Cisgiordania.
Hoffmann illustra il suo rapporto (a destra) con i pesanti blindati dell’IDF in posizione fissa sopra il terreno e le forze di Hamas in movimento nel sottosuolo.
Il “grande muro israeliano” è apparso quasi totalmente inutile. Hamas lo ha superato in breve tempo, il che gli ha permesso di operare quasi senza ostacoli nei territori adiacenti. La disabilitazione dei mezzi tecnologici [dell’IDF] ha dimostrato la mancanza di risorse umane pronte alla risposta. In termini di comunicazioni, la dipendenza delle forze israeliane dalla trasmissione dati wireless è diventata una vulnerabilità critica.
Come nel caso dell’Iron Dome, gli israeliani si sono affidati a soluzioni, metodi e pensieri tecnologici, trascurando il principio che la guerra è condotta da persone, non da macchine (ancora). A questo si aggiunge una discrepanza dottrinale e strategica con le reali condizioni di combattimento. La superiorità tecnologica è stata posta in primo piano, ma i sistemi complessi si sono dimostrati vulnerabili a una cascata di guasti, portando il sistema al collasso. Un conflitto regionale renderebbe la situazione catastrofica.
John Helmer
[Le vignette dell’immagine di copertina sono, a sinistra, di Carlos Latuff brasiliano, del 2006 e, a destra, di Mr Fish statunitense (Harper’s Magazine) sempre del 2006. Sono state riprodotte da Evan Jones in una raccolta di vignette dei media occidentali sul significato dell’antisemitismo come arma di guerra informativa nelle operazioni militari statunitensi-israeliane contro gli arabi, fino all’imposizione della censura editoriale sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti. Cliccate per leggere.
[**] Leggete qui la storia vecchia di 80 anni dei piani dello Stato Maggiore tedesco per gli Stati arabi e del fallimento di Hitler nell’attuarli, seguita dai piani di Coon, dell’OSS e degli omicidi della CIA contro gli arabi, piani che sono ancora seguiti a Washington e Tel Aviv. Sabato sera, 28 ottobre, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva accusato i suoi servizi di intelligence e il personale militare di non averlo avvertito del piano di guerra di Hamas. Dopo la dura reazione dei servizi e dell’esercito Netanyahu si era scusato e aveva ritrattato le sue affermazioni. La cronaca israeliana dell’episodio rivela che l’intera leadership politica e militare israeliana condivide la stessa dottrina di superiorità razziale.
[***] In una sessione speciale di funzionari della sicurezza convocata per discutere degli incidenti all’aeroporto di Makhachkala, il presidente Vladimir Putin aveva dichiarato: “Dobbiamo capire chiaramente chi c’è in realtà dietro la tragedia dei popoli del Medio Oriente e di altre regioni del mondo, chi organizza il caos mortale, chi ne trae vantaggio. Oggi, a mio avviso, è già diventato ovvio e comprensibile per tutti – i clienti agiscono apertamente e sfacciatamente. Sono le attuali élite al potere degli Stati Uniti e i loro satelliti i principali beneficiari dell’instabilità globale. Ne traggono il loro sanguinoso profitto. Anche la loro strategia è ovvia. Gli Stati Uniti come superpotenza mondiale – tutti lo vedono, lo capiscono, anche dalle tendenze dell’economia mondiale – si stanno indebolendo, stanno perdendo la loro posizione. Il mondo all’americana, con un solo egemone, si sta distruggendo, sta scomparendo, sta gradualmente ma costantemente diventando un ricordo del passato“.
Fonte: johnhelmer.net
Link: https://johnhelmer.net/repeat-reminder-jewish-anti-semitism-towards-arabs-was-hamass-strategic-opportunity-on-october-7-still-is/#more-90360
29.09.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org