I Twitter Files

Il meccanismo per porre fine alla libertà di parola su Internet è già in funzione

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Mike Whitney
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L’idea è quella di confessare tutto ciò che è accaduto in passato per ricostruire la fiducia del pubblico nel futuro.” Elon Musk, assolutista della libertà di parola

“Divulgando i documenti interni di Twitter, hanno l’opportunità di spiegare nei dettagli come gli utenti di Twitter siano stati segretamente manipolati, gestiti e imbavagliati – per anni – in tutto il mondo – su molteplici argomenti di primo ordine.Matt Bivens M.D.

I dirigenti di Twitter hanno censurato una notizia che avrebbe cambiato l’esito delle elezioni del 2020? Hanno deliberatamente soppresso le informazioni di cui il pubblico aveva bisogno per prendere una decisione informata su come votare? Il candidato Trump è stato danneggiato dall’ingerenza di Twitter? Gli è costata l’elezione?

Gli è costata eccome, almeno così pensa il popolo americano. Guardate questo estratto di un articolo del New York Post:

Quasi quattro Americani su cinque che avevano seguito lo scandalo del laptop di Hunter Biden credono che una copertura “veritiera” avrebbe cambiato l’esito delle elezioni presidenziali del 2020, secondo un nuovo sondaggio.

Una percentuale simile ha anche affermato di essere convinta che le informazioni contenute nel computer siano reali, mentre solo l’11% ha detto di pensare che “erano state create dalla Russia,” secondo un sondaggio condotto dal Technometrica Institute of Policy and Politics, che ha sede nel New Jersey.

Per quanto riguarda le elezioni del 2020, il 79% ha dichiarato che è “molto” o “alquanto” probabile che “un’interpretazione veritiera dei dati contenuti nel computer portatile” avrebbe dato la presidenza a Donald Trump e non a Joe Biden.

I risultati del sondaggio, ricavati da un’indagine preliminare su 1.335 adulti, hanno un “intervallo di credibilità” di 4,8% punti percentuali, secondo il TIPP”. (“79% say ‘truthful’ coverage of Hunter Biden’s laptop would have changed 2020 election,” New York Post)

Alcuni lettori ricorderanno che, nel 2016, quando il direttore dell’FBI, James Comey, aveva riaperto le indagini sulle e-mail di Hillary Clinton 11 giorni prima delle elezioni, l’indice di gradimento di Hillary era drasticamente crollato e non era più risalito. Ecco quanto seriamente gli Americani prendono l’accusa di “corruzione.” Possiamo quindi supporre che una maggiore diffusione della storia del laptop di Hunter Biden avrebbe prodotto lo stesso risultato. L’idea che Joe Biden potesse essere stato coinvolto in una truffa multimilionaria per una compravendita di favori sarebbe probabilmente stata sufficiente a silurare le sue prospettive nelle elezioni presidenziali. Fortunatamente per Biden, Twitter aveva scelto di stroncare la storia e di impedire a chiunque di collegarsi all’articolo originale del New York Post. In questo modo, le accuse di corruzione erano passate perlopiù sottotraccia, cosa che aveva permesso a Biden di ottenere una vittoria di misura. L’incidente dimostra che la censura può essere usata per far deragliare la democrazia, e questo dovrebbe farci preoccupare tutti. Guardate questo breve trafiletto da un articolo di Opindia:

I “Twitter Files” contengono comunicazioni interne relative alla censura della storia di Hunter Biden sulla piattaforma mediatica. In seguito alle rivelazioni è chiaramente emerso che era l’ex responsabile legale della piattaforma di social media, Vijaya Gadde, la vera e propria responsabile di una politica censoria attuata in base a regole vaghe e arbitrarie.

Subito prima delle elezioni presidenziali statunitensi del 2020, il New York Post aveva pubblicato una storia esplosiva sulle scottanti email tra Hunter Biden e un dirigente di una azienda distributrice di gas ucraina proveniente dal Myanmar… Il rapporto conteneva diversi documenti e il link di un video che documentava l’inconro di Joe Biden, allora vicepresidente degli Stati Uniti, con un un importante uomo d’affari ucraino.

Secondo i documenti, Joe Biden avrebbe aiutato il figlio Hunter nei suoi rapporti d’affari in Ucraina usando la sua influenza di vicepresidente degli Stati Uniti... alla fine era stato confermato che il contenuto del portatile riguardava veramente Hunter Biden.” (“Americans demand ex-Twitter Legal Head Vijaya Gadde be sent to prison, accuse her of rigging 2020 US Presidential elections, Opindia)

Guardate questo filmato di 2 minuti in cui l’ex capo della sicurezza informatica di Twitter, Yoel Roth, spiega perché il sito satirico Babylon Bee era stato censurato da Twitter.

L’articolo riguardante il laptop era ben studiato e non conteneva affermazioni false sul possibile coinvolgimento di Biden. Tuttavia, i dirigenti di Twitter avevano ritenuto che le implicazioni fossero troppo esplosive per essere ignorate, così avevano raffazzonato una storia improvvisata sulla “disinformazione russa” (un’affermazione per la quale non c’era un briciolo di prova) e poi, di fatto, avevano epurato chiunque avesse alluso all’articolo originale.
Dietro le quinte, tuttavia, il team di Twitter sapeva fin dall’inizio che la storia dell'”hackeraggio russo” era una frode, ma l’aveva comunque spinta per ragioni puramente di parte. Ecco il commento di Glenn Greenwald sulla risposta di Twitter:…

“Non solo non c’è alcuna prova che i documenti usati dal NY Post siano il prodotto di un ‘hackeraggio’ da parte della Russia o di chiunque altro – la falsa scusa di Twitter per vietare la discussione della storia – il NYT ha confermato che il portatile era stato lasciato nel negozio del riparatore e non era mai stato ritirato.” Glenn Greenwald@ggreenwald

Ed ecco Aaron Mate, che è ancora più schietto:

L’affermazione che il portatile di Hunter Biden fosse “disinformazione russa” era una palese menzogna che ha portato ad una palese censura… @aaronjmate

Da questo incidente possiamo capire che i dirigenti di Twitter non solo stavano censurando per motivi puramente politici un giornalismo responsabile e ben informato, ma stavano anche collaborando con i loro alleati nel governo per identificare le storie o le persone che andavano messe a tacere. Il fatto è che nessuno mette in discussione la stretta relazione che esiste oggi tra i giganti dei social media e i loro partner in Campidoglio o alla Casa Bianca. Sono due ruote dello stesso carro. Ecco un estratto dell’articolo di Johnathan Turley su The Hill:

Come molti di noi sospettavano da tempo, c’erano stati contatti segreti tra Twitter e la campagna presidenziale Biden 2020 e il Comitato Nazionale Democratico (DNC) per bannare lo opinioni critiche o rimuovere le storie negative. Tutti quelli che cercavano di discutere dello scandalo venivano semplicemente “controllati” e nient’altro doveva essere detto….

…I documenti non dimostrano con chiarezza che l’ex CEO di Twitter, Jack Dorsey, fosse al corrente della cosa. Il censore in capo sembra invece essere stata Vijaya Gadde, l’ex responsabile legale di Twitter, ritenuta una figura di spicco nella campagna contro la libertà di parola sui social media.

C’è anche James Baker, il controverso ex consulente generale dell’FBI coinvolto nell’indagine del bureau sulla collusione russa. Aveva lasciato l’FBI e, nel 2020, era diventato vice consigliere generale di Twitter….

Su apparente richiesta dei responsabili della campagna di Biden e del DNC, Twitter sembra aver impedito regolarmente ad altri di discutere o ascoltare opinioni dissenzienti. I documenti interni dell’azienda rilasciati da Musk confermano ciò che avevamo visto in precedenza in altri casi di censura da parte di Twitter

Questi documenti mostrano l’esistenza di contatti segreti con i funzionari della campagna elettorale del presidente Biden, e sembra che questi stessi canali di comunicazione abbiano continuato ad essere utilizzati dai funzionari dell’amministrazione Biden [anche dopo le elezioni]. Se così fosse, Twitter potrebbe essere passato da alleato in campagna elettorale a surrogato della censura di Stato. Come ho scritto in precedenza, in base al Primo Emendamento l’amministrazione non può censurare i critici e non può utilizzare agenti a tale scopo.

È proprio quello che Musk sostiene ora. Mentre i documenti venivano resi noti, aveva twittato: “Twitter che agisce in piena autonomia per sopprimere la libertà di parola non è una violazione del Primo Emendamento, ma agire sotto ordine del governo per sopprimere la libertà di parola, senza alcun controllo giudiziario, lo è.” (“Censorship by surrogate: Why Musk’s document dump could be a game changer“, The Hill)

L’implicazione è chiara: il governo e le sue agenzie stanno ora lavorando fianco a fianco con le aziende dei social media nel tentativo di plasmare le narrative in modo che si allineino all’agenda politica di chi è al potere. Questa è una guerra contro la gente comune, che dipende dal libero flusso di informazioni per prendere decisioni informate su questioni critiche per la propria sopravvivenza. Il più grande sostenitore di questa guerra alla libertà di parola è il governo stesso, che si sta progressivamente fondendo con aziende dei social media per controllare ciò che la gente dice, sente e pensa. Naturalmente, i gruppi economici che stanno dietro ai politici e ai manovratori dello Stato profondo sono molto interessati all’esito di questa lotta. In America c’è sempre stata una élite che crede che la libertà individuale debba essere sacrificata per creare una società più ordinata. L’attacco incessante alla libertà di parola suggerisce che questa élite ha ora il sopravvento e lo userà a proprio vantaggio.

Ecco un altro breve video di Yoel Roth che giustifica l’esclusione da Twitter di Donald Trump sulla base di un “trauma” emotivo, che Roth inspiegabilmente considera una ragione legittima per mettere a tacere il presidente degli Stati Uniti.

Un articolo di Matt Bivens su Substack fa luce sulle vicende di Twitter e su come la stretta relazione tra i gestori della piattaforma e i loro alleati nello Stato di sicurezza nazionale sia diventata ancora più intima con il passare del tempo. Ecco un estratto del pezzo di Bivens intitolato Twitter è di nuovo divertente:

Mentre si profilavano le elezioni del 2020, l’FBI organizzava incontri settimanali con i dirigenti di Facebook, Twitter e altri giganti dei social media per discutere, essenzialmente, di come sorvegliare i social media…

Yoel Roth, che a Twitter aveva il robespierriano incarico di responsabile dell’integrità del sito, ha testimoniato che lui e altri colleghi del settore, nei mesi precedenti le elezioni del 2020, avevano avuto “incontri regolari con l’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale, il Dipartimento della sicurezza interna, l’FBI… riguardo alla sicurezza delle elezioni.”

“[Secondo la testimonianza di Roth], durante questi incontri settimanali, le agenzie federali avevano dichiarato di aspettarsi ‘operazioni di hack-and-leak’ [hackeraggio e divulgazione] da parte di attori statali poco prima delle elezioni presidenziali del 2020, probabilmente in ottobre… In questi incontri avevo anche appreso che circolavano voci secondo cui un’operazione di hack-and-leak avrebbe coinvolto Hunter Biden.”

Anche il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, aveva dichiarato che l’FBI aveva dato un avvertimento simile alla sua piattaforma di social media.

Pensateci bene. Settimane prima che la storia del famigerato laptop di Hunter Biden venisse divulgata, i funzionari dell’FBI si stavano già preparando – con Twitter, Facebook, e senza dubbio anche con altri social media – a soffocarla.” (“Twitter Is Fun Again,” Matt Bivens M.D., Substack)

La cronologia di Bivens ci aiuta a capire esattamente le modalità con cui le aziende dei social media avevano iniziato la loro collaborazione con lo Stato di sicurezza nazionale. Le menti curiose si chiederanno perché i dirigenti di queste organizzazioni si incontrassero regolarmente con “il Direttore della National Intelligence, il Dipartimento della Sicurezza Nazionale e l’FBI.” La risposta, a mio avviso, è abbastanza ovvia. La stragrande maggioranza delle persone che pensano in modo critico oggi si procura le notizie su Internet, il che significa che le élite sono più che mai determinate a corrompere quell’ecosistema, nello stesso modo in cui hanno distrutto i notiziari tradizionali. Per questo motivo, agenti dello Stato si sono infiltrati nelle varie piattaforme e hanno usato i loro poteri coercitivi per plasmare una narrazione in grado di promuovere il sostegno pubblico per obiettivi impopolari ed elitari, come la guerra e i tagli alle tasse per i ricchi. In breve, i tentacoli dello Stato si estendono ora sul panorama dei social media, ostacolando il libero flusso di notizie, opinioni, ricerche e commenti. Le élite non sono mai state così determinate a soffocare il libero scambio di idee sui siti dei social media e a trasformare Internet in un’altra istituzione rancida che ripropone le stesse false narrazioni e la stessa propaganda che si ascolta quotidianamente sui canali di informazione via cavo.

La storia del laptop di Biden ci ha dato la possibilità di vedere quanto velocemente questi agenti posssano entrare in azione quando scoppia un incendio improvviso. La storia era stata insabbiata nel giro di poche ore, il che dimostra quanto siano diventati abili nel calpestare la verità. Ecco altre informazioni da Bivens:

“… quando il New York Post … aveva pubblicato la bizzarra storia sul figlio di Biden che aveva abbandonato un computer portatile da un riparatore di computer; un laptop che conteneva ogni sorta di materiale imbarazzante e incriminante…. Twitter, per sopprimere la storia del New York Post, aveva immediatamente sospeso l’account Twitter dello stesso giornale. L’account era rimasto bloccato per due settimane – l’equivalente del 21° secolo del vecchio gioco di distruggere le rotative, raccogliere e bruciare le copie stampate… Se i normali utenti di Twitter cercavano di linkare quella storia, Twitter li bannava.”

Taibbi riprende la storia:

Per sopprimere la storia Twitter aveva adottato misure straordinarie, rimuovendo i link e pubblicando avvisi per mettere in guardia che i tweet avrebbero potuto essere “non sicuri.”  Avevano persino bloccato la trasmissione via messaggio diretto, uno strumento finora riservato a casi estremi, come la pedopornografia. Matt Taibbi @mtaibbi”. (“Twitter is Fun Again!”, Matt Bivens M.D., Substack)

La risposta dei dirigenti di Twitter alla storia del laptop di Hunter Biden può indurre a pensare che si sia trattato di un “incidente isolato,” che probabilmente non si ripeterà. Ma questo non coglie il punto. Stiamo assistendo alla nascita di una nuova infrastruttura di sicurezza che mira esplicitamente ad impedire il libero scambio delle idee. Il governo ha fatto di tutto per realizzare questo sistema repressivo, soprattutto perché, tra le élite, c’è un sostegno quasi unanime all’abolizione del Primo Emendamento e all’impedimento della libera circolazione di idee, punti di vista e analisi critiche. Una libertà del genere rappresenta una minaccia non trascurabile per l’agenda politica di chi detiene il potere. Le élite non vogliono occuparsene personalmente, ed è per questo che hanno costretto l’FBI e le altre agenzie federali ad usare la loro influenza coercitiva per convincere i dirigenti delle società dei social media a censurare i giornalisti, i critici o i dissidenti che si discostano dalla “narrazione ufficiale” o che osano esporre verità che non dovrebbero essere rese note.

In conclusione: Tutti gli elementi sono stati messi in atto per garantire che la libertà di parola non sopravviva a questo decennio. I Twitter Files ci aiutano a capire cosa sta succedendo, ma non ci forniscono un piano per reagire.

Mike Whitney

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/mwhitney/the-twitter-files/
06.12.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

 

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